mercoledì 14 giugno 2017

Mohammad my sufi, Kailash my best friend

Mohammad my sufi, Kailash my best friend


Giovedì scorso- oggi è già il  15 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto  con un  sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio,  dopo che l’avevo  rassicurato che già avevo provveduto a che Vimala  avesse una borsa per la spesa  che si accingeva a compiere  al bazar settimanale di frutta e verdura , e che disponesse  delle rupie per acquistarne l occorrente,   l’ amico, sapendomi in attesa di recarmi da Mohammad,  sulla soglia di casa me lo avesse accordato come con un permesso speciale di libera uscita , dicendomi  “Tik-è. Now You can go.. Ora puoi stare con  lui quanto tu vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nell’hotel dove lavora, io per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le cibarie  che recavo con me erano sì anche per Mohammad, ma che il loro costo non era che di  30 rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato nei miei confronti prima ancora che nei suoi, visto che si è sentito autorizzato a  sentenziare che 30 rupie di spese quotidiane per Mohammad erano accettabili,  ma non  se si facevano 100 ogni giorno, per un totale di 3.000 rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva soldi, per quali ragioni li spendeva? Purtroppo ciò che in me si dibatteva, infastidito, si è acuito in un  eccesso mentale quando mi sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora prima, ed io  non ho mancato di richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi,  che benché non spendessi quasi nulla per me e Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di che comprarsi sandali e calzoni di ricambio,  quanto rientrava nella spesa quotidiana,. lui avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione  anche su quel poco che riservavo a me e al ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur,  non  necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato per giunta dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia così tardi l hotel dove lavora,  che non ci vediamo più nemmeno al Madhur cafe per una bibita e le patatine, o al Gole market per un piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera,  nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario della mente di Kailash era oramai commesso,  e sarebbero iniziati giorni di pena e di sconvolgimento per le nostre infragilitesi sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che  non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad , abbandonandolo per lui. E  la mattina seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone, rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se  lo faceva, riservandomi solo parole dure e ostili.
Invano lo intercettavo sul far della  sera, per chiedergli se gli servisse del denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo, a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad  a sua volta mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina,  dopo che gli era stato vietato l’uso dello smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi,  che il ragazzo aveva immediatamente hackerato, Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge  se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che  non vi ricorro ogni giorno,  che non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni tre, quattro giorni per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per questo e non mi facessi più vedere o  quasi mai , figurerebbe un falso la sua dichiarazione che qui soggiorno,  per la quale pago un forfait di 2.000 rupie”, non essendo legale che stia in India una casa privata
Sobbollivo, se  pensavo a come durante le prime settimane lavorative,  avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto il ragazzo, che nessuno aveva allora  in casa, perché con il venir meno dei turisti, l’hotel funzionando oramai quasi soltanto come albergo a ore, era venuto a mancarvi pressoché di tutto,  e niente  a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,  senza darsi pensiero a come durante dodici ore egli potesse  restarvi confinato da solo, senza il tempo  e il modo di  cucinare in  hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina,  collerico più che mai, mentre gli chiedevo nel perdurare della sua assenza,  come potessi  provvedere ai suoi cari, o se dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi, la daily money.
“ Ora devo andare a Chattarpur- dove io credevo si recasse al servizio del padrone-. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curi dei nostri bambini, non hai mai soldi per loro. 1500 rupie  hai dato a Mohammad quando è tornato a Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho pensato anche ad Ajay,  che gli ho chiesto se gli servivano vestiti,  e gli ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve recarsi, quella della figlia storpia di tuo zio….”
“ Erano 1500, mi ha  confermato Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato  quanto io e il ragazzo fossimo amici, più ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta,  la mia  resistenza mentale pure, e come un’ira del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo ch’è di turno la notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga quand’ è infuriata di brutto,  mi sono avventato in male parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire  certe  cose su di me e Mohammad, e proprio a Kailash? Con i problemi mentali di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a Mohammad per la sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anche su questo, eh? Solo per ingelosirlo, madarchod!
