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E’ Surawaya
l’antica Sarasvati-pattana , o Shankhamathika , che fu
anch’essa sede distaccata della setta shivaita Mattamayura. Il
monastero fortificato che ne costituiva il sito, era espressione
imponente del potere religioso-politico che la setta ed il suo più
alto esponente, il matadeesh, avevano acquisito sotto i sovrani
dell’epoca, Pratihara, Kalchuri ( in Chandrehi), o
Kaccchapagata che fossero, il cui patrocinio era contraccambiato con
legittimazione ed assistenza amministrativa e militare, alla
periferia dei loro territori da cui ne discacciavano i nemici.
Per accedere all'antico
monastero si doveva ora superare una duplice linea di fossati e bastioni
di una fortificazione più tarda.
Intorno ad un vasto
cortile il suo complesso aggregava stanze ed un porticato sottostante,al riparo di
spessi muri alleviati da finestre grigliate ad offrire una discreta luce. Profili
di foglie lungo gli stipiti, divinità al centro della
trabeazione, sporti a forma di testa di cavallo, le sole occorrenze
ornamentali.
Sui suoi tetti,
inaccessibile, si ergeva un tempio tri-ratha, ben integro nel suo sikhara ,
incluso l'amalaka
.
L’ingresso del
suo vestibolo era sovrastato da un sukanasa e serrato da pilastri
aggraziati dalle figure statuarie di surasundari, tra i sardulas di
parallele paraste meno prominenti.Affiancavano il portale due
kuta-stambha, uno per lato, che oltre una cornice
che era allineata con
quella del portale