venerdì 9 agosto 2013

la scia di strazio

E la sua scia di strazio si rapprende ogni giorno nei suoi scarti d’umore,  quando Kailash minimizza i guadagni già di per sé inferiori alle sue aspettative, o è tutto contento del  giri turistici che ha rimediato in giornata con il singolo turista indiano o la coppia di stranieri, e differisce di dirmi quanto ha raggranellato per degustarlo meglio. Quando le cose vanno peggio del previsto per quel misto di “ insolenza, di capriccio e vanità” che per lo più sono con lui gli stranieri per una reazione di difesa della propria paura, allora  il compiacimento per il proprio spirito di servizio per cui è così bravo, al punto che il nostro  recente cliente italiano l'ha trovato fantastico, cede al malumore di non sapere parlare falsamente, ché allora i turisti lo seguirebbero, come vanno al seguito dei ragazzi  e dei procacciatori di strada, mentre non gli credono e lo rifiutano se parla sinceramente e fornisce  buone informazioni.” Ma le menzogne hanno vita corta,ieri si   consolato, prima di congedarsi dopo i suoi ripetuti stacchi di voce per espettorare.  E’allora in linea la sua materialità umana , che all'istante avverto tutta, e in cui mi si fa così caro e lo sento a due passi,  come quando gli telefono ed ha appena lasciato la guida del tuk tuk,  ed è angustiato che gli occhi siano tornati a lacrimargli da che l’afa si è fatta polverosa calura, al desistere delle piogge per più giorni, o deve contentarsi  di una scostante Vimala e dei suoi curry di pomodori  che  non vorrebbe stessero già finendo, chiedendomi  di poter finire di consumarli in santa pace con il congedarmicome abbia finito di stare al telefono, oppure quando ritarda perché sta ancora finendo di vomitare il cibo in fondo al quale ha trovato una cimice , a rovinargli la cena, di levarsi ogni retrogusto disgustoso, nonostante tutto il dentificio che si è sprizzato in bocca.
O in linea  è altre volte la sua attenzione che mi ripaga di tutto, quando dopo essermi stato ad ascoltare in ciò che temo gli passi sopra la testa o gli stia già uscendo dall’altro orecchio, mi puntualizza che sul dépliant degli itinerari in autorisciò potrebbe figurare anche una mappa di Khajuraho o dintorni, o quando, come oggi,  torna ad insistere che  sulla ricevuta di pagamento che gli ha richiesto il giovane indiano ricco, se avrà con lui altri  giri turistici,  e che gli stavo inviando annessa a una e-mail, doveva figurare in fondo  ben visibile un tank you.
Poi stacca la comunicazione ed io resto da solo con le immagini incantevoli dei nostri bambini viventi, con  la foto nella stanza da letto di Sumit, che mi si fa incontro e mi sorride, ingenuo e felice, di una identica gioia di vivere stroncata con la mia.
Con la nostra, ad ogni suo riproporsi.



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