martedì 21 giugno 2022

Storia di un Giobbe e di un bambino

Quel giorno, un lunedì’, volevo comunicare a Chandu l’allegria esilirante che risaliva dal mio sconforto, da che la mia vita era diventata una serie ininterrotta di catastrofi domestiche, che erano assurte a il riscontro esterni di un deperimento del mio stato fisico e mentale- un’infezione alimentare?-, preannunciate dal fatto smartphone e tablet fossero finiti nel limbo larvale della perdita di ogni potenzialità energetica. La caduta dell’anta del mobile sotto il lavello aveva fatto precipitare la lastra di marmo che vi si appoggiava sopra sui circuiti dell’acqua e della luce sottostante provocando perdite d’acqua e salti continui di corrente attivati dal salvavita, che mi obbligavano a una stremante risistemazione delle prese della corrente perché seguitassero a funzionare almeno il frigorifero e i fornelli elettrici. e non si avariasse il cibo o non restasse sospesa la loro cottura. Poi la caldaia aveva smesso a sua volta di erogare acqua calda, e al rientro a casa il venerd^ sera precedente la chiave si rea bloccata nella serratura e i vigili del fuoco avevano dovuto sforzare la porta perché potessi rientrare in appartamento. Si ripetevano così le vicissitudini che mi avevano angustiato e umiliato per decenni nell’appartamento precedente, di cui una cara vicina di casa ,ahimè deceduta ,mi aveva detto le ragioni evidenti, quand’io avevo sospirato che l’appartamento sembrava spiritato “ E che c’è è tutto di vecchio e sta andando in malora.” Ma il proprietario antecedente non voleva farsene una ragione , all’insegna del tutto si ripara e niente si sostituisce, e così inutilmente, ad ogni intervento di controllo, i tecnici annotavano che la caldaia era oramai da sostituire, e solo il mio stato di succube e di pover uomo aveva consentito che potesse funzionare al minimo per due decenni, avendo rinunciato ad usarla di inverno per avere i soldi d’estate per viaggiare e quindi per sostentare dal 2005 la mia famiglia indiana, dal 2011 in poi svernando in India ogni anno. Tant è vero che quando nell imminenza del trasloco mi sono azzardato ad accendere la caldaia per riscaldare gli interni, al sopraggiungere della consulente dell’agenzia immobiliare intermediatrice , l impianto ha cessato istantaneamente di funzionare e si è spento per sempre. Che portassi pazienza per inverno restante finché a meta febbraio fosse stato libero il nuovo appartamento. Dove con l inizio del lockdown la caldaia ha smesso ugualmente di erogare acqua calda e di riscaldare, e vano e fraudolento si è rivelato l intervento del tecnico che ho chiamato allora a mie spese, timoroso piuttosto del raffreddamento fin dall’ inizio dei rapporti con il nuovo proprietario che del gelo domestico e degli inconvenienti ai quali la clausura del lockdown mi predisponeva, senza disporre di alcun riscaldamento dell’acqua per lavarmi, o per lavare i panni e le stoviglie. E solo perché è stato giocoforza chiamare il proprietario avendo io smarrito la chiave del nuovo appartamento nel viavai tra di esso e quello vecchio per non lasciarlo in stato indecoroso, che egli è venuto a sapere che la caldaia non funzionava ed ha inviato un tecnico che ha individuato la ragione dell’intoppo nell’ occlusione di una delle due canne dell’ impianto. Da allora, temendo che ogni segnalazione di guasti o incidenti mi compromettesse agli occhi del proprietario, inducendolo a pensare che alla origine di tutto vi fossero mie inadempienze e la mia inettitudine, a tutto ho provveduto con i miei sforzi o a mie spese, fosse il sedile del water che si era sconnesso , l’acqua reflua che tracimava dalla piattaforma della doccia, l’anta della finestra che gli infissi non sorreggevano più, la perdita d’acqua delle condutture