Un “Madarchod” che di lì a poco non avrei mancato di rivolgere in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora Kailash, quando con mio disappunto  non ve l’ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha detto  che il mio amico era ancora in Chhatarpur, al servizio del suo proprietario
“ Kailash qui lavora di giorno, e non solo di notte,  per un padrone che non l’ha ancora neanche pagato, quel  madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il ragazzo- cobra non avrebbe mancato puntualmente di riferirgli, facendo più ancora invelenire Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto,  ad avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui Kailash, nella ambivalenza dei sentimenti che nutre nei confronti del ragazzo, si era servito perché mi chiedesse perché avessi fatto quel gesto,  nel suo persistente rifiuto di contattarmi in diretta  per l invettiva di rito. “Vuoi  fargli perdere il lavoro così?”  Come  se certi lavori con ceti padroni fosse meglio trovarli che perderli, e per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni momento, talmente  è conosciuto come un lavoratore bravo ed onesto.
La sua telefonata era stata preceduta da un’altra, quanto mai deprimente, in cui il ragazzo diceva di non farcela più a reggere un situazione quale quella che si veniva ripetendo,  in cui Kailash, invasivo e intrusivo, seguitava a chiedergli di noi, e per il cui decorso si sentiva  di essere solo un fattore di lacerazione della nostra unione familiare, cui si sacrificava rinunciando alla mia amicizia per sempre. In risposta gli ruggivo che la fine della nostra amicizia sarebbe stata la fine anche del mio rapporto con Kailash e con la nostra famiglia, che non  avrei mai accettato di  rinunciare a lui  e di perderlo per la gelosia folle dell’amico,  quando ciò che intercorre tra me e Mohammad è un bene così grande per me e per  lui,  senza del quale non c’era sopravvivenza futura per me in Khajurabho. Che tenesse duro, e sopportasse ancora una volta , in nome di quanto sapeva che io avevo sopportato e stavo sopportando di nuovo per lui, non l’aveva ancora da me imparato che la vita è una prova e una sfida? “O  entrambi, o te e Kailah, o nessuno dei due!”
Entrambe le sue telefonate mi avevano raggiunto in una stanza dove tutto era sottosopra,  come nella mia mente stremata e sconvolta : in fretta e furia, mentre sul letto giaceva sparsa nella confusione ogni cosa che eccedeva,  avevo ammassato nei bagagli quanto mi serviva per una frettolosa partenza, non mi ero ancora deciso se verso località vicine,  o la stessa Delhi,  dove restare fino al rientro in Italia il 4 di luglio,  da una casa e da una famiglia  che cercavo di non sentire più miei,  dicendo addio ad un Chandu che non trovava parole nel suo tramortito incanto.
A 64 anni in Mohammad avevo trovato l’amore di un ragazzo meraviglioso, che mi  radicava in un villaggio dove al di fuori di Kailash  e della sua famiglia non avevo nessuno con cui colloquiare, ritrovavo in egli  un’anima con cui potevo parlare di tutto, in felicità assoluta, senza che venisse minimamente meno per questo il mio amore per Kailash,  certo, trascurando come non avrei dovuto i nostri bambini - che tutti quanti insieme, però,  non mi cercavano quanto ogni giorno Mohammad, e Kailash anziché esserne felice perché io ne ero felice,  rivitalizzato nella mia depressione incombente, perché  così si rafforzava il mio insediato continuativo in Khajuraho,  una volta ch’era  venuto inevitabilmente meno l interesse per i suoi templi,  lo stesso Kailash che pure con Mohammad aveva gentilezze e cortesie uniche, che al padre del ragazzo con il proprio autorickshaw aveva fornito una prospettiva, con me che ogni giorno lo provvedevo di tutto, con la famiglia,  mi riservava odio e crudeltà mentale, al tempo stesso che ossequiava e riveriva e serviva ogni giorno un padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il lavoro!


