sabato 25 giugno 2022
Storia di un Giobbe e di un bambino ( in forma di racconto non biografico)
Quel giorno, un lunedì’, al videotelefono egli voleva comunicare a Chandu, il suo bambino indiano d’adozione l’allegria esilirante che risaliva dal suo sconforto, da che la sua vita era diventata una serie ininterrotta di catastrofi domestiche, che erano assurte a riscontro esterno di un deperimento del suo stato fisico e mentale- un’infezione alimentare?-, preannunciate dal fatto che smartphone e tablet fossero finiti nel limbo larvale della perdita di ogni potenzialità energetica. La caduta dell’anta del mobile sotto il lavello aveva fatto precipitare la lastra di marmo che vi si appoggiava sopra sui circuiti dell’acqua e della luce sottostanti provocando perdite d’acqua e salti continui di corrente attivati dal salvavita, che lo obbligavano ad una stremante risistemazione delle prese della corrente perché seguitassero a funzionare almeno il frigorifero e i fornelli elettrici. e non si avariasse il cibo o non restasse sospesa la loro cottura. Poi la caldaia aveva smesso a sua volta di erogare acqua calda, e al rientro a casa,il venerdì sera precedente, la chiave si era bloccata nella serratura e i vigili del fuoco avevano dovuto sforzare la porta perché egli potesse rientrare in appartamento. Si ripetevano così le vicissitudini che lo avevano angustiato ed umiliato per decenni nell’appartamento precedente, di cui una cara vicina di casa , ahimè deceduta , gli aveva detto le ragioni evidenti, quand’egli aveva sospirato che l’appartamento sembrava spiritato “ E che c’è è tutto di vecchio e sta andando in malora.” Ma il proprietario antecedente non voleva farsene una ragione , all’insegna del tutto si ripara e niente si sostituisce, e così inutilmente, ad ogni intervento di controllo, i tecnici annotavano che la caldaia era oramai da sostituire, e solo il suo stato di succube e di pover’uomo aveva consentito che potesse funzionare al minimo per due decenni, avendo egli rinunciato ad usarla di inverno per avere i soldi d’estate per viaggiare e quindi per sostentare dal 2005 la mia famiglia indiana, dal 2011 in poi svernando in India ogni anno. Tant’ è vero che quando nell’imminenza del trasloco, di cui a 67 anni e afflitto da gotta ed artrosi e ipotiroidismo aveva dovuto affrontare con le sole sue forze ogni iinscalotamento ed impacchettamento e disbrigo di scarti e di rifiuti, si era azzardato ad accendere la caldaia per riscaldare gli interni, prima del sopraggiungervi della consulente dell’agenzia immobiliare intermediatrice , l’ impianto aveva cessato istantaneamente di funzionare e si era spento per sempre. Che portasse i pazienza per inverno restante finché a meta febbraio fosse stato libero il nuovo appartamento. Dove con l inizio del lockdown la caldaia ha smesso ugualmente di erogare acqua calda e di riscaldare, e vano e fraudolento si è rivelato l intervento del tecnico che aveva chiamato allora a sue spese, timoroso piuttosto del raffreddamento fin dall’ inizio dei rapporti con il nuovo proprietario che del gelo domestico e degli inconvenienti ai quali la clausura del lockdown lo predisponeva, senza disporre di alcun riscaldamento dell’acqua per lavarsi, o per lavare i panni e le stoviglie. E solo perché era stato giocoforza chiamare il proprietario avendo egli smarrito la chiave del nuovo appartamento nel viavai tra di esso e quello vecchio per non lasciarlo questo in stato indecoroso, che il suo nuovo locatore era venuto a sapere che la caldaia non funzionava e gli aveva inviato un tecnico, che aveva individuato la ragione dell’intoppo nell’ occlusione di una delle due canne dell’ impianto, senza alcuna sua responsabilità di sorta. Da allora, temendo che ogni segnalazione di guasti o incidenti lo compromettesse agli occhi del proprietario, inducendo costui a pensare che alla origine di tutto vi fossero sue inadempienze e la sua inettitudine, a tutto aveva provveduto con i suoi sforzi o a sue spese, fosse il sedile del water che si era sconnesso , l’acqua reflua