Il gruppo 7 constava di tre templi, A, B, C, dei quali era il B , dedicato a
Vishnu e volto ad ovest , quello più vicino all'ingresso da cui iniziava la
visita. Il tempio ch'era pancharatha nelle sue proiezioni,perduto il portico antistante ostentava all' invasività solare il portale d'accesso al garbhagriha, in cui
Vishnu primeggiava al centro tra Ganesha e Saraswati, mentre le altre due divinità
della Trimurti comparivano agli estremi opposti. Le immagini statuarie di Brahma e Shiva si ergevano sullo stambha-saka tra due
sole altre bande ulteriori di fiori mandara. Sottostanti, le dee Ganga e Yamuna erano confinate ai bordi interni, per il primeggiare di un dvarapala al centro della parte inferiore d'ambo
gli stipiti, rilevata già nel tempio Ghari. Di rilievo, per la sua arcaicità, forse un lascito delle maestranze
aduse a tale soggetto, l'hamsa mithuna che compariva nella parte superiore del
comparto, verso l' esterno dello stipite
destro per chi s'addentrava.
Al di sopra della vedibhanda usuale di kura, kumba, kalasa e kapotika,
le pareti del jangha erano bipartite e animate dalle proiezioni di bhadra,
upabhadras -in luogo dei pratirathas-, karna e kapili dell'antarala. Un' edicola
statuaria era attestata solo nei bhadras e nella kapili, a connessione del
risalto delle reliquie delle loro divinità statuarie, mentre negli upabhadras e
nei karnas vigeva un piedistallo a sostegno delle surasundaris attestate a tutto
campo negli upabhadras, e delle divinità tutelari del dikpalas allocate di rito nei
karnas, ed una serie di kirtimukkas ricorreva elegante a madhya bandha del fregio superiore.
Nel registro ulteriore subentravano gli udgamas di carenati gavakshas a unificare le proiezioni altrimenti difformi, eccettuate le upabhadras irriducibili
di rango inferiore negli stessi esseri celestiali in essi effigiati, ove in luogo
degli udgamas campivano gli spazi liberi le raffigurazioni di rishis in yogasana.
Nel badhra retrostante era installato ad oriente Vamana*,
che in un tempio vishnuita era lecito attendersi piuttosto nel bhadra della parete
meridionale, mentre nel bhadra meridionale signoreggiava Varaha, in contrapposizione alla diruzione
fantasmatica / alle vestigia fantasmatiche di Narashima nel bhadra della parete opposta.
Il tempio A, volto ad est, era invece una meraviglia residua arcaica e al contempo futurista dei templi Kachchapaghata di Kadwaha.
Conservava santuario- o vimana- e portico d'entrata, mentre tutta la sua sovrastruttura era andata perduta, esso ergendosi su un piedistallo, o pitha, formato di una modanatura rettilinea e spoglia, di un corso di rosette e di rombi floreali diamantini, di una padma-pitha superiore.
Sulla vedibhanda dell'adhisthana il jhanga lussureggiava dell'animazione scultorea delle cinque proiezioni separate e distinte di badhra con edicola, pratirathas e karna a guisa di pilastrini e di pilastri-sthamba per surasundaris e dikpalas, rispettivamente, secondo una scansione panchiratha che la ricorrenza di una madhya- bandha di kirtimukkas, già comparsa nel tempio B, bipartiva in due corsi di statue, di cui quello superiore era meravigliosamente guizzante di gandharvas musici e danzanti. Rimarcavano aggettanze e rientranze le statuine di attendenti od apsaras sui pilastrini del badhra-ratika, e di mithunas nelle nicchie sovrastanti la gronda, o l' affollamento di vyalas o surasundari sottostanti, di gandarvas negli stessi separès dei recessi.
L' inserzione pur anche della divinità della kapili entro una nicchia , pur se più esigua di quella del badhra, ma finemente coronata - come nel primo tempio Pacchali Maghat - da un torana flamboyant assai più raffinato della gronda della proiezione centrale, anche per quanto era di essa meno vistoso, tra due pilastrini conclusi deliziosamente da due mini-mandir con i loro sikarikas pregiati di uramanjari, amalaka e kalasa, tale fasto della ricettività del divino della kapili ne affermava le affinità elettive con il bhadra, e contemperava con il raffinamento impreziosente dell'uno la prominenza visiva dell'altro, evaporando e sfumando una gerarchia che sarebbe stata altrimenti a tutto vantaggio della manifestazione del divino ch'era incastonata nella proiezione emanativa centrale del badhra.
Se tale apparato statuario era in anticipo rispetto a quello di Khajuraho o si rifaceva ad esso, invece era rétro, nella varandika, l'inserto tra due kapotas ed il recesso di una pattika di rombi, di una fascia radiosa di tulas floreali, che rimandava ad un ricorso tipico dei templi Pratihara.
Quattro pilastri brevilinei, e sovrastati da atlanti, su di un capitello con abaco scanalato superiore e perlinatura inferiore, nel loro profilo usuale sfaccettato tra due vasi dell'abbondanza, il fogliame di quello superiore ricadente sulle anularità di collari e collarini, preludevano ad un portico d'entrata quanto mai sontuoso.
Sulle usualità delle dee fluviali e dei sakas, dei mithuna dello stamba.sakha fiancheggiati(vi) da vyalas, si stagliava con accentuato rilievo la Trimurti incentrata su Vishnu, sullo schieramento retrostante di flessuosi Navagrha, e sotto un'architrave che allineava gli avatars di Vishnu in vivace evidenza.