 Più volte mi ero recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole dove impilare i miei libri,  che se avessi lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso  magazzino dove era già  finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa, fra un prelievo e l’altro,  incrociavo Aja che vi era convenuto per un pasto veloce  prima di farsi ritrovare di lì a poco di nuovo al lavoro,  a sua volta in hotel,  dove a differenza di Mohammad aveva la fortuna di ritrovarsi con altri coadiuvanti, ed  al  mio “Ajay me ne vado”, il giovinetto  non trovava  altro modo di rispondermi che “ You can go”, senza scomporsi, come non appariva di certo sgomenta Vimala, la meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il più attento e delicato e premuroso riguardo.
Ma quando Ajay  lo fermavo per parlargli in stanza, il figlio del mio amico sapeva formularmi proposte fattive e  risolutive dello stato delle cose. Poteva farmi bene andarmene via un giorno o due, o partire con il papà per un breve viaggio. Il papà di certo si mostrava arrabbiato c con me,  ma in realtà era con il padrone che ce l’aveva.”
A poco a poco la mia mente febbrile si sarebbe venuta  poi  placando,  schiarendosi sul far della sera,  quando Kailash carissimo, radioso e fresco, lo rivedevo  di fronte all hote Harmony, l cui mi faceva sapere che ora mi era interdetto l’accesso.
Solo che lo chiamavo nominando Mohammad, invece del suo ripetendo il nome del ragazzo ancora una volta
“ Hai  solo una persona nella tua mente…”
“ Kailash, succede  perché sono vecchio, prima ho chiamato Chandu con il tuo nome, Ajay con il nome di Chandu. Ma come puoi anche solo immaginare che io e Mohammad possiamo ritrovarci per le strade di Khajuraho, al Madhur cafe e al Lassi corner, tra la gente che saprebbe tutta quanta che  per lui avrei lasciato la tua intera famiglia, io, the foreigner of Kailash, e dopo le relazioni che ora ci sono tra te e suo padre”

Quella sera avrei ritrovato Mohammad  finalmente di nuovo al Madhur cafe, dove lo avrei pregato di soprassedere al vendermi lo smartphone  Lenovo che gli aveva  lasciato  un  amico in Kanpur, il cui padrone se ne era andato in pellegrinaggio alla Mecca senza retribuirlo, sicché  gli era rimasta solo la cessione di quello smartphone per assicurare a se e alla madre un nuovo vestito per la festa di Id.
Non era il caso che Kailash potesse pensare che un traffico di 4.000- 4.500 rupie era intercorso tra noi.
Ma Mohammad , prima che ci lasciassimo,  nel suo madido  incanto aveva da distillarmi i più saggi consigli nella sua mente di sufi



“ Ora capisco meglio l’errore di Kailash. Lui vuole che tu sia solo di lui, solo suo, e ha così tanta paura di perderti perché senza di te non trova un futuro, Ma sta facendo gli stessi miei errori con Mouskan, per i quali l ho perduta. Di te non si fida e dà  ascolto a tutto quel che gli si dice di falso sul tuo conto, come io davo retta a tutto quello che questo o quel ragazzo mi diceva di Mouskan, che  l’avevano vista andare e baciarsi con questo o quel ragazzo.
