lunedì 27 marzo 2017

Una separazione che non è un abbandono

Mohammad  è oramai al termine delle prove d’esame, dopo di che lascerà Khajuraho per Kanpur,  perlustrandone la situazione ed anticipandovi il rientro della sua famiglia, se il padre non troverà un negozio da  affittare in Khajuraho. Egli non confida più nella disponibilità a concederglielo del Raja e della sua singolare madre, costoro sono hindu mentre la sua famiglia è musulmana, e una volta che la madre del Raja abbia di che essere scontenta dell’affittuario e non intenda più prorogare l’affitto, chiude con il lucchetto  il negozio con tutte le mercanzie e il mobilio e le attrezzature che contiene e non rilascia più nulla..
Giorni fa gli ha telefonato Mouskan scongiurandolo di non andarsene, che così le toglie la vita.
L’ho esortato a ricontattarla, per dirle che la lasciato perché vi è obbligato dalla sua situazione familiare,  ma  che  lei resta sempre nel suo cuore, tanto più dopo che ha accertato che non era lei la ragazza che ha visto baciarsi con un altro al luna park, come gli è stato sincerato e  l’ha indotto a credere un astrologo che ha consultato.
Mohammad ha scosso il capo e mi ha detto che non è il caso, perché Mouskan non intende ragioni,  e  contattarla lo farebbe solo riprecipitare nella follia dell’amore di lei. Gli ho detto allora quanto mi dispiaceva per entrambi loro due, non solo per me e per lui, che lasciasse Khajuraho,  e che accertasse  se veramente non gli era possibile trovarvi lavoro.
Era comunque una retribuzione troppo bassa quella che poteva sperare di  ricevere in hotel, non più di 3.000 o 4.000 rupie.
 Mi  ha quindi confidato le circostanze in cui, tre anni or sono, è  nato il loro amore.
Lei aveva subito nella vicina Rajnagar  un  grave incidente in motocicletta , e avev a perso molto sangue, per cui occorreva una trasfusione. Per fortuna il gruppo sanguigno di Mohammad era lo stesso di Mouskan, solo che per effettuare la trasfusione occorreva l’ autorizzazione del padre  di Mohammad. Il ragazzo aveva lungamente pregato il medico di procedere lo stesso, e la sua sottoscrizione al fine era valsa a consentire la trasfusione del suo sangue in quello di Mouskan.
“ Perché l hai fatto? “ la ragazza gli aveva chiesto al termine, e la sua risposta era stata semplicemente “ Perché ti amo”, al che Mouskan gli aveva carezzato i capelli, e dato un bacio. Poi ““Per lei darei gli stessi miei occhi, ogni parte del mio corpo” aveva soggiunto.
“ Ci sono stati solo dei baci tra me e lei. Ma io non voglio nient’altro prima del mio matrimonio”
“Io seguo la mia religione… “
“ Ma che conta più per te seguire la tua religione, se ieri mi hai detto di non credere in Dio?
“ Le moschee sono solo una casa vuota dove non c’è nessuno che ti dia risposta, che ti conceda ciò che gli chiedi ” mi aveva asserito, non raccogliendo che con il riconoscimento formale che ero un buon pujari, la mia riflessione che nella preghiera dobbiamo chiedere che sia fatta la sua volontà, Inshallah, non la nostra, che spesso non corrisponde a ciò che è bene o meglio per noi,  ed oggi, rincarava "Gli uomini hanno creato moschee, chiese, templi con le loro statue, e vi hanno distribuito i loro dei , Brahma, Vishnu, Shiva, Allah, Gesù,  che dicono che hanno creato gli uomini.  Ma è  Dio che è solo una a loro finzione E  così , disattendendo il mio sforzo di soccorrere la sua mancanza di fede dicendogli che di certo è una finzione ogni idea che ne abbiamo, che Dio non è mai ciò che si crede che sia, veniva rovesciando quindi quanto gli avevo ribadito, che Dio non concede ad ognuno subito quanto  da lui vuole, perché solo così, nella prova e nella difficoltà, cresciamo e diventiamo  migliori “ Dio non concede a tutti ogni cosa che chiedono, perché così  devono temerlo e  tornare a pregarlo . Gli uomini ricchi  che hanno tutto non pregano Dio e non pensano alla religione. Solo se cadono in disgrazia tornano a temerlo e a pregarlo"

Così non  vai più alla moschea, alla preghiera del Venerdì?
No, si era schernito…
“ E perché devo andarci? If God isn t in the mosque, if God now in front of me…  God are You for me, that give me help, food, what I need …
“ Mohammad – ho scosso il capo-  in me  c’è Dio, come in te,  ma io non sono Dio. Tu lo pensi perché forse Dio si serve di me per  aiutarti. Di certo come Dio quando soffri voglio soffrire con te, fino alla fine dei cari tuoi giorni”
Che Mohammad dicesse questo di me mi stordiva  quanto mi lasciava sgomento, in quanto so di essere e di sentire realmente per lui,  nel continuo pericolo di passare da santificatore a tentatore. da benefattore a disertore mortificante disertore, da servo del bene a servo del male.
E quindi come fossi il Dio dei suoi scherni,  che gli uomini cercano di corrompere nei suoi intenti,e che da essi si lascia corrompere, tramite maulana, preti, o pujari, mi  diceva di avere bisogno di un altro mio aiuto economico per avere i soldi per potersi recare a Kanpur.
“ Così  ci incontriamo di nascosto, e sotto il tavolo mi passi il denaro…
“ Cosi ora Mohammad anche questo mi chiedi ,  di darti un aiuto che è come piantare un coltello nel mio cuore…”
Che non dicessi questo, della storia tra noi senza fine di che può intercorrere tra un uomo e un ragazzo, voltandosi  sulla via del rientro a casa innumerevoli volte, al  nostro congedo  notturno in cui tornavamo a salutarci inseparabili.

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