o il salto dell’energia elettrica dopo il crollo del mobiletto sotto il lavello, il bruciarsi della lampadina nella plafoniera per me irraggiungibile della stanza mia libreria,per giunta la porta sforzata e la caldaia che non irrorava più acqua calda. Cos’ avevo iniziato per mio conto a provvedere a contattare fabbri ferrai , con la morte nel cuore al dispiacere che i loro preventivi allontanavano ancor più nel tempo la possibilità che potessi affrontare le spese di un mio ritorno in india, così eludendo la domanda che Chandu mi inoltrava ogni giorno, su quando avessi potuto fare ritorno in India, per insegnargli dal vivo le materie di studio ed andare insieme in una piscina d’hotel consumando mango shake, io con il mio costume intero a righe bianche e blu, che ho comperato apposta, o viaggiare per mari e monti e megalopoli e villaggi dell’India, in Mumbay o nell’Uttarkand, eventualmente procurandogli un cane da accudire che allenti la sua solitudine. Quanto alla caldaia, la mia remissività di soccombente impossibilitato ad altri traslochi, in combutta con la mortificazione della mia dignità per il succedersi di locatari restii al dovuto , aveva già escogitato di chiamare un tecnico per un’ ultima pulizia della caldaia, ed il controllo dei fumi, per poi farla piombare chiudendone l’ utenza, tanto non l’avrei mai usata per riscaldare gli interni, primo o poi avrei ripreso a tornare in india nella bella stagione invernale, mi bastava l’acqua calda del fornello per lavare le stoviglie, la lavatrice l’avrei fatta funzionare tranquillamente a freddo, e per la doccia ne avevo già acquistato in amazon una portatile da campeggio. Ma la porta sfondata non poteva sfuggire alle vista del proprietario inevitabilmente di passaggio lungo il piazzale di fronte, e la sua telefonata il sabato pomeriggio mi aveva tramortito, benché più che in lagnanze si fosse risolta nell’ invito amichevole a fargli sapere di ogni riparazione che si rendesse necessaria, riservandosi di venire a trovarmi il lunedì seguente. Mio dio, che avrebbe mai detto, allora, vedendo che i mobili non erano discosti dai muri 15 cm come aveva richiesto, e constatando la quantità immane di libri che stipava lo studio o e la libreria. Fortunatamente non avevo dato corso alla mia furia disperata, il venerdì sera, quando ho scoperto che nella concitazione avevo lasciato all’aperto la bicicletta e che mi era stata rubata nel giro di sole due ore ch’era rimasta incustodita, e avrei voluto distruggere con la porta ogni finestra e vetrata, in odio a tutti ed a tutto. Avrei così stornato su di essa ogni risentimento che potessi covare per la sordità di fondo della mia famiglia indiana alle mie traversie economiche, per avere dovuto condividere alla pari con mia sorella e mio fratello gli oneri immani dei funerali e della sepoltura di mia madre ricongiungendo alla sua bara le ceneri cremate di mio padre, benché a differenza di loro non abbia una casa ed alcun bene immobile ipotecabile, ma 5 persone da mantenere che sono la ragione della mia vita, sicché per il debito contratto è come se per altri due dovessi seguitare a provvedere a mia madre defunta. Si è giunti ad inviarmi il proprio iban per risucchiarmi anche quanto mi spettava, una miseria, delle rimanenze del conto corrente di mia madre, come se a nulla avessi diritto o e di nulla mi si dovesse rendere merito, così uccidendola dentro di me a tutti gli effetti. Il lunedì era quindi sopraggiunto,dopo un darmi da fare tutto il sabato sera e la domenica fino a notte fonda per alleviare di ingombri ed aggraziare quanto più mi era possibile gli interni del mio appartamento, ma il proprietario non si era fatto vivo in tutta la giornata, lasciando il da farsi ai suoi emissari, uno dei quali era lo stesso fabbro ferraio