Ma tu segui quel che ti dico e vedrai che tutto andrà per il  meglio: non mancare mai di assicurargli il denaro quotidiano, il daily money, e quando compri qualcosa per me, compralo anche per i vostrii bambini, torna anche da Poorti e Chandu con kurkurè e patatine fritte, o con un gelato. Vai più spesso a visitare Ajay in hotel, e portagli sempre qualcosa, come fai ogni giorno con me E quando Kailash torna a casa dal lavoro, abbraccialo forte forte e fatti sentire suo amico”

 Mohammad my sufi, Kailash my best friend

Mohammad my sufi, Kailash my best friend


Giovedì scorso- oggi è già il  14 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto  con un  sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio,  dopo che l’ ho  rassicurato che già avevo provveduto che Vimala  avesse una borsa per la spesa  all’atto di recarsi al bazar del mercato settimanale di frutta e verdura , e che disponesse  dei soldi per acquistarne,   l’ amico, sapendomi in attesa di recarmi da Mohammad,  me lo avesse accordato come con un permesso speciale di libera uscita , dicendomi  “Tik-è. Well, Now You can go. Ora puoi stare con  lui quanto tu vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nel suo hotel, io per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le patatine e i kurkurè  che recavo con me erano sì anche per Mohammad, ma che il loro costo non era che di  30 rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato prima ancora nei miei confronti che nei suoi, quando si è sentito autorizzato a decidere che 30 rupie al giorno di spese per Mohammad erano passabili, ma non  se si facevano 100, per un totale di 3.000 rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva dei soldi, per quali ragioni mai  li spendeva? Purtroppo ciò che in me si dibatteva, infastidito, si è acuito in un  eccesso mentale quando mi sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora prima, ed io  non ho mancato di richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi,  che benché non spendessi quasi nulla per me e Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di che comprarsi sandali e calzoni di ricambio, l’occorrente che serviva per la spesa quotidiana,. lui avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione  anche su quel poco che riservavo a me e al ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur,  non  necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia l hotel dove lavora così tardi che non ci vediamo nemmeno più al Madhur cafe per una bibita e le patatine, o al Gole market per un piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera,  nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario della mente di Kailash era commesso,  e sarebbero iniziati giorni di pena e di sconvolgimento per le nostre infragilitesi  sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che  non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad , abbandonandolo per lui. E  la mattina seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone, rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se  lo faceva, riservandomi solo parole dure e dì odio.
Invano lo intercettavo sul far della  sera, per chiedergli se gli servisse del denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo, a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad  a sua volta mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina,  dopo che gli era stato vietato l’uso dello smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi,  che il ragazzo aveva immediatamente hackerato, Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge  se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che  così non è, che non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni tre, quattro giorni per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per questo e non mi facessi più vedere o  quasi mai , figurerebbe un falso la sua dichiarazione che qui soggiorno,  per la quale pago un forfait di 2.000 rupie” non essendo legale che stia in India una casa privata
Sobbollivo, se  pensavo a come durante le prime settimane lavorative,  avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto il ragazzo, che nessuno aveva allora  in casa, perché con il venir meno dei turisti, funzionando l’hotel oramai quasi solo come albergo a ore, era venuto a mancarvi di tutto e niente  a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,  senza darsi pensiero a come durante dodici ore potesse  restarvi confinato da solo, senza il tempo  e il modo di  cucinare in  hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina,  collerico più che mai, mentre gli chiedevo nel perdurare della sua assenza,  come potessi  provvedere ai suoi cari, o se dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi-
“ Ora devo andare a Chattarpur- io credevo al servizio del padrone. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curiu dei nostri bambini, non hai mai soldi per loro. 1500 rupie  hai dato a Mohammad quando è tornato a Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho pensato anche ad Ajay,  che gli ho chiesto se gli servivano vestiti,  e gli ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve recarsi….”
“ Erano 1500, mi ha  confermato Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato  quanto io e il ragazzo fossimo amici, più ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta,  la mia  resistenza mentale pure, e come un’ira del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo ch’è di turno la notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga infuriata mi sono avventato in male parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire  certe  cose su di me e Mohammad e proprio a Kailash? Con i problemi di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a Mohammad per la sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anchewsu questo, eh? Madarchod!
Un Madarchod che di lì a poco non avrei mancato di rivolgere in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora Kailash, quando non ve l ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha detto  che il mio amico era ancora in Chhatarpur, al servizio del proprietario
“ Lavora di giorno, non solo di notte,  per un padrone che non l’ha ancora neanche pagato, quel  madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il ragazzo non avrebbe mancato di riferirgli, facendo più ancora invelenire Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto,  ad avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui si era servito Kailash, nella sua ambivalenza nei confronti del ragazzo perché mi chiedesse perché avessi fatto quel gesto-  Vuoi  fargli perdere il lavoro così?”  Come  se certi lavori con ceti padroni fosse meglio trovarli che perderli, e per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni momento,talmente  per quanto è conosciuto come un lavoratore bravo ed onesto.
