lunedì 19 agosto 2013

Seamus Heaney The riverbank Field ( con commento ampliato)


Da Catena Umana- Humain Chain 2010

The riverbank field
Il campo in riva al fiume

Ask me to translate what Loeb give as
“ In a retired vale … a sequestered grove”
And I’ll confound the Lethe in Moyola

By coming through Back Park down from Grove Hill
Across Long Rigs on the riverbank-
Which way, by happy chance, will take me past

The domos placidas, “those peaceful homes”
Of Upper Broagh. Moths then on evening water
It would have to be, not bees in sunlight,

Midge veils instead of lily beds; but stet
To all the rest: the willow leaves
Elysian-silvered, the grass so fully fledged

And unimprinted it can’t not conjure thoughts
Of passing spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur, “spirits”, that is,

“ to whom second bodies are owed by fate”.
And now to continue, as enjoined to often,
“ In my own words”

“All these presences
Once they have rolled time’s wheel a thousand years
Are summoned here to drink the river water

So that memories of this underworld are shed
And soul is longing to dwell in flesh and blood
Under the dome of the sky.

after Aeneid VI, 704-15, 748-51









Chiedimi di tradurti ciò che è per Loeb 1
“ in una solitaria valle…un bosco appartato”2
e ti trasfonderò il Lete nel Moyola,

pervenendo attraverso Back Park
giù da Grove Hill, per tutto Long Rigs
fino alla riva del fiume3- un percorso
che, per un caso felice, mi porterà oltre

le domos placidas,4 “quelle placide case”
di Upper Broagh. Falene allora su acque serali
invece delle api5 nella luce del sole,

invece che distese di gigli6
velami di moscerini6 bis;
ma “stet,”tutto il resto combacia,
le foglie di salice elisio-argentee,
l’erba dei prati così in resta 7,

e incalpestata, che non può
non evocare schiere
di spiriti in transito, animae,
quibus altera fato corpora debentur, 8
“di spiriti”, cioè, “a cui secondi corpi

sono dovuti per fato”. E adesso
per continuare, come spesso
mi si richiede” con parole mie”

“ Tutte queste presenze
Dopo che per mille anni hanno fatto orbitare la ruota del tempo
Sono qui convocate a bere l’acqua del fiume

Perché di questo mondo sotterraneo
Ogni memoria vada persa
E l’anima aneli a rientrare
In carne e sangue sotto la volta celeste9”

da Eneide VI, 704-15, 748-51
Commento

Il paesaggio terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- un parco in cui trascorre il fiume Moyola - ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca Virgilio dove nel Libro VI dell’Eneide parla dei Campi Elisi come di “una solitaria valle..un appartato bosco”, secondo gli spunti che gli offre l’edizione Loeb, e senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale “environnement“si traduca a sua volta nei Campi Elisi, ed al contempo essi si trasfondano nella realtà circostante, che se ne tramuta in apparenza, ne diventa la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne diventano le estensioni elisie in cui possono essere di passaggio solo puri spiriti, le sole presenze che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può anelare di rifarsi nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” ( Virgilio, Eneide VI, 721), come anelano di riassumere un corpo le anime elisie virgiliane, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria esistenza terrena antecedente.
Ciò che l’inabitazione e l’ispirazione della Musa Virgiliana appare consentire in The Riverbank Field non accade sempre lungo il Moyola mentre sta pescando con amici in Route 110, XI.  Come la lontra che è parso loro di vedere non c’era dubbio che fosse solo “ a turnover warp in the black / quick water”, non è dato al poeta di dubitare della consistenza terrena del campo sulla riva ( “ No doubting, all the same,/ of the river bank field”), nonostante la suggestione del crepuscolo e del fluttuare bell’aria di moscerini suggestioni a immaginare di trovarsi tra spiriti e ombre vaganti incessanti sul punto di trapasso in una realtà ultraterrrena ( “Amomg shades and shadow stirring on the brink”), in assenza della voce tradotta e traducente il reale di Virgilio( “ nedy and ever needier for translation”)

Note
1) Seamus Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library

2) Eneide VI, 704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta sonantia silvae”
Rilevantissimo è il passo di “Attenzioni, Belfast 1972, a pg.31 dell'edizione italiana, che muovendo dalla evocazione dei paesaggi e dai toponimi di Grove Hill e Back Park, - si veda il verso seguente >By coming through Back Park down from Grove Hill- “ nomi he trasportano l'immaginazione in un'altra direzione”, prelude all'associazione immaginativa che ha originato questo testo poetico”. Insistono che questo paesaggio familiare è una “versione del pastorale”( William Empson), e mi fanno venire in mente le parole di Davies su Fermanagh. “ E' una terra sì piacevole e fertile che se la dovessi tutta descrivere, sarebbe considerata una finzione poetica anziché una seria e reale narrazione”. “ Grove”, boschetto, è una parola che associo alle traduzioni di classici, una fila di alberi nel sole, una collinetta glabra avvicinata da sacerdoti biancovestiti”.

3) “Se il lago Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park, lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations. Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI, 705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI, 706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut in pratis ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota precedente. In Route 110, XI, sono il crepuscolo, “ the twilit”, e la stessa sospensione nellaria di sciami di moscerini, “and a-hover/ with midge-drifts”,  che inducono il poeta a dubitare della terrestrità fisica in cui si trovava a pescare con amici lungo il corso del Moyola, e di essere 2 frammisti agli spiriti e alle ombre in subbuglio sul bilico”, “ as if we had commingled / among shades and shadows stirring on the brink”, senza tuttavia che avvenga il trapasso in una realtà di  “Virgil’s happy shades”( Route 110, XI), in virtù di quella traduzione- trasfigurazione della realtà che è data o possibile solo grazie alla Musa Virgiliana ( “And stood there waiting, watching, / needy and ever needier for translation”).
7) Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgilio, VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”

9) Virgilio, Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.

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