Quando tre giorni
fa Kailash mi ha detto dell’incidente che gli era capitato sul tuk tuk
solo un’ora prima, mentre in lui
prevaleva ancora il sollievo di avere evitato il peggio, avrei voluto farmi a
pezzi dalla disperazione, per il destino
avverso che sembra frustrare ogni nostro
sforzo, per la sfortuna che a Kailash non concede
tregua, non lasciandogli la soddisfazione neanche, con il suo tuk tuk, del guadagno esiguo di mesi e mesi di lavoro, che l’incidente in
un istante aveva dissolto con i suoi costi.
“ Com’è stato
Kailash, dimmi...”
Da quello che ha
dovuto ripetermi, a più riprese, ho inteso che lunga la strada che correva
diritta da Bamitha a Khajuraho, mentre da solo rientrava lentamente , era
sopraggiunto un altro autorisciò alle sue spalle, guidato in tutta fretta da un
conducente scriteriato che voleva
raggiungere quanto prima dei viaggiatori
che lo attendevano in Khajuraho, nella giornata di gran traffico perché era un
giorno di festeggiamenti in onore di Shiva. Si era fatto largo strombazzando “
pip... pip... pip...”, Kailash frastornato si era volto in sua direzione
scansandosi, per ritrovarsi già contro un albero di mahua quando si è rigirato.
“ E qello si
è arrestato, a soccorrerti?”
“ Si allontanato ancora più in fretta...”
L’intero vetro
davanti era in frantumi, era da aggiustare la capotta in più punti, forse
occorreva il ricambio della parte gialla ammaccata e storta del muso anteriore
“ Ma io sono salvo, non c’era nessun
passeggero, l’autorisciò va ancora bene...”
Sapeva di un
altro incidente capitato quello stesso giorno all’altezza dell’aeroporto, in cui era andato sfasciato l’intero
veicolo, un’ulteriore incidente, di cui
mi ha detto oggi, era capitato presso il villaggio della moglie, e le conseguenze erano state che una ragazza si era infortunata a una gamba.
La polizia era
intanto presente per dei rilievi e per scattare fotografie, mentre Kailash stava
discorrendo con l’agente presso il quale
aveva acquistato il tuk tuk, al quale l’ho pregato di chiedere quali rischi
coprisse la sua assicurazione. Anche così, cercavo di evitare che la mia
esasperazione spaventata di finire travolto dalle conseguenze giudiziarie di un
incidente più grande, trovasse nell’amico sfortunato un suo miserabile sfogo .
“ Kailash, non ho avuto esperienza , in tanto viaggiare
per l’I india, di incidenti gravi in autoriscio. Solo in città, qualche urto...
non sapevo che potessero verificarsi in pochi mesi in tale numero, solo in Khajuraho... anche la
settimana scorsa il conducente di tuk tuk che è anche lui barbiere di casta...”
Ma con l’avvento
della sera, per il fatto che dopo avere condotto il tuk tuk in officina mi
aveva tagliato fuori dalle decisioni
sulle riparazioni in atto, o ancora da compiere, che volesse fare tutto
di sua testa, avendo già messo in conto allo stesso tempo che fosse tutto a mio
spese, avrei trovato modo nel mio
dissesto interiore di sfamare il dolore avventandomi
sulla sua inermità disgraziata,
ritrovando la via del cuore e dell’amore solo il mattino seguente.
Ho anticipato ad
Ajay quello che gli avrei detto” Il tuk
tuk è anche un mio problema. Chi paga, ora?
Può farlo da solo papà? Ma deve decidere con me”
“ Lo so, I know”
mi rispondeva Kailash con tono remissivo e dolce.
Il tuk tuk era in riparazione in un’officina di
Khajuraho, forse poteva bastare farsi
inviare da Chattarpur solo una secondo vetro anteriore, era fortemente probabile che si potesse
conservare la parte superiore del
muso davanti, bastava solo ripararla e tinteggiarla, per il momento si
poteva fare a meno anche di sostituire la capotta. Ma al pomeriggio quando l’ho
risentito di nuovo il suo umore era di nuovo e ancor più sconvolto. Era Chandu,
il nostro Chandu, ora la ragione della sua disperazione più grande.
“ Oh, come sono sfortunato, “ what bad life!. Il raffreddore gli è passato di dentro, sentissi
come fa fatica quando respira… il buco che ha sopra lo stomaco va su e giù”
Ho cercato di non
perdermi d’ animo, sconvolto, perchè l’amico conservasse la lucidità mentale,
prendendosi la massima cura di Chandu senza angosciarsi...
“ Kailash, non
farti problemi di denaro, se non ce la facesse più a respirare, portalo all’ospedale cristiano di Chattarpur.
