giovedì 17 settembre 2015

Sempre sul fonte battesimale in Sant'Andrea


E' ben lungi dal vero la nostra Diocesi, se  pensa che la questione emersa quanto al  fonte battesimale in San Andrea, resti quella dei suo costi e della sua disarmonia intrusiva, non spiegandosi pertanto tale e tanta levata di scudi.  Ci si chiede ora infatti, nelle voci di protesta,  se per la nostra Curia Vescovile  il popolo di Dio  sia l'intera umanità, di noi tutti quanti,  per cui  Sant'Andrea, quale suo luogo di culto, teologicamente, prima ancora che per volontà dell'Unesco, è  patrimonio appieno dell'umanità intera, o se per il nostro Vescovado, a quanto pare,  si  abbia dignità di figli del Padre,  che egli intende portare salvezza, solamente se si è  cattolico apostolico romani , e come tali allineati  alle disposizioni del  proprio Vescovo, prima ancora che obbedienti a ciò che detta  lo Spirito nella propria coscienza. Se è così  va di per sé che  la casa del Padre, quando  consiste nelle sue Chiese, sia dei cristiani quali soli suoi  figli, mentre ogni altra persona che le frequenti o visiti  ne è al più un ospite, e che i luoghi di culto, come nel caso di Sant'Andrea, siano geloso patrimonio della sola Curia, di cui   assolutisticamente può disporre come meglio crede, secondo quanto  pensa  lo stesso sovrintendente Stolfi  Ed ecco dunque, che nel nostro caso,  per celebrare, ( trionfalisticamente?),  la conversione battesimale di chi non è altrimenti che un infedele , secondo gli intenti  svelati dalle comunicazioni diocesane alla Gazzetta del 6 agosto scorso, ( " Serve per inserire nella Comunità cristiana individui provenienti da altre religioni, soprattutto il sabato santo"), si elude con un silenzio imperterrito la volontà degli stessi cattolici propri fedeli, i quali  non sono mai stati chiamati di fatto in causa per discuterne, e diventa bene che decida l'imperio vescovile,  passando  al di sopra di tutto,  sopra il rispetto dello spirito con cui è stata ideato da Leon Battista Alberti il Sant’Andrea, che resta Basilica”d’autore” a tutti gli effetti, nonostante le modificazioni plurisecolari che l’hanno assurta a concattedrale, sopra il  riguardo per la nostra sensibilità di moderni e post moderni, che ad esempio troviamo insostenibili i criteri, d’altri tempi, che  fecero affrescare disgraziatamente Sant’Andrea nel Settecento, e cosa più grave di tutte, si resta incuranti, e nemmeno ci si pone il problema, di quale sia la valenza che avrebbe presso altre fedi e credenze, non meno radicate di quella cattolica, la conclamazione solenne con un battesimo in Sant'Andrea durante una veglia pasquale, di una risonanza mediatica pari alla grandiosità delle volte, della conversione al cattolicesimo di un proprio ex correligionario, che è clamorosa apostasia per l’islam, passibile della stessa condanna a morte, per i sikh una rottura che ingenera l' esclusione di chi l’ha praticata da ogni relazione nel proprio mondo comunitario d’origine, tanto per rifarmi alle due comunità religiose non cristiane,  di altri figli di Dio, più presenti nel territorio. E quanto allo spirito precipuamente cristiano dell’opera , due note terminali. 1) Il Vangelo non invita forse, architettonicamente, a versare vino nuovo in otri nuovi? 2) E sono così sicuri coloro che vorrebbero la cerimonia battesimale in Sant’Andrea per farla decorrere sotto gli affreschi dell’acqua di vita eterna che reca Gesù alla Samaritana, di non prendere una  svista solenne quanto al sublime messaggio dell'episodio evangelico? Credere infatti che l’acqua viva che Gesù ha da dare alla Samaritana come a ciascuno di noi, la quale in chi la beve si rivelerà “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna», sia quella battesimale di una fede confessionale autentica che ci purga da un'altra ripudiata come falsa, significa esattamente, secondo le parole inequivocabili di Gesù, che si è tuttora di coloro per i quali non è ancora giunto il momento in cui  il Padre sarà adorato né sul monte Garizim dei Samaritani né nella Gerusalemme ebraica, che si è ancora di quanti sanno pregarlo solo in una sede specifica di uno specifico culto, ad esclusione e a disdegno di ogni altro, ossia che non si è ancora i veri adoratori che egli cerca, coloro cioè che adoreranno il Padre per quello che è,  in spirito e verità, senza che sia più indispensabile per questo un particolare sito del sacro, od un determinato rito liturgico o sacramentale.” Perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e Verità”, semplicemente e assolutamente.

