sabato 9 settembre 2023
Il suo anelito alla tomba
Porto Mantovano , Di rientro dall’ India, finchè la mia vita non si eleva agli esuli pensieri dei miei cari che vi ho lasciato. per potere seguitare ad aiutare i quali è ben poco quello che mi consento, e finché la mia mente non s’intona alla perseveranza tragica in una vita di studi e di scritti che interessa solo me stesso e mi vota in tutto e per tutto al fallimento,, la mia esistenza è quella di una perfetta Barbie, votata alla perfezione integrale del suo ristretto ambito di vita. Apro gli occhi e mi voto o a non uscire di casa finché tutto non sia rimesso in ordine, il mio letto, la mia persona fisica, ritemprata dal bodie shampoo di pino silvestre e di muschio sotto la doccia, la cucina dove tutto deve essere rigovernato, a iniziare dalle stoviglie che siano depositate nell’acquaio, prima della puntuale assunzione di tutte le medicine abituali. Sono stremato ma in pieno accordo con me stesso quando esco di casa, una prima, una seconda volta, perché devo ricontrollare ogni volta che i rubinetti in cucina e nel bagno siano chiusi, spenta la spia del boiler. La cassetta della posta non da i segni di alcuna mancata consegna, meglio così, del resto si sa già, in ordini e rese, sullo smartphone, quando occorre iniziare a palpitare per ‘ arrivo e-commerce del kimono o del libro che viene da Toledo, America. di miniature indiane Mughal, restando in devota attesa durante tutto l orario che ti è stato indicato di una possibile consegna. Esco, finalmente, altrimenti, e mi ritempro al solito bar, scontandovi la presunta solitudine consueta dei numeri primi, di chi perché eccelle crede di non trovare compagnia di discorsi, nel godermi i il solito cappuccino con la solita brioche, che precede la lettura dei giornali che così evito di comperare. Ineludibile poi la puntata nell’ ipermarket, secondo i dettami della magnifica ossessione di acquistare e di rimpiazzare ogni volta ciò che il pranzo e la cena del giorno avanti sono venuti a far mancare. Insieme a quanto occorre per nuove varianti del solito regime dietetico. Che è mai un’estate senza couscous e insalata greca. La solita suite anche oggi di aglio e acciughe e poi pomodoro, olive e tonno e capperi e una manciata di origano e di basilico fresco. Dio che al di là di tutto ci assolve di tutto, l Altissimo che non inquieta e non dà più risposte. Ma che ci fa ancora, mi chiedo dopo il pasto fugace sciacquando già i piatti , questo tappo che non rientra in alcuna raccolta differenziata. Così, vuole che mi interroghi il nostro ecostile di vita. Certo, dopo pranzo sul piccolo sofà, i media e i giornali mi recano più precise notizie dal mondo che in sé sono sempre più drammatiche, di guerre e crolli di potenze e catastrofi ambientali, di morti di personaggi famosi che non avremo pioù da invidiare,ma in questo lembo di mondo la storia almeno ci ha assicurato la facoltà di poter restare e vivere a distanza dai tragici eventi, al più ci investe il rincaro di mutui e prezzi-, l’ economia di guerra, bellezza-, o la grandinata che ha rovinato la macchina e il tetto del vicino di casa. Quanto alle morti illustri, rispetto a tali celebrità che tutto potevano concedersi, che intima soddisfazione poter sentire che non hanno e non sono più nulla, mentre noi abbiamo ciò che solo davvero conta e di cui non soffrono e insieme non godono più niente/ nulla, la vita e vivere ancora. Mors tua….vita mea. C’è pur giustizia a questo mondo, no? Di stanza in stanza, a ogni orinare o spuntino, tra una lettura e una scrittura e l’altra, il colpo d’occhio che controlla che tutto sia posto. se non è così, provvedendo all’ istante, approntando già una risistemazione più soddisfacente. Organizer, con dispenser, è la parola inglese che traduce alla perfezione ciò che la nostra vita domestica comporta ogni giorno, la ricerca di un’organizzazione e di una disposizione sempre migliore degli oggetti di casa, della nostra casa, ove tutto evochi l immacolatezza di ,un ordine sempre più perfetto, guai alzare gli occhi alle pareti e rinvenirvi la ragnatela di un ospite ingrato, o abbassando il capo trovare briciole e lasciti di sporco o di residui organici, di cibo o corporei, sul pavimento, pilucchi, granulazioni, tutto va ripulito e lavato e sottratto alla polvere, già, la polvere, che su tutto si deposita e tutto insidia. Niente di troppo rigido, stiff, anzi, una scompostezza concertata. Certo, che quando il cibo che hai cucinato si è rivelato squisito , e per la birra doppio malto la testa ti gira… Così passano le ore ed i giorni, , lasciando che oltre i vetri il sole e l’azzurro del cielo siano un oramai inascoltato e inutile richiamo a tentare di vivere ancora, in ciò perseverando in una compiaciuta autodistruzione continua, nel gusto acre del proprio reprimersi contro ogni illusione dei sensi, in un anelito continuo che sa di non perseguire ogni giorno che la propria morte anticipata fino al suo evento risolutivo. L’ una e l’altra mia esistenza riconciliate, quando finto è il capitolo che leggo o quanto scrivo e mi ritrovo nella mia casa in ordine, al telefono tutto che procede bene o la riconciliazione è avvenuta.. Com è possibile aprire le pagine di Yeats o scrivere quelle sul tempio Kandariya in una casa sporca. Ah, la caduta di capelli e forfora sulla scrivania metallica, ciò che si annida tra lettere e numeri della tastiera del computer . Più e più volte è stato un sordo appello alla tua coscienza, la vista di quegli oggetti fuori posto o disposti male. Finché non è risalito in superficie improrogabile, e la lavatrice ha compiuto i suoi cicli, i rifiuti hanno trovato i ripostigli che li fanno invisibili Per tutto l’inverno invochiamo primavera, e in primavera invochiamo l’estate, e quando le siepi vibrano stracolme , giuriamo che niente è come l’inverno, e che dopo non c’è niente di buono, – la primavera non è ancora tornata – e non sappiamo che a turbarci il sangue è solo il suo anelito alla tomba. Yeats, William B.. Verso Bisanzio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 420-424). Feltrinelli Editore. Edizione del Kindle. . Nella notte fonda, la pillola e uno stremante porno you tube, riconsegnandoci al più che mai agognato sonno.Porto Mantovano ,
SENZA PIU' LORO
Ora che sei senza più loro,//
così cari e corrotti,//
senza che lui si attenti, //
tu in tanta dilettevole noia //
uno dopo l’altro uccidi i giorni che passano, //
annienti l’esistenza che ti resta,//
tu ne fai sterile ogni virgulto, //
senza più voce e canto, //
di una vita senza musica//
Corte Giardino
Egregio Direttore,
A inaugurazione avvenuta del Parco Giardino del Te, con concorso felice di un pubblico cittadino delle grandi occasioni, alcune considerazioni si impongono e vanno riproposte, che riduco al loro estratto conto finale, altrimenti di chi favoleggia l’inascolto è garantito. Dunque, innanzitutto il cosiddetto parco del Te è una corte-giardino, non un parco, ne è una riprova che il Sindaco medesimo l’abbia raffrontato alle Tuileries, che sono giardini. Tale nomea non è solo imprecisa, è fuorviante perché a tale corte-giardino oltre ai vari suoi pregi conferisce quello, che ad essa non spetta affatto, di essere un Rinascimento verde, o un polmone green , costituendo per lo più una distesa di erba rasata, energivora e di irrilevante apporto ambientale. Un polmone verde lo poteva essere invece la riserva dell’ex lago Paiolo, per il quale il Sindaco non si è speso per nulla, e comunque un vero Parco o bosco non poteva aver sede in tale sedime del Te. Di certo non bisognava lasciare tutto com’era, l’area andava riordinata, ma nel rispetto non soltanto del Te , bensì, non di meno, delle funzioni che tale prateria assolveva. Per questo era preferibile il quadro progettuale di giardino approntato per l’ Unesco da Paola Eugenia Falini e Patrizia Pulcini, prima di tutto perché nella sua maggiore semplicità esso era più consono al contesto del Palazzo del Te. E le sue praterie centrali, senza stanze dintorno che ne limitassero l’ estensione, che casomai era meglio allineare sui lungolaghi, erano quanto mai flessibili e polivalenti, in quanto bastava uno sfalcio e potevano essere convertite in campo della fiera, o altrimenti in prato di esibizioni di mostre e in luogo di raduni e di manifestazioni, quali il gay pride e Vaisakhi, la festa della primavera dei sikh, e pur anche in arena per grandi spettacoli e concertoni e concertini. Ma non è ugualmente versatile anche l’attuale? Ne dubito fortemente, e non solo per le ragioni già esposte , ma in quanto la corte giardino del Te, in contrasto a com’è stata felicemente invasa nella sua inaugurazione, ha uno spiccata connotazione di parco d’elite, come attestano la pretesa di separare i turisti da sportivi e tifosi tra chi accede alle sue vicinanze, l’ assenza di bagni e di carrozzine e sedie a rotelle per gli anziani e gli invalidi, mentre sono stati approntati anche servizi inaugurali di assistenza veterinaria, o un’aiuola per lo yoga nel via vai, banalizzato a fitness, davvero una figata pazzesca Almeno risparmiandoci le panchine di Notting Hill, già in programma. Al postutto, va concluso che non è il bello o brutto il solo criterio di valutazione di un’opera architettonica e urbanistica, lo sono anche la sua consonanza con ciò di cui c’è più bisogno, in assoluto e nelle attuali contingenze, di pandemia inestinta e di economia di guerra, i costi e i modi e le forme in cui si è giunti a deliberarla, se sono state democratiche e partecipative e un concorso di idee e di piani, o impositive d’imperio, con la braveria di un signorotto locale che faccia intendere “ questo Parco s’ha da fare come dico io, o… è come…” . Ne è altresì un criterio indispensabile di valutazione quanto l’opera nel tempo possa durare e non ammalorarsi , in un clima che si va facendo subtropicale, e quali ne siano gli oneri di manutenzione. Come per dire, non è che un tiramisù per quanto libidinoso sia il meglio della vita per un diabetico. E un’ opera del genere non può essere fatta assurgere a opera di regime, non può divenire come già Piazza Leon Battista Alberti la bella che sia la favorita del Sindaco Duca, alle cui grazie indiscusse una cittadinanza debba soggiacere cinguettando in una piaggeria desolante, quasi che si fosse ancora alla corte di Vincenzo I Gonzaga . Il cosiddetto Parco attuale è dunque lecito e ragionevole sia criticarlo che esaltarlo, ma discernendo tra critica seria e critica campata per aria, o insulto gridato, tra assenso di claque irriflessivo, e intollerante, e assenso motivato e coscienzioso, tra argomentazione e oltraggio beffardo.
