giovedì 10 dicembre 2020

In Campagna elettorale per le Comunali di Mantova 11 settembre 2020

Signor Direttore, Davvero non capisco chi trova di uno squallore allucinante il confronto elettorale delle comunali di Mantova. In periodo di propaganda si può forse dire la verità che sia scomoda, che in tempi di smart working e di e-commerce, tanto per cominciare, ricommercializzare turisticamente Mantova è realistico come ripopolare di contadini le campagne'? Che in questi tempi di crisi epocale i trasferimenti di milioni di euro senza produrre ricchezza, o contribuirvi, per spese improduttive e non infrastrutturali, l’oramai fatidico debito cattivo di Draghi, – che so, per fantaboschi e neostadi o principeschi parchi, invece di eliporti -, è solo assecondare il declino di una società signorile di massa sempre più parassitaria e incolta nel suo snobismo turistico ? ( L Ricolfi). Un snobismo di cui i promotori sembra che non abbiano ancora inteso che senza la lunghezza della conoscenza non c’è la lunghezza della permanenza in viaggio, come è vero che “senza indirizzo e condizionalità “non ci sono sussidi che valgano, per quanta sia la qualità del lavoro assistito e la dedizione ad esso, nel ristorare o nel cucire,che possano tenere in vita imprese già fuori mercato prima della crisi, posponendo (a dopo le elezioni) il momento della verità, che poi saranno i lavoratori a pagare”Fabrizio Barca ). Solo la lista Costani a discutere di mafia ed economia mantovana, non un riflesso o un’eco di discriminazioni di genere o della nostra realtà paraschiavista, viva e vegeta come nel resto d'Italia, of course, dell’occultamento nell’evasione fiscale dello sfruttamento di rider, dei trasporti a domicilio, stranieri residenti, regolari e irregolari, come fuori dei radar è lo stesso precariato culturale delle nostre élite intellettuali sommerse, di cui, come dei neet, i nostri giovani che non studiano e non lavorano, nessuno dei maggiori contendenti fa alcuna menzione, con il proprio silenzio assenso così legittimandone lo sfruttamento paraschiavista o la marginalità di scarti. Dei massimi competitor non una parola di integrazione e di inclusione, di rinnovata umana accoglienza, parole bandite dal lessico degli sfidanti maggiori, nemmeno un loro cenno agli stranieri tra noi, almeno per riconoscere che ci hanno evitato la regressione demografica, riservando a loro il solo divenire il target di una videosorveglianza sempre più proterva, - quanto ancora efficace in tempo di mascherine?- con particolarmente accanimento della lista Gialla e di Fdi, in termini di legalità e di sicurezza mai congiunti con quelli di giustizia e solidarietà. Nulla che escluda i residenti stranieri dall’essere, come in Atene o in Sparta, i Perieci o gli Iloti di noi mantovani autoctoni. Con la differenza che invece di una democrazia partecipativa e del dibattito di commedie e tragedie, come fu in Atene, sulla loro oppressione ci si prospetta il Basso impero romano di feste su feste del regime autocratico di un uomo solo al comando, pur che per altri cinque anni ci esenti da ogni alternativa possibile nelle priorità o nelle decisioni da assumere. Come in Ibsen, per chi dissente, il destino di finire additato quale un nemicodel popolo e della propria città. Odorico Bergamaschi

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