Odorico Bergamaschi, ex insegnante ora in quiescenza

















Quanto al dibattito sul fonte battesimale in Sant’Andrea, assurto ora agli onori della cronaca nazionale, e' ben lungi dal vero la Diocesi di Mantova, se come si desume da un suo comunicato per opera di don Giampaolo Ferri, portavoce del Vescovo Roberto Busti, pensa che siano in questione il solo fonte e i soli suoi costi, non spiegandosi pertanto tale e tanta levata di scudi. Più radicalmente è in questione,  infatti,  per tutti coloro che sono delle menti pensanti interessate al problema, chi sia per la nostra Curia Vescovile  il popolo di Dio, cui prestare ascolto ed  accoglienza, come con esso la Curia intenda rapportarsi ed esercitare la sua autorità , e che cosa intenda per casa di Dio e come intenda disporne, quando essa consiste in una sua chiesa . Ora c'è chi crede, come lo stesso Pontefice, Papa Francesco, che  sia popolo di  Dio l' intera umanità , e  sua vera casa  l' universo intero, per cui Sant’Andrea quale suo luogo di culto, come per me i templi hindu e le moschee o tombe islamiche che tento amorosamente di salvare in India dall' incuria dell’oblio e dal vilipendio turistico, sono teologicamente, prima ancora che per volontà dell'Unesco, patrimonio appieno dell'umanità intera, che ha per questo piena voce in capitolo. Per la Curia di Mantova sembra invece che si abbia dignità di figli del Padre,  e che egli intenda portarci a salvezza, solamente se si è cristiani , e come tali obbedienti senza battere ciglio alle disposizioni del  proprio Vescovo, prima ancora che a ciò che detta  lo Spirito nella propria coscienza.  I siti ecclesiastici di sua pertinenza possono dunque dirsi la casa del Padre solo per i suoi figli cristiani, mentre ogni altra persona che li frequenti o visiti ne è al più un ospite, ed è per questa visione che i luoghi di culto, come nel caso di Sant Andrea, , li viene custodendo come un geloso patrimonio della sola Curia, di cui disporre come meglio crede. Illudendosi di non essere un alfiere del gioco, così pensa che stiano le cose anche il Sovrintendente Stolfi,  quando attribuisce al Vescovo assolutisticamente, all'interno della sua Chiesa,  " pieno titolo, e primaria responsabilità, di stabilire per la chiesa concattedrale in merito alle esigenze di culto", sulla cui natura liturgica  tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito,  io incluso,  a diverso titolo  in realtà  hanno contestato solo che imponga, quanto al battesimo di ipotetici catecumeni adulti, che debba svolgersi  necessariamente in Sant'Andrea, con quel che ne consegue. Ed ecco dunque, che nel caso in questione,  per celebrare, ( trionfalisticamente?),  la conversione battesimale di chi non è altrimenti che un infedele , secondo le intenzioni reali dell'opera che svelano le comunicazioni diocesane alla Gazzetta del 6 agosto scorso, ( " Serve per inserire nella Comunità cristiana individui provenienti da altre religioni, soprattutto il sabato santo"), si elude con un silenzio imperterrito la volontà degli stessi cattolici propri fedeli, i quali   non sono mai stati chiamati di fatto  in causa per discuterne, e diventa bene che si  decida d'imperio vescovile ,  passando  al di sopra di tutto,  sopra il rispetto dello spirito con cui è stata ideata da Leon Battista Alberti la chiesa di Sant’Andrea, che resta Basilica”d’autore” a tutti gli effetti, nonostante le modificazioni plurisecolari, di un anonimato collettivo e e d'altre " firme", che l’hanno assurta a con cattedrale, sopra il  riguardo per la nostra sensibilità di moderni e post moderni, che troviamo insostenibili i criteri, d’altri tempi, che  ad esempio  fecero affrescare disgraziatamente Sant’Andrea nel Settecento, e cosa più grave di tutte, si resta incuranti, e nemmeno ci si pone il problema, di quale sia la valenza che avrebbe presso altre fedi e credenze, non meno radicate di quella cattolica, la conclamazione solenne con un battesimo in Sant'Andrea durante una veglia pasquale, di una risonanza mediatica pari alla grandiosità delle volte, della conversione al cattolicesimo di un proprio ex correligionario, che è clamorosa apostasia per l’islam, passibile della stessa condanna a morte, per i sikh una rottura che ingenera l' esclusione di chi l’ha praticata da ogni relazione nel proprio mondo comunitario d’origine, tanto per rifarmi alle  due comunità religiose non cristiane più presenti nel territorio.
E quanto allo spirito precipuamente cristiano dell’opera , due note terminali.
Il Vangelo non invita, architettonicamente, a versare vino nuovo in otri nuovi?
E sono così sicuri coloro che vorrebbero la cerimonia battesimale in Sant’Andrea per farla decorrere sotto gli affreschi dell’acqua di vita eterna che reca Gesù alla Samaritana, di non prendere una  svista solenne quanto al sublime messaggio evangelico dell'episodio?

Credere infatti che l’acqua viva che Gesù ha da dare alla Samaritana come a ciascuno di noi, che in chi la beve si rivelerà “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna», sia quella battesimale di una fede confessionale autentica che ci purga da un'altra ripudiata come falsa, significa esattamente, secondo i detti inequivocabili di Gesù, che si è tuttora di coloro per i quali non è ancora giunto il momento in cui né sul monte Garizim dei Samaritani né nella Gerusalemme ebraica sarà adorato il Padre, che si è ancora di quanti sanno pregarlo solo in una sede specifica di uno specifico culto, ad esclusione e a disdegno di ogni altro, ossia che non si è ancora i veri adoratori che egli cerca, coloro cioè che adoreranno il Padre per quello che è,  in spirito e verità, senza che sia più indispensabile per questo un particolare sito del sacro, od un determinato rito liturgico o sacramentale.” Perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e Verità”, semplicemente e assolutamente.

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