mercoledì 5 gennaio 2022

Ciò che è sbocciato in Chandu

Ciò che è sbocciato in Chandu , il mio bambino dodicenne indiano, nei miei confronti, è sorto in lui quando ancora a settembre, o già ad ottobre, più non ricordo, mi sono sostituito a lui nel rispondere ai questionari domestici di storia e di chimica che le insegnanti della scuola delle suore di Khajuraho avevano compilato per una prima valutazione annuale. Si trattava di test in cui per ogni domanda avrebbe dovuto riprendere questo o quel passo dei libri di studio, con una minuzia capillare che richiedeva che comunque sapesse snidare o eviscerare quanto vi era di più riposto in quelle pagine. Chandu ha toccato così con mano tutta la inadeguatezza della sua formazione raggiunta per i compiti richiestigli , a quanto lavoro mi fossi sobbarcato per sostituirmi al suo, ed è stato un accordo consensuale l impegno a ritornare su quelle pagine, a iniziare da quelle di Storia, facendone l’oggetto di uno studio in comune, di una mia lezione quotidiana via messenger, di fronte l uno all’altro nel mio laptop e nel suo smartphone, e alle stesse pagine di cui stampavo le copie, richiedendogliene in diretta di sostituirmele se le loro riproduzioni risultavano tagliate o difficilmente leggibili. Integravano i testi le ricerche in google delle immagini che ritenevo per lui più accattivanti delle antiche civiltà fluviali su cui ci confrontavamo, fossero i giocattoli dei bambini di Mohenjo DAro o di Harappa, i giardini pensili di Babilonia e gli ziqurrat e la torre di babele, posti a raffronto con la Burj Khalifa, antiche montagne divine come lo erano i sikharas dei templi di khajuraho, caratteri pittografici e poi cuneiformi mesopotamici, le piramidi e la sfinge e le scene di vita di artigiani e di coltivatori, intenti ad arare i campi con l’aratro di legno come ancora tanti agricoltori indiani. Via via nel mio bambino la gioia di apprendere e l’intelligenza delle cose si sono venute facendo nei suoi occhi tutta la luce del mondo, il suo sorriso l’incanto del suo meraviglioso volto fresco di vita, e le consonanze più profonde e ciò detta l’amicizia si sono fatte le parole più intime della sua compitezza di piccolo hindu, pronto a riaccingersi al fare nei modi più seriosi. Non c’è stata volta che abbia chiesto di come stessei, how are you senza che mi ricambiasse con un “and You?”, e che non richiudesse il libro senza dirmi grazie per quel che facciuo per lui. “ Chandu, my son and my sun, sono io che devo ringraziarti di tutto. Tu sei il refregrshing del tuo babbà, non mi sento più vecchio quando ti ritrovo ogni giorno, tu sei my daily recharge” La sua prima spontanea dichiarazione intensa è avvenuta quando ho cercatoi di spiegarli che significasse to worship” “E’ quando gli uomini credono in un Dio e lo pregano perché provveda a loro” “ E ‘ in te che io credo” mi ha detto sorridendomi con serietà profonda, abbassando poi gli occhi a riprendere le righe del testo. E la sua intelligenza è stata pronta a farsi applicata alle cose quando mi ha distinto government power di Modi dal business power di Mukesh Ambani , quale uomo più ricco d’India, ed ha criticato la mia asserzione che fossi un povero, e che potesse essere per me oneroso assicurargli il laptop che nelle sue fantasie si era sostituito allo smart tv dei primi tempi, correggendomi “not, you are of middle class”. E per chi è della middle class è davvero vantaggioso a suo dire fare gli acquisti a rate, instalment by instalment. Una esigenza una quella di un suo lap top , che sono stato io, non Chandu, a rilanciare ogni volta, sperimentando come sia capacissimo di muoversi tra i vari siti e-commerce in rete, facendogli capire come io sappia usare i lap top senza saperne niente. Al contempo perché non inaridisca nella ricerca di soli beni di consumo, nella sola vita elettronica, gli sono venuto rammentando come la realtà più grande siano il cielo stellato o i campi di fiori ed alberi, i campi, il mondo minerale, animale ed umano, i suoi famigliari e possibili amici. Ed è così parlandogli che Chandu mi ha fatto la sua dichiarazione ulteriore “ Tu sei il sesto della nostra famiglia” con il babbo, la mamma, Poorti ed Ajay. Durante quelle lezioni di storia ho fatto di tutto, quando il capitolo verteva sulle credenze religiose, per non usare con lui la parole “ morte”. “ Gli egiziani credevano che quando finisce questa vita, si entri in un’altra… i corpi che non avevano più vita li conservavano come noi facciamo con gli alimenti, anche quelli dei gatti…” Ma è stato Chandu stesso a violare l interdetto nel modo più diretto, quando mi ha chiesto di parlargli di suo fratello Sumit. Mi sono con lui allargato in tutta la felicità di ricordarlo, dicendogli quanto fosse bello e pieno di energia, sempre