La sua telefonata era stata preceduta da un’altra, deprimente, in cui il ragazzo diceva di non farcela più a reggere un situazione del genere,  in cui Kailash invasivo e intrusivo seguitava a chiedergli di noi, in cui si sentiva  di essere solo un fattore di lacerazione della nostra unione familiare, cui si sacrificava rinunciando alla mia amicizia per sempre. In risposta gli ruggivo che la fine della nostra amicizia sarebbe stata la fine anche del mio rapporto con Kailash e la nostra famiglia, che non  avrei mai accettato di  rinunciare a lui  e di perderlo per la gelosia folle di Kailash, quando la nostra amicizia era un bene così grande per me e per  lui,  senza del quale non c’era sopravvivenza per me in Khajurabho. Che tennesse duro, e sopportasse ancora, in nome di quante cose io avevo sopportato per lui, non l’aveva ancora da me imparato che la vita è una prova e una sfida? “O  entrambi, o te e Kailah, o nessuno dei due!”
Anche tale sua telefonata mi aveva raggiunto n una stanza dove tutto era sottosopra,  come nella mia mente stremata e sconvolta,  in fretta e furia, sparsa sul letto nella confusione totale ogni cosa che eccedeva,  avevo ammassato nei bagagli quanto mi serviva per una frettolosa partenza, non mi ero ancora deciso se verso località vicine,  o Delhi,  dove restare fino al rientro in Italia il 4 di luglio,  da una casa e da una famiglia  che cercavo di non sentire più miei,  dicendo addio a un Chandu che non trovava parole nel suo tramortito incanto.. A 64 anni in Mohammad avevo trovato l’amore di un ragazzo meraviglioso, che mi  radicava in un villaggio dove al di fuori di Kailash  e della sua famiglia, ritrovavo un’anima con cui potevo parlare di tutto, in felicità assoluta, senza che venisse minimamente meno il mio amore per Kailash,  trascurando certo i bambini come non avrei dovuto- che tutti quanti insieme, però,  non mi cercavano quanto ogni giorno Mohammad, e Kailash anziché esserne felice perché ne ero felice, e vitalizzato, perché  così si rafforzava il mio insediato continuativo in Khajuraho,  venuto inevitabilmente meno l interesse per i suoi templi,  lo stesso Kailash che pure con Mohammad aveva gentilezze e cortesie uniche, che al padre del ragazzo con il proprio autorickshaw aveva fornito una prospettiva, con me che ogni giorno lo provvedevo di tutto, con la famiglia,  mi riservava odio e crudeltà mentale, al tempo stesso che ossequiava e riveriva e serviva ogni giorno un padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il lavoro!


 Più volte mi ero recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole dove impilare i miei libri,  che se avessi lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso  magazzino, di Abbaz,  dove era già  finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa per essere di nuovo di lì a poco al lavoro a sua volta in hotel,  incrociavo Ajay, che al mio “Ajay me ne vado” non trovava  altro modo di rispondermi “ You can go”, come non appariva di certo sgomenta Vimala, la meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il più attento e delicato e premuroso riguardo.
Ma quando Ajay  lo fermavo per parlargli in stanza, sapeva formularmi proposte fattive risolutive dello stato delle cose. Poteva farmi bene andarmene un giorno o due, o partire con il papà per un breve viaggio. Il papà si arrabbiava con me ma ce l’aveva in realtà con il padrone”
A poco a poco la mia mente febbrile si veniva intanto placando,  si schiariva sul far della sera, al rivedere Kailash amatissimo, radioso e fresco,. di fronte all hotel cui mi era ora interdetto l’accesso.
Solo che lo chiamavo nominando Mohammad, ripetendone il nome invece del suo ancora una volta
“ Hai  solo una persona nella tua mente…”
“ Kailash, è perché sono vecchio, prima ho chiamato Chandu con il tuo nomer, Ajay con il nome di Chandu. Ma come puoi anche solo immaginare che io e Mohammad ci ritroviamo per le strade di Khajuraho, al Madhur cafe e al Lassi corner, tra tutta la gente che saprebbe che per lui avrei lasciato la tua famiglia, io, the foreigner of Kailash… dopo le relazioni che ora ci sono tra te e suo padre”

Quella sera avrei ritrovato Mohammad  finalmente di nuovo al Madhur cafe, dove lo avrei pregato di soprassedere al vendermi lo smartphone  Lenovo che gli aveva  lasciato un  amico in Kanpur il cui padrone se ne era andato in pellegrinaggio alla Mecca senza retribuirlo, sicchè  gli era rimasta solo la cessione dello smartphone per assicurare a se e alla madre un nuovo vestito per la festa di id
Non era il caso che Kailash potesse pensare che un traffico commerciale di 4.000- 4.500 rupie era intercorso tra noi.
