lunedì 21 maggio 2018

L'incontro della Camera PIcta


Era il 22 ottobre dell’anno 1470, ed il marchese Ludovico II aveva di che  dolersi che il rivestimento pittorico della Camera Picta non fosse ancora stato realizzato che per metà da parte del Mantegna,  che fino ad allora nella sola  parete settentrionale aveva affrescato  la scena della Corte, talmente a rilento procedeva in un ‘opera  che  aveva iniziato il 16 giugno 1465,  già cinque anni addietro,  se ci si attiene alla data che figura dipinta a fresco nel’arredo pittorico,  a finti  marmi policromi, dello sguincio della finestra dislocata a nord-ovest. Restava ancora da dipingere la parete ovest, in cui  avrebbe dovuto figurare l’incontro avvenuto a Bozzolo  il 1 gennaio del 1462  tra lo stesso Ludovico II e il secondogenito Francesco,  reduce da  Milano  dopo avere appena conseguito  la nomina cardinalizia  notificatagli il 18 dicembre 1461, e di cui era andato a gratificarvi gli Sforza per gli uffici interposti. Era un evento, data tutta la sua importanza,  da cui forse ebbe origine l’ideazione stessa  della Camera Picta, poiché sanciva la legittimazione da parte del papato del dominio dei Gonzaga sui territori del proprio stato,  il  cui esercizio del potere la scena di corte celebrava nella sua sublimazione  umanistica, quale che sia l’evento a cui allude. L’ incontro di Bozzolo  preludeva ad una investitura dei Gonzaga della stessa autorità religiosa sulla città, con la nomina di Francesco a vescovo di Mantova nel 1466, dopo esserlo stato di Bressanone. Ma agli inizi degli anni Settanta del Quattrocento, otto anni dopo, allorché il Mantegna non ne aveva ancora iniziato la rappresentazione,  tale incontro era un accadimento oramai stagionatosi, superato dalle successive nomine vescovili di cui si è detto, sicché a  sollecitare  il Mantegna a riprendere il soggetto ci volle niente di meno di  quello che ebbe a capitare a pennello di lì a qualche anno, al verificarsi di un evento che finì- addirittura- per ridimensionare l’incontro di Bozzolo ad  un suo precedente di rilevanza minore, risultandone più ancora magnificativo delle sorti dei Gonzaga. Trattasi dell’incontro,  sempre tra  Francesco e lo stesso Ludovico II, avvenuto in Bondanello sul Secchia il 22 agosto 1472,  che faceva seguito alla nomina dello stesso Francesco a legato pontificio in Bologna nel 1471, e di cui parla la Cronaca di Mantova dal 1455 al 1484 dello Schivenoglia,  Tale incontro  aveva rinverdito  e perfino implementato  quello pur così importante di Bozzolo,  in virtù degli accresciuti poteri religiosi di cui vi si esaltava il conferimento ad un Francesco Gonzaga che non era più solo diciassettenne, come ai tempi della originaria nomina cardinalizia. A maggior gloria del ceppo famigliare di Ludovico II, la rappresentazione dell’incontro di Bondanello consentiva inoltre di aggiornare la ripresa del vecchio soggetto con l’inserimento  in esso,  che vi siano stati realmente presenti o meno, dei componenti in più tenera età della famiglia gonzaghesca allora viventi, che già Rodolfo Signorini ci ha consentito di identificare pressoché tutti quanti, insieme agli altri personaggi signorili che vi furono compresi. E’ il caso  del fratello minore  di Francesco Gonzaga,  Ludovico , che gli tiene  la mano sinistra e vi è raffigurato come già  ragazzo, mentre all’ epoca dell’ incontro di Bozzolo aveva solo un anno. Egli subentrerà a Francesco  quale vescovo di Mantova alla sua morte, nel 1483, e nella scena dell’ incontro di Bondanello  senza alcun anacronismo prolettico appare già nelle vesti di protonotario apostolico , il titolo che gli aveva appena  garantito il fratello cardinale. Insieme a Ludovico può fare