venerdì 31 marzo 2017

Secondo i dati certi che ho raccolto  si chiamava Anit  Shukla,  era di anni ventidue e lavorava  per una paga giornaliera come vigilante notturno per l’Archaelogical Survey of India, il giovane della cui fine Kailash  l’altro ieri mi ha detto nella tarda mattinata,  solo poche ore dopo che era stato ritrovato impiccato ad un albero presso il Chitragupta mandir, nel gruppo occidentale dei templi di cui era di sorveglianza,  I turisti mattinieri che l’hanno avvistato per primi   ne erano rimasti sconvolti, ed ancora numerosi contingenti di polizia stazionavano all interno dell’area archeologica e nella strada di fronte.
“ E’ ciò che temo che possa accadere a Mohammad, che più volte ha già tentato di farlo”, ho avuto la temerarietà di dirgli, nella speranza che con il ragazzo egli non si rifaccia solo alle apparenze esteriori. Ed invece la mia ingenuità si è scontrata con l’alterazione in corso della sua mente, che lo fa  implacabilmente ostile nei miei riguardi.
“ Con me non ti sei preoccupato allo stesso modo( quando l’anno scorso mi sono stretto la corda intorno al collo, e Poorti piangeva, Chandù piangeva, tutti erano in lacrime, Vimala, Ajay,  tranne tu che mi volevi morto. Anche Mohammad era presente alla scena…”
“ Non me ne ricordo ed è meglio così. Ma se mi sono comportato in quel modo era perché non credevo che tu volessi ucciderti, e ho mostrato di non dare importanza al fatto perché così ti fermavi prima.)  Chiedi invece ad Ajay come divento quando scompari e finisci lontano, non si sa dove, come sabato scorso…”
Gli chiedevo se sapesse il motivo per il quale il giovane si era suicidato, e K. secondo le voci che aveva raccolto mi accennava a una delusione amorosa,  era infatti un bel ragazzo, con una vita sentimentale già molto dibattuta.
Quando per telefono ho ricontattato invece con Mohammad ho evitato in ogni modo  di riferirmi all evento del  suicidio, di cui era inevitabile che per conto suo me ne parlasse, come ci saremmo rivisti al talab..
 Allorchè vi si è rifatto, ho cercato inutilmente di eludere il discorso,  prima di dovere annuire che sapevo  di che evento stava parlando a che si rifaceva, e chiedergli se sapeva il motivo per il quale il giovane si era tolto la vita,  così contraddicendomi nei miei intenti.
Visto quindi quanto l’accaduto lo infervorava,  ne ho approfondito con lui  la disamina, per verificare quali ne erano per lui le risonanze.
“ Kargià”, debiti, erano secondo i più che gliene avevano parlato le ragioni del suicidio. Una delusione amorosa, secondo altri, gli ho raccontato, stando alle voci raccolte da Kailash, così addentrandomi nel suo  ambito più vulnerabile.
“  Ma non c’è ragione di farlo né per l uno né per l’altro motivo” ha desunto Mohammad.
“ Ed io sono contento di non averlo fatto né per la mia situazione familiare o per Mouskan..”
“ In un caso lasci sui tuoi familiari il peso che porti dei tuoi debiti, nell’altro sarai stato uno stupido perché dopo essere stato pianto per un po’ sarai dimenticato per l’altro con cui lei si sposerà ”
Mohammad – mi sono rifatto a quanto diceva con un vivo sollievo_ considera che tuo padre anche se non lavora e non guadagna  in ogni caso non ha debiti. Se solo penso a K., a che incubi erano i debiti per lui la notte”.
“ Se non lo fai, soggiungeva  Mohammad,  e sopravvivi, mostri  di avere  controllo di te stesso Chi lo fa è perché rifiuta se stesso, si sente un perdente,  e non vede come sopravvivere, la chance che gli offre ancora la vita.”
“ Certo, è proprio così, e te lo posso confermare per la mia stessa esperienza degli ultimi tempi in Italia prima di fare ritorno in India- impressionato da come Mohammad . avesse  ripreso l’identica natura delle mie crisi suicidarie.