Ma Mohammad nel suo madido  incanto serale prima che ci lasciassimo avveva da distillarmi i più saggi consigli nella sua mente di sufi
“ Ora capisco meglio l errore di Kailash. Lui vuole che tu sia solo suo, ha cos’ tanta paura di perderti perché senza di te non vede futuro, Ma sta facendo gli stessi miei errori con Mouskan, per i quali l ho perduta. Di te non si fida e dà  ascolto a tutto quel che gli si dice di falso sul tuo conto, come io davo retta a tutto quello che questo o quel ragazzo mi diceva di Mouskan, che  l’avevano vista andare e baciarsi con questo o quel ragazzo.
Ma tu segui quel che ti dico e vedrai che tutto andrà meglio: non mancare mai di assicurargli il denaro quotidiano, il daily money, e quando compri qualcosa per me, compralo anche per i suoi banbini, torna anche da Poorti e Chandu con kurkurè e patatine fritte, o con un gelato. E vai a visitare Ajay in hotel e portagli qualcosa , ogni volta che vieni a trovarmi ed hai per me  qualcosa da bere e da mangiare. E quando Kailash torna a casa dal lavoro, abbraccialo forte forte e fatti sentire suo amico”


E che nessuno venisse più a dirmi, che il mio madarchod Mohammad non è un ragazzo d’oro!



Giovedì scorso- oggi è già il  14 di giugno.- nel tardo pomeriggio ho accolto  con un  sorriso di amabile ironia che Kailash, nel suo tardo risveglio,  dopo che l’ ho  rassicurato che già avevo provveduto che Vimala  avesse una borsa per la spesa  all’atto di recarsi al bazar del mercato settimanale di frutta e verdura , e che disponesse  dei soldi per acquistarne,   l’ amico, sapendomi in attesa di recarmi da Mohammad,  me lo avesse accordato come con un permesso speciale di libera uscita , dicendomi  “Tik-è. Well, Now You can go. Ora puoi stare con  lui quanto tu vuoi”
Ma quando il giorno seguente incontrandolo nel suo hotel, io per primo mi sono sentito in dovere di giustificare che le patatine e i kurkurè  che recavo con me erano sì anche per Mohammad, ma che il loro costo non era che di  30 rupie, 40 dei nostri centesimi, mi sono irritato prima ancora nei miei confronti che nei suoi, quando si è sentito autorizzato a decidere che 30 rupie al giorno di spese per Mohammad erano passabili, ma non  se si facevano 100, per un totale di 3.000 rupie al mese. E quando il ragazzo mi chiedeva dei soldi, per quali ragioni mai  li spendeva? Purtroppo ciò che in me si dibatteva, infastidito, si è acuito in un  eccesso mentale quando mi sono risvegliato nel cuore della notte.
Il cellulare indicava che Kailash mi aveva chiamato un’ ora prima, ed io  non ho mancato di richiamarlo a mia volta , per inveire, nel congedarmi,  che benché non spendessi quasi nulla per me e Mohammad, ma quasi tutto lo versassi a lui e Vimala per la nostra famiglia, in spese scolastiche, per il negozio della casa, per assicurargli in anticipo di che comprarsi sandali e calzoni di ricambio, l’occorrente che serviva per la spesa quotidiana,. lui avesse da ridire e chiedesse la sua autorizzazione  anche su quel poco che riservavo a me e al ragazzo.
