Oltre la scadenza dei termini
Un altro giorno, ancora, che in un autunno sempre più freddo finisce di trascorrere con la mancata riconsegna del visto per l’ India, (sempre più) ben oltre la scadenza ordinaria dei termini. Sono già intercorse due settimane rispetto a quanto mi si è preventivato senza che via e-mail, o per telefono, io abbia finora ricevuto alcun chiarimento del perché il visto non mi sia ancora stato emesso. Così l inquietudine della trepidazione ripiomba in angoscia notturna, riprende corpo il timore che il rientro in India mi sia negato ora e per sempre, e che non possa mai più rivedere o ricongiungermi con i miei cari laggiù.
I bagagli che non dovrò più riempire di nuovi libri e di quelli che fanno spola tra le mie due residenze, di un nuovo tablet per Chandu e di quanto mi è difficile reperire in India, giacciono nella mia camera da letto ancora pronti per una partenza che forse non avverrà mai più, come forse inutilmente torno a riordinare le mie cose in casa, per essere già pronto ad un distacco da esse cui non potrò più accingermi di nuovo, e con il solo beneficio di sospendere il mio assillo, torno su immagini e testi, nei libri che riprendo, di monumenti e siti la cui investigazione od esplorazione dubito che conoscerà un termine o che avrà mai luogo.
Così dispero, tra le fotografie dei miei cari davanti, se mai assisterò al crescere come bambino e poi al fiorire in ragazzo di Chandu, allo schiudersi, già in boccio, della mia Poorti in una meravigliosa bellezza, al farsi un uomo di Ajay giovinetto, o se mi sarà dato di accompagnare Kailash e Vimala in un loro lento invecchiare, di cui i perturbamenti non siano più traumi di continui dramas, mentr’io mi avvii tra loro alla morte senza sentire di avere solo sprecato e fallito la mia talentuosa esistenza, contento almeno di avere, in loro, chi chiuderà un giorno i miei occhi con un pensiero grato
Un altro giorno, ancora, che in un autunno sempre più freddo finisce di trascorrere con la mancata riconsegna del visto per l’ India, (sempre più) ben oltre la scadenza ordinaria dei termini. Sono già intercorse due settimane rispetto a quanto mi si è preventivato senza che via e-mail, o per telefono, io abbia finora ricevuto alcun chiarimento del perché il visto non mi sia ancora stato emesso. Così l inquietudine della trepidazione ripiomba in angoscia notturna, riprende corpo il timore che il rientro in India mi sia negato ora e per sempre, e che non possa mai più rivedere o ricongiungermi con i miei cari laggiù.
I bagagli che non dovrò più riempire di nuovi libri e di quelli che fanno spola tra le mie due residenze, di un nuovo tablet per Chandu e di quanto mi è difficile reperire in India, giacciono nella mia camera da letto ancora pronti per una partenza che forse non avverrà mai più, come forse inutilmente torno a riordinare le mie cose in casa, per essere già pronto ad un distacco da esse cui non potrò più accingermi di nuovo, e con il solo beneficio di sospendere il mio assillo, torno su immagini e testi, nei libri che riprendo, di monumenti e siti la cui investigazione od esplorazione dubito che conoscerà un termine o che avrà mai luogo.
Così dispero, tra le fotografie dei miei cari davanti, se mai assisterò al crescere come bambino e poi al fiorire in ragazzo di Chandu, allo schiudersi, già in boccio, della mia Poorti in una meravigliosa bellezza, al farsi un uomo di Ajay giovinetto, o se mi sarà dato di accompagnare Kailash e Vimala in un loro lento invecchiare, di cui i perturbamenti non siano più traumi di continui dramas, mentr’io mi avvii tra loro alla morte senza sentire di avere solo sprecato e fallito la mia talentuosa esistenza, contento almeno di avere, in loro, chi chiuderà un giorno i miei occhi con un pensiero grato
Insomma, perché mi sono attenuto strettamente alle direttive
che mi trasmettevate, insieme con il mio amico indiano , cercando in ogni modo di contrarre
una polizza assicurativa quando sembrava
che fosse imprescindibile per il visto di impiego, modificando i termini della lettera di
assunzione secondo le vostre prescrizioni
e trasmettendola al principal una
seconda, una terza volta, perché nella sua cortesia umana la intestasse e controfirmasse nella
redazione che mi avevate assicurato che finalmente avrebbe valso senz’altro il
visto impiego, per ottenere il quale vi ho raggiunto armi e bagagli il giorno
stesso del mio arrivo in India, per
onorare l inizio previsto del corso di
lezioni in India, non solo mi sento ora dire che occorre anche
un contratto di impiego che le autorità che me l hanno richiesto magari non
sanno nemmeno in che cosa possa o debba mai consistere di diverso da quanto
specifica in ogni minuto dettaglio la
mia lettera di assunzione, ma cosa più grave di tutte, mi sento dire che non
posso più nemmeno richiedere un visto
turistico, su cui ripiegare, e fare più ritorno, perché ciò significherebbe che
avrei attività clandestine che intenderei salvaguardare ad ogni modo, quando in
India non ho che da continuare in voraginosa
perdita a soccorrere persone amate che nessun altro aiuta, e scrivere i miei
reports su templi e siti che nessuno altro studia o visita, o che sono finite
sommerse dal vilipendio turistico della loro bellezza spirituale.
Insomma , per aver fatto tutto quello che da voi mi era
detto che mi era richiesto, e per aver proceduto come mi era stato garantito
che potevo procedere, accettando che mi fossero trattenuti in anticipo importo
e passaporto, adesso debbo perdere la possibilità di essere ritorno in India
alle persone e alle attività che ho più
care ?
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