che tracimava dalla piattaforma della doccia, l’anta della finestra che gli infissi non sorreggevano più, la perdita d’acqua delle condutture o il salto dell’energia elettrica dopo il crollo del mobiletto sotto il lavello, il bruciarsi della lampadina nella plafoniera per lui irraggiungibile della stanza della sua libreria,per giunta la porta sforzata e la caldaia che non irrorava più acqua calda. Così aveva il iniziato per suo conto a provvedere a contattare fabbri ferrai , con la morte nel cuore al dispiacere che i loro preventivi allontanavano ancor più nel tempo la possibilità che potessi affrontare le spese di un suo ritorno in india presso i suoi cari d’adozione, così eludendo la domanda che Chandu gli inoltrava ogni giorno, su quando avesse egli potuto fare ritorno in India, per insegnargli dal vivo le materie di studio ed andare insieme in una piscina d’hotel consumando mango shake, lui con il suo costume intero a righe bianche e blu, che aveva comperato apposta, per quanto vi potesse sembrare un tricheco spiaggiato, o viaggiare per mari e monti e megalopoli e villaggi dell’India, in Mumbay o nell’Uttarkand, eventualmente procurandogli un cane da accudire che allentasse la sua solitudine. Quanto alla caldaia, la sua remissività di soccombente impossibilitato ad altri traslochi, in combutta con la mortificazione della sua dignità per il succedersi di locatori restii al dovuto , aveva già escogitato di chiamare un tecnico per un’ ultima pulizia della caldaia, ed il controllo dei fumi, per poi farla piombare chiudendone l’ utenza, tanto non l’avrebbe mai usata per riscaldare gli interni, primo o poi avrebbe ripreso a tornare in india nella bella stagione invernale, gli bastava l’acqua calda del fornello per lavare le stoviglie, la lavatrice l’avrebbe fatta funzionare tranquillamente a freddo, e per la doccia ne aveva già acquistato in amazon una portatile da campeggio. Ma la porta sfondata non poteva sfuggire alle vista del proprietario, inevitabilmente di passaggio lungo il piazzale di fronte, e la sua telefonata il sabato pomeriggio lo aveva tramortito, benché più che in lagnanze si fosse risolta nell’ invito amichevole a fargli sapere di ogni riparazione che si rendesse necessaria, riservandosi di venire a trovarlo il lunedì seguente. Mio dio, che avrebbe mai detto, allora, vedendo che i mobili non erano discosti dai muri 15 cm come aveva richiesto, e constatando la quantità immane di libri che stipava lo studio o e la libreria. Fortunatamente non aveva dato corso alla sua furia disperata, il venerdì sera, quando aveva scoperto che nella concitazione avevo lasciato all’aperto la bicicletta e che mi era stata rubata nel giro di sole due ore ch’era rimasta incustodita, e avrebbe voluto distruggere con la porta ogni finestra e vetrata, in odio a tutti ed a tutto. Avrebbe così stornato su di essa ogni risentimento che potessi covare per la sordità di fondo della sua famiglia indiana alle sue traversie economiche, per avere dovuto condividere alla pari con sua sorella e suo fratello gli oneri immani dei funerali e della sepoltura di sua madre ricongiungendo alla sua bara le ceneri cremate di suo padre, benché a differenza di loro non avesse una casa ed alcun bene immobile ipotecabile, ma 5 persone da mantenere che erano la ragione della sua vita, sicché per il debito contratto è come se per altri due dovesse seguitare a provvedere a sua madre defunta. Si era giunti ad inviargli il proprio iban per risucchiargli anche quanto gli spettava, una miseria, delle rimanenze del conto corrente di sua madre, come se a nulla avesse diritto o e di nulla gli si dovesse rendere merito, così uccidendola dentro di lui a tutti gli effetti. Il lunedì era quindi sopraggiunto,dopo un suo darsi da fare tutto il sabato sera e la domenica fino a notte fonda per alleviare di ingombri ed aggraziare quanto più gli era possibile gli interni del suo appartamento, ma il proprietario non si era fatto vivo in tutta la giornata, lasciando il da farsi ai suoi emissari, uno dei quali era lo stesso fabbro ferraio che lui stesso gli avevo segnalato, e che già aveva lavorato per il proprietario e per suo padre, così come non aveva dato seguito con una risposta a quanto gli avevo scritto per agevolare il confronto
