Signor direttore,
Una mostra d’arte che non
sia allestita con perizia, ed ampiezza d’ingegno, si presta a clamorose
critiche ed inimmaginabili cadute di immagine, come la recente mostra di
Modigliani nel Palazzo Ducale di Genova
, un allestimento di presunti capolavori
che si sono rivelati quasi tutti dei grossolani falsi, o si
esporrebbe a raffronti quanto mai
impietosi, che e’ il destino a cui
rischia di andare incontro la mostra su
Chagall ed il teatro che il sindaco Palazzi vorrebbe riservarci per l’autunno e
l’inverno prossimi, grazie a dei prestiti impolpati per bene della Tretyakov
Gallery di Mosca. Gia’ mi sono espresso su tutta la microscopicita’ dell’idea
di desumere una mostra dai prestiti di un unico museo, una “nanoidea” che rischia di rivelarsi ancor piu'
lillipuziana, se nel contempo, a una distanza che e’ poca nello spazio ma che concettualmente puo'
apparire siderale, ne e’ reperibile una, di ispirazione consimile, al cospetto
della quale quella del Sindaco Palazzi
sfigurerebbe come i falsi di Modigliani rispetto a cio’ che e' originale: mi
riferisco alla mostra esposta nel Palazzo Magnani di Reggio Emilia, che presumo
magnifica, “Kandinsky-Cage musica e spirituale nell’arte”, alla cui profondita’
di ideazione orfico-platonica il sottoscritto
soggiace ammutolito. Ne e’ il tema di fondo la
musica quale modello delle arti
figurative, come in forme, linee e
colori- innanzitutto nei suoi rapporti numerici proporzionali-, fu trasposta
nell’opera di Kandinsky, Schonberg, Klee, Fischinger e spiriti affini.
Sic stantibus rebus meglio sarebbe, o potrebbe risultare una gran
cosa, fin che si e’ in tempo, chiedere a tal punto il trasferimento autunnale e
invernale a Mantova di tale mostra, in cio' che puo’ seguitare a permanerne
esposto, tanto piu’ che essa include
delle opere del mantovano Giulio Turcato, magari arricchendola, come proprio
apporto inventivo , con una sezione per
l’ appunto su Chagall ed il teatro, desunta dalla Galleria moscovita, che
finirebbe per vertere soprattutto su l’Uccello di fuoco di Stravinsky in
termini splendidamente congruenti- il rapporto intessuto dall’arte pittorica
dell’Otto Novecento con il teatro essendo essenzialmente una relazione con la
musica di balletti ed opere, ne’ guasterebbe, eventualmente, un’ ulteriore
sezione di gran fascino su De Chirico scenografo. Cio’ costerebbe solo
ammettere i propri prestiti ereditari,
anziche' intestarsi cio’ che non e’proprio e ci trascende
vertiginosamente.
Odorico Bergamaschi
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