Mohammad , da che la madre è rientrata da Kanpur,  non  necessità più che gli porti di che mangiare a mezzogiorno, cucinato dallo stesso Kailash con la più delicata cura, e la sera lascia l hotel dove lavora così tardi che non ci vediamo nemmeno più al Madhur cafe per una bibita e le patatine, o al Gole market per un piatto di chow mein.
Ci ritroviamo solo a sera,  nell hotel dove lavora, per consumare insieme patatine e croccanti kurkurè.
Ma l errore di avere scatenato un principio incendiario della mente di Kailash era commesso,  e sarebbero iniziati giorni di pena e di sconvolgimento per le nostre infragilitesi  sorti.
Nell’amico le mie parole assumevano il senso che non volessi più saperne di impiegare i miei soldi per la sua famiglia, che  non vedessi l ora che di spenderli solo con Mohammad , abbandonandolo per lui. E  la mattina seguente si rinserrava nell hotel Harmony al servizio assoluto del padrone, rifiutandosi di rispondermi al telefono, o se  lo faceva, riservandomi solo parole dure e dì odio.
Invano lo intercettavo sul far della  sera, per chiedergli se gli servisse del denaro quotidiano,
se mai il padrone si fosse finalmente deciso a retribuirlo, a quaranta giorni oramai dalla sua assunzione.
Mohammad  a sua volta mi denunciava un’ escalation delle pretese e dei divieti padronali, non poteva lavare i suoi panni usando la lavatrice nemmeno portandosi da casa il detersivo, non poteva accendere il fuoco in cucina,  dopo che gli era stato vietato l’uso dello smartphone, e che per non consentirgli alcun accesso ad internet Manoj aveva provveduto al cambio della password della wirelless hi-fi,  che il ragazzo aveva immediatamente hackerato, Come Manoj ci aveva ritrovato insieme, per me non aveva avuto che un lampo di livore, ed aveva spedito immediatamente il ragazzo in cucina, perché ripulisse una seconda o una terza volta le posate
“ Mi ha detto di chiederti di pagargli un’extracharge  se il bagno o la toilette li usi ogni giorno
“ Puoi rispondergli che  così non è, che non consumo che l’acqua che scorre quando qui vengo ogni tre, quattro giorni per la doccia , ma che se non ricorressi all hotel neanche per questo e non mi facessi più vedere o  quasi mai , figurerebbe un falso la sua dichiarazione che qui soggiorno,  per la quale pago un forfait di 2.000 rupie” non essendo legale che stia in India una casa privata
Sobbollivo, se  pensavo a come durante le prime settimane lavorative,  avessi dovuto sovvenire in tutto e per tutto il ragazzo, che nessuno aveva allora  in casa, perché con il venir meno dei turisti, funzionando l’hotel oramai quasi solo come albergo a ore, era venuto a mancarvi di tutto e niente  a Mohammad era stato fatto ritrovare in hotel,  senza darsi pensiero a come durante dodici ore potesse  restarvi confinato da solo, senza il tempo  e il modo di  cucinare in  hotel o di rientrare a casa per farlo.
Quella notte Kailash sarebbe rientrato tardi, ed io non vedendolo neanche l indomani mattina, ho pensato che la notte fosse stato di servizio in hotel, dove lo ritrovavo l indomani mattina,  collerico più che mai, mentre gli chiedevo nel perdurare della sua assenza,  come potessi  provvedere ai suoi cari, o se dovevo raggiungerlo in hotel per recargli dei soldi-
“ Ora devo andare a Chattarpur- io credevo al servizio del padrone. Tu pensa piuttosto a Mohammad. Tu che non ti curiu dei nostri bambini, non hai mai soldi per loro. 1500 rupie  hai dato a Mohammad quando è tornato a Kanpur.
“Erano mille, e ti ho già detto che gli servivano per il vestito della festa di Id, alla fine del Ramadan, che nel fare questo ho pensato anche ad Ajay,  che gli ho chiesto se gli servivano vestiti,  e gli ho promesso di comperare i pantaloni per un matrimonio cui deve andare….”
“ Erano 1500, mi ha  confermato Adjet” il sovrastante di Mohammad, che gli aveva vociferato  quanto io e il ragazzo fossimo amici, più ancora amici di quanto lo fossimo io e Kailash..”