“,Gentile **
La prego di passare domani, lunedì, di pomeriggio, perché essendo ipotiroideo è per me salutare dormire la mattina quanto più a lungo possibile..La ringrazio vivamente della sua disponibilità espressami se necessito di aiuto. Solo che, lo sa quante volte avrei dovuto chiamarla? Non si tratta solo della serratura della porta, o del salva vita che bloccava la corrente, o della caldaia che non funziona, ma ad esempio del mobiletto sotto il lavello passato per 5 inquilini che si è sfasciato creando lo scombussolamento idroelettrico, già risolto, della luce della plafoniera che si è bruciata nella seconda stanza da letto,, della piattaforma della cabina della doccia che rigurgitava acqua di scarico, del sedile del water che ho dovuto cambiare e fare avvitare già ai primi mesi di permanenza, dell’anta della finestra della cucina che si scardina e che prudenzialmente ho sistemato a terra,- tanto per fare solo qualche esempio-, e se tutto questo si accumula in un breve lasso di tempo, come mi è già successo nell’altro appartamento, non è solo o soprattutto per incuria dell’ inquilino, che se segnala le cose teme che gli siano sistematicamente imputate, ma eminentemente del fatto che da parte dei proprietari si tende a voler sempre e solo riparare invece che a sostituire, a fare impeccabile pulizia ed ordine invece che revisionare i circuiti di acqua, luce e gas: a e siccome tutto invecchia si arriva prima o poi allo sfascio cumulativo di tutto. “
Evitava di trasmettergli tale seguito della mail “Della stessa porta fin dal primo mese si svitava il pomello, glielo può testimoniare l’anziano capofamiglia sikh del condominio retrostante, che di sua iniziativa l’ha regolato di viti, mentre il primo tecnico che ho consultato per riparare la serratura mi ha detto che può durare ed è garantita per non più di 13 anni,- ed anche se io fossi stato più tempestivo, avrei dovuto comunque seguitare ad entrare ed uscire fino a che non fosse pervenuto il fantomatico fabbro febbraio, e nel frattempo la serratura avrebbe potuto ugualmente bloccarsi, come è successo.. In che stato poi crede che sarebbe ora la caldaia se per due inverni non l’avessi usata che al minimo del minimo per riscaldare l’appartamento ? Già i primi due mesi, quelli di lockdown , avevo dovuto farne a meno, perché il tecnico che avevo chiamato a mie spese non era risalito, come il secondo, al fatto che una delle due canne era otturata di pietrisco cadutovi non si sa come. E purtroppo venivo da una storia in merito già incresciosa il precedente locatore si è rifiutato per anni e anni, direi quasi un ventennio, di accondiscendere alle prescrizioni dei tecnici della Vaillant di cambiare quanto prima la caldaia, che è rimasta sì in vita fino al novembre 2019, ma solo perché non l utilizzavo per il riscaldamento dell’appartamento , per motivi eco-economici, e perché ho svernato in india dal 2011 al 2019, , tant’è che la prima volta che ho provata ad attivarla sul serio per il riscaldamento dell’appartamento perché era sopraggiunta Sara di Tecnocasa, è collassata e non ha più dato segni di vita,con viva esortazione conseguente del proprietario di sopportare tale stato di cose fini a che nel febbraio 2029 non avessi lasciato l’appartamento. Lo comprende ora meglio il mio tono umorale e il mio ripiegarmi, perché ,già soccombente per carattere e timoroso di ogni soprastante, sono così schivo e remissivo, e le cose preferisco risolverle sena chiamare ed essere chiamato un causa. di nascosto a mie spese?. Tant’è – e qui concludo-che anche una volta che sia stata riparata la attuale caldaia , anziché sostituirla, sono intenzionato a chiudere l ‘utenza del gas, come e quando mi sia concesso di ritrovarmi con i miei cari in India, visto che a doccia e lavaggio di stoviglie ed indumenti posso provvedere da solo.