I giorni a cui non avrei risvegliarmi e a cui non volevo sopravvivere, ricercando ogni mia possibile fine, disgustato del ritorno alla stessa vita di ogni giorno, dello splendore del sole come del grigiore delle nubi incombenti, di tutto ciò che fosse vitalità naturale e clamore mondano, dei cieli stellati a cui ora mi volgo come al Suo incanto infinito, senza che alcun rapporto d’affetto o d’amore potessero più che l’angoscia e l’anoressia economica che mi serravano la gola e oscuravano il futuro,, una volta che tutto ciò che  avessi scritto mi era parso fallimento illeggibile.
Mohammad , non ricordo più se al Madhur cafe o quando l ho ricondotto da oncle Kailash,  sul suo smartphone mi ha quindi mostrato un filmato che un cosiddetto amico gli aveva inviato, in cui delle forse di polizia in Lucknow  stavano sfondando la porta di un appartamento al cui interno viveva una ragazza che in precedenza, a un suo fidanzato che le aveva detto male parole aveva gridato che si sarebbe impiccata, come le immagini seguenti mostravano che era avvenuto.
Il suo corpo pendeva rigido in salvar kamis da un ventilatore,  mostrando ripreso di fronte  un volto non contraffatto, con ancora l’auricolare in un orecchio.
“ Tu mi dici che te l’ha inviato un amico, io per parte mia non te l’avrei trasmesso”
“ Ma circola dappertutto in Khajuraho…”
Faceva seguito la vista di filmati scherzosi, di una ragazza la cui gamba era rimasta maciullata in un incidente, al che lo pregavo che ponesse fine a tali visioni di audio.
Ieri Mohammad non ho avuto modo di rivederlo, anche perché credevo che fosse partito per Kanpur, e non gli fosse toccata la mia stessa sorte,  quanto al viaggio che avevo predisposto in Delhi, di dover subire la cancellazione della corsa del treno, a seguito dell incidente fortunatamente senza vittime che nel corso della notte era avvenuto presso  Mahoba.
Era bastato che tra un via vai e l’altro per  il rimborso del biglietto,  fossi stato intercettato da un parente di mohammad che mi aveva detto che suo padre voleva vedermi quanto al negozio che potevo aiutarlo ad avere in affitto, e che ne avessi parlato con kailash, che per il padre di Mohammad nutre una stima e una fiducia che non riversa affatto nel figlio,  perché Kailash si desse da fare per reperirgli un negozio in affitto come mai aveva provveduto per se stesso e le sue attività economiche.
E stamattina da  Mohammad che era rimasto tutt’oggi a Khajuraho nel timore della situazione che avrebbe potuto ritrovare in kanpur, per gli scioperi in corso contro le limitazioni al consumo di carne bovina imposte dal nuovo ministro i  capo Yogi dell?Uttar Pradesh, e delle reazioni che poteva suscitare il pronunciamento della Suprema corte di giustizia quanto alle controversie indo-islamiche di Ayodhya,. Poteva dirmi come cosa fatta. a mia insaputa, dell’affitto a mie spese, combinato da Kailash e dal padrem,a sole seicento rupie al mese più un acconto di 1.000 rupie,   della baracca presso la Power House in cui il padre avrebbe potuto riprendere lo spaccio di the, caffe e lassi, integrato con la vendita di frutta e di succhi e spremute, grazie a un tlia di cui avrei assicurato l’acquisto, nell’attesa che un negozio vero e proprio si rendesse disponibile.
Tra le ragioni che mohammad mi avrebbe addotto questo pomeriggio, per cui era sfumata l eventualità che si trasferisse con la famiglia in Kanpur, oltre al dato di fatto che vi si sarebbero ritrovati a doversi indebitare per il trasloco senza alcun lavoro in vista, né per sèp né per ilo padre, mi diceva del fatto che cos’ avrebbe potuto ritrovarsi ancora a lungo con me, e di quello che era successo e si era ripetuto ieri, che Mouskan, ancora follemente innamorata di lui, adispetto dei suoi amoreggiamenti con un altro che aveva creduto di intravedere  nel luna-park, si era di nuovo tagliata le vene, minacciando di uccidersi se fosse partito per Kanpur.
Devo restare qui perché  non posso non prendermi cura di lei, sono responsabile nei suoi confronti.
Non me lo perdonerei mai, se lei morisse a causa mia. Me la vedo di continua che pende ed oscilla…
M. prima l ho messo in guarda contro il ricatto, la blackmail, che conteneva la minaccia di lei, poi l ho elogiato per il senso di responsabilità che in  lui era sorto nei confronti della fanciulla, in  cui sentivo con gioia profonda un effetto su di lui delle mie parole di richiamo.