Odorico Bergamaschi
Mi strazia volere così bene a Kailash
Mi strazia volere così bene a Kailash, e che non mi pesino quanto su di me dovrebbero gravare le sue pene d’amore, le più dolorose delle sue sofferenze dopo la perdita di Sumit, dopo il suo errare mentale provocato dalla disperazione che volessi lasciarlo per Anas e le sue grazie.
Gli ho chiesto l altra sera, al suo rientro in famiglia, quanto gli dispiacesse avere lasciato la città di Rothak e l hotel Maharaja forse per sempre, e come sempre mi ha risposto in termini percentuali “ Soffro per il 30% . E soffrirei per il 50% ed anche di più, se quando a lei ho restituito le 1.000 rupie , non mi avessi detto solo grazie. E nient’altro. Se al meno mi avesse chiesto se farò ritorno, o quando potrei fare ritorno. Niente.”
E se non si fosse comportata come si è comportata negli ultimi mesi. Niente Scherzi, battute. Non più una sola parola”
……….23 agosto ’23
Good night my dear friend
Good night my dear friend
Di nuovo tra noi questo affetto intramontabile, dopo che oggi, anziché deprimerlo in Rothak , lo ha risollevato dai suoi affanni mentali che gli ritelefonassi perché riconducesse il figlio Ajay alle ragioni familiari, la smettesse di insistere che vuole andare a lavorare prima di concludere gli studi, e quando ancora la famiglia richiede che ne sia il perno in Khajuraho. E si è profuso in un elogio sconfinato della mia intelligenza e conoscenza superiore, di cui non trova traccia nei suoi superiori che si avvicendano. Che vuoto interiore, talmente la vita è l età mi hanno reso in senziente e vorace di morte, l’ammanco dei sensi in cui dentro di me i suoi giri di parole si rivolgevano intorno a se stessi, in spirali intorniantesi su karma, dharma , paroupkar, sui ricordi dei nostri atti di generosità con conducenti di rickshaw e tuk tuk che rinnova per strada in Rohtak, accogliendoli come deliri da districare. Quanto alla sua lady l’amico cerca di non focalizzarla più di tanto, ma è lei, per quanto sia poverissima, --suo padre ripara scarpe per strada ed ella ha fratelli e sorelle da mantenere- che al tempo stesso rifiutando ogni scambio di sguardi e di parole provvede a prestargli denaro. Kailash restando in attesa di nuovo di un suo primo stipendio, al ritorno al lavoro, .
A quanto sono riuscito a fargli finalmente dire, lei gli ha ricordato che ammira quanto lui lavori, la sua dedizione ai suoi compiti, ma lui è più vecchio , ha moglie, ha figli, una famiglia. Comunque sia lui potrà sempre contare sul suo aiuto, ad esso ella non verrà mai meno,.
Ajay secondo il padre sragiona perché il troppo zucchero nel sangue gli dà alla testa, gli parlerà e tutto si acquieterà.
Inutile ripetergli che non ha senso che Ajay insegua concorsi per titoli inferiori a quello che può conseguire con ancora uno sforzo ,dei concorsi in cui i competitors sono molti di più, legioni, e che ai vincenti riservano solo la metà della retribuzione che gli consentirebbe un titolo superiore.
“La vita di studi è una vita di merda”, l ormai giovane uomo mi ha gridato stizzito, rivelando la vera infinita miseria della gioventù indiana, che solo sporcando la propria vita con il malaffare e il crimine ha reali speranze di farcela.
Nel mentre così mi parlava rifiutavo di nuovo di rispondere al mio adorato boy friend, al mio Deepak, che tenta di eludere il mio blocco in whats app cercando invano ancora una volta di contattarmi con l app **.
Mi ha mentito e ingannato ancora una volta, dicendomi che le 1500 rupie che gli avevo fatto avere gli servivano per il biglietto del treno per Goa dove mi aveva lasciato credere che sarebbe andato a lavoare. E' incantevole, bastardo e balordo, ma io non voglio affatto rovinarmi per fare di lui un nikamma e un muft khor, un buon a nulla e un parassita. E Ranveer , il mio amico perfetto, all’apparenza, tace più che altro, da che ha capito che non può chiedermi niente dell help che vuole ricevere da me. Il bel giovane Ranveer è l esempio estremo della mia delusa disperazione che tutti abbiano a chiedermi ciò di cui dispongono di meno, mentre nessuno ha il minimo interesse a ciò che io posso dare di unico e più prezioso, ai frutti del mio genuio e talento. Come mi ha detto che voleva diventare la più grande guida dell India gli ho tradotto in inglese il mio volumetto sui templi orientali di khajuraho, la sua formazione come guida colta in cambio di ciò che gli piace pur fare -“ Sono contento di quel che sono” e no, se non gli pago gli studi in Delhi per imparare le lingue- e i suoi, che sono proprietari di terre possono concederselo- niente di niente e si resta solo buoni amici, una virtuosità che per me è come un curry senza spezie piccanti, non accorgendosi che è così che il bravo ragazzo di cui ha tutte le meravigliose parvenze si mostra corrotto, non già per quel che fa, o altrimenti farebbe come bersi una limonata, ma perché lo fa e all’istante solo per denaro. Così invece di diventare con il mio ausilio una guida valente concedendomi quel che piace a entrambi, mi si sottrae e finiamo per perderci a vicenda, ricalcando le squallide orme delle guide di Khajuraho, che si sentono tanto più autorevoli quanto meno riservano di far vedere e di dire ai turisti, now You can go for taking pictures, tanto basti la loro sozzura, che per compiacere i turisti con volgari entertainments ne ha fatto dei templi s trtaordinari dei randi-ki-mandir, dei covi di puttane celestiali dedite a insegnare agli umani il kamsasutra.
Si è invece fatto vivo all improvviso da Motihari Adhitya*, con ii più sorprendente dei contatti. Possibile che:?. Anche lui confermandomi come dicevo alla cara ragazza del bar che mi serviva al tavolo, che all we need is money., io per primo. L’ho stroncato in un sms dicendogli della mia povertà, , che solo vivendo ritirato in casa posso coltivare qualche speranza di aiutare i miei cari, che anche ai miei boyfriends ho dovuto dire di no, a ogni loro analoga richiesta di aiuto. “ E’ lei gay?“ Mi ha chiesto in replica “ “Te lo fa pensare il fatto che abbia usato la parola boyfriend per i miei giovani amici?” ho continuato al telefono” “Ritornerai a Motihari? “lui di rincalzo. Ma oramai si stava facendo troppo disinteressato a continuare a parlarmi, per stare a sentire perché sarei ritornato immancabilmente sulla strada di Motihari, se sarò di nuovo in India dovendo io raggiungere ogni 90 giorni la vicina frontiera a Raxaul con il Nepal, per potere continuare a restarvi altri 90 giorni al successivo rientro.
Povero, adorato Kailash, che negli auspici e nelle sue certezze di un good look, di un happy future for our family , ignora quanto la rovina incomba su di noi, quanto restino per ora sogni quelli di Chandu, di diventare un cricketer frequentando l’Accademia di Indore. 120.000 rupie il costo della permanenza in hotel+school + Academy, come mi ha trascritto in un appunto.
In Kailash c’è invero la straordinaria capacità indiana di risollevarsi da tutto e di darsi ancora speranze o intenti vitali,
Anche se quando Certo se gli rammento le cose come stanno ed entro con lui in tensione, la sua mente si fa pesante, come mi dice, e si fissa in uno stato di desolazione. Uno stato che tento in ogni modo di alleviargli, uno sforzo immane, non abbandonandomi mai la piena consapevolezza della tragicità della mia perseveranza in studi, ricerche e scritture per cambiare il nostro futuro, nessun reale interesse e apprezzamento pere essi delle mie stesse amiche indologhe, nemmeno visitare le copertine dei miei libri,
in assenza di titoli e fama una nullità scopntata da stuprare verbalmente per i miei interlocutori in facebbok e sulla stampa locale, in un Allor tutti a me convocata la claque intorno per il supplizio, in India
sapendo già vano ogni intento che non lascerò certo intentato di tradurre in inglese i miei volumi virtuali di centinaia e centinaia di pagine sui tempi hindu più misconosciuti e sul Shajhahanabad dai Mughal a Kiji Rewal, sui miei percorsi in Delhi tra architettura tradizionale e contemporanea, per il mio insormontabile handicap di non capire nulla quando mi si parla in inglese,quanto più se è perfetto, che mi preclude ogni presa di contatto, ripugnante il disinteresse scontato di ogni government officer, il loro mi dica pure tutto quello che posso fare pere lei, che al più approda a un masala chai o a una limonata salata.
Altre volte ha la leggerezza di ridimensionare prontamente ogni dramma, di trovare le parole e i modi più giusti per allentare gli stati di crisi, e se all origine del dramma vi sono le condotte di Ajay o di Chandu, mi risolleva con la sua certezza che saprà trovare con loro le dure parole giuste-
In realtà è la sua confidenza in me fiduciaria e nelle mie opereche allevia nella sua mente gli oneri familiari, insieme con la sua refrattarietà ad assumerli in tutta la loro gravosità, per lui schiacciante, è la sua fede nella natura assolutamente divina del nostro rapporto , che gli danno modo di trovare vie di fuga dalla nuda realtà, in crude cifre, dei nostri dati drammatici, eludendone l impatto.
Come quando più che dei rendiconti in disavanzo crescente del nostro bilancio famigliare, la sua mente settimane addietro si ostinava a preoccuparsi del management dell’ hotel, nella sua idolatria della property di cui è il servente più che un lavoratore assunto..
Kailash si era illuso fino a uno anno fa, che tale culto fosse un legame che potesse istaurarsi solo tra di lui e l hotel Harmony in cui ha lavorato per anni, l hotel in cui ci siamo conosciuti e del nostro primo amore, per il debiti formativo che vi aveva contratto con il suo proprietario, quando K era ancora un giovane costui avendogli insegnato rudimenti di inglese mentre il mio amico lo massaggiava come barbiere. Cambiando hotel e padrone si è reso invece conto che ogni hotel in cui prestasse lavoro diventava il suo tempio, e che in una sorta di proprio sacrificio perenne finiva per lavorarvi devoto alla property anche diciotto ore diurne, senza cedimenti, per la propert y alienandosi da me e dai suoi cari. Solo di notte sono sicuro che mi telefoni, lo stesso accade per i nostri congiunti, il che lo fa puntualmente ogni giorno, se non gli ho telefonato prima, disponendosi a sentirci quando è fuori servizio e ha raggiunto le stanze in cui dorme, a due chilometri di distanza dall hotel da percorrere a piedi. In famiglia, quando ero ancora in India, è stato capace di resistere in Khajuraho lontano dalla property non più di due settimane, pur di partire con destinazione la sua property e la sua lady accettando di viaggiare con un general ticket senza un posto a lui riservato. Solo il piacere irresistibile di viaggiare con me lo ha distolto dalla property per venire al mio seguito in Bihar, in Patna, Sasaram, Gaya, Rajgir e Nalanda, che ricordi….
