Vita e morte, la loro desiderabilità o temibilità, gli affetti, o ch’io tenti ancora di vivere , per me sono oramai soltanto ed esclusivamente entità e pulsioni economiche .Mia madre è per me l incubo anche di notte di quanto dovrò corrisponderle fino alla morte, dei costi da dividere tra noi consanguinei fino a quelli della sua sepoltura , è l’angoscia che quanto dovrò versare per lei mese dopo mese, sempre di più , in una voragine di cui non posso chiedere conto o ragione, è quanto mese dopo mese verrà a mancare per me e per la sola famiglia che per me conti a questo mondo, Kailash e i nostri cari. Lei e i miei consanguinei che si accaniscono contro di me , loro che a differenza di me hanno una casa, un’auto, chi assicura il loro futuro, non avendo altri a cui provvedere, come se io facessi resistenza non per altro che per seguitare dare soccorso anche alla mia famiglia dì adozione, per la qual cosa non posso accampare ragione e diritti di sorta, che mi considerano un’obbrobrio vivente per tale mia strenua difesa che mi priva di tutto, loro non fanno che togliermi vita e autostima sino all’asfissia, quant’è la vita che mi danno ed alimentano in me Kailash e l India cui non posso così fare ritorno, lasciandovi i miei campi d’indagine e di ricerca abbandonati. E quanto vengo spendendo per chi ho più cari al mondo in perdita continua, per me si fraziona negli anni che posso avere ancora davanti secondo le comune aspettative di vita, che per me diventano tanto più orribili quanto si allungano, sapendo che nel tempo potrò provvedere sempre meno a se stesso, e che non posso fare affidamento che su una pensione che sarà insufficiente anche al solo ricovero diurno . Abbandonassi al loro destino Kailash e i suoi cari, Mohammad, nella loro indigenza e impossibilità di risollevarsi onestamente, non potessi affrontare i loro osti di matrimoni e studi ulteriori, della loro salute,in un’India dove tutto costa di meno ma tutto costa, per me sarebbe tradire con le sole persone che a questo mondo amo davvero, che mi danno linfa di vita e mi mantengono in vita, e per le quali non valgo solo il denaro che vero, mancare alla mia esistenza in ciò che la riscatta dal suo fallimento, riconsegnandomi al senso di me stesso che coltivano i miei consanguinei, ch’io sia mera immondizia umana. Anche tutte le cose che scrivo e che pubblico non sarebbero per me di riscatto da tale giudizio di infamia, pur nel loro valore, né lo sarebbe il mio passato di insegnante che ho rimosso e consegnato all oblio, come i detenuti il loro trascorso- il mio per decenni- in campi di concentramento cui facevo ritorno ogni giorno come la pecora al macello. Che mi tiene in vita in tale stato di cose, è che non potendo contare sull’uomo , meno che mai in chi mi è amico e mi stima, ma soltanto in Ciò che si intende per Dio, io seguiti a scrivere e scrivere ancora, a pubblicare opere su opere sulle mie passioni estetiche e culturali, siano Rubens o l’arte indiana, ch’io cerchi di trasmutare ciò che leggo e che sento e sperimento in poesie e narrazione, a dispetto di chi interpello e si dice sempre puntualmente troppo impegnato per darmi una mano, che legge o cataloga di tutto tranne che un solo rigo di quello che gli trasmetta gratuitamente. Che persona assai gentile, dicono che io sia, come se non fossi per questo un soccombente nato. Jeunesse, oisive jeunesse, par (trop de) delicatesse, j’ai perdu ma vie. Que les temps viennent que les coeurs s’éprennnent. E con la lettura e la scrittura perenne, mi salva pur sempre Kailash,l’ amico del mio cuore, quando dice che come gli ho raccomandato ha chiesto a Chandu di fargli vedere i quaderni di scuola, di fargli sapere che cosa stia studiando , perché ha compreso che è lui che più di ogni altro può fargli da maestro. O Ajay che finalmente mi invia mediante what aps lo svolgimento del test di biologia che gli ho inviato,e mi chiede per conferma se si legge bene quello che ha scritto.. £Come fai a non venire più in India, nei tuoi viaggi che ti interessano tanto, anche i tuk tuk driver tra Chanderi e Kadwaha mi telefonano chiedendo di te…!”
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