La mia depressione è tale, in questi giorni di addio, sotto il peso delle
incombenze economiche per sovvenire ai miei cari che non mi consentono più
niente, che non so più accudire alla mia persona che nei minimi termini,
affidandomi ai lenitivi della preghiera, del beatifico sonno e degli
psicofarmaci.
Anche l opportunità che ho colto di fare ritorno in Italia
con il più economico dei voli immaginabili e possibili è diventato un incubo
continuo della mia mente, per essermi dovuto affidare per questo alla compagnia
di bandiera di un paese di cui tutto ho in orrore , e di cui mi terrorizza ogni
conseguenza possibile del mettervi piede, vedendomi già consegnato alla
sciabola del boia su qualche sua pubblica piazza, per nessun altra ragione che
per avere tremato di paura sospetta al cospetto delle sue forze di autorità.
E non so trarre
sollievo, e rallegrarmi più di tanto,
che per il rinnovo del visto d’impiego non mi si richieda più una polizza
assicurativa quanto mai costosa, dati i miei anni, per il cui ottenimento ho
tribolato invano così tanto ed ho così invano fatto tribolare Kailash, nè so
essere lieto di gratitudine che il principal sia disponibile a sottoscrivere
ogni riscrittura del contratto
d’assunzione, alle sempre nuove condizioni richiestemi dal Consolato generale di Milano.
Ho modo invece di allarmarmi
che mi possa essere negata insieme con il visto ogni possibilità di
rientro in India, per qualsiasi attività che qui intraprenda che non sia l
insegnamento dell italiano tra le mura perimetrali dell’istituto del mio
principal, come quando lo esercito nel mio ufficio del Bapuculturaltours, dove
sono stato ripreso a suo tempo con una videocamera dalle autorità di polizia, o qualora esse mi sorprendano come se vi stessi in veste di esercente dietro lo showcase del negozio di
handicrafts che ho allestito per Kailash,
insieme con lui, imprescindibilmente.
Tra un monsone e l’altro, torno intanto ogni giorno di
continuo, sostandovi solo davanti, a tale nostro negozietto che lunedì scorso abbiamo inaugurato con una
puja, ma più che la gioia della sua
linda carineria, di com’è bello e attrattivo nei suoi pur pochi articoli di
vendita, di vederne Kallu contento, che vi si raccoglie con gli amici nel gioco e non fa più nemmeno
ritorno a casa per il pranzo e l immancabile sonno pomeridiano, di come i
nostri bambini vi convengano orgogliosi e felici, al punto che Chandu è appena
scoppiato in lacrime per avergli il padre negato di condurvelo sotto la
pioggia, più di tali ragioni che ho per felicitarmene mi angoscia quanto sia un
costo aggiuntivo anzichè una fonte di ricavi, talmente pochi sono i turisti
indiani che vi sostano e vi fanno compere, e irrisori sono i guadagni che ci
impongono, sprezzanti, ed a cui ci
conviene di sottostare pur di avere modo
di vendere, trovando essi cari gli stessi prezzi a cui abbiamo acquisito i
prodotti dagli stessi artigiani che li
fabbricano, o negli empori e mercati più economici di Delhi, cui ci siamo
sospinti fino a Gandhinagar.
E non avrei forse motivo di essere soddisfatto di Poorti,
Ajay e Chandu, di ciò che sortisco per loro nel vederli incantevolmente intenti
nei compiti anche oggi ch’è giorno di vacanza per la pioggia che imperversa,
sul piano di scrittura del loro lettone grande?
O di Mohammad, che ancora due settimane or sono, mentre ero in
Delhi per gli acquisti del negozio,
voleva solo evadere dalle ingiunzioni familiari e dagli obblighi scolastici fuggendosene via per l India da Khajuraho, stando a quanto mi
telefonava, ed ora va invece regolarmente a scuola, di pomeriggio,
ed al mattino dai due insegnanti privati che sopperiscono a quanto ne siano “
poor “ l’inglese o la matematica”, motivato a ciò anche dalla palestra della
quale così egli comportandosi gli sovvenziono la frequentazione, i cui esercizi
ieri era orgoglioso di mostrarmi in
stanza quanto ne rinforzino bicipiti e tricipiti.
Sono rientrati nel frattempo i suoi conflitti familiari, dopo che il padre
l’ha picchiato e gli ha gridato contro che non lo riconosceva più come suo
figlio, per avere appreso che aveva
seguitato a disertare la scuola- ( “Mohammad” gli ho solo detto, dopo avergli ricordato tutte le ragioni del
padre,” a volte i figli devono saper essere più grandi dei loro genitori”). E della sua storia
d’amore affievolitasi con Muskan ha
posticipato i termini alla fine dell’anno scolastico, quando gli impegni degli
esami del decimo anno saranno già stati affrontati.
“ Prima mi chiedevo, perché devo andare a scuola, ed ora mi
chiedo perché non andarci, visto che ogni materia ora a scuola mi piace, e solo
il sanscrito mi rimane indigesto”.
Certo, i turisti e i
visitatori dovrei seguitare a vederli, nostalgicamente, come animali dei
branchi migratori a cui non potrò più unirmi per chissà quanto nel mio
futuro, ma qui in Khajuraho, confinatovi come in una landa d’esilio, ho
una patria del mio cuore.
Resta, con il mio declino economico, a rendere difficoltoso
il controbilanciamento di ogni mia
privazione, il crollo di schianto della mia passione per l arte
hindu., dopo che al vaglio degli esiti di
un mio reportage, pur apparsi originali
e di parecchio interesse, sono stato rimandato ad un ghost writer e ad un
esperto di sanscrito per la loro riscrittura, dalla sola interlocutrice, a me
quanto mai cara, che mi si è offerta per una loro lettura puntuale..
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