Inutile, come in Khajuraho, ricordargli che è tenuto in considerazione dai suoi owners e captain e managers per quanto si presta a lavorare come uno schiavo, un gulam: già in Khajuraho nei turni di notte egli premurandosi di farsi trovare e sveglio ogni mattina alle cinque quando il padrone sopraggiungeva per assicurarsi che non dormisse, dopo le poche ore di sonno intercorse, da che a differenza degli altri in hotel aveva desistito di restare di guardia davanti alla reception, per avvistare i possibili clienti che sopraggiungessero per strada a notte fonda.
Inutile dirgli in Rothak che poteva smettere come e quando voleva, visto che l orario di lavoro si era dilatato da 12 a 18 ore, senza , anche se lo si faceva lavorare dalle otto del mattino alle due di notte , che gli fosse riconosciuto alcun overtime, decurtata invece dalla stipendio ogni ora d’assenza, magari dovuta al bisogno di riposare intere giornate lungo dopo siffatti affaticamenti stremanti.
E tutto questo, più per non essermi di peso economicamente e non sentirsi di vivere come un mio parassita, più che perché possa recare in ciò aiuto alla famiglia, 8.000 , 9.000 rupie lo stipendio mensile effettivo, il guadagno giornaliero in Italia di una giornata soda di lavoro
Per cercare di ottenere comprensione nella sua irremovibilità per me allucinante, mi ha fatto un esempio folgorante sorto dalla luce del suo intrepido cuore “ Per me la property è come per te un tempio. Per vederlo e visitarlo e studiarlo fai di tutto e lasci da parte ogni cosa”. A dire il vero lui stesso di fronte a un bel monumento mi ha detto che s’incanta, dimenticando ogni sofferenza e mia insofferenza nel corso dei nostri viaggi.
Di Chandu, il nostro tesoro comune, dice che è ancora troppo piccolo per avventurarsi da solo così lontano da casa per diventare unj cricketer, ma per l amico , che come me stravede per Chandu quanto condivide un’intima avversione per Ajay, Chandu è già più cresciuto mentalmente che Ajay, perché Chandu vuole diventare cricketer per rendere ricca la propria famiglia, noi tutti, e per fare si che di riflesso io possa avere fortuna come scrittore.
Aa Ajay che si lamentava di avere già 23 anni e di non avere nulla in mano, cos’ ho risposto, la mia rampogna via via commutandosi in un doloroso raffronto con la mia stessa ingratitudine di figlio
Sono diventato insegnante a 28 anni, come te essendo ingrato contro mio padre e mia madre, due povere persone che provvedevano a me in tutto e per tutto, tu sei più povero di un mendicante dicendo che studiare è merda, tatti, shit, sei simile in tutto ai lapkas di khajuraho. Tu sei malato, ti offriamo protezione, una casa, cibo, abiti, scooter e tuk tuk, di evitare di lavorare , ma tu rifiuti la sola ricchezza che possiamo offrirti, tempo libero per avere più conoscenza, e salvare pulita a e non prendere sporca la tua vita, come accadde ad Anas, ha ragione papà, tu pensi solo a te stesso e non alla tua famiglia.
domenica 11 giugno 2023
Poesie brevi
Da che te ne andasti,//
oramai impossibile,//
il solo calore che invoco//
è la mia pira che arde//
Ora che lascio l india per l Italia//
Solo per ritrovarmi per ipermercati e farmacie //
E nel solito bar, //
Tra inaudite , inaudibili parole, //
Come non morirne, //
Al mio squallido ritorno//
In che paese squallido//
Che calore infuocato,//
Tu a me davanti nel taglio di capelli carezzato//
Del tuo capo adorato,//
Io con te in moto//
Come in un nostro giaciglio//
venerdì 28 aprile 2023
Quanto al Santo Natale
Se devo stare a quanto mi rivelano i post e le news che mi sono pervenute all’estero quanto al Santo Natale, direi che la scristianizzazione del nostro paese si è oramai perfettamente compiuta. Pare che per la quasi totalità dei fratelli e delle sorelle d’Italia demo leghisti esso oramai consista in un mero rito enogastronomico, nella celebrazione in famiglia delle sole proprie tradizioni culinarie più localistiche e nostalgiche, il cui tepore benestante sia di rifugio rifugio dai dolori e dagli orrori del mondo Ahh! Pulenta e cuspetun… !! Che saùr… che tradisiun! E istasera .. ghe i turtei!intant.. a s’fa l brodo di gnulin ( cit. Da dialetto mantovano) E intanto tutt un proporsi di brunch speciali per dare un sapore unico allo scambio di auguri, delle magie del natale di unici e inconfondibili chef, di benedizioni con o senza spergol di ricette nonnesche di antica tradizione, di disquisizioni goduriose su agnoli e tortelli, su che dolce preferire nella Santa notte o il di seguente , anello di monaco,torta margherita o torta delle mele giulia gonzaga. Ne è conseguito un fare a gara nostrano nel come chi è diviso e resterà poi diviso su tutto, possa ritrovarsi affratellato nei comuni gusti caserecci. Un mondo che finalmente si fa finzione per gli uni, un regressivismo spaventoso pere gli altri nell’antro del proprio passato remoto, che come la caverna di Platone è solo un riproporsi degli idola tribus e degli ameni inganni più atroci e fittizi di improbabili ricongiungimenti famigliari o di un patriarcato di cui le nostre rasdore furono i più feroci custodi nel trasmetterlo a figlie e nuore succubi: la madre o moglie ed amante che trova in cucina il suo adempimento, come se lo sgobbarvi per tutti fosse il solo suo luogo di elezione in cui trovare perfetta letizia , amate fino al tripudio fino all ‘ ultimo tortello- Chi ne vuole più di sapere di quanto lo spirito animi nostro malgrado anche la più vile materia, riempiendoci del vuoto della delusione per simili ricomporsi in famiglia , di ciò che miticamente barrano e insegnano i Vangeli quanto al Natale, di un Gesu nato in un’ oscura a locanda e morto in croce, ossia di amare e lavorare e ricercare e vivere in perdita una buona vita. Quando il Vangelo lo si è inscenato, è parso sia rimasto una rappresentazioni edificante per degli spettatori che restavano anch’essi solo dei figuranti impartecipi di un messaggio che non incarnavano affatto come uomini di buona volontà. Per l Epifania di un vero Natale, a tutti , comunque la si pensi e si viva il proprio essere uomini, da parte mia i soli tardivi auguri scomodi di Don Tonino Bello, ben rinvenibili in internet, a che si ritrovi a caro prezzo negli ultimi che ci fanno più ribrezzo, e da cui siamo scostanti, il sale e la luce della Terra.
testi poetici antecedenti
Che bastarde menzogne si dice l’amore,
se lo sollecita l io ferito,
dicendosi quale difficile e gran cosa sia amare ancora
Chi anche se gli dai la tua vita, tutto, nevvero?
resta più lo schiavo di ogni suo padrone che il tuo amico,
Disdegnando che per lui ora che tutti lo chiamino oncle
Addirittura un incanutito babbà,
sia il massimo del rispetto di un’onorificenza servile,
i loro spiccioli ben più di valore che il tuo lascito estremo
Che solo per valere ai loro occhi vuole infine imparare la tua lingua,
Ora chiamami anche tu solo Kailash,piccandosi, non più Kallu, che vuol dire negro,
quando il vero è che quelle rupie
sono la dignità di vita che non si debba chinare a te stesso,
che dopo tre anni la tua ritardata partenza
e per lui il differirsi
di colui solo insieme al quale sa dire basta,
a che ogni hotel in cui lavori diventi un suo tempio,
il karma di un sacrificio perenne,
senza recrimine dunque tu amalo anche solo,
e più che mai,
nella solo punta del naso che di lui appare nello schermo,
nel solo lucore degli occhi che può riservarti
perché solo di notte sa sottrarsi al divieto.
Is not allowed…
Nel loro nome assapori già il loro pene in bocca/
Karim, Salim, lazlo, toljam,Sereza
Ti basta vederli, / e il tuo solo sguardo già li spoglia,/
l’accostarli già ne odora gli umidori genitali/
al deliquio dei loro occhi defluisce sperma
Orazio
Detesto la gentaglia e la respingo;
sostenete l’alto canto; io sacerdote delle Muse
intono carmi inauditi
per i fanciulli e le fanciulle
Vivrai di più nel giusto verso, amico mio, se non tenterai
Sempre l’alto mare, ne al contempo per rifuggire
di avventurarti al largo tempestoso, non ti intratterrai troppo
In insidiosi litorali.
Predilige l’aurea mediocritas,
chi sta al riparo dal sordidume di fatiscenti tetti
chi sobrio non s’attenta a un palazzo
che susciti invidia
Più spesso è sconquassata dal vento
La mole del pino, e crollano con più franante rovina
Le torri che si levano al cielo, e le folgori
Si abbattono sui monti sommitali.
Non disperare nelle avversità, temi il suo rovesciarsi
Nella felice sorte, l’animo ben predisposto
Il cielo che ci rimena lo sgradito inverno, è lo stesso
Che ce ne libera. Se ora le cose volgono la peggio,
Non sarà così domani, viene pure la volta
Che la cetra di i Apollo ispira la tacita Musa ,
Anche se per lo più non tende l’arco dell’estro.
Mostrati intrepido e forte nelle traversie,
Come devi apprestarti a raccogliere le vele
Se è troppo il vento in poppa
La quiete dell’animo invoca dal cielo, chi
Sorpreso è nell’ aperto Egeo, come un’oscura nube
Oscuri la luna e le stelle più non appaiano
Luminose ai naviganti, la quiete dell’animo
La belligerante Siria, la quiete dell’animo
La Giudea armata di tanks; peccato
Non si comperi né con le gemme né con sete di lusso
Né con l oro. Che valgono tesori o armati di scorta
A fugare le perturbazioni della mente che ci infelicitano,
o le angosce che volitano scorrazzano
intorno ai bei soffitti a cassettoni.
Vive bene con poco colui sulla cui parca mensa riluce
La saliera paterna né il timore o la sordida brama priva
della quiete del sonno.
Perché, se così breve è la vita, così in alto
Scagliamo nel lancio i desideri? Perché
Vaghiamo raminghi in cerca di terre che scaldi un altro sole?
Chi è esule dalla propria patria sfugge forse a se stesso?
Scala navi di bronzo l’asillo incessante,
istantaneo più del cervo veloce
che dell Euro che scateni tempeste,
L’amino contento del presente ciò che l’eccede
Avrà ripulsa di rimuginare
e le ambage allevierà con un quietato sorriso.
Non c’è beatitudine ovunque ci si volga.
