lunedì 5 ottobre 2015

Di un quarto bigliettino di Gino a commento di una mia poesia ( e di uno ulteriore)

" Each man kills the thing he loves" riscrittura
Di un quarto bigliettino di Gino a commento di una mia poesia ( e di uno ukteriore)
La mia paura di espormi in ciò che reputavo il meglio di quanto scrivevo, perché un giudizio critico negativo non mi stroncasse nei limiti palesatisi per me insormontabili in quanto li denunciavano ancor più spietatamente i miei raggiungimenti più alti, nei loro esiti di conseguenza mancati, mi indusse a consegnare a Gino dei componimento quale quello che segue, che inesorabilmente avrei poi declassato ad Esercitazione. Gino vi ravviso acutamente una novità nella sospensione che vi accade del tempo, di un tempo che era in realtà il tempo della desolazione di una vita dei sensi e intellettiva caduta nell’inedia perché senza speranza, quando un’apparizione , una riesumazione di trascorse esperienze la rieccita, ne risveglia la brama. In effetti la perimetrazione dell’ammattonato è una cattura dell’istante, come intese benissimo Gino, in quanto ne finisce subito irretito nell’ordinarietà mortificante della quotidianità, Ciò che quindi si itera in modulazione di frequenza , di cui chiede Gino il chiarimento, con il ristabilimento del principio di realtà e la desistenza, che ne consegue, che induce la mente a quieta rassegnazione ( “ il ritorno del feedback”), è il destino che si prefigura all’assecondamento del richiamo, l’uccisione possessiva dell’anima amata ( l“ each man kills the thing he loves" di Wilde- Fassbinder), che ha il suo corrispettivo nella gelosia assassina di due personaggi d’opera come Otello ed il don José della Carmen.
Di ciò che suscitò l’immaginazione di questo testo poetico, mi soccorre solo il ricordo della psicologia archetipica di Hillman e di Images di Altmann. Sullo sfondo Montale, of course, e i suoi correlati oggettivi della desistenza a vivere.
Il cielo che gravita converso in acqua
Il cielo che gravita converso in acqua.
Nelle tenebre, insostenibile,
il calice in frantumi
sopra la tavola. Entro un intarsio nelle Menti
la figura ad irricomporsi dell'Unicorno,
il gioco della chiave oramai smarrito
nella successione vana dei tentativi.
Soffermatasi la pioggia,
quando è un'irruzione nel verde
tra l'umido che gocciola.
Entro la gola
un grido rabido che sale...
Alla favilla
riscaturendo dall'ombra a perimetrare lo sguardo
il grigio scalfito degli ammattonati.
Finch'é il ritorno del feed-back.
Sulla modulazione di frequenza inalterata
Otello chiede a Desdemona un altro bacio ancora.
E se rimoduli
è don José che riassassina Carmen adorata.
Il commento di Gino Baratta
“ Scopro una novità nella sospensione del tempo. O meglio, nell incombenza di un attimo. Di un attimo che mi pare tu voglia dilatare, espandere, anche se la perimetrazione ne assicura allo sguardo la cattura.Dentro l’attimo, dentro una sua immobilità irrompe e trascorre un volo? E la sua iterazione in modulazione di frequenza? E di nuovo: se si rimodula?"
Da un altro bigliettino o pizzino risulta che ebbi a consegnare a Gino una seconda stesura del testo poetico, il cui ampliamento solo in parte si è conservato nella versione definitiva , o comprendeva immagini che ricorrono nel suo testo che ho or su allegato, ma che non aveva fatto ancora la loro comparsa nella .redazione del testo cui si rifaceva la nota di gIno antecedente. Egli vi riscontrò una ulteriore componente parnassiana, oltre a quella liberty , già attestata , per il ricorso a un immaginario mitico intessuto di menti, unicorni, decani di cui si persero poi le tracce.La sospensione del tempo , già rilevata da Gino nella più breve versione precedente del componimento, nella sua redazione più vasta del componimento finiva per corrispondere a un movimento "verso il pacato,verso il silenzio" concluso dal punto
A tale versione più estesa avevo allegato un mio componimento breve, una mia " briciola", come gli avevo detto e gli era rimasto impresso, che forse corrisponde, non ne sono sicuro, a uno dei testi che allego,. In esso Gino credette di ravvisare il procedere della mia intuizione poetica: " da un baleno, già in se concluso, far emergere una situazione più espplicita, più arricchita, dunque
Più non infierire
Più non infierire
nel cuore d'altri.
Che i tuoi giorni
almeno siano cenere
d'insfiorati petali di rose.
Nell'ora che si eterna in te la stasi
Nell'ora che si eterna in te la stasi
v'é chi riferve di un'attesa,
v'è chi gode di un suo angelo
nell'ora che in te ricade la rinuncia.
E mentre tanta inedia torna ad infrangerti ( spezzarti) (stremarti),
vi è chi in suo godimento o in una preghiera a un dio
teme una morte che tu solo brami.
E' ogni bellezza solo il principio di ogni tormento
E' ogni bellezza solo il principio di ogni tormento,
il deserto il termine di ogni brama.
Un petalo ( di rosa) il residuo bene.
E tu non gualcirla, incauta,
la sua delicatezza che ti sospira.
Nella nebbia è un sogno di che trepidi
Nella nebbia è un sogno di che trepidi.
Se già credulo lo miri,
tu solo lo disfiora
di morte quel tremulo incanto.
Eppure ti ho richiamato, mio delicato essere,
Eppure ti ho richiamato, mio delicato essere,
nel vuoto illimite del mio solo amore.
Che un angelo segni ora il termine
che mi è invalicabile.
Crepitando nella mia estinzione
fiamma che di te divampi solitaria,
se luce non splende ch'entrambi riarda.
Già nell'attimo, astanti,
Già nell'attimo, astanti,
che tremanti ci si porge,
già sgomenti ci ritrae
nei più delicati sguardi
il tremendo che palpita.
Così a te solo assisto
in me dissolto a desiderarti inerte.
1983
il bigliettino di Gino
Nell'ampliamento della redazione trovo la conferma del movimento già notato nei primi versi tuoi: dall'alto verso il pacato, verso il silenzio che coincide col punto. Grazie all'ampliamento non solo si accentua la componente liberty, ma il tutto, mi pare, assume cifre vagamente parnassiane. Certe figure, precedentemente implicite, sono affiorate: le Menti, l'Unicorno, soprattutto i Decani.
Preferirei. " tra l'umido che sgocciola" a "tra l umido che sgronda". sgronda è assai connotato, mi sembra
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Quella che tu chiami briciola, io la leggo come germe, pieno di presupposti, di premonizioni, ma mi pare, se ho capito bene, che sia il tuo modo di lavorare: da un baleno già in se conchiuso, far emergere una situazione più esplicita, più arricchita, dunque.

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