giovedì 10 dicembre 2020

Stefano l'Occaso 30 ottobre 2020

Due almeno, di certo, sono le buone notizie recenti di arte e cultura mantovana. La prima, di cui ben scarsa è stata la risonanza in città, è l individuazione in Anversa del dipinto preparatorio dell’autoritratto di Rubens per la pala “ i Gonzaga e la Santissima Trinità in Palazzo Ducale , l’altra è la nomina alla direzione del medesimo di Stefano L’Occaso. Nessuno poteva ambire con più titoli, con più merito e credibilità a tale incarico, avendovi lavorato sul campo come ricercatore e scrittore emerito, in ogni ambito e settore. La direi un’investitura fondamentale in una città d’arte e di cultura , che è di rilevanza mondiale, ma il cui ceto politico non appare minimamente all’ altezza di del patrimonio di cui è responsabile, come evidenzia la discrasia tra l’ operato sovente eccellente della nostra società civile, delle istituzioni culturali nazionali presenti in città, di studiosi e ricercatori ed editori locali, e quello delle due giunte politiche succedutesi ai vertici comunali nell’ultimo decennio. Altri, al pari di me, si è rammaricato che manchi una committenza politica effettivamente capace, in grado come un Ludovico II od un imperatore Shah Jahan di rapportarsi con elevatezza di ingegno ad architetti e progettisti. O che disponga del senso dei propri limiti come correttivo indispensabile, aggiungerei. Ad aggravare lo stato delle cose è l’ inavvertenza in tutto il dispiegamento politico che ci rappresenta delle criticità estreme del turismo, delle negatività dell’ overtourism che resta il nocciolo duro ed il paradigma dell’ idea di città predominante, la scarsa consapevolezza di quanto, come attesta l esempio di una città d’arte isomorfa come Venezia, esso possa collidere con ciò che della cultura e dell’arte è la linfa vitale, la ripopolazione studentesca della città per il tramite soprattutto- e non solo- dell’ istituzione di nuovi corsi universitari e del potenziamento degli attuali. Così, dall’ archeologia, di cui il Museo Nazionale annesso al Ducale potrebbe e dovrebbe essere l’ hub propulsore territoriale, sino alla nostra architettura moderna e contemporanea, che in attesa della maggiore età dei settant’anni per godere di un minimo di tutele vincolanti, manca pur anche di una catalogazione che sia orientativa quanto a ciò che sia più di valore, dall’inaccessibilità residua per carenza d’organico di larga parte di Palazzo Ducale, al mancato restauro di cui necessitano parecchie opere del nostro massimo pittore di ogni tempo, Giuseppe Bazzani, il nostro patrimonio di beni culturali e civili resta più che mai esposto all’ inclemenza od all’ incuria dei tempi e dei loro spiriti animali, magari per una devastazione ulteriore dei lasciti monumentali ad opera di una cosiddetta valorizzazione turistica. A Stefano l ‘Occaso non sembrano mancare di certo fervore operoso, la necessaria autonomia intellettuale e di giudizio, e tutta la follia passionale che occorre per porre rimedio a tale stato di cose, per quanto gli compete. I più sentiti auguri di buon lavoro. Odorico Bergamaschi

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