Una morte precoce ci sottrasse James Dean,
una interminabile vecchiaia prostrò il Tychhon ,
e chissà che la mia residua sorte mi conceda
quanto a te neghi.
Cento armenti di vacche sicule ti muggiscono intorno
A te sollevano il rombo fuoriserie
Relegate in scuderia, ti vestono abiti
Di doppio kashmere, a me un o schietto destino
Pochi campi diede
e un i‘ispirazione sottile La mia arcaica Mus,a non ché il disprezzo/ un salutare sano disprezzo
Per la ultra/stra aricca incolta gentaglia.
giovedì 27 aprile 2023
Kailash. 2023
L’esilio continua di Kailash da Khajuraho- Mi dice il giorno avanti che è troppo indebolito dal lavoro che svolge, che anche se vorrebbe continuare a lavorare all’hotel Maharaja il suo corpo sfinito non ce la fa più, che immagina di avere una vita breve talmente è in stato di spossatezza continua , che oramai pensa di pensare solo al ritorno, che finalmente potrà lasciare Rothak, in quanto per la sua debilitazione sarà pagato in deroga alle scadenze mensili, mentre ma il giorno seguente si ripropone di restarvi un mese ancora, pur di corrispondere alla famiglia un altro ammontare di propri guadagni salariali, pur di onorare gli impegni di lavoro assunti. La verità di fondo è che io in Khajuraho ci vivo bene, tanto più che dopo Ka
Ghulam Qadir Ruhilah ( M. Iqbal, traduzione)
Ghulam Qadir Ruhilah
Quanto era crudele, tiranno e vendicativo il Ruhila.
Aveva accecato l'imperatore Mughal con la punta del suo pugnale.
Il tiranno ordinò ai membri della famiglia reale di ballare.
Questa tirannia altro non era che il segnale del Giorno del Giudizio.
Per le delicate dame della casa reale pareva del tutto impossibile
Accondiscendere a un simile ordine senza vergogna.
Ah! Lo spietato le aveva rese dei tramiti di piacere la cui bellezza
Ora velavano il sole, la luna e le stelle.
I cuori deboli palpitavano, i piedi erano costretti ai passi di danza,
Un fiume di sangue scorreva dagli occhi umidi delle principesse
Per un po’ di tempo così i suoi occhi rimasero assorti
nel guardarle . Con scompiglio liberò la testa dal peso dell’elmo
Slegò dalla cintola la spada mortale che sputava fuoco,
la cui affilatura era una fonte di luminescenza per le stelle
Pose il pugnale a se davanti e si sdraiò pensoso.
Quasi che il sonno stesse chiedendo riposo agli occhi arrossati,
L'acqua del sonno parve spegnere le braci dei suoi occhi.
Ma la lungimiranza del tiranno ebbe vergogna del doloroso spettacolo!
Si alzò e iniziò così a rivolgersi alla famiglia di Timur
"Non dovreste dolervi del vostro destino"
Il mio dormire sul divano era solo dato in spettacolo, un'affettazione,
perché il torpore è estraneo alla dignità dei combattenti.
Volevo accertare se qualche figlia di Timur, considerandomi privo di sensi, potesse uccidermi con il mio stesso pugnale,
Ma alla fine questo segreto è venuto alla luce di tutto il mondo.
La preoccupazione per l'onore si è allontanata dalla casa di Timur.
Amore, cieco tiranno,
Amore, cieco tiranno,
che impasti in fantocci gli idoli che adori,
frenati e dissuaditi,
sappi, senza solleciti,
sanguinare in che straziata attesa
che prima o poi a ricondurti a godere
del loro godimento
con i sublimi congiurino anche i più vili fattor,
è questo l’ardore vitale, lo spasimo,
che ti fa la sua giumenta e l’anelito in gola,
riavvertire il fremito del tuo adorarli fraterno
E nuova vita
E nuova vita richiede nuova morte,
tradotte di prigionia e di scampo,
Inesausto di piacere il flusso del sangue.
Che delizia il deliziarli tanto,
che dolcezza il loro sgorgo in gola, ,
come canta
la tua vecchiaia al loro abbraccio.
Amarli, pur anche
quando tu sia combusta cenere
domenica 26 marzo 2023
Orribile a dirsi, ma vero
E' orribile a dirsi, ma vero
E’ orribile a dirsi, ma vero: l essere i cittadini servili di una società signorile parassitaria di massa fondata nel suo esclusivismo sul paraschiavismo, incapace di vedere il futuro in ciò che costa e comporta , dato il riequilibrio dell’ordine del mondo che tagliandoci l erba sotto i piedi ci sottrae ricchezza, privilegi e vantaggi, e ci obbliga a fare affidamento proprio negli ultimi della terra che più temiamo ed odiamo, indifferenti come siamo a ogni tragica sorte del loro avventurarsi tra di noi, nel non volere vedere la realtà che in ciò si impone ci sta rendendo a dir poco mostruosi. Basta inoltrarsi nei social per vedere che siamo diventati in reazione dei cultori del passato e dei morti: la vita d un tempo, le campagne di rasdore e bugandere e bergamini, le città d i negozi di vicinato e delle chiacchiere sotto i portici così infamanti, divi attori e cantanti d’opera famosi, idealizzati cimiterialmente per quello che non furono mai, come insuperati e insuperabili, al punto che forti di essere diventati un mito nella loro longevità decrepita, le superstiti star riversano in rete ogni sorta di schifezza sul proprio e altrui passato, inattaccabili, inossidabili cariatidi, mummificandosi in una sorta di autocelebrazione ossessiva, con i giovani talenti quali suoi officianti. E quanto più si è aggrappati alla salvaguardia del proprio benessere residuo tanto più se ne celebra la miseria dei fasti, il proprio cane e la propria gatta cos’ carinucci che non hanno più nulla di animale, ogni santa festa ridotta a un ingluvie mangereccia dei buoni cibi sani e casalini di un tempo, mogli e buoi e influencer dei paesi tuoi ... Libri? Indagini? Scoperte? la Grande Arte in musica e le arti figurative? Scienze e Saperi filosofico-scientifci o Spienziali e religiosi? Quando mai, semmai in pillole addolcite. quando refrigerati o termo autonomi, a non pensarci su più di tanto si sta così bene nel rinchiudersi e basta dentro le asettiche proprie villette introverse, recintate a difesa strenua da ogni ingerenza da fuori, di ciò che sia alieno o l’altro perturbante . E questo nostro piccolo io, senza più orizzonti di gloria e avventure di sorta, che rosica e più non risica ed osa, come un riccio spinoso è suscettibile a tutto, si irrita e s’adonta, incapace di ogni superiore ilarità ed ironia, permaloso e infiammabile ad ogni minima punzecchiatura, arroccato, anche se già ottuagenario, nella presunzione della propria immacolata concezione immune da colpe od errori, o difetti, se è proprio il caso di ammetterli santificati anche quelli, Così si spiega, poi, nei post e nelle lettere al direttore, insieme al rimpianto delle maniere forti, contro gli incivili che minacciano la nostra bella reclusione domestica tra innaffiatoi e cani e motori, la sollecitazione al ricorso alle sane sberle di un tempo, alla nostra antica bruta ignoranza, l' incapacità di pensare il futuro che come un ritorno al passato e ai modi che furono. NO, signori miei, lasciamo la nostalgia e il culto dei Sepolcri o delle glorie nazionali ai letterati e poeti e al nostro intimo vissuto, non facciamone un antagonismo politico reazionario, la ricommercializzazione della città con salumieri e merciaioli è irrealistica quanto il ripopolamento delle campagne, il futuro è l estinzione nella città compatta dell’auto privata, non la ricomparsa della Topolino, siamo già con ambo i piedi di fatto nell’ e-commerce e nella grande distribuzione di iper e supermercati, con i loro centri logistici, sono i loro logaritmi e la loro compressione della produzione che dobbiamo contrastare, affidiamoci senza cuore infido e contrito al pizzaiolo egiziano, al negoziante o agente di cambio bengalese, alla kebaberia e al ristorante indo pakistano, al sarto nigeriano, o all’idraulico rumeno, all intraprendenza in bar e ipercommercio dei cinesi, alla piccola e media imprenditoria straniera, accogliamo che rivitalizzino da fuori i nostri borghi perduti dell interno in alternativa alla loro presepificazione turistica, poiché solo se accettiamo l immigrazione straniera, nel bene e nel male che ordiscono ogni trama storica, la società si fa contemporanea e vitalmente produttiva, l Europa torna in avanti ad essere Europa, e l emigrazione non sarà a sua volta che più libera circolazione in un mondo più che mai interconnesso nella sua diversità cosmopolita.
