giovedì 17 settembre 2015

Una versione antecedente della seconda lettera sul fonte battesimale in Sant'Andrea

Credo che nel suo intervento apparso sulla Gazzetta di Mantova del 2 settembre , Gabriele Gabrieli abbia ben illuminato il senso reale della questione della vasca battesimale da collocare in Sant’Andrea, per il tramite della sua rievocazione dell’essenziale di ciò che ebbe a dire l’Abbè Pierre all’inaugurazione della basilica di Saint-Joseph a Montreal , quando sostenne che onorare Dio è piuttosto riparare catapecchie che rendere monumentali le chiese, oltre i quattro muri e i tetti che bastano, e che più che lo stesso rito eucaristico valgono le opere di misericordia. E’ una prassi spirituale propria delle fedi del nostro tempo, - di cui premetto che non condivido il pauperismo architettonico, se non per quanto attiene ogni chiesa futura, - che con le parole del teologo Ramon Panikkar può definirsi la secolarizzazione del sacro, in quanto estende l’esercizio della fede e della stessa vita sacramentale oltre le mura dei luoghi di culto e l’ambito delle liturgie che in esse si esercitano, per farsi, i fedeli, cooperatori del divino grazie alla glorificazione della realtà di ogni giorno con opere di bene In tal senso mi chiedevo su queste colonne già ai tempi del sisma delle nostre Basse, se la nostra Curia sarebbe riuscita a spezzare il pane e versare il vino sugli altari come sui tavoli domestici e di lavoro, a pregare attraverso la preghiera come attraverso il dispendio di forza lavoro e d’amore solidale, evitando di curarsi delle anime che stavano nelle chiese più di quelle rimaste impaurite nelle tende o che erano già al lavoro nei campi, più delle macerie dei propri luoghi di culto che di quelle di capannoni e fienili e case.

In tal senso è altresì ben chiaro ora che cosa sia venuto significando la vasca battesimale in Sant’Andrea e perché abbia sollevato tale scompiglio nella fede esplicita od implicita di tanti nostri concittadini, e ce lo aiuta a comprendere meglio l’altro pregevolissimo articolo, in materia, apparso lo stesso giorno sulla Gazzetta grazie a Carlo Prandi, Vi si rammenta come sull’argomento non si sia più levata alcuna voce della Commissione diocesana per i beni diocesani ecclesiastici, dopo il documento emesso il 6 agosto scorso, e di tale silenzio cui la Curia si è attenuta, in luogo di un dibattito reale, si asserisce che è l’attestazione che il vescovado ha riservato il potere reale di decidere al solo personale addetto al sacro in separata sede curiale rispetto ai fedeli, una separazione in separata sede, che è lo statuto della Chiesa che meglio le consente di imporre urbe et orbi ( la valenza della sacralità del)le proprie ragioni dogmatiche e liturgiche, operando in un verso ed un senso che sono esattamente l’opposto dell’incarnarsi nel mondo per umanizzarlo quali semplici uomini tra gli uomini, resi però tali dalla sequela di Cristo, della secolarizzazione del sacro che ho evocato . Se la Curia si è invece ancor più irrigidita, cosi, nella ecclesializzazione clericale del sacro, che spesso si rivela la facilitazione più intrigante della sacralizzazione dell empio , non ci si facciano beate illusioni su quanto può riservare la sua immissione in internet che ora sbandiera: l’ incontro con il mondo sarà infatti solo un incontro con il pubblico per spiegare l immodificabilità dogmatica delle decisioni e degli orientamenti già assunti, in nome di superiori questioni pastorali che non è ancora dato di sapere.
Ma nell’attesa di conoscere quali siano tali superiori questioni, può darci qualche ragguaglio il documento delle comunicazioni diocesane  6 agosto, apparso sulla Gazzetta, da cui si desume che come già ben prefiguravo nel mio precedente intervento, i catecumeni per il quale si intende approntare la vasca battesimale in Sant’Andrea sono i convertiti di altre religioni, ( " Serve per inserire nella Comunità cristiana individui provenienti da altre religioni, soprattutto il sabato santo"), che in Sant’Andrea si vorrebbe che ricevessero il battesimo, perché li si svolge- e perché mai non altrove?- la Veglia Pasquale, e lì il corteo battesimale lo si potrebbe far passare sotto gli affreschi dell incontro sublime di Gesù con la Samaritana, che appunto il battesimo confessionale prefigurerebbe, a esaltazione del suo senso spirituale.( " La persona poi riceve lo Spirito Santo con il battesimo e si incammina verso l'altare, che simboleggia l eucarestia, passando sotto agli affreschi raffiguranti il battesimo di Gesù e l incontro con la Samaritana, posizionati sui due pilastri di sostegno della cupola tra i quali dovrebbe essere collocata la vasca".)
In realtà la celebrazione in tal senso del battesimo di conversione farebbe della stessa sua somministrazione sacramentale la premessa al  passaggio, sotto la scena dell episodi,o della messa in atto dello stravolgimento del suo senso spirituale...
Credere infatti che l’acqua viva che Gesù ha da dare alla Samaritana come a ciascuno di noi, e che in chi la beve si rivelerà “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna», sia quella battesimale di una fede confessionale autentica che ci purga da un'altra ripudiata come falsa, significa esattamente secondo il passo cruciale dell episodio evangelico che si è ancora di coloro per i quali non è ancora giunto il momento in cui né sul monte Garizim dei Samaritani né nella Gerusalemme ebraica sarà adorato il Padre, in un luogo di culto di una fede ad esclusione di ogni altra, che non si è ancora i veri adoratori che egli cerca, coloro che adoreranno il Padre per quello che è, non altrimenti che in spirito e verità, senza che sia più indispensabile per questo un particolare luogo del sacro , od un determinato rito liturgico o sacramentale.”! Perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e Verità”, semplicemente e assolutamente.


Ma ancor più, ciò che seguita a lasciarmi esterrefatto in tale perseveranza di intenti battesimali in Sant’Andrea di catecumeni convertitisi, e’ l’avventatezza, che finora in nessuno degli interventi si è palesata, della pervicacia di voler celebrare con la massima risonanza mediatica il trionfalismo di un evento che conclamando l’avvenuta conversione al cristianesimo di un islamico, un hindu, o un sikh, solo per fare alcuni esempi concreti, presso le Comunità religiose d’origine del catecumeno è la proclamazione aperta di un’avvenuta Apostasia di cui l’ apostata si glorifica per giunta,

una colpa gravissima per l islam, che può costare  una condanna a morte, o una sorta di scomunica.inappellabile, che vita natural durante negherà al battezzato di potere avere di nuovo qualsiasi contatto con familiari e conoscenti della sua comunità originaria , né c’è da illudersi che presso Comunità quali quella dei sikh egli possa poi fare certamente rientro in seno alla sua stessa famiglia. Detto altrimenti, c’e da temere per il battezzato, anche in contesti religiosi non islamici, che nessuno voglia o possa più avere niente a che fare con lui del suo mondo d’origine. A questi “ inconvenienti”, chiedo, ci hanno forse mai pensato almeno una volta i proponenti della istituzione del rito battesimale dei catecumeni in Santì’Andrea?

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