Cordiali saluti
*+
Che non fosse venuto e non vi fosse alcuna aria o preventivo di sfratto, era già si gran cosa che egli era esilarante di ebbrezza, e tale stato di esaltazione voleva trasmettere a Chandu, perché lo perdonasse dell ‘insopportazione del giorno prima, quando dopo che con il papà Kallu non c’era stato verso di comunicare perchè non si udiva niente, il suo bambino si era lamentato che la mia immagìne fosse all’ oscuro, inducendolo i a prendere una poltrona in giunchi di vimini e a sistemarsi fuori dell ‘uscio di casa sul far del tramonto domenicale “ Non ne ho abbastanza, Chandu, di problemi?
Così si era a lui ripresentato nei toni di voce acuti ed arguti dei vecchietti dei favolosi cinema western d’un tempo, quale l’arzillo anziano azzoppato di Un dollaro di onore, cercando di strappargli quel sorriso che era scomparso i giorni scorsi dal suo sguardo, in concomitanza con un’infezione alla lingua con afte che gli aveva trasmesso il fratello. “ Come un fiore i raggi della luce del sole, My child, my bambino, ha bisogno di ricevere amore e calore”. Ma più seguitava nella sua auto-parodia di vecchio disgraziato, più Chandu lo fronteggiava perplesso nella videochiamata., e tanto più restava freddo quanto più egli si accalorava nei suoi i recitativi. Così volle toccare le corde per le quali l’avevo visto sorridergli l’ultima volta, quando il piccolino gli aveva segnalato che sulla sua tavola comparivano bottiglie di vino, inconciliabili per il bambino indiano con un babbà virtuoso. Ed egli , stando al gioco, aveva spergiurato che non era vino, affatto, la vodka allo zenzero che gli stava davanti. Anche la sua insofferenza del giorno precedente gli diceva di credere che fosse dovuta al fatto che beveva vino, il che non era vero, in realtà, perché in luogo del vino avevo cominciato a bere il triplo di birre.
“E tu sai perché noi vecchietti del western abbiamo una voce che strilla così? Perché siamo oramai delle spugne di ciò che beviamo dalla mattina alla sera. E tu sai, bambino, che cosa beviamo? Un drink che comincia con la doppia w, ma che non è water”
Il suo bambino che nella sua povertà lieta sapeva tutto dei nababbi del tempo, di Emon Musk , di Bezos, di Soros, di Bill Gates e di Mukesh Ambani, -, ma come egli gli aveva contraddetto, dicendogli di rincalzo che come egli per il suo babbà, anche per lui il suo babbà era la persona più importante della sua vita-, nella sua innocenza analcolica non sapeva niente invece di whisky. Eh, fosse stato invece il suo boy friend mussulmano, allora in Mumbay …
“My dear bambino, my dear bambino, my pure flower. Ma io non sono uno di tali vecchietti, è una mia fiction, io faccio solo di tutto perché ridiamo insieme, perché tu abbia fantasy,--- ma tu resti un cielo senza sole… Che cosa non farei per te, è per ridarti la luce che non hai nei tuoi occhi che per te faccio il jokar… Ma tu ora dimmi come mi vuoi…”
Io ti voglio come un uomo normale…
Un uomo normale? Un babbà che sia “a serious man? Your guru?
Un “babbà “ che sia “a grand father” …. “
Toccato dal suo bambino nel fondo dell’anima, non gli restava che farmi ironico, con sobbalzi di voce ghignante di fronte alle sue pretese
“A grand father… a serious man, oh my God, E’ questo che vuoi, bambino? Bene, double lesson tomorrow, no more to play with my child, ah, no more”
Peccato che l’indomami , a invalidarlo come suo insegnante, uno spruzzo di ammoniaca raggiungesse in un occhio tale sventurato Giobbe, dal flacone che gli era caduto di mano mentre cercava di irrorare il vaso che per lui fungeva da orinale, al sentore di moscerini che vi ronzavano intorno.
Sazietà dei suoi giorni, che poi il proprietario gli inviasse un falegname per incardinare di n uovo al suo posto l anta della finestra e un idraulico per impiantare un sedile del water del suo colore e forma originari, controllare gli scarichi di doccia e di vasca, pulire internamente la ventola del ricambio d’aria in camera da letto, lavandone i filtri, al top avesse già ordinato a sue spese una nuova porta blindata con caratteristiche migliori, programmando un piccolo cantiere di un giorno e mezzo per i lavori in muratura.
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