Sullo Stato di Isreale
Credo che l età che ho raggiunto e ciò che si sta perpetrando e perpetuando in Israele e nei territori occupati mi consentano di poter dire e consegnare al fuoco della polemica ciò che è mio irriducibile convincimento storico: ossia che la costruzione dello Stato di Israele, insieme con la partizione di i india e Pakistan sia stato l errore più catastrofico del secondo dopoguerra mondiale. E spero di poterlo finalmente dire senza essere destinato all accusa bolsa e scontata di essere antisemita e di volere la distruzione di Israele alla stregua di Hamas. Non voglio la distruzione di Israele così come non voglio quella del Pakistan, quando condanno la Partizione avvenuta nel 1947 del Subcontinente indiano. Affatto, in alternativa a ciò che fu allora tragicamente diviso c’è pur sempre la ricomposizione di ciò che era e resta inseparabile in una superiore Confederazione unitaria. E con la Partizione e la fondazione dello s Stato di Israele condanno l ideologia che vi soggiace, che è foriera a tutt’oggi di incubi bellici, l ‘idea che si possano rimestare popoli e i loro averi, e affetti e destini, i in nome del ritorno alla casa dei propri padri e antenati o patriarchi d un tempo oramai mitico, a una terra promessa che ripurifichi ispirandosi ai soli propri valori religiosi o ideali rivoluzionari, all arrivo dei nostri di ogni tempo che è quanto fu lo spirito del sionismo, della Lega Musulmana pakistana, come delle pulizie etniche titine o della Kampoucea cambogiana, della sottomissione forzata alla Serbia del Kosovo, culla della sua ortodossia, dell’invasione dell ucraina da parte di Putin, rivendicando il reintegro nella Madre russa della piccola Rus della Kiev di un passato medioevale. E al tempo stesso condanno di ogni immigrazione che come quelle australiane o americane e ora lo stato di Israele comporti deportazione, segregazione, sterminio o apartherd dei nativi.L'imbarbarimento apparentemente senza più vie di scampo dello Stato di Israele è l’ inevitabile contrappasso di un exodus che intese dare una dimora ai superstiti della Shoah togliendola a un altro popolo, che era tra l’altro del tutto estraneo al genocidio perpetrato degli ebrei, nulla ne sapeva lo stesso Mufti di Gerusalemme, in nome delle proprie ragioni superiori decidendone le sorti ogni qualvolta non collimassero con le proprie. L’orrore della tragedia della Shoah non giustifica affatto che il popolo che a essa è scampato o sopravvissuto posa sentirsi superiore al diritto comune e alle leggi della storia umana, che comportano che un popolo che abbia subito un genocidio non debba rifarsi di esso su di un altro, ma come nella ex Jugoslavia, in Cambogia, nel Ruanda Burundi, in India, in Pakistan, nel Bangladesh, debba passare per la dolorosa coesistenza e coabitazione con coloro che furono i propri sterminatori, la sola porta stretta di una possibile riconciliazione almeno delle generazioni che verranno. Tant e che è l ostilità nemica fino all ultimo sangue dei millenials dei campi profughi palestinesi che nulla hanno vissuto del passato delle guerre arabo-israeliane, la condanna a risorgere di ciò che è e rimane lo Stato di Israele
sabato 25 marzo 2023
Ancora su Chandu
Purtroppo quando si parla a se stessi scrivendo pagine che un tempo erano fogli di diario, ogni auto-confessione è diventa un’auto-confessione “social”, non solo sotto i pubblici riflettori con tutte le riserve e le censure di ciò che non è esprimibile in un social network, ma forzati a tenere conto di un pubblico che non è più quello ideale della propria autocoscienza immedesimata con il cospetto di Dio, giudice ed arbitro, ma di ciò che si sa che è tollerabile e non ripugna sapere di noi alla propria corte di amici, che non ne disintegra la considerazione che hanno della nostra persona e ne preserva l’audience ed il rispettoso riguardo. Quanti aspetti della propria vita diventano latebre incomunicabili prima ancora che insondabili. Ma a dispetto di tutto quello che si può ritenere e pensare voglio parlare a chiunque possa leggermi e comunque ne pensi del mio amore per Chandu, ora divenuto mio figlio adottivo particolare, un amore assoluto, incondizionato, per quanto può esserlo un amore ispirato dalla bellezza incredibile dell’essere che si ama in tutto il suo splendore. Non si tratta solo della luce che emana il suo sguardo, il sorriso che ti è perennemente rivolto, irradiando dai suoi lineamenti meravigliosi racchiusi nel suo piccolo ovale come in un perfetto chicco di caffè. E’ lo scintillare di tutta l innocenza della sua irresistibile astuzia maliziosa così candidamente confidata, lo yes della sua possibile disponibilità, è tutta la serietà della sua perfetta onestà e sincerità, il suo essere compiutamente contento del dì presente e il suo vivere in esso, certo coltivando intenti e piani, ma quelli che dettano le circostanze in atto , il diventare uno you tuber perché era vincente nei play games cui si dedicavano tutti gli abitanti del villaggio in tempo di covid, un giocatore di cricket perché si è scoperto un battitore più bravo di tanti suoi amici, aspirando ad accedere all’accademia di indore . Mi è irresistibilmente adorabile proprio quanto più è il mio Pinocchio, come quando nel dirgli di che cosa poteva comportare che diventassi un suo secondo padre, “ Only your responsability” , mi ha risposto semiserio, precisando meglio , consapevole di tale enormità” What I want you have to give me”. Di fatto tutto finora si è risolto nell’ impegno reciproco , di cui è rispettosissimo, che per ogni 50 rupie deve leggere mentalmente in hindi una favola dei panchatantra che gli recito a voce in inglese. In realtà ciò che lo angustia, e che mi rivela in forme indirette, è che con una mia paternità a pieno titolo egli possa dover perdere con i propri genitori naturali il proprio cognome e con esso la sua identità di indiano hindu, anche se di puja e mandir non è praticante, e pur preferisce l’arte dei templi di Khajuraho a quella islamica dello stesso Taj Mahal perché quest’ultima è per lui troppo semplice. Così ieri mi ha chiesto dapprima se preferisco l islam o l induismo, poi se dovendo lasciare il cristianesimo preferirei diventare hindu o muslim. Sia pure hindu fino in fondo , il mio Chandu, nemmeno si pone il problema, purché lo sia come papà Kailash, che in una Chiesa si fa il segno di croce e si genuflette di fronte al mirab di una moschea, o prega in un gurudwara sikh o in un jain mandir, purché come lui faccia un offerta a ogni mendicante e storpio che incontra, nonostante la mia contrarietà se è una donna ancor giovane che usa per questo i bambini nel traffico stradale asfissiante, e non assecondi la dottrina del karma che mi illustrava oggi il dotto jain, che vuole che lo storpio cui nega ogni pietà sia tale perché deve espiare le colpe di una precedente incarnazione. Solo l uomo virtuoso vede Dio, mi ha replicato, quando gli ho chiesto perché le pareti esteriori del tempio rechino le immagini allettanti dei piaceri dei sensi da cui occorre conseguire il distacco : peccato che io Lo veda, Dio, nella realtà umana che aborrisce, quando non cado a mia volta in atti di durezza e crudeltà, come con il vecchio rickshawallah di Patna. Ed oggi ho alfine detto a lui ed a me stesso che cosa più mi strazia nel doverlo lasciare facendo rientro in italia. “ Ora tu sei il mio figlio bambino, che intanto finirà, e quando tornerò tu sarai il mio figlio ragazzo, my boy child. Per questo voglio salvare immagini e video di te. Per te è un problema tutto ciò? “ No, mi ha sorriso nuovamente. E’ per questo, gli ho confidato, che ogni occasione per me ora è buona per andare a cenare insieme al Lassi corner o al Raja cafe, come quando mi raggiunge in bici presso i due ragazzi samosa-wallah, per unirsi a me nel cibarmi di pokora e samosa.E questa sera è venuto in camera mia per leggere insieme la seconda favola dei Panchatantra. Io ho scelto la terza, perché la seconda era troppo lunga per solo 50 rupie.” Me ne puoi dare per questa’ altra cento, mi ha detto, accennando a una delle banconote da 100 rupie sul mio tavolino. Poi ha usato il mio smarthphone come calcolatrice, per sapere quante rupie in totale avrebbe ricavato dalle lettura di tutti quanti i panchatantra, 365 quanto i giorni all’incirca di un anno.
“ E dei due racconti finora letti, l Avvoltoio cieco e il gatto malefico, il cobra e il formicaio, quale ti è piaciuto di più?”
“Both” applicando in tutta sincerità la sua inscalfibile diplomazia, dei I don’t know, We will se, As You like, alla bisogna.
domenica 19 febbraio 2023
La dedica
La scelta del Sindaco Palazzi di dedicare le nuove scuole primarie di Borgochiesanova a Piero Angela ha certamente delle sua valide ragioni , ma che vada di per sé non mi pare proprio. Che Piero Angelo sia stato un notevole giornalista e divulgatore scientifico è certo, quanto lo è che così facendo si coltiva la propria popolarità politica celebrando in morte l’ ennesima icona del mainstream mediatico, non già una figura dell’alta cultura, , tanto per intenderci in sede locale come Giorgio Bernardi Perini, Enzo Dara, o il cittadino onorario S. Heaney, mentre al contempo si vengono legittimando nei loro limiti condivisi gli orizzonti di pensiero dogmatici di un senso comune scientistico quale quello degli Angela, padre e figlio, che resta al di qua delle rivoluzioni epistemologiche della scienza moderna e contemporanea, e delle schiusure che apre ad altre dimensioni, trascendenti, del Vero. Penso a come la fisica attuale ponga quale principio di unità fondamentale la vibrazione , al pari di quanto la vibrazione lo è per certe tradizioni tantriche in forma di spanda, il che equivale al tapas dei testi vedici hindu, al thumos dei greci e al nostro conatus , o libido o ardore o principio-passione, che dir si voglia; penso a come al fondo il Tutto si riveli Vuoto per la fisica quantistica e per i misticismi non solo orientali, o se si vuole, secondo il trinitarismo del cristianesimo, si confermi il perenne Non esserci ancora della Dimensione del Padre nel suo perenne precedere il suo risolversi nel Logos del Figlio e nella creatività dello Spirito. Penso a come l’energia oscura che coesiste con l’ energia materiale determinando l’accelerazione del Mondo in evoluzione, senza in ciò diluirsi, sia pensabile come il correlato energetico del Divino quale causa attrattiva del Mondo. “ Come presumere o pretendere del resto, con le parole del filosofo Corrado Ocone, “che Angela avesse studiato le epistemologie novecentesche e che, forte delle complesse acquisizioni conquistate riflettendo sul principio di indeterminazione oppure sulle geometrie non euclidee, sulla fisica quantistica o l’anarchismo epistemologico dei post-popperiani, concepisse infine l’idea di somministrarle al suo vasto e affezionato pubblico”. Ma tant ‘è, appiattiamoci così, quatti quatti, sul convincimento che la coscienza sia solo un epifenomeno della materia, che l’ idea mentale che muove la materia quando essa ci guida sia niente di più che un processo elettrico, riduciamoci a una realtà che consisterebbe solo in quella spazio temporale di un patrimonio di risorse, paesaggistico ed artistico, che sussisterebbe unicamente per essere sfruttato utilitaristicamente e per il nostro entertainment , in conformità con un nichilismo estetico anestetizzante che è lo spirito reale di mostre e turismo propagandistici. Altro che tormento ed estasi! Che lacrimae rerum depositate in arte per muoverci al pianto! Del resto, esplicitandolo come un dogma amministrativo, il Sindaco Palazzi l’ha professato reiteratamente, il suo rifiuto intollerante di ogni sorta di contemplazione. Peccato che sia contemplazione anche l’abbracciare con ogni dimensione mentale non solo ciò che è fashion o marketing, o voga corrente, di fratelli e sorelle d’Italia e demo- forza- leghisti concomitanti, ma ogni dimensione possibile del reale, in uno sguardo di insieme che comprende gli interessi costituiti e l invisibile rimosso ed escluso . gli angeli-bambino sfigurati di Klee, numero d’occhi infinito d’una Hagia Sofia ( Mandel’stam), e l’amore che per il poeta risiede dove cade l escremento. Magari per elevarsi a pensare, con Shakespeare, secondo le parole terminali della Tempesta riprese in Helgoland dal fisico Revelli, che a quanto possa apparire in una concezione unificata di mente e natura e di qualsiasi altra realtà possibile, (- di spirito e materia, in soldoni contanti che non siano duali-) noi si sia fatti “ della stessa sostanza dei sogni” .