felice ed incontenibile nella sua esuberanza, ancora incapace nei suoi impulsi vitali di tradurli in parole e di controllare la cacca. “ Egli era grasso, nella fotografie della mamma” la sola in famiglia con la quale avesse potuto parlarne a lungo. “ No, non era grasso, era forte, potente, “ abbiamo vissuto tre mesi insieme, chandu mi ricordava secondo quanto aveva detto sua madre” “Quattro mesi, da quando tu sei nato il 15 di luglio al 15 novembre. E poi? “ Goodbye” ha sospirato Chandu.. “ Mi hai chiesto di Sumit perché senti di amarlo, perché sei a lui interessato” Perché sono a lui interessato”ha concluso Chandu. iL giorno seguente sono tornato su quanto mi aveva detto di SUmit, per ribadire come ne avesse per pinguedine la possanza del fratellino di due anni. “ era il nostro piccolo Krishna, lord Ganesha. ” Il gioco per lui era tutto, e tutto era per lui occasione di gioco e di festa, anche l’acqua della pioggia dei monsoni , quando correva nudo in cortile per bagnarsi tutto. Quando entrava nella mia stanza era come un terremoto, ciò che era su finiva giù, ciò che era giù finiva su…” “Noi eravamo differenti “ ha asserito Chandu. “ perché?” “ Lui era grasso.” Al che non mi è rimasto che sorridere del suo convincimento irremovibile, di come pesasse come una condanna. Eppure ciò non significa che sia inflessibile, che non sappia già che cos’il tatto e l’accortezza, la ricerca di un accomodamento con le altrui esigenze. Certo, l’ho visto avvoltolato nelle coperte del letto della television room , in sdegnato rifiuto di presenziare alla Laxmi puja che il papa, la mamma e la sorella avevano allestito in cucina, perché il papà non aveva voluto saperne che si recasse lontano per acquistare mortaretti nell’assembramento di una folla che non si cura di distanziamenti e maschere chirurgiche in tempi ancora di covid, né che acquistasse i crackers patakas più grandi e più pericolosi per i festeggiamenti di Diwali di cui mi ha inviato immagini e video, ma è con anche più del riguardo dovuto che Chandu mi ha fatto presente che mi collegavo con lui troppo tardi, quando in India erano già quasi le undici di sera, e che mi ha giustificato per ogni seguente ritardo per quanto poi abbia cercato di anticipare i tempi. La verità è che per quanto sia il conforto e la luce dei miei giorni ricontattare audio visivamente Chandu e Kailash , prima deve avere trovato un termine il mio lavoro di studio e di ricerca, di scrittura o di correzione dei miei testi, il riordino e la pulizia della casa, l’acquisto di che mi occorre al supermarket. Così è anche se o in loro mi dispero e ravvivo, quando dai livelli più alti dell’essere o dal Principio supremo oltre lo stesso Uno ineffabile, alla luce di metafisiche e ontologie islamiche o hindu, nella illusione che ogni sintesi superiore, ogni confluenza di oceani sapienziali possa essere una idea più alta che più ravvicina a Dio, e le differenze e le distanze non fossero di più sostanziale rilevanza, nel mio amico e nel mio bambino ritrovo quanto più sconvolge di perdere, se fosse pur vero che è quanto individuale memoria e comunanza di vita e di affetti che occorre vada perduto per la liberazione ultima che ci unifichi a Dio. E allora ripercorro in ogni sua espressione e inflessione il volto di chandu, ogni suo sentire compito che ne trapeli, riavvincendomi al suo impegno di costruirsi un futuro, nel suo project, l’altra sera, in cui mentre la mamma e il fratello e la sorella dormivano, era intento a trascrivere i simboli degli elementi chimici singoli e di alcuni loro composti, in un mondo di cui è per me già iniziato lo sfacelo, e la morte è l orizzonte possibile non più a venire ma già di ogni mio giorno. Le nostre lezioni si susseguono secondo il ritmo del suo calendario scolastico, e di sabato e di domenica o quando per lui è giorno di festa conversiamo soltanto. Così ho potuto trovare il sollievo di non fargli lezione, da che con l uretroscopia è iniziato un mio calvario urinario, in concomitanza con i giorni stessi della festa di DIWALI. Ma sabato scorso, quando siamo rimasti in sospeso sul che fare, alla sua rinnovata richiesta “ and more?” che riattiva ogni volta quanto resti da dirci, pur se aveva solo esordito con il foglio dei simboli dei composti chimici da compitare, quel che tu vuoi, what You like, gli ho risposto, posso iniziare la prima lezione di biologia o restare a guardarti nel tuo progetto” “ What you like” ha fatto eco Chandu. “ I like what you prefer, ho insistito. “ Allora la lezione lunedi” Poi, alzando a me lo sguardo in tutta lo splendore di che sia gratitudine, è scoccata la terza sua dichiarazione “ Y love You” Al che sono rabbrividito in un abbraccio d’amore con le mie stesse parole.

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