che io stesso gli avevo segnalato, e che già aveva lavorato per lui e per suo padre, così come non aveva dato seguito con una risposta a quanto gli avevo scritto per agevolare il confronto “,Gentile ** La prego di passare domani, lunedì, di pomeriggio, perché essendo ipotiroideo è per me salutare dormire la mattina quanto più a lungo possibile..La ringrazio vivamente della sua disponibilità espressami se necessito di aiuto. Solo che, lo sa quante volte avrei dovuto chiamarla? Non si tratta solo della serratura della porta, o del salva vita che bloccava la corrente, o della caldaia che non funziona, ma ad esempio del mobiletto sotto il lavello passato per 5 inquilini che si è sfasciato creando lo scombussolamento idroelettrico, già risolto, della luce della plafoniera che si è bruciata nella seconda stanza da letto,, della piattaforma della cabina della doccia che rigurgitava acqua di scarico, del sedile del water che ho dovuto cambiare e fare avvitare già ai primi mesi di permanenza, dell’anta della finestra della cucina che si scardina e che prudenzialmente ho sistemato a terra,- tanto per fare solo qualche esempio-, e se tutto questo si accumula in un breve lasso di tempo, come mi è già successo nell’altro appartamento, non è solo o soprattutto per incuria dell’ inquilino, che se segnala le cose teme che gli siano sistematicamente imputate, ma eminentemente del fatto che da parte dei proprietari si tende a voler sempre e solo riparare invece che a sostituire, a fare impeccabile pulizia ed ordine invece che revisionare i circuiti di acqua, luce e gas: a e siccome tutto invecchia si arriva prima o poi allo sfascio cumulativo di tutto. “ Evitavo di trasmettergli tale seguito della mail “Della stessa porta fin dal primo mese si svitava il pomello, glielo può testimoniare l’anziano capofamiglia sik del condominio retrostante, che di sua iniziativa l’ha regolato di viti, mentre il primo tecnico che ho consultato per riparare la serratura mi ha detto che può durare ed è garantita per non più di 13 anni,- ed anche se io fossi stato più tempestivo, avrei dovuto comunque seguitare ad entrare ed uscire fino a che non fosse pervenuto il fantomatico fabbro febbraio, e nel frattempo la serratura avrebbe potuto ugualmente bloccarsi, come è successo.. In che stato poi crede che sarebbe ora la caldaia se per due inverni non l’avessi usata che al minimo del minimo per riscaldare l’appartamento ? Già i primi due mesi, quelli di lockdown , avevo dovuto farne a meno, perché il tecnico che avevo chiamato a mie spese non era risalito, come il secondo, al fatto che una delle due canne era otturata di pietrisco cadutovi non si sa come. E purtroppo venivo da una storia in merito già incresciosa il precedente locatore si è rifiutato per anni e anni, direi quasi un ventennio, di accondiscendere alle prescrizioni dei tecnici della Vaillant di cambiare quanto prima la caldaia, che è rimasta sì in vita fino al novembre 2019, ma solo perché non l utilizzavo per il riscaldamento dell’appartamento , per motivi eco-economici, e perché ho svernato in india dal 2011 al 2019, , tant’è che la prima volta che ho provata ad attivarla sul serio per il riscaldamento dell’appartamento perché era sopraggiunta Sara di Tecnocasa, è collassata e non ha più dato segni di vita,con viva esortazione conseguente del proprietario di sopportare tale stato di cose fini a che nel febbraio 2029 non avessi lasciato l’appartamento. Lo comprende ora meglio il mio tono umorale e il mio ripiegarmi, perché ,già soccombente per carattere e timoroso di ogni soprastante, sono così schivo e remissivo, e le cose preferisco risolverle sena chiamare ed essere chiamato un causa. di nascosto a mie spese?. Tant’è – e qui concludo-che anche una volta che sia stata riparata la attuale caldaia , anziché sostituirla, sono intenzionato a chiudere l ‘utenza del gas, come e quando mi sia concesso di ritrovarmi con i miei cari in India, visto che a doccia e lavaggio di stoviglie ed indumenti posso provvedere da solo. Cordiali saluti Odorico Bergamaschi Che non fosse venuto e non vi fosse alcuna aria o preventivo di sfratto, era già si gran cosa che ero esilarante di ebbrezza, e tale stato di esaltazione volevo trasmettere a Chandu, perché mi perdonasse e dell ‘insopportazione che gli avevo manifestato il giorno prima, quando dopo che con papa Kallu non c’era stato verso di comunicare perchè non si udiva niente, il mio bambino si era lamentato che la mia immagìne fosse all’ oscuro, inducendomi a prendere una poltrona in giunchi di vimini e a sistemarmi fuori dell ‘uscio di casa sul far del tramonto domenicale “ Non ne ho abbastanza Chandu, di problemi? Così mi sono a lui ripresentato nei toni di voce acuti ed arguti dei vecchietti dei favolosi cinema western d’un tempo, quale l’arzillo anziano azzoppato di Un dollaro di onore, cercando di strappargli quel sorriso che era scomparso i giorni scorsi dal suo sguardo, in concomitanza con un’infezione alla lingua con afte alla bocca che gli aveva trasmesso il fratello. “ Come un fiore i raggi della luce del sole, My child, my bambino, ha bisogno di ricevere amore e calore”. Ma più seguitavo nella mia auto-parodia di vecchio disgraziato, più Chandu mi fronteggiava perplesso nella videochiamata., e tanto più restava freddo quanto più mi accaloravo nei miei recitativi. Così ho voluto toccare le corde per il quale l’avevo visto sorridermi l ultima volta, quando mi aveva segnalato che sulla mia tavola comparivano bottiglie di vino, inconciliabili per il mio bambino indiano con un babbà virtuoso. Ed io, stando al gioco, spergiuravo che non era vino, affatto, la vodka allo zenzero che mi stava davanti. Anche la mia insofferenza del giorno precedente mi diceva di credere che fosse dovuta al fatto che bevevo vino, il che non era vero, in realtà, perché in luogo del vino avevo cominciato a bere il triplo di birre. “E tu sai perché noi vecchietti del western abbiamo una voce che strilla così? Perché siamo oramai delle spugne di ciò che beviamo dalla mattina alla sera. E tu sai, bambino, che cosa beviamo? Un drink che comincia con la doppia w , ma che non è water” Il mio bambino che nella sua povertà lieta sa tutto di Emon Musk , di Bezos, di Soros, di Bill Gates e di Mukesh Ambani, -, ma come lui per me, dicendomi di rincalzo che ero io per lui la persona più importante della sua vita-, nella sua innocenza analcolica non sapeva niente di whisky. Eh, fosse stato invece Mohammad … “My dear bambino, my dear bambino, my pure flower. Ma io non sono uno di tali vecchietti, è una mia fiction, io faccio solo di tutto perché ridiamo insieme, perché tu abbia fantasy, ma tu resti un cielo senza sole… Che cosa non farei per te, è per ridarti la luce che non hai nei tuoi occhi che per te faccio il jokar… Ma tu ora dimmi come mi vuoi…” Io ti voglio come un uomo normale… Un uomo normale? Un babbà che sia “a serious man? Your guru? Un “babbà “ che sia “a grand father” …. “ Toccato dal mio bambino nel fondo dell’anima, non mi restava che farmi ironico con sobbalzi di voce di fronte alle sue pretese “A grand father… a serious man, oh my God, E questo che vuoi, bambino? Bene, double lesson tomorrow, no more to play with my child, ah, no more” Peccato che l’indomami , a invalidarmi come suo insegnante, uno spruzzo di ammoniaca raggiungesse in un occhio questo sventurato Giobbe, dal flacone che mi era caduto di mano mentre cercavo di irrorarne il vaso che funge da orinale, al sentore di moscerini che vi ronzavano intorno.

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