Odorico Bergamaschi
Dissociazione di schizofrenici intenti
A rimozione dello smacco-onta della perdita del Paiolo come oasi rigenerante, il Sindaco Palazzi ora accampa le ben 274 piante del nascente Parco del T, che è già dato immaginare che finiscano capitozzate come quelle in piazza Ottantesimo Fanteria. Invero la vedo dura, per le nostre sorelle piante, ad averla vinta nel riossigenarci sul traffico indotto e intensificato in città dalla scelta di due sottopassi, quello di fronte alla Stazione e quello di Porta Cerese, che in realtà, per quanto se ne meni il vanto, sono la condanna definitiva della città a due circonvallazioni interne d’accesso e di attraversamento. Comunque sia, dietro a tale dissociazione di schizofrenici intenti, in assenza di un’idea di città che non sia quella offerta dai bandi di concorso e dalle occasioni che si offrono al proprio Khanato politico per imbrodarsi negli orizzonti di gloria di essere riusciti nelle imprese mancate dei propri predecessori, magari perché costoro hanno dovuto arrendersi alla loro insensatezza o a che il gioco non valeva la candela, c’è ben altro, di più co esteso. Mi riferisco a ciò che sottostà ai vincoli stessi della Soprintendenza posti al Signore del Parco degli Anelli, che glielo hanno riconfigurato nei termini del progetto Unesco con i suoi bei giochi d’acqua. Bene ciò, come il trasloco altrove di parte di Mantova hub per il dovuto rispetto alla Comunità ebraica e ai suoi siti cimiteriali. Non fosse che c’è una misura in tutte le cose, est modus in rebus, e la giusta imposizione di vincoli rischia di enfiarsi nell’ abnormità di un monumentalismo, della stessa Unesco, a difesa dell’ integrità del Te come di un sacrario da preservare dalle profanità limitrofe, a cui inevitabilmente finisce contrapposto. Il che ingenera il contrappasso fatale che superata le cortine di alberi o di altre barriere tutelari del sito, il circondario può rimanere bellamente in balia del degrado e delle convulsioni del traffico, in tal caso nulla obiettando al sottopasso di porta Cerese, con tanti ciaoni alla politica greenwashing di piantumare il Te di 274 nuovi alberi Il monumentalismo, per il quale Mantova schiava del Te Iddio la creò, vuole che dentro il temenos del Te tutto debba essere ripristinato come fu un tempo, e che vi si viva secondo il decoro delle più costumate ordinanze esteriori,- a che le ben 16 stanze?- ossia che tutto ciò che nel corso dei secoli è subentrato sia divelto o rimosso o trasferito altrove. Il che porta all’assurdo che giostre, fiere, uno stadio velodromo , spazi ampi di manifestazione per minoranze etniche o sessuali siano considerate incompatibili e indegni di coesistere nella loro vitalità esuberante con una villa di una felicità oscena unica al mondo, che fu sede di aulica rappresentanza, certo, ma anche d’inesauste orge, e che una giostra della paura risulti indecente rispetto al bataclan della Camera dei Giganti. Poi, al di là della cortina arborea voluta dalla stessa Unesco, invece, magari, di restaurare e rialzare lo stadio Martelli con una tribunetta al cospetto del Te, lo si lascia pure cadere in malora, provvedendo alle più grottesche e insulse “mascherature”.Non solo, anziché valorizzare nelle sue prospettive quale luogo di ritrovo e d’ incontro piazza Mozzarelli, ed in tal senso quel capolavoro di arte contemporanea che è il palazzo della Gazzetta di Longheu, della piazza si accresce l’ intasamento inquinante facendone con corso Garibaldi e via Trieste l’asse di attraversamento della città a Est, ovviamente con il fatidico concorso imprescindibile del sottopasso di Porta Cerese. Altro che “ricucitura”, sarebbe la condanna in saecula saecolorum all’isolamento dal resto della città di Fiera Catena e Valletta Valsecchi, comprese Mantova Hub e il nuovo Istituto Mantegna. Laddove, come sempre, sarebbe stato il sacrificio o la rinuncia alle proprie velleità protagonistiche, che avrebbe potuto dischiudere la risoluzione reale dell’incongruo ingorgo, e propiziare una “ riconnessione” del Te sotto ogni riguardo con l’area circostante, non solo con Te Brunetti, solo che si fosse posta una pietra tombale su di un sottopasso che ha sollevato i più motivati e feroci dubbi di fattibilità e di utilità, in questa rubrica già espressi da Nerio Beltrami e dal compianto Gianni Lui, e ci si fosse orientati verso la soluzione che davvero sta nelle cose, tant’è che, già nel lontano 1998 la proposero gli architetti Banni, Caleffi, Dalboni, e che il Comitato di fiera Catena l’ha ripresa più volte, con voce che grida nella sordità del deserto amministrativo comunale. Prima di re illustrarla, rilevo che se poi si recepissero in sintesi anche le proposte in merito avanzate da chi Mantova comunque l’ha davvero nel cuore, la rinuncia definitiva al sottopasso di Porta Cerese, per avviare piuttosto i lavori indiscussi e davvero indispensabili e improrogabili del sottopasso di Gambarara, ahimè meno di grido, avrebbe potuto essere la chiave di volta dello stesso completamento delle tangenziali e della circonvallazione della città, che avrebbe eluso i veti incrociati che altrimenti scatterebbero, l’un contro l’altro armati, con l’unica eccezione residua dei niet del signor Barucca. In sintesi, ricollegando a Goito la tangenziale Nord con le provinciali o ex tali che siano riqualificate di Sacca e Asolana, se ne sarebbe potuto immettere o avviare il traffico proveniente dalla tangenziale Sud, o a essa diretto, giusto all’altezza della rotonda delle Grazie. Un raccordo ulteriore che si fosse incentrato in uno snodo in località Camattino avrebbe potuto avviare la circolazione meridionale d’ingresso, e di transito in città, lungo la via del Trincerone ad ovest, e lungo un’arteria che aggirasse il Migliaretto invece a est, per seguitare, oltre via Brennero, mediante un suo eventuale sottopasso, percorrendo via Vicolo Maestro e dell’Argine, e risolversi, tramite un ponte portuale, in una confluenza nel Lungolago Gonzaga, con in più due compiute “bretelle”, l’una verso Porto Valdaro, l’altra verso il casello autostradale di Mantova Sud. Con il vantaggio, se nel Migliaretto si vuole l’elisoccorso, che la via Trincerone potrebbe diventare il più veloce dei raccordi con l’ospedale Poma.
Odorico Bergamaschi
La grande cultura
Una mia lettera inviata alla Voce e alla Gazzetta di Mantova
La grande cultura, che è quella a cui è dato di elevarsi anche agli stessi galoppini ideologici, i Ricolfi, i Rampini, o i Caracciolo, tanto per intenderci, sempre che non radicalizzino i risvolti negativi immediati dei fenomeni storici in corso, di certo la via più sicura per guadagnarsi revisionisticamente lettori e audience, è quella che sa leggere negli eventi ciò che è di lunga durata e sintonizzarci sulla sua lunghezza d’onda. In tal senso ci dicono di più sul nostro presente e futuro le ricerche sul passato di grandi storici come Richard Eaton di cui uscirà tra breve anche in Italia la traduzione di “India in the persianate Age 1000-1765”, di S. Frederick Starr “ L'illuminismo perduto: L'età d'oro dell'Asia centrale dalla conquista araba a Tamerlano", o la Judith Herrin di “Ravenna, capitale dell'impero, crogiolo d'Europa “, che non tali nostri opinionisti, interventisti a gettone di presenza costante. Tali ricerche ci aiutano fondamentalmente a capire, in chiare lettere, come la globalizzazione e i fenomeni migratori e dell’ibridazione culturale multietnica che stiamo vivendo siano le effettive costanti della storia, e a esse corrisponda ogni culmine raggiunto dalla civiltà e dalla stessa bellezza umana, nel suo meticciato, e quanto sia velleitario o rischioso, o dannoso, affrontarle e viverle come emergenze cui adattarsi temporaneamente, arroccandosi nel proprio localismo o nazionalismo identitario, o in un regressivismo nostalgico dei bei tempi di una volta, finché non abbia a passare “a nuttata”. Altro che decadenza e caduta dell ‘Occidente in un attuale scontro di civiltà.“È pericoloso immaginare che la multi etnicità del mondo contemporaneo sia una cosa completamente nuova - ci ammonisce Judith Herrin in una sua intervista recente a Silvia Ronchey apparsa su Repubblica.” Dobbiamo capire che viviamo, allora come ora, in uno spazio globale, e che da sempre sappiamo percorrere grandi distanze”.E ‘il passato recente da cui proveniamo a costituire un’eccezione piuttosto che la regola, dovuta sia al concentrarsi fino a metà del secolo scorso del boom demografico nell’Occidente capitalistico e ora al rovesciarsi della situazione, sia all’isolazionismo dei regimi burocratici a diverso titolo socialisti, o comunisti, oltre la cortina di ferro o mediorientali, del resto dell’Asia e dell’Africa, con cui abbiamo convissuto noi pre-millenials, e Cina e India non sono potenze emergenti a un ruolo insolito mai avuto prima d’ora nella storia, ma insieme all’Islam, che fu la terza grande economia- mondo dell’Oceano Indiano e del cuore dell’Asia di cui parlava Braudel, sono potenze riemergenti alla loro realtà precoloniale, nella quale Cina e India detennero la metà del prodotto lordo mondiale dall’anno Mille fino al Millesettento ( Angus Maddison in The World Economy: A Millennial Perspective). E quanto alla globalizzazione si pensi solo al dato che nel Cinquecento l'India, come massimo produttore di cotone lo esportava in Occidente in cambio dell’argento che nel Nord Europa affluiva dalla Spagna grazie al suo sfruttamento delle miniere del Perù e del Messico, e che era in cambio di tale cotone che i negrieri europei si assicuravano schiavi nell’Africa occidentale. E’ ancora la Herrin che così ci ragguaglia:” Quali che siano i problemi interni all'Europa, essa è per me ancora un ideale che fonda, promuove e fiancheggia un avanzamento della conoscenza in ogni campo che è ammirato da tutto il mondo. Ma oggi l'Europa è schiacciata tra l'immensa America e l'immensa Cina, con l'Asia in mezzo, ed è questa una configurazione completamente nuova. L'altra pressione tremenda è quella della metà meridionale del mondo, tanto più povera della metà settentrionale, e noi che apparteniamo a quest'ultima dobbiamo fare di più per redistribuire la ricchezza sproporzionata che abbiamo accumulato, se non vogliamo una costante migrazione di popoli dall'emisfero sud all'emisfero nord. Un quadro cui va aggiunto quello che stiamo facendo al pianeta, il cambiamento climatico che ha esasperato tutto, perché non siamo noi a patirlo in prima linea ma, di nuovo, loro”. Per dire come tutto sia inseparabile, allora come ora, nell’intreccio della storia, e quanto sia relativa la nozione di barbaro, o infondato il timore che la nostra idea di cultura, sempre che resti fedele a se stessa, al proprio umanesimo universale, possa essere sopraffatta.“I barbari - ci ricorda sempre la Herrin- conoscevano bene le tradizioni romane e le fecero proprie, perpetuandole sotto nuovi governanti, che imparavano il latino e leggevano Cicerone". E noi, li leggiamo il Corano o la Bhagavad Gita o i Dialoghi di Confucio? Gli stessi Vangeli o la Commedia o Shakespeare o Guerra e Pace?