Lo sai, mi ha detto, che cosa ora  può rendermi  rende felice?
“ Che una buona vita abbia un  futuro?
“ Che siano ripresi i messaggi tra me e Mouskan. E poteva mostrrarmi come sotto la falsa dicitura Low Battery fossero oramai 197, i messaggi che le aveva inviato tra ieri ed oggi.
Che mentre mi parlava stavano già salendo a 202.



 Secondo i dati certi che ho raccolto  si chiamava Anit  Shukla,  era di anni ventidue e lavorava  per una paga giornaliera come vigilante notturno per l’Archaelogical Survey of India, il giovane di cui mi ha detto ieri l’altro nella tarda mattinata ailash, che poche ore prima era stato ritrovato impiccato ad un albero presso il Tempio Chitragupta nel gruppo occidentale di cui era di sorveglianza,  I turisti mattinieri che l’hanno avvistato  ne erano rimasti sconvolti, ed ancora numerosi contingenti di polizia stazionavano all interno dell’area archeologica e nella strada di fronte.
“ E’ ciò che temo che possa accadere a Mohammad, che più volte ha già tentato di farlo”, ho avuto la temerarietà di dirgli, nella speranza che con il ragazzo egli non si rifaccia solo alle apparenze esteriori. Ed invece la mia ingenuità si è scontrata con l’alterazione in corso della sua mente, che lo fa  implacabilmente ostile nei miei riguardi.
“ Con me non ti sei preoccupato quando l’anno scorso mi sono stretto la corda intorno al collo, e Poorti piangeva, Chandù piangeva, tutti erano in lacrime, Vimala, Ajay,  tranne tu che mi volevi morto. Anche Mohammad era presente alla scena…”
“ Non me ne ricordo ed è meglio così. Ma se mi sono comportato in quel modo era perché non credevo che tu volessi ucciderti, e ho mostrato di non dare importanza al fatto perché così ti fermavi prima.  Chiedi invece ad Ajay come divento quando scompari e finisci lontano, non si sa dove,come sabato scorso…”
Gli chiedevo se sapesse il motivo per il quale il giovane si era suicidato, e K. secondo le voci che aveva raccolto mi accennava a una delusione amorosa,  era un bel ragazzo, con una vita sentimentale già molto dibattuta.
Quando per telefono ho parlato invece con Mohammad ho evitato in ogni modo  di riferirmi all evento del  suicidio, di cui era inevitabile che per conto suo me ne parlasse, come ci saremmo rivisti al talab..
 Allorchè vi si è riferito, ho cercato inutilmente di eludere il discorso,  prima di dovere annuire che sapevo  a che si rifaceva, e chiedergli se sapeva il motivo per il quale il giovane si era tolto la vita,  così contraddicendomi nei miei intenti.
Visto quindi quanto l’accaduto lo infervorava,  ne ho approfondito con lui  la disamina, per verificare quali ne erano per lui le risonanze.
“ Kargià”, debiti, erano secondo i più le ragioni del suicidio. Una delusione amorosa, secondo altri, gli ho raccontato, secondo le voci raccolte da Kailash, così addentrandomi nel suo  ambito vulnerabile.
“  Ma non c’è ragione di farlo nèp per l uno né per l’altro motivo” ha desunto Mohammad.
“ Ed io sono contento di non averlo fatto per la mia situazione familiare o per M..”
“ In un caso o nell’altro fai soffrire chi ti ama e lasci su loro il peso che porti”
Mohammad – mi sono rifatto a quanto diceva con un vivo sollievo_ pensa che tuo padre in ogbni caso non ha debiti. Se solo penso a K., a che incubi erano per lui la notte”.
“ Se non lo fai, soggiungeva  Mohammad,  e sopravvivi, mostri  di avere potere su te stesso. Poi Chi lo fa è perché rifiuta se stesso e non vede una soluzione in futuro ai suoi problemi”

“ Certo, è proprio così, e te lo posso confermare per la mia stessa esperienza in Italia prima di fare ritorno in India- impressionato da come M. avesse  ripreso l’identica natura delle mie crisi suicidarie. continua

Nessun commento: