sabato 24 giugno 2017

Templi in granito dei sovrani Chandella

I templi in granito realizzati dai Chandella nel territorio  del Jejakabund, l’attuale Bundelkand, all’inizio e durante l intero corso dell’esercizio della  loro sovranità, sono di rilevante interesse  già  in quanto  rispetto ai templi in arenaria che vennero edificati nella loro capitale religiosa- Khajuraho, prossima alla  località di irradiamento originaria del loro potere-  e nei principali centri della dominazione successiva- Ajaygarh, Kalinjar, Dudhai, Chandpur,- il succedersi della loro edificazione in un materiale più umile e meno lavorabile in forme e rilievi statuari ne fece le manifestazioni monumentali di uno stile di provincia  che se ne differenziava . Ma ancor più saliente è che essendo gli unici templi originari dei Chandella,  pur nella loro evoluzione consentono di cogliere col massimo nitore il fissarsi dei tratti, che nella loro continuità, verranno  caratterizzando il differenziarsi stesso della loro arte templare complessiva rispetta a quella antecedente. Inoltre grazie ad essi si può intendere meglio quali innovazioni ulteriori faranno assumere una discontinuità maggiore ai templi in arenaria che di tale arte templare sono l’acme,  in assoluto quelli di Khajuraho, pur nella ripresa iconografica,  che l’arenaria in essi consentiva, di aspetti statuari fondamentali dei templi hindu antecedenti.
Procedendo nella disamina  in elevazione dei templi in granito d’epoca Chandella, è dato di rilevare che solo il  Nag mandir di Mau Suhanya presso Dubhela, nel distretto di Chhatarpur, Madhya Pradesh, come nel vicino tempio Chausat Yogini, che invece è  in arenaria presenta  un basamento che  sorge direttamente sul suolo, così come  si riscontra  nei templi  antecedenti, situati nell India centrale circostante,  dei sovrani Pratihara da cui i Chandella si emanciparono assogettandoli,  il cui modello esemplare, che si ritroverà ripreso dai Chandella solo nei templi minori laterali dei complessi pentatemplasri phanchayatana, costituiva dall’ VIII secolo la tradizione vigente nell’area. Invece in ogni tempio in granito che i Chandella fecero edificare, il basamento si staglia sempre su una propria piattaforma o jagati, come altrimenti, nei territori che furono dominati dai Pratihara di Kannauj è dato di riscontrare solo nei templi di Nagda e di Osian, nel lontano Rajasthan-
Tale scabra piattaforma appare priva di ornamentazione ed è  costituita di più piani di lastre, se si eccettua quella di un imponenza gigantesca del Chausat Yogini mandir di Khajuraho, che è un ammasso colossale di pietre rocciose.
Tra i templi in arenaria solo il Gantha mandir  di Khajuraho, non che il tempio presso Harpalpur nel distretto di Mahoba, Uttar Pradesh, sembrano far eccezione a tale sopraelevazione, ma insieme con la loro comune matrice jainista, e non hindu, va rilevato che il tempio Gantha  di Khajuraho come parzialmente il vicino tempio jainista Parshavanatha  appare interrato nelle sue  fondamenta., e la sua  jagati sommersa sotto cumuli di macerie, in ammonticellamenti di sedimentazioni storiche  ( “ cultural mounds”) che caratterizzano l’area ( K. Deva, 250-51).
Il tempio vero e proprio in granito,  come tutti quelli d’epoca Pratihara,  essi di immancabile splendore pur nelle forme più minute, e al pari di tutti i successivi templi in arenaria  si compone quindi del suo basamento, con la novità sostanziale- che se si eccettuano i templi di cui si è detto precedenti  di Mau-Suhanya e quello che la tradizione vuole vi ha tramandato istituito in onore di Ganesha, per altro interrato-,   tale basamento non è mai costituito dal solo vedibhanda,  nella sua successione di kura, kumba e kalasa, come si configura  nella quasi totalità dei templi Pratihara, eccezion fatta per il Jarai Math splendido di Barwa Sagar, ma presenta almeno altre due modanature,  oltre il kharasila.
E’ così, minimalisticamente, per il  Chausat Yogini Mandir ed il tempio Lalguan di Khajuraho come per il Tempio Shiva di Dauni ( Doni), nel distretto di Chhatarpur,  ad una ventina di chilometri da Naogong,  in quanto nei due templi di Khajuraho oltre il kharasila precedono il vedhibanda solo un jadhya kumbha ed un pattika,  che nel tempio di Lalguan è ornata da un abbozzo di takarikas superiori,. Tali modanature sono intervallate dal recesso di un antarapatta nel Chausat Yogini Mandir,  .
Nel  tempio di Sijari, nel distretto di Mahoba, , tra due pattikas fregiate di takarikas, fa forse la prima comparsa tra i templi Chandella la modanatura di un karnika, ignota ai templi Pratihara, in cui solo il Jarai Math sembra presentarne una tornitura anticipatrice,. In precedenza nei templi Chandella un karnika aveva fatto sì la sua comparsa in quello di Lalguan. ma non nella conformazione del basamento,  bensi in luogo dell’amalaka quale  prominenza inferiore dei capitelli barhani  che sono ora  il solo residuo superstite del portico che precedeva la cella del santuario.
I templi di Urvara, Rahila e Makarbai nel distretto di Mahoba, e quello delle Chausat yogini di Doni, che le cronologie vigenti vorrebbero tra loro differire di secoli, mostrano pressocchè l’identico ordine di successione  delle modanature. Esse, come nel loro svolgimento meraviglioso  che compare nei templi in arenaria di Khajuraho  sviluppano già l’adhishthana nella successione di bitha e di pitha, di zoccolo e plinto, prima del podio del vedibhandha che già era assolutamente  canonico nei templi Pratihara. E’ un’innovazione che rispetto al  fedele che nei templi di Khajuraho compia la pradakdshina esterna innalzerà grandiosamente le pareti e la  mole incombente del tempio nel suo apparato statuario, tanto più che nei templi maggiori sandhara vi saranno  sopraelevati gli  stessi balconi  dei transetti.
Nei templi ad essi antecedenti in Khajuraho e nel Bundelkand circostante, l impiego del granito in luogo dell’arenaria  consente le  modanature di kapotas,  jadhya kumbas, karnikas e pattikaa, mistilinee, mentre vi preclude /esclude quelle di grasapattikas di kirtimukkas, e vi  ingenera il profluvio di rombi floreali diamantini e di rosette, la cui ricorsività è variata da jalaka pattern nei kura dei vedibhanda , così come nei corsi sottostanti ai vedikas delle pareti laterali e alle trabeazioni,mentre ne preclude ogni ornamentazione lotiforme.
Il loro ordine di successione vi è il seguente, con una differenziazione nel tempio di Makarbai che concerne solo le prime due modanature dello zoccolo, entrambe decorate a rombi. Il basamento iniziale del bitha, o zoccolo, consiste di tre modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata o di rombi floreali diamantini o di una cordonatura   circolare  intermedia e aggettante  . O Isolati o alternati a rosette, essi sono il motivo ornamentale che pervade tutto il complesso dei due edifici di culto gemini, in compresenza con le orlature di pattikas e kapotas, di gagarakas inferiori e di takarikas sovrastanti, e sono variate solo da reticoli-jalaka e palmette, che secondo un’istanza invalsa già nei templi Pratihara, sono il fregio di prammatica del primo corso delle trabeazioni
Sullo zoccolo si stagliano inconfondibili le conformazioni ulteriori del plinto, o pitha, composte di un jadya kumba , un karnika intermedio , un kapota  che lo rinserra alla stessa stregua del  jadhya kumba, che parimenti al pari è ugualmente ornato di gagarakas e di takarikas, e in cui ugualmente pure ricorre un fregio di rombi. floreali diamantini alternati a rosette
Quindi si susseguono le modanature del podio, o vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo del jalaka pattern, un kumbha con madhya banda fregiata di takarikas frontali,  la cui fascia intercorre tra rombi e stilizzazioni dell’abbondanza di vasi floreali, un kalasa decorato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato a sua volta da kapota e da pattika, ambedue abbellite con un fregio di rosette e rombi diamantini e con gagarakas inferiori, il kapota anche con takarikas superiori.    ************************************************
All’altezza della proiezione centrale dei badhras dei templi, tra la seconda modanatura dello zoccolo e il vedibhanda nei templi delle Chausat yogini di Doni, e di Vyas Badhora si erge una nicchia che conteneva una statua , preludendo alle nicchia semplice o alle due edicole ( in Vyas Badhora)( o in  Baragaon, nel distretto di Tikamgarh, Madhya Prradesh ) che compaiono nel badhra. Rombi floreali diamantini ricorrono nel corso intermedio della decorazione dei pilastri badhrakas** e lungo lo stipite inferiore di tutte quante le nicchie.
Jangha

 Nei primi templi Chandella  in granito- il Chausat Yogini mandir e i templi Lalguan e Brahma di Khajuraho, il tempio di Shiva di Doni, i templi in Mau Suhania e Dhubela - le pareti del Jangha secondo il canone pancharatha, appaiono nettamente  scandite in proiezioni di rathas, ma esse sono . spoglie di ogni ornamentazione in rilievo, e il  solo motivo ornamentale è  il ricorso di uno o più  pattikas che in tutta lunghezza fungono da bordi,  o  che  nelle guise di un madhya banda separano in due settori orizzontali  il jangha del tempio
Nel  tempio di Sijari, in pareti lisce,  ma scandite  dal pattika di un simile madhya banda in due settori, subentrano sia pure i soli pannelli di rombi e pentagoni.
Ma è già nel Chausat Yogini mandir di Doni, nei templi gemino shivaita di Vyas Badhora, in quello Rahila presso Mahoba ed in quello di Makarbai che le proiezioni del santuario e del vestibolo si fanno pilastri ornamentati in una o due sezioni, ( ciascuna delle quali inquadra che inquadrano ciascun un  l’ingrandimento di un rombo floreale diamantino ingrandito, come avviene  nelle nicchie del badhra centrale  o della kapili dell’antarala, che  invece nei templi Chausat yogini di Doni e in quello Rahila è ipotizzabile che albergassero statue.)
Tali pilastri-rathas si elevano oltre un kapota, insito tra due recessi, anch’esso bordato con takarikas e gagarakas, e decorato frontalmente di rosette alternate a rombi floreali diamantini. che in Makarbai è  il kapota  stesso che conclude il vedibhanda. Essi sono costituiti da unica sezione, tranne che nel ad eccezione del tempio di Vyas Badhora ove un ulteriore profondo recesso intermedio prelude a una seconda sezione minore superiore del pilastro. Ad  essa , alla quale ugualmente corrisponde una ulteriore nicchia del badhra, laddove  è una soltanto negli altri templi, in conformità con il numero delle al pari delle sezioni dei rathas.   La sezione unica dei templi Rahila e di Makarbai   e quella primaria in Vyas Badhora sono ripartite da un madhya banda negli inquadramenti di due rombi floreali diamantini enfatizzati dal loro  ingrandimento. A profilare inizialmente tali sezioni è un kapota che replica quello soggiacente ai rathas, sia nei gagarakas penduli che nella serie di rosette e di rombi floreali diamantini che l’adornano. Tale ornamentazione, tranne che nel ad eccezione del tempio di Doni,  a) è replicata nel madhya bandha della fascia è il pregio intermedia della sezione di ogni ratha,eccezion fatta per la seconda di tali sezioni  nel tempio di Vias Badora, che non abbisogna di madhya banda perché di rombi ne inquadra uno soltanto,    e b) è ripresa nella modanatura conclusiva della prima di tali partizioni,  laddove  nel tempio di Vyas Badhora la seconda sezione è terminata da una sorta di kumba liscio che ambo le sezioni e in quelle duplice nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un kumba( o kapota?. Tale fascia intermedia ripartisce a sua volta la sezione  del pilastro nelle specchiature in makarbai , Vyas Badora, quanto alla prima sezione, Rahila, di soli rombi diamantini, riducentisi a uno solo in Doni. Rombi ancor più dilatati di quelli dei rathas laterali e d’angolo sono di stanza negli stessi badhras, e come si è già notato visto che vi ricorrono nei loro stipiti e nei pilastri badhrakas, ove figurano alternati a rosette, tra i gatha-pallavas di due vasi dell’abbondanza.
Nicchie simili , cui ne susseguivano altre ai lati del frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza tra badhra e kapili dell’ antarala, nella loro eminenza devozionale che risale ai templi Pratihara, e che si ritrova nei templi Chandella di Khajuraho, come nei templi Kalachuri e Kachchhapagatha
( Nota Che nei templi Rahila e di Makarbai i janghas presentano rathas la cui sezione in fasce sia di rombi che di rosette intervallano rombi diamantini incastonati , benché un recesso non intercorra a sezionare il pilastro in più segmenti,è’ una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Baragaon nel distretto di Tikamgarh, una trentina di km più a sud, un tempio di transizione di estremo interesse: simile nella pianta ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, è di essi più sviluppato per la elaborazione dell’adhishthana in uno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika. Oltrechè l’articolazione dei rathas, incrementa inoltre le sue similarità con i gli altri templi in granito del periodo Chandella la ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas di ogni ordine e grad, quasi che i templi in granito fossero diventati modelli di spoliazione ornamentale anche per quelli in arenaria di capitali periferiche quali Chandpur, Lalitpur
In esso come nel tempio di Vyas Badhora due sono le nicchie del badhra, mentre una soltanto è quella dei templi Rahila e di Makarbai, in corrispondenza sia di pilastri e di una parete meno elevati)
Quanto resta dell’elevazione superiore lascia intendere che come nei templi di Vyas Badhora, Mahoba e Makarbai lungo le pareti del jangha. oltre un kapota insito anch’esso tra due recessi, ugualmente bordato con takarikas e gagarakas,e decorato frontalmente di rosette alternate a rombi floreali diamantini nelle vestigia di pilastri si dipartissero proiezioni divise in varie sezioni che inquadrano un rombo diamantino. Esse sono , profilate inizialmente , come nei templi antecedenti, da un kapota che replica quello soggiacente ai rathas, sia nei gagarakas penduli che nella serie di rosette e di rombi floreali diamantini che l’adornano., e che è replicato a conclusione della sezione da una fascia più dilatata.
Nel Chausat Yogini Mandir , come negli altri due templi superstiti di Dauni, ugualmente i pilastri badhrakas presentano fasci di rombi e rosette tra i due vasi dell’abbondanza.
Con i rombi e rosette similmente gli altri motivi ricorrenti sono solo le jalakas, a staccare dal basamento il corso di vedikas costituiti di brevi pilastri badhrakas, e le palmette e gli ardharatnas con cyui esordiscono i rilievi delle trabeazioni.

Riassunto parziale Si tratta  dunque, per quanto si è finora rilevato dei templi in granito d’epoca Chandella,  per lo più di templi che in conformità con la disponibilità e la difficoltà di lavorazione del granito, mentre dei templi maggiori in arenaria dei Chadella anticipano l elevazione su una piattaforma e l’ampliamento dell’adishtana in zoccolo, plinto e podio, con la novità del karnika, e l’esclusione del grasa pattika e del motivo  del fiore di loto e delle volute, ravvisabili queste ultime solo nella piattaforma del tempio Rahila,  mentre si spogliano di ogni ornamentazione esteriore e di ogni icona degli dei hindu,  tranne che nelle nicchie inferiori sovrapposte all’adhishtana, ai lati degli ingressi dei portici e nei portali  d’accesso al garbagriha, grazie ad inserti statuari in arenaria. Rispetto agli antecedenti templi Pratihara, che verranno riesumati alla perfezione in quelli minori dei complessi panchayatana di Khajuraho, ciò  comporta la perdita delle eminenza devozionale esterna delle statue delle nicchie di badhra e di antarala,  della installazione di dikpalas nelle proiezioni d’angolo, i karnas, di apsaras e ninfe celestiali varie nelle pratirathas intermedie, il che, con il venir meno di ogni esterna pradakshina., ne fa elementi tutt’altro che imprescindibili in un tempio hindu.

Verandika


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