la sua comparsa anche  suo nipote Sigismondo ancor più in tenera età, nato nel 1469 e  figlio  di Federico, il futuro terzo marchese di Mantova, costui raffigurato invece all’estrema destra per chi guarda la scena, involto nel manto che ne  copre la difformità cifotica. Quale suo  secondogenito Sigismondo era predestinato anch’egli ad una carriera ecclesiastica,  che dopo essere stato egli nominato cardinale nel 1506  farà di lui il successore quale vescovo di Mantova, dal 1511, dello stesso Ludovico  di cui tiene la mano . Nell’incontro di Bondanello  non può mancare neppure l’allor piccolo Francesco, futuro quarto marchese di Mantova, essendo nato tre anni prima di Sigismondo, nel 1466,  che si accampa imperiosettofino all’altezza del bacino del nonno, Ludovico II, a lui d’accanto; due  fanciulli, Sigismondo e Francesco, che all’epoca dell’incontro di Bozzolo non erano ancora nati. La realizzazione dell’affresco si protrasse fino al  1474, quando, nel marzo e poi nel maggio di quell’anno, s’inoltrò  nei territori gonzagheschi  re Cristiano I di Danimarca ( cognato di Ludovico II, in quanto aveva sposato Dorotea di Brandeburgo, sorella di Barbara moglie del  marchese di Mantova), venutovi  a insignire  Ludovico II dell’Ordine dell’Elefante. Tale soggiorno era a onore e gloria dei Gonzaga come già nel 1469 lo fu l’accoglienza in Ferrara di una loro delegazione prestigiosa, che comprendeva  lo stesso Mantegna, da parte di Federico  III d’Asburgo, imperatore, impegnatosi a suo tempo per l’elezione a cardinale di Francesco Gonzaga, e da cui lo stesso Ludovico II era stato investito del titolo di marchese.  La venuta in Mantova di Cristiano I indusse Ludovico II a far finire al Mantegna l’impresa della Camera Picta per farne mostra al re danese. A glorificazione reciproca furono inserite nell’Incontro sia  l’effigie di re Cristiano I che di Federico III imperatore, così coronando con un’investitura  universale il potere politico e religioso  dei Gonzaga in Mantova, di cui si rimarcava il legame con l’impero e il vanto per la parentela regale di Cristiano I. Così desumo e presumo che siano andate le cose, in concordanza con il Crowe, il Cavalcaselle ( 1871) e l’ Yriarte( 1901), ma così non vuole che si siano svolte la tradizione interpretativa che  è finora  invalsa,  che nella scena dell’Incontro sostiene che sia rappresentato quello di Bozzolo, con tutti gli anacronismi del caso che ne conseguono, non ultima la  presentazione di Francesco nel suo pieno rigoglio di adulto, mentre all’epoca dell’ incontro di Bozzolo non aveva ancora diciotto anni, e via seguitando per  ogni personaggio inscenato. Lo stesso Ludovico II appare più solcato di rughe nel cipiglio della fronte, e agli occhi,  oltreché più floscio nell’incarnato dell’orecchio, che non nella sua comparsa nell’episodio antecedente della scena di corte, che pur  risalirebbe allo stesso giorno dell’ incontro  in Bozzolo,  se è vero che  raffigura  la chiamata in Milano di Ludovico II  a sostegno di Francesco Sforza, di cui era luogotenente generale, per il tramite di una lettera di Bianca Maria  Visconti che riferiva del grave stato di salute del marito. A tal punto sarebbe davvero dirimente poter  sapere se l’investitura a legato apostolico in Bologna cui fa capo invece l incontro di Bondanello  spieghi la  tunica  cilestrina di Francesco, già cardinale e vescovo, e la sua combinazione con la mantellina purpurea che vi è sovrapposta. Le mie  interpretazioni, pur  così delucidate, restano pur sempre  solo fondate congetture. Ai critici d’arte di me più emeriti confermarle o smentirle riaprendo il dibattito.

 

Odorico Bergamaschi



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