Il tempio C , monco di sikhara e di portico d'entrata, restaurato di recente in buona parte dei resti, non sopravviveva più che in quanto rimaneva del suo jangha, scansito in badhra e upabhadras partite in due fasce, come il recesso seguente, e karnas con un solo comparto. In essi il dikpala era albergato in un'edicola che un'udgama superiore profondeva in un tempio, a differenze delle due edicole sovrapposte nel bhadra centrale, dove i bei pilastrini laterali, con duplice gatha- pallava e bhadraka intermedia, non sorreggevano che una lastra al più dal profilo biconcavo,solidarizzando nella più assoluta elementarità architettonica, benchè dessero ricetto a due divinità quali una Parvati sottostante below Gaja laxmi sovrastante.( above)
Surasundari e vyalas nei registri sottoggiacenti delle upabhadras e dei recessi, gandarvas in quelli sovrastanti, in conformità ad un rimastichio, di sopraggiunti,che si adegua a un nuovo stile architettonico in umiltà di risorse. e d'inventiva.
Nel registro ulteriore subentravano gli udgamas di carenati gavakshas a unificare le proiezioni altrimenti difformi, eccettuate le upabhadras i
Nel badhra retrostante era installato ad oriente Vamana*,
Il tempio A, volto ad est, era invece una meraviglia residua arcaica e al contempo futurista dei templi Kachchapaghata di Kadwaha.
Conservava santuario- o vimana- e portico d'entrata, mentre tutta la sua sovrastruttura era andata perduta, esso ergendosi su un piedistallo, o pitha, formato di una modanatura rettilinea e spoglia, di un corso di rosette e di rombi floreali diamantini, di una padma-pitha superiore.
Sulla vedibhanda dell'adhisthana il jhanga lussureggiava dell'animazione scultorea delle cinque proiezioni separate e distinte di badhra con edicola, pratirathas e karna a guisa di pilastrini e di pilastri-sthamba per surasundaris e dikpalas, rispettivamente, secondo una scansione panchiratha che la ricorrenza di una madhya- bandha di kirtimukkas, già comparsa nel tempio B, bipartiva in due corsi di statue, di cui quello superiore era meravigliosamente guizzante di gandharvas musici e danzanti. Rimarcavano aggettanze e rientranze le statuine di attendenti od apsaras sui pilastrini del badhra-ratika, e di mithunas nelle nicchie sovrastanti la gronda, o l' affollamento di vyalas o surasundari sottostanti, di gandarvas negli stessi separès dei recessi.
L' inserzione pur anche della divinità della kapili entro una nicchia , pur se più esigua di quella del badhra, ma finemente coronata - come nel primo tempio Pacchali Maghat - da un torana flamboyant assai più raffinato della gronda della proiezione centrale, anche per quanto era di essa meno vistoso, tra due pilastrini conclusi deliziosamente da due mini-mandir con i loro sikarikas pregiati di uramanjari, amalaka e kalasa, tale fasto della ricettività del divino della kapili ne affermava le affinità elettive con il bhadra, e contemperava con il raffinamento impreziosente dell'uno la prominenza visiva dell'altro, evaporando e sfumando una gerarchia che sarebbe stata altrimenti a tutto vantaggio della manifestazione del divino ch'era incastonata nella proiezione emanativa centrale del badhra.
Se tale apparato statuario era in anticipo rispetto a quello di Khajuraho o si rifaceva ad esso, invece era rétro, nella varandika, l'inserto tra due kapotas ed il recesso di una pattika di rombi, di una fascia radiosa di tulas floreali, che rimandava ad un ricorso tipico dei templi Pratihara.
Quattro pilastri brevilinei, e sovrastati da atlanti, su di un capitello con abaco scanalato superiore e perlinatura inferiore, nel loro profilo usuale sfaccettato tra due vasi dell'abbondanza, il fogliame di quello superiore ricadente sulle anularità di collari e collarini, preludevano ad un portico d'entrata quanto mai sontuoso.
Sulle usualità delle dee fluviali e dei sakas, dei mithuna dello stamba.sakha fiancheggiati(vi) da vyalas, si stagliava con accentuato rilievo la Trimurti incentrata su Vishnu, sullo schieramento retrostante di flessuosi Navagrha, e sotto un'architrave che allineava gli avatars di Vishnu in vivace evidenza.
Il tempio C , monco di sikhara e di portico d'entrata, restaurato di recente in buona parte dei resti, non sopravviveva più che in quanto rimaneva del suo jangha, scansito in badhra e upabhadras partite in due fasce, come il recesso seguente, e karnas con un solo comparto. In essi il dikpala era albergato in un'edicola che un'udgama superiore profondeva in un tempio, a differenze delle due edicole sovrapposte nel bhadra centrale, dove i bei pilastrini laterali, con duplice gatha- pallava e bhadraka intermedia, non sorreggevano che una lastra al più dal profilo biconcavo,solidarizzando nella più assoluta elementarità architettonica, benchè dessero ricetto a due divinità quali una Parvati sottostante below Gaja laxmi sovrastante.( above)
Surasundari e vyalas nei registri sottoggiacenti delle upabhadras e dei recessi, gandarvas in quelli sovrastanti, in conformità ad un rimastichio, di sopraggiunti,che si adegua a un nuovo stile architettonico in umiltà di risorse. e d'inventiva.
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