mercoledì 23 settembre 2015

Arduo ritorno

Sul finire del pomeriggio Mohammad  aveva  appena finito di parlarmi  esplosivo di vita, che la voce di Kailash è subentrata al telefono affranta di angoscia., Le sue parole si succedevano con debole voce,  in frammenti di discorsi, per dirmi che teme che si ripetano al mio ritorno i drammi degli ultimi giorni  della mia permanenza trascorsa. Mi manifestava  confusamente il suo bisogno di disporre di più denaro, per sentirsi sicuro,  del “ big amount”  per intraprendere nuove attività,  di cui gli avevo detto che forse avrei dovuto anticipare la trasmissione sul suo conto corrente prima della mia partenza per l India, per le difficoltà insorte nel poter compiere la stessa operazione dall India con la banca multicanale, un ammontare che mi assicurava che sarebbe rimasto da lui intoccato, che ne avrebbe fatto uso solo con me, e al tempo stesso  intervallava il discorso con il timore di ripetere le condotte sconvolgenti della sua gelosia, che ne subentrassero di nuovo gli attacchi,  ad ogni mio  rimanere  di nuovo con Mohammad lontano da lui,  interferendo ancora tra le nostre telefonate per intercettarne i discorsi, molestando il ragazzo con chiamate inquisitorie, e l’altro di cui io solo e Mohammad potevamo avere conservato memoria.
La sua mestizia era gravida della consapevolezza di quanto ciò che aveva compiuto e di cui si ricordava era inescusabile,. era afflitta dal timore, che insinuava  in me stesso, che la sua mente diventi folle (impazzisca) di nuovo, come allora precludendogli il sonno e l’appetito di cibo, tra vociferazioni divenute incubi e allucinazioni notturne.
Ho cercato di dirgli come stanno le cose,  che non ho mai smesso di amarlo come il mio amico più caro, che tutto è rimasto in me ugualmente intenso e profondo, per quanto siamo mutati nel corso degli anni,  ma che egli non può darmi l’allegria che mi recano Chandu, e gli altri bambini, la presenza  e la frequentazione di Mohammad,   il sollievo che reca alla mia vecchiaia, dalle sue angosce,  l'avvertire che la nostra ilarità è amore reciproco, una rinata allegria che Kailash mi aveva imputato con scherno come il mio rendermi ridicolo, ( variante il conforto e il sollievo dalle sue angosce che ne traeva  la mia vecchiaia,  che mi aveva imputato con scherno come il mio rendermi ridicolo).
“ Kailash, tutto mi costa sempre più fatica, mi è sempre più difficile lo stesso camminare, non puoi impedirmi di non sentire più il peso degli anni quando  sono felice  con Mohammad o Chandu”, ricusandogli di dirgli, che benché io e Mohammad ci amiamo l un l’altro,  mai , se non in qualche tormentata carezza, avevo mancato di rispetto agli anni del ragazzo  ed al suo essere caro, e quanto il destino del ragazzo non possa più essere che il mio stesso destino.
Ho fatto piuttosto l esempio della differenza tra l’ascolto di un notiziario e di un programma di svago, per fargli intendere che non è perché trovo la gioia più con Mohammad, od intrattenendomi con Chandu, che lui per me sia di meno di loro.
Per  cercare quanto potevo di quietarne i timori,  l’ho assicurato che avrei avuto più riguardo per tali suoi sentimenti,  di cui allora, pesantemente frustrandoli,  mi era stato difficile intenderne la gravità ed il dolore,  talmente anaffettivo egli si mostrava con me,  riservandomi  la stessa trascuratezza che mi addebitava nei suoi riguardi, quando si lamentava che non lo ricercassi al telefono e non mi curassi più di lui come prima, da che Mohammad era diventato intromissivo  nella mia  stessa stanza , così come non riuscivo allora a fargli prendere atto della natura dei suoi furori, se quanto più ne era in preda egli  negava  finanche con sdegno di provarli proprio per gelosia,  ed ogni precauzione era risultatati vana, che ci  anche Ajay quando mi allontanavo con Mohamad,  che con Kailash  avessi viaggiato quanto più a lungo possibile nel Rajasthan, e mi fossi intrattenuto in Delhi prima di lasciare l ‘India,  mentre ora a distanza nello spazio e nel tempo, ne aveva consapevolezza e gliene pesava l’angoscia.
“ Kailash, eri così freddo con me, come potevo pensare che ne soffrissi così tanto…”, sapendo io la verità delle cose, sobillando la sua mente l’ insinuazione più inconsistente
Era in effetti la sua natura possessiva la prima radice, il suo sentirsi temersi abbandonato e perduto come ogni volta che io manifesti interesse o piacere per altri, e allora il suo svilirmi brutale a cosa che non può concepire che sua, mentre così ingenera proprio il solo stato di cose per cui possa perdermi insieme con il mio aiuto.
Come ben sapeva anche allora, sovrabbondando con mOhammad di attenzioni e riguardi , quanto più la sua gelosia  lo odiava e temeva come il suo giovane antagonista muslim.
Ed ora che arduo un ritorno, che solo l onesta schiusa del suo cuore così nobile e grande può consentirmi di nuovo.



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