venerdì 23 agosto 2013

Infelicissimi i tempi dei grandi comunicatori

Infelicissimi i tempi di miseria  dello spirito, più ancora che delle proprie tasche,  in cui non resta da scegliere che tra un grande comunicatore e l’altro, detto altrimenti, per venire al sodo, tra un Berlusconi, un Grillo, od un Matteo Renzi,  perchèé solo al loro amo abbocca l’elettore liquido e smagato. Chi poi sia in effetti un grande comunicatore, lo rivela   benissimo il filosofo e drammaturgo cattolico Fabrice Hadjadj: “ E se comunichi in maniera da ottenere un risultato automatico ( la folla si precipita in delirio verso il tuo negozio), allora sei un grande comunicatore, perchè sei riuscito ad abbassare l’uomo a livello della bestia”.
Onore dunque al merito di quegli affabulatori scarsi, perché inceppati dalla loro nobiltà, che sono Romano Prodi e Pier Luigi Bersani, onore dunque al merito dei democratici come il nostro Dimitri Melli, quando nell’assoluto disincanto, ed in ragione di ciò che con torsione del proprio orgoglio costa loro dolorosamente riconoscere, accettano l’obbrobrio minore per evitare le calamità  più nefaste, ed investono come candidato alla premiership un Matteo Renzi, pur sapendo quale ne sia la profondità o lo spessore, perché non può candidarsi alla segreteria di un partito democratico e rivelare anticipatamente la sua vera idea d’Italia. Ed allo stesso tempo,  ripulsa e sgomento, per chi, come Fabrizio Sgarbossa, segretario di circolo del Pd di Castelbelforte,  nella sua accoglienza tronfia e mortificante della dichiarazione di adesione alla leadership di Renzi del sindaco di Pegognaga, in cui si  è profuso sulla Gazzetta di Mantova di Venerdì 23 agosto, rivela quale boria vuota, spietata e accecata, possa significare nel suo caso l’essere renziani.
Come per tutti gli avanguardisti, per costui solo quelli della prima ora sono credibili e degni di stima,  e solo l’opportunismo può avere motivato gli altri sopraggiunti, se solo in un secondo tempo si sono arresi al modello esemplare rappresentato dal  capo, nella sua ovvietà evidente, e a nulla vale che si simulino folgorati sulla via di Firenze dal Gesù di Rignano d’Arno...E buon pro per loro, che comunque finalmente abbiano capito, che possano essere accomodati anch’essi nel comitato elettorale, perché per gli altri, sarà pianto e stridore di denti,  regalando un bel sorriso...
Peccato che quando poi, per incrementare gli adepti,  Sgarbossa cerca di dare voce al suo credo nel verbo di Renzi, di dirci a più riprese il perché di tanto suo entusiasmo in colui riposto, di comunicarci quale seduzione su di lui Renzi abbia  esercitato fin dalla prima ora, egli faccia l’esaltazione dell’assenza di qualsiasi contenuto, non  esprima che  l’adesione alla sola formulazione di un format.
Un contenitore in cui “ad maiorem gloriam” dell’uomo solo al comando, possono rientrare tanto Briatore che i partigiani quanto il pensionamento del pregiudicato, sempre che  sappiano “metterci la faccia”...
Rivelandoci, Sgarbossa,  che come diceva il grande teologo Dietrich Bonhoeffer, dietro ad ogni rimettersi in tutto e per tutto a quello che ne sa  un capo, più di noi, c’è  la rinuncia alla propria autonomia di giudizio che caratterizza la natura spaventevole e sconfortante di ogni stupidità di massa, quale che sia il quoziente intellettivo dei singoli adepti.

Odorico Bergamaschi, ex insegnante

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