giovedì 10 dicembre 2020

Sull'esito della campagna elettorale per le Comunali 2020 25 settembre 2020

Signor Direttore, A mio giudizio la rielezione plebiscitaria di Palazzi corrisponde in pieno, come variante comunale, al fenomeno che Ilvo Diamanti definisce come il nuovo presidenzialismo regionale, ossia all’ elezione di governatori di regione che a scapito del loro stesso partito, o movimento di appartenenza, sono diventati dei capipopolo grazie ad una o più liste civiche di appoggio, soprattutto a quella che in tutto è cosa loro, nel nostro specifico la Lista Gialla. Non è un caso che i titoli dei giornali locali abbiano parlato di rischio di uno scavalcamento del Pd da parte di questa formazione che ha raddoppiato i suoi voti, come non è un caso che le liste di supporto che non erano un’ emanazione del Sindaco siano uscite invece sbriciolate dalla competizione, vedasi innanzitutto la lista SI e dei Verdi, che ha raccolto poco più della metà dei voti di Mantova in Comune, ossia di Potere al popolo ed e-Qual, in quel di Curtatone come in precedenza di San Giorgio. In realtà è tra Pd e Lista Gialla che si è giocato il vero scontro elettorale cittadino, che nel suo trasformismo immaginifico è parso manovrato da Palazzi al fine di ridurre il partito di appartenenza in stato di soggezione al suo potere autocratico, proprio grazie allo stesso tentato scavalco ad opera di una lista di cui è il dominus assoluto. La vicenda di Giovanni Pasetti, non eletto benché fosse capogruppo e capolista del Pd, nonché suo segretario cittadino, è inquietante in tale contesto. Né c’è da meravigliarsi se così è stato, visto che l’artefice primo del plebiscito cittadino già a suo tempo rinnegò Burchiellaro, di cui era stato consigliere, per divenire assessore della Brioni e poi rinnegare bellamente la stessa e l’ intero suo passato amministrativo, al fine di ascendere immacolato di magoni ed altre frattaglie ingombranti al soglio di sindaco. Se a ciò si associa il favoritismo acquiescente dei vertici nazionali di partito, nella vicende del parco del Te, o dei sottopassi, per cui pare che siano oramai un optional o una mera formalità gli studi di fattibilità, o nella vicenda Corneliani che rischia di configurarsi come un aiuto indebito di stato, si fa impressionante come Palazzi abbia giocato tutte le sue carte per ridurre in sua mercé il Pd servendosi spregiudicatamente dello stesso Pd, al punto che oramai si permette di impartire richieste-ordine ad un proprio ministro, quale la De Micheli . L’ indizio più eclatante di tale supponibile trama può essere la stessa campagna elettorale del Signor Sindaco, dettata da un copione che cozzava in ogni suo punto cruciale con il senso tradizionale di responsabilità del Partito Democratico, per tutta la temerarietà con cui Palazzi, in uno stridio in urto con i tempi di una pandemia falcidiatrice di noi anziani, raddoppiando la posta ha riproposto i miraggi in serie di neostadi e fantaboschi e parchi principeschi, in luogo di infrastrutture sanitarie e di un debito buono, non parassitario, o si è sfrenato in un giovanilismo volto assai di più alla lecita ricerca del godimento e del divertimento che a quella di un buon lavoro per i nostri giovani, tutto uno scoppio di fuochi folli d’artificio per conquistare il voto giovanile di destra sbilanciando a tutta destra l’asse della coalizione, che per il futuro, sullo sfondo, lascia presagire il peggio quanto all’ uso dei Recovery funds da parte di siffatti soggetti politici. Con l’aggravante ulteriore, come se non bastasse, di aver ridato fiato anche alla forze del’ autonomia differenziata a discapito della necessità di coesione nazionale che richiede la ripresa post covid, e di aver accampato un sovranismo municipale assoluto sulla città quanto al Migliaretto, con tanto di raccolta di firme , il che, di anticostituzionale, ci riporta ben più indietro che non al Podestà fascista, od a quello del Medioevo, al Capitano del popolo, direi proprio. Una prospettiva almeno sconfortante in una città che in nome dell’ indiscussa buona amministrazione precedente ha plaudito anche alla panzana dell’idrovia del Mincio, benché tagliandone fuori per i turisti l intero corso Superiore da Salionze a Pozzolo, comporti tre nuove conche, un boat lift e un ponte canale, beninteso a spese degli altri. Un po’ come la riproposta del ponte dello stretto di Messina da parte di Renzi, a solo poco più di un mese dal terremoto di Amatrice. Odorico Bergamaschi

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