Un sesto pizzino di Gino per una mia poesia
Anche il componimento poetico su cui verte tale pizzino, è tra quelli che trasmisi a Gino che con una eccessiva spietatezza ho poi retrocesso a Esercitazione . In esso, come egli colse acutamente, l uso dei gerundi e dei participi connota un esistere desertico impietrito ed inerziale, assestatosi a remota distanza dagli accadimenti nel tempo, di cui pervengono solo i suoni attutiti e i resti atroci di un' inesausta violenza. Egli ben rilevò, sempre focalizzando le forme e i modi verbali, il prevalere con l'uso " forte" di essere del presente inattivo di chi si limita ad assistere, giacchè anche ogni incanto gli si leva già morto nell infinità cosmica del tempo. Delle allitterazioni ed assonanze che arricchiscono il testo, rilevò a nome di tutte le altre quelle iniziali, in un testo poetico che le fa evocative di ogni suggestione immaginabile possibile di un immaginario arabico-islamico. Tra le voci poetiche ispiratrici, Borges e Montale ( gli ultimi versi)
Oltre le sirti e i golfi lapidici
Oltre le sirti e i golfi lapidici
Oltre le sirti e i golfi lapidici
ove non è più brezza di vita,
che il mare abbrivii,
ombre d'ombre siamo fra antiche pietraie. Al limitare
ove arde un deserto infinito
nella luce totale. E la notte
é un'ombra nuda sotto le stelle.
Gli esodi e le transumanze
risolcando lontane
carovaniere. Non più la vita nel vento che le voci remote
di ladri di tombe e d'assassini,
le sole serpi
che fischiando s'annidano
in orbite vuote;
ancora torcentisi, implacate,
due mani mozze
gettate di corsa.
Ogni notte
la falce della Luna in un cielo di zaffiro
vi risorge nel silenzio d'inerti forme.
E il giorno é turbine
d'arida sabbia. Se cessa,
ove equorei brillano solo i fatati miraggi
di colombe e farfalle tra minareti.
In tanta rena di vane visioni
eppure persistono le spore dischiuse.
Mentre il vento che reca le voci di fonti
è il vortice che fa polvere gli astri.u
Commento di Gino Baratta
Se sono versi lontani, vi trovo premesse che avranno risposte in seguito. Anzitutto nell’uso verbale del gerundio o del participio: risolcando” “ fischiando”, “torcentesi”, “implacate”. Mi sembra che proprio queste modalità del verbo abbiano più rilievo rispetto ad altre più narrative: “arde”, “risorge”, “brillano”, ecc. Così sono già presenti certe allitterazioni e consonanze- Prendo solo l inizio. “oltre le sirti”, “brezza..abbrivii”. Così mi sembrano valide certe presenze improvvise ed inattese
Due mani mozze
gettate di corsa
L'uso del verbo essere in senso forte “ove più non è” “si è” “ il vortice è della morte degli astri”, un tale uso mi sembra segnare la cifra o il procedimento di uno sguardo che assiste, che rileva e non commenta e descrive mai. Questo mi sembra importante.
ove non è più brezza di vita,
che il mare abbrivii,
ombre d'ombre siamo fra antiche pietraie. Al limitare
ove arde un deserto infinito
nella luce totale. E la notte
é un'ombra nuda sotto le stelle.
Gli esodi e le transumanze
risolcando lontane
carovaniere. Non più la vita nel vento che le voci remote
di ladri di tombe e d'assassini,
le sole serpi
che fischiando s'annidano
in orbite vuote;
ancora torcentisi, implacate,
due mani mozze
gettate di corsa.
Ogni notte
la falce della Luna in un cielo di zaffiro
vi risorge nel silenzio d'inerti forme.
E il giorno é turbine
d'arida sabbia. Se cessa,
ove equorei brillano solo i fatati miraggi
di colombe e farfalle tra minareti.
In tanta rena di vane visioni
eppure persistono le spore dischiuse.
Mentre il vento che reca le voci di fonti
è il vortice che fa polvere gli astri.u
Commento di Gino Baratta
Se sono versi lontani, vi trovo premesse che avranno risposte in seguito. Anzitutto nell’uso verbale del gerundio o del participio: risolcando” “ fischiando”, “torcentesi”, “implacate”. Mi sembra che proprio queste modalità del verbo abbiano più rilievo rispetto ad altre più narrative: “arde”, “risorge”, “brillano”, ecc. Così sono già presenti certe allitterazioni e consonanze- Prendo solo l inizio. “oltre le sirti”, “brezza..abbrivii”. Così mi sembrano valide certe presenze improvvise ed inattese
Due mani mozze
gettate di corsa
L'uso del verbo essere in senso forte “ove più non è” “si è” “ il vortice è della morte degli astri”, un tale uso mi sembra segnare la cifra o il procedimento di uno sguardo che assiste, che rileva e non commenta e descrive mai. Questo mi sembra importante.
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