Odorico Bergamaschi
Orazio "223, Odi, 2, 1..
Vivrai di più nel giusto verso, amico mio, se non tenterai
Sempre l’alto mare, ne al contempo per rifuggire
di avventurarti al largo tempestoso, non ti intratterrai troppo
In insidiosi litorali.
Predilige l’aurea mediocritas,
Chi sta al riparo dal sordidume di fatiscenti tetti
chi sobrio non s’attenta a un palazzo
che susciti invidia
Più spesso è sconquassata dal vento
La mole del pino, e crollano con più franante rovina
Le torri che si levano al cielo, e le folgori
Si abbattono sui monti sommitali.
Non disperare nelle avversità, temi il suo rovesciarsi
Nella felice sorte, l’animo ben predisposto
Il cielo che ci rimena lo sgradito inverno, è lo stesso
Che ce ne libera. Se ora le cose volgono la peggio,
Non sarà così domani, viene pure la volta
Che la cetra di Apollo ispira la tacita Musa ,
Anche se per lo più non tende l’arco dell’estro.
Mostrati intrepido e forte nelle traversie,
Come devi apprestarti a raccogliere le vele
Se è troppo il vento in poppa
Orazio 2023 Odi, 2, XVI
Orazio 2023 Odi, 2, XVI
La quiete dell’animo invoca dal cielo, chi
Sorpreso è nell’ aperto Egeo, come un’oscura nube
Oscuri la luna e le stelle più non appaiano
Luminose ai naviganti, la quiete dell’animo
La belligerante Siria, la quiete dell’animo
La Giudea armata di tanks; peccato
Non si comperi né con le gemme né con sete di lusso
Né con l'oro. Che valgono tesori o armati di scorta
A fugare le perturbazioni della mente che ci infelicitano,
O le angosce che scorrazzano
Intorno ai bei soffitti a cassettoni.
Vive bene con poco colui sulla cui parca mensa riluce
La saliera paterna né il timore o la sordida brama priva
Della quiete del sonno.
Perché, se così breve è la vita, così in alto
Scagliamo nel lancio i desideri? Perché
Vaghiamo raminghi in cerca di terre che scaldi un altro sole?
Chi è esule dalla propria patria sfugge forse a se stesso?
Scala navi di bronzo l’assillo incessante,
Istantaneo più del cervo veloce
Che dell'Euro che scateni tempeste,
L’animo contento del presente ciò che l’ecceda
Avrà ripulsa di rimuginare
e le albagie allevierà con un quietato sorriso.
Non c’è beatitudine ovunque ci si volga.
Una morte precoce ci sottrasse Raffaello
una interminabile vecchiaia prostrò il Tychoon,
e chissà che la mia residua sorte mi conceda
quanto a te neghi.
Cento armenti di vacche sicule ti muggiscono intorno
A te sollevano il rombo vetture
allineate in scuderia, ti vestono abiti
Della seta più nobile, a me uno schietto destino
Pochi campi diede
E un ispirazione sottile la mia arcaica Musa non ché il disprezzo/ non che un salutare disprezzo/
Per la ricca incolta gentaglia.
Chandu
Chandu Sen ( testo biografico)
Chandu, il mio bambino e figlio indiano, è chi più amo ora al mondo. Egli è per me ciò che è un bambino nella sua perfezione, per quanto alle soglie oramai dell’adolescenza, e nella sua meravigliosa bellezza è compiutamente tale senza anelare a essere altro che se stesso. Ogni volta che lo rivedo si rinnova la sorpresa dei suo incanto perché lo ritrovo sempre più piccolo e minuto e vivido di come lo prefiguro, tanto più ora che il giocare a cricket o con gli aquiloni ha inscurito la sua carnagion , e più che color cioccolato è color chicco di caffè. Nel suo ovale risplendono più luminosi che mai i suoi occhi sempre così confidenti, è più che mai incantevole il perpetuo sorriso in cui si schiude l'espressione del suo volto. E’ il mio Pinocchio, il mio Piccolo Principe, e io sono il suo Geppetto e la sua Volpe. E’ ammaliante la sincerità e l onestà assoluta dei suoi atteggiamenti, senza finti pudori e infingimenti di scrupoli nel chiedere e prestarsi e negarsi, nel rispondermi niente se non ha niente da dirmi, o non è interessato a niente ch’io gli proponga, I don’t know, We will see quando ritiene di non avere posizioni da prendere o vuole temporeggiare, nei mille modi in cui sa ottenere irresistibilmente. Non una sua carezza, niente di sentimentale, solo uno spuntare di lacrime quando papà Kailash ci ha lasciati per Rothak alla stazione di Delhi, o per le mie bizze minacciava di lasciarci in anticipo, ma io posso stringerlo al cuore, abbracciarlo con tanto calore, nel suo corpicino tanto esile e forte. Certo, ho dovuto accettare che rifiuti da me ogni lezione, assumere per questo un suo insegnante privato, ma così studia, ha voti migliori, la sera lo sorprendo con Poorti intento ancora nei compiti, prima degli esami rannicchiato in cucina sui libri fino a ora tarda. Ha imparato nel contempo a moderare e contemperare le sue richieste, il suo invasamento per internet, anche se per lui ciò che è di grido e più costoso resta il meglio, e il Raja cafè è sempre il Raja Café. Gli Adani, gli Ambani, gli Elon Musk, i Bezos, Bill Gates, sa benissimo chi siano e quanto valgano al mondo. Di me non gli piace l’ipocondria, che divenga come un cane rabbioso appena gli altri in vario modo offendono ciò che io sono nella mia dignità e ciò che ricerco in vita, e dopo le mie sfuriate intemerate in cui sono esploso in Delhi è disposto a viaggiare con me solo se con noi due c’è qualcun altro, magari il papà distante che ama ma di cui non soffre l’assenza, insieme con il quale siamo stati poi meravigliosamente insieme in Agra, Fatehpur Sikri. Ma sa più comprendere e accettare “No problem” replicandomi quando mi scuso di averlo ferito nelle sue aspettative nei miei confronti. Ciò di cui più mi rammarico, di tanto in tanto, è di non riuscire in quel che so a ritrovare storie meravigliose da raccontargli. Ma in concomitanza con i suoi studi di storia e i giorni di vacanza scolastici ho voluto fargli comunque dono, come ad Ajay e Poorti, degli splendori grandiosi dell’arte indiana che mi è consentito di fargli conoscere, fargli vivere la vita metropolitana di Delhi, farlo accedere al Taj Mahal. Finora è la tomba di Humayun che l’ha affascinato di più. Nel suo futuro si profila ora l’Academy di cricket d'Indore, dopo avere coltivato il sogno di diventare youtuber, durante l epidemia covid quando nessuno andava a scuola e al lavoro, e tutti giocavano a Pbg Che ora è anche bandito dall’India perché è un gioco per l 80% a partecipazione cinese. E’ or ora sopraggiunto in stanza e mi ha rinnovato la richiesta di andare all’Accademy d'Indore. “Chandu, è già un sogno se puoi andarci per una o due settimane, e accertare le tue capacità”“ E se ho capacità? “ Big problem, bambino mio. Sono io che non avrei allora le capacità che ti servono ”, gli ho detto alludendo con le dita a denaro sonante. Inducendomi al pianto mi ha chiesto se quando sarò in Italia farò ritorno” Ma certo, Con ogni mezzo, per fare tutto quello che posso fare per te” E adesso che la giornata cede al sonno e ai suoi sogni, è lo yes puntuale della sua vocina appuntita in risposta ogni volta che lo chiamo, che culla la mia mente di vecchio.
lunedì 6 febbraio 2023
Lo vedi, mio giovane amico, erto come per la gran neve biancheggia/
il Monte Baldo, né più nei boschi
Ne sostengano l onere le piante, e i fiumi
Siano bloccati dal gelo acuto?
IL Freddo dunque tu dilegua
Con ancora più legna sopra il fuoco, e svuota per bene il fiasco
Di un vino di almeno quattro anni. Per il resto
Lascia fare al cielo, che strematesi le schiere dei venti
Sul mare in tempesta, né i cipressi
Né gli ontani si agitano più. Rifuggi dal chiederti
Quale sia il tuo domani, e quale che sia
Quello che ti è riservato, consideralo
Tanto di guadagnato. Tanto più non disdegnare,
Giovane come sei. i dolci amori
E le danze, finchè il fiore dei tuoi anni non l' attenti
Questa subdola vecchiezza. Ti siano ora care
Le arti marziali e le piazze, e all’ora convenuta
Che si rimormorino i sussurrii sul far della notte
Il caro sorriso della fanciulla che la tradisce
Nel suo nascondersi nell’angolo più remoto segreto,
Il sottrarle il pegno dal braccio
Dal dito fintamente ostinato/ che così male si oppone
Puskin Ricordo l' istante supremo
Ricordo l’istante supremo:
A me dinnanzi tu apparisti
Fugace visione,
Tu genio di sublime virtù.
Nel triste mio disperarmi,
Nell vano fragore,
Sentivo la tua tenera voce,
Lo sognavo il tuo volto radioso.
L' inquietudine degli anni trascorsi
Ha fugato le scorse visioni
Il tuo incantevole incanto.
Nel buio vuoto del mio recluso grigiore
Son trascorse morte le mie ore
Senza più (bagliori di) fede o (d’)ispirazione
Né pianto, né vita, né amore.