Contatta qualche conducente di taxi per questo... Quante rupie hai in casa? “
“ Solo settecento”
“ Non importa.
Pagherai domani. E il dottore da cui sei
stato, che cosa ti ha detto? Gli hai chiesto se devi portarlo in ospedale?
“ Ha detto che
non ce n’è bisogno. Ma che ci vuole tempo perché guarisca. Una settimana, almeno.
Aspetto a dare Chandu lo sciroppo del medico, e poi vediamo. Sai dirmi di che
si tratta”
Era del Kofarest
, stando allo spelling, dal che ho capito, trovando in internet di che genere
di medicinale si trattasse, che Chandu,
il nostro Chandu, era affetto da bronchite.
Benché spasimasse
a respirare, poteva muoversi e giocare, ora anche rispondermi al telefono,
trovare di lì a poco il sonno.
Che Kailash
vigilasse attento sul suo sonno,
evitandogli le correnti d’aria di ventilatori, assicurandogli acqua di
bottiglia a temperatura ambiente. Io intanto,
dato che l’ora ancora lo consentiva, mi sarei affrettato a fargli avere
denaro per l’indomani mattina, per il tramite della Western Union.
Ho dovuto vincere
le sue insistite resistenze, avrebbe preferito fare ricorso piuttosto a quanto
gli era rimasto depositato in banca. Ed
ho allora inteso che mi aveva tagliato fuori perché non voleva ricorrere al mio
aiuto, che fino a quel momento aveva avuto
solo in mente di fare ricorso al prestito altrui.
Il crollo della
rupia indiana quindi avrebbe reso per me meno oneroso l’aiuto in euro,
l’indomani mattina l’avrei sentito allegro, l’amico, con le rupie già in tasca
e le riparazioni che procedevano per il meglio, ma al ritorno dell’incontro nel
Parcobaleno con Vandana Shiva, per
sentirne durante il festivaletteratura in corso in Mantova, avrei
udito con sgomento una sua voce cupa
e sorda d’odio, quando caduta la linea
mentre mi stava rispondendo Ajay, ho
ritrovato lui al telefono quando ho richiamato.
Alquanto io
perplesso, ad Ajay stavo chiedendo perché mai, per conto della madre, mi
avesse domandato più volte quanti soldi
avessi inviato al padre.
“ E’ per
comperarsi una collana d’ oro, che te lo ha chiesto”, mi ha risposto in sua
vece Kailash, torvo d’odio per la
moglie.
“ Ho fatto un
incidente, ho perso tutto quanto ho guadagnato con il mio tuk tuk, avrei perduto
anche tutto ciò che ho in banca senza il
tuo aiuto, Chandu è malato, e lei vuole del denaro per una collana d’oro...”
Non fosse per
Ajay, Poorti, Chandu, avrebbe voluto
porre fine alla sua vita a seguito di una moglie del genere, sgradita a tutti nella sua rozzezza analfabeta, che non lo rispetta come marito, gli si rivolta
nel letto come un animale senza volerne sapere, quando le chiede di fare sesso,
ogni tre, quattro settimane...
Era tornata a
picchiarla, ma solo prendendola a calci, mi ha assicurato.
Si ricordasse
ch’era la madre dei suoi figli, del suo lavoro in casa, che a lei che lascia il denaro, del cuore con cui
si era tra noi interposta, dissennati, mente i nostri bambini scoppiavano in
lacrime...
Un anticipo della sua avversione erano state le accuse
rivooltele il giorno avanti per la malattia
contratta da Chandu “ Aveva già lo stesso disturbo e glielo ha trasmesso con il
suo latte, tutto il giorno lo lascia nell’acqua, sempre in acqua, acqua, acqua...”
Intanto,
acquietando Kailash, avevo fatto di Ajay il messaggero della mia risposta alla
madre, in tutto e del tutto negativa.
Avrei inteso già
oggi, al finire del giorno, perché Vimala nelle circostanze più proibitive, ugualmente ambisse tanto sconsideratamente
o insulsamente a una collana d’oro. Era il giorno che portava a compimento
il Krishna Janmashtani, durante il quale
le donne del Madhya Pradesh, dopo la veglia notturna, in cui compiono la puja, si raggruppano insieme per onorare la nascita di lord Krishna, come si farebbe presso una puerpera alcuni giorni dopo i
travagli del parto, digiunando sino alle ore quattro del sorgere del sole del
giorno seguente, che in India sono ora
già trascorse.
Era anche il compleanno di Kailash, ma lui non aveva voluto festeggiarlo, non aveva voluto comperare
neanche un dolcetto che allietasse i bambini insieme con lui.
“ Kailash non
devi volerti così male. Non essere come me.
Ti prego”.
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