domenica 12 giugno 2022

La traslazione delle raccolte civiche archeologiche di Mantova

Sotto traccia, in modi privatistici, quasi che si trattasse di spostare l’ arredamento dall’una all’altra delle proprie tenute, e fosse in ballo solo il lucro turistico delle casse comunali, sta avvenendo in incognito la traslazione al palazzo Museo di San Sebastiano delle raccolte civiche archeologiche di Palazzo Te, ossia del Museo Egizio Acerbi e di quello Mesopotamico Sissa, non che di quello dei pesi e delle misure gonzagheschi, Nessun coinvolgimento nella cosa di istituti e fondazioni culturali cittadine, tanto meno delle scuole, di studiosi ed insegnanti locali o non; il tutto delegato con affidamento diretto ad una Arteria srl-Museum and Exibition Service di quel di Cernusco sul Naviglio. Il che è più che mai un vulnus inflitto alla funzione civica ed educativa del nostro patrimonio artistico e culturale, dato che i più diretti interessati delle collezioni Egizia e Mesopotamica sono le scuole di Mantova e Provincia, alla fruizione formativa dei cui allievi in ragione dei programmi di storia e di arti figurative esse si prestano meravigliosamente. Con la solita iattanza e sicumera, la stessa per la quale si credeva illusoriamente quanto al Parco del Te del Signore degli Anelli di potere fare impunemente strame del progetto Unesco antecedente, l’autocrazia comunale mantovana ha pensato bene di fare tabula rasa anche quanto alle raccolte civiche di ogni esperienza ed acquisizione pregressa, di tutto ciò che per le scuole tali raccolte rappresentano e di tutto ciò che per le scuole e dalle scuole è stato prodotto relativamente ad esse; e mi riferisco alle schede guida approntate a suo tempo dall’editoria e dagli studiosi ed educatori locali per il museo Egizio, od alla catalogazione della raccolta Sissa effettuata a suo tempo dagli studenti dell’ Itis con la supervisione della cara collega Emanuela Lorenzi. Come se ciò non bastasse, a tale sconcio si aggiunge quello della destinazione prescelta, un intero piano di un Museo che altrimenti è in tutto e per tutto un museo della Città, in cui è dunque congrua la presenza della raccolta di misure e pesi gonzagheschi, ma con il quale non c’entrano un bel niente la raccolta Egizia e quella Mesopotamica, messe li come mero riempitivo attrattivo della dilettantesca presunzione turistica di potere ammirare di tutto al galoppo senza alcuna preparazione specifica, quasi che si nascesse imparati per poter comprendere all’istante le più disparate forme di rappresentazione della realtà, siano esse simboliche o naturalistiche. ammucchiando quanti più reperti siano accozzabili insieme come civette di richiamo. Il tutto mentre restano nei sotterranei sansebastianei tutti quanti i reperti del Museo del Risorgimento e della Resistenza- altro che Museo diffuso in condivisione- e a loro volta quelli dell’epoca di Leon Battista Alberti che dovrebbero cedere il posto a quelli egizi e mesopotamici, e che si vogliono trasferire nel tempio di San Sebastiano - cosa buona in sé, in piena consonanza con la destinazione anche della Casa del Mantegna all’ opera del suo artefice, secondo le intenzioni della nuova maggioranza che governa e la Provincia. – tali cimeli dell’epoca dell’Alberti non vi troveranno compresenti per un ampliamento del discorso a più vasto raggio i modelli lignei degli edifici albertiani che sono il lascito didattico della mostra del 1994, giacché sono diventati mera decoration di una salettina di transito del Politecnico. A renderci ulteriore testimonianza del conto in cui la giunta attuale tiene l’operato dei suoi predecessori, quale che sia l’ambito di riferimento. Odorico Bergamaschi

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