Ma l’anima è risorta,
come di nuovo tu sei riapparsa,
Tu ancora fuggevole visione,
genio di sublime virtù
E il cuore palpita d’ebbrezza,
E sono risorti con il mio ardore
(I bagliori di) fede e ispirazione
la vita, il pianto e l’amore.
domenica 5 febbraio 2023
Orazio 2023, odi,I, 11
Tu non chiederti da profano, amico del mio cuore, quale termine/
Sia fissato per i miei ed i tuoi giorni, recedi/
da oroscopi e cabale. Quanto è meglio /
accollarsi quel che capiti, sia che Iddio/(il cielo)
ci abbia concesso molti inverni, sia che per noi sia l'ultimo/
questo che si abbatte sul Tirreno tra i contrastanti scogli./
Sii saggio, filtra il vino da bere e quel che speri/
riduci ad un arco breve di tempo. Già mentre parliamo l’ora è fuggita/
invidiosa di piacerci. Cogli il giorno d’istante in istante,/
nel domani confida il meno che puoi-
,
venerdì 3 febbraio 2023
Al vetriolo ( novembre 2022)
l vetriolo
Si sta rivelando una sorta di orrore umano Vimala, senza più Kailash in famiglia e la sua autorità di marito che su di lei si imponga. Non parla che sbraitando, in puro bundeli, nello gnaulio e stridio di uno sguaiato gracidare gracchiante con uno sguardo altrettanto torvo e protervo quanto ottuso e insolente, i capelli oramai grigi sempre più e scarmigliati, gli occhi che mi fissano e scrutano nell interno della mia stanza con assoluta indiscrezione, la bocca una fessura arcuata rigonfia del gutka che perpetuamente mastica, resa orribile dalla perdita dei denti artificiali e naturali, che per paura del dolore della loro rimozione ha rifiutato tenacemente di sostituire, anche dopo che ha assentito a che le le inviassi il denaro per l intervento che non ho giammai più rivisto. Per lei non è niente di niente ciò che io faccio per loro e spendo in dissanguante perdita, mentre è tutto anche quel poco che faceva per me, ora non più neanche questo, lavarmi i panni e pulirmi la stanza, ma che basta e avanza a legittimarla nel trattarmi come se fosse la mia pensionante ed io, che a tutto provvedo, fossi solo l ‘ ospite in casa malamente tollerato , per cui ora da me stesso mi pulisco la stanza e mi lavo i miei panni, esonerandola anche da questo. L’avrei fatto comunque, visto che la sua vera religione, che è quella della pulizia domestica e di un lavaggio continuo di piatti e stoviglie, e della propria corporeità, contempla la discarica più immonda all’esterno di ogni rifiuto, ed il risciacquo dei panni in acque del talab divenute di fogna. Solo il piccolo Chandu ha sollevato rimostranze per tale mia deliberata preclusione delle prestazioni materne, “ Ma voi siete vecchio, “ But You are old” , rilevando in semplici parole. Almeno mammì non avrà più modo di riversare con inusitata loquela a un qualsiasi Mohammed ogni maldicenza sul mio conto, che lascerei anche escrementi nelle mie chadìi e sui copriletto, senza risparmiarmi neanche per avere vomitato fuor di casa nell’ambulatorio del dottor Kare, a seguito degli sbalzi di pressione causatimi i primi giorni dal clima indiano monsonico cui mi è toccato adattarmi per convivere con loro. A cucinare i miei pasti provvede da sempre Ajay, dato che la sola gentilezza e il solo riguardo che colei mi manifesta a riguardo è fornirmi del te con dei biscotti e quanto avanza di ciò che cucina per la famiglia. E’ rimasta una richiesta irrisolta quella che almeno provvedesse a rifornirmi di acqua in bottiglia che devo bere a litri ogni giorno, per abbassare la pressione e la rilevanza dell’acido urico nel sangue, visto che colei ogni mattina deve comunque recarsi al negozio, e che per i miei arti inferiori è una dolenzia non da poco affrontarne i gradoni della soglia. Nemmeno all’arrivo nei medesimi giorni , dopo due sarees , di un bellissimo frigorifero che ho acquistato per noi tutti quanti in luogo di quello che non funzionava più da tempo , ha dismesso la sua ingrata arroganza Allorché per rimuovere l incombenza dello smaltimento di quello vecchio per me me ed Ajay, che accusava i consueti dolori e travagli addominali, ho ventilato che il frezeer senza più portale poteva essere preservato come scarpiera o per riporvi quant’altro, “ che se lo metta nella sua stanza “, si è sguaiata nel dire. Poi, il giorno seguente, quando è arrivato il ripiano per il fornello, che lei ricusava di usare per cucinare se fosse stato disposto sul tavolo grande in marmo della cucina che ho riparato, dove l’avrebbe ostacolata nell impasatare chappati come le è così comodo invece sul pavimento sporco, obbligando chiunque ad impiegare il fornello accucciandosi al suolo, , lei si è rifiutata di adattarvisi anche solo temporaneamente in attesa di una soluzione migliore , il ripiano in verità una scarpiera bassa che benché fornisse v un piano d’appoggio non bastante non era traballante. Potrei esserle assolutamente grato per come conserva immacolata la latrina di casa , non fosse che una mattina di qualche settimana fa, è sopraggiunta in stanza dove di primo mattino mi sapeva già sveglio, perché provvedessi in sua vece a spostare nello stanzino adiacente la toilet chair che mi ero dimenticato di riporvi, e che avevo fatto acquistare finanche prima del mio arrivo perché mi alleviasse la tortura, artrosico e gottoso, di dovermi chinare nel defecare nell indian toilet di una latrina turca. Di tutto ciò mi sono risolto a scrivere dopo che ieri sera Ajay ha scaricato su di me in un raptus tutta la rabbia che covava di dentro contro Vimala e la sorella, per il gesto con cui l ho allontanato perché facesse ritorno di lì a poco con il dosa d’asporto che mi veniva recando, essendo ingombra tutta la stanza ed io impegnato a concludere la mia telefonata con un Kartik che mi stava irretendo nella trama sconvolta della sua vita, da che i genitori avevano combinato un matrimonio da celebrarsi a dicembre con una sposa di cui non sapeva dirmi nulla, obbligandolo a interrompere gli studi più improbabili di spagnolo per attaccare discorso con i turisti, ogni suo sforzo per avere una vita da ricco con lavoro ed affari. In realtà Ajay solo grazie alla cui cooperazione posso sostenere i miei sforzi per la mia famiglia d’adozione, non ne poteva più di essere bistrattato senza rispetto alcuno da madre e sorella santarellina, Poorti, la nostra Devi in famiglia. Voleva che Kailash facesse assolutamente ritorno, una volta tanto preoccupandosi più di una famiglia in sfascio che dei suoi party, in un hotel dove è l unico che è sopravissuto nell’impiego assunto da oltre cinque mesi a questa parte- Altrimenti Ajay se ne andrebbe da Khajuraho per un libero impiego in un ‘ India che sa solo asservire. Finché non ho ripiegato in stanza sfinito, dopo avergli detto e ridetto che sapevo già prima di partire in che situazione famigliare mi sarei ritrovato e che ne avevo avvertito Kailash, nemmeno sul suo conto allora immaginando di poter contare, ed averlo esortato a che evitando di cadere in esagerazioni mentali quali quelle della mia ipocondria, come me sopportasse ed accettasse tutto per il bene famigliare comune, dando tempo al tempo. Usando anch’egli pazienza, infinita pazienza, affinché loro capissero, la ” dhèrea”, di cui ho così imparato il termine hindi con cui spiegarmi con lui.
Risorge nel bene presente
Abbozzo poetico
Risorge nel bene presente
Tutta l'ignominia del passato,
Ora che sai farti babbà e padre
Come non sapesti farti figlio
E taci di gelare l’amico
Perché è assente al capezzale.
Su te sgravando il loro peso a lui estremo
inane a un loro futuro ogni suo sforzo
Capisci l'eterna condanna,
Consanguinea,
È comunque assolta la sua identica ignavia
E la tua intima asperità di strali,
Al loro procurato quieto sonno,
Come il Poeta all’amata
Che più? Si ripete,
Se per voi tutto in me rivive
E la fede e l ispirazione
E la vita e le lacrime e l’amore.
La dedica
La scelta del Sindaco Palazzi di dedicare le nuove scuole primarie di Borgochiesanova a Piero Angela ha certamente delle sua valide ragioni , ma che vada di per sé non mi pare proprio. Che Piero Angelo sia stato un notevole giornalista e divulgatore scientifico è certo, quanto lo è che così facendo si coltiva la propria popolarità politica celebrando in morte l’ ennesima icona del mainstream mediatico, non già una figura dell’alta cultura, , tanto per intenderci in sede locale come Giorgio Bernardi Perini, Enzo Dara, o il cittadino onorario S. Heaney, mentre al contempo si vengono legittimando nei loro limiti condivisi gli orizzonti di pensiero dogmatici di un senso comune scientistico quale quello degli Angela, padre e figlio, che resta al di qua delle rivoluzioni epistemologiche della scienza moderna e contemporanea, e delle schiusure che apre ad altre dimensioni, trascendenti, del Vero. Penso a come la fisica attuale ponga quale principio di unità fondamentale la vibrazione , al pari di quanto la vibrazione lo è per certe tradizioni tantriche in forma di spanda, il che equivale al tapas dei testi vedici hindu, al thumos dei greci e al nostro conatus , o libido o ardore o principio-passione, che dir si voglia; penso a come al fondo il Tutto si riveli Vuoto per la fisica quantistica e per i misticismi non solo orientali, o se si vuole, secondo il trinitarismo del cristianesimo, si confermi il perenne Non esserci ancora della Dimensione del Padre nel suo perenne precedere il suo risolversi nel Logos del Figlio e nella creatività dello Spirito. Penso a come l’energia oscura che coesiste con l’ energia materiale determinando l’accelerazione del Mondo in evoluzione, senza in ciò diluirsi, sia pensabile come il correlato energetico del Divino quale causa attrattiva del Mondo. “ Come presumere o pretendere del resto, con le parole del filosofo Corrado Ocone, “che Angela avesse studiato le epistemologie novecentesche e che, forte delle complesse acquisizioni conquistate riflettendo sul principio di indeterminazione oppure sulle geometrie non euclidee, sulla fisica quantistica o l’anarchismo epistemologico dei post-popperiani, concepisse infine l’idea di somministrarle al suo vasto e affezionato pubblico”. Ma tant ‘è, appiattiamoci così, quatti quatti, sul convincimento che la coscienza sia solo un epifenomeno della materia, che l’ idea mentale che muove la materia quando essa ci guida sia niente di più che un processo elettrico, riduciamoci a una realtà che consisterebbe solo in quella spazio temporale di un patrimonio di risorse, paesaggistico ed artistico, che sussisterebbe unicamente per essere sfruttato utilitaristicamente e per il nostro entertainment , in conformità con un nichilismo estetico anestetizzante che è lo spirito reale di mostre e turismo propagandistici. Altro che tormento ed estasi! Che lacrimae rerum depositate in arte per muoverci al pianto! Del resto, esplicitandolo come un dogma amministrativo, il Sindaco Palazzi l’ha professato reiteratamente, il suo rifiuto intollerante di ogni sorta di contemplazione. Peccato che sia contemplazione anche l’abbracciare con ogni dimensione mentale non solo ciò che è fashion o marketing, o voga corrente, di fratelli e sorelle d’Italia e demo- forza- leghisti concomitanti, ma ogni dimensione possibile del reale, in uno sguardo di insieme che comprende gli interessi costituiti e l invisibile rimosso ed escluso . gli angeli-bambino sfigurati di Klee, numero d’occhi infinito d’una Hagia Sofia ( Mandel’stam), e l’amore che per il poeta risiede dove cade l escremento. Magari per elevarsi a pensare, con Shakespeare, secondo le parole terminali della Tempesta riprese in Helgoland dal fisico Revelli, che a quanto possa apparire in una concezione unificata di mente e natura e di qualsiasi altra realtà possibile, (- di spirito e materia, in soldoni contanti che non siano duali-) noi si sia fatti “ della stessa sostanza dei sogni” .
Odorico Bergamaschi
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