La linea è caduta,  la mia  resistenza mentale pure, e come un’ira del cielo mi sono precipitato all hotel dove Mohammad era al lavoro.
Nella Hall vi erano invece Adjet e il ragazzo cè di turno la notte, ed io allora, con la voce tuonante di una dea Durga infuriata mi sono avventato in male parole contro il sovrastante
“ Perché va a dire queste cose su di me e Mohammad proprio a Kailah? Con i problemi di cui soffre? Che ne sa delle rupie che ho dato a Mohammad per la sua partenza per Kanpur? Perché andargli a dire il falso anchew su questo, eh? Madarchod!
Un Madarchod che di lì a poco non avrei mancato di rivolgere in sua assenza neanche al padrone dell hotel Harmony dove lavora Kailash, quando non ve l ho ritrovato, ed il giovane di servizio alla reception mi ha detto  che il mio amico era ancora in Chatarpur, al servizio del proprietario
“ Lavora di giorno, non solo di notte,  per un padrone che non l’ha ancora neanche pagato, quel  madarchod!”
Un epiteto che al totale servizio del suo padrone, il ragazzo non avrebbe mancato di riferirgli, facendo più ancora invelenire Kailash nei miei confronti.
“ Ma sei matto,  ad avere agito così?” al telefono mi strigliava lo stesso Mohammad, di cui nella sua ambivalenza nei confronti del ragazzo si era servito Kailash, perché mi chiedesse perché avessi fatto quel gesto-  Vuoi  fargli perdere il lavoro così?”  Come  se certi lavori con ceti padroni fosse meglio trovarli che perderli, e per 4.000 rupie Kailash non potesse ritrovarlo ad ogni momento, per quanto è conosciuto come un lavoratore bravo ed onesto.
La sua telefonata mi raggiungeva in una stanza dove tutto era sottosopra,  come nella mia mente sconvolta,  in fretta e furia, sparsa sul letto ogni cosa che eccedeva,  avevo ammassato nei bagagli quanto mi serviva per una frettolosa partenza, non mi ero ancora deciso se verso località vicine,  o Delhi,  dove restare fino al rientro in Italia il 4 di luglio,  da una casa e da una famiglia  che cercavo di non sentire più miei,  dicendo addio a un Chandu che non trovava parole nel suo tramortito incanto.. A 64 anni in Mohammad avevo trovato l’amore di un ragazzo meraviglioso, che mi  radicava in un villaggio dove al di fuori di Kailash  e della sua famiglia, ritrovavo un’anima con cui potevo parlare di tutto, in felicità assoluta, senza che venisse meno il mio amore per Kailash trascurando certo i banbini come non avrei dovuto- che tutti quanti insieme non mi cercavano però quanto ogni giorno Mohammad, e Kailash anziché esserne felice perché ne ero felice, e vitalizzato, perché  così si rafforzava il mio insediato continuativo in Khajuraho,  venuto inevitabilmente meno l interesse per i suoi templi,  lo stesso Kailash che pure con Mohammad aveva gentilezze e cortesie uniche, che al padre del ragazzo con il proprio autorickshaw aveva fornito una prospettiva, con me che ogni giorno lo provvedevo di tutto, con la famiglia,  mi riservava odio e crudeltà mentale  mentre ossequiava e serviva ogni giorno un padrone che lo trattava da bestia e nemmeno ne retribuiva il lavoro!


 Più volte mi ero recato nei negozi del centro del villaggio per iniziare a reperire le scatole dove impilare i miei libri,  che avessi lasciato la casa per sempre, avrei depositato nello stesso  magazzino, di Abbaz,  dove era già  finito il mio ufficio così bello.
Di rientro a casa per essere di nuovo di lì a poco al lavoro a sua volta in hotel,  incrociavo Ajay, che al mio ! Ajay me ne vado” non trovava  altro modo di rispondermi “ You can go”, come non appariva di certo sgomenta Vimala, la meravigliosa Vimala, che sa accudirmi ogni giorno con il più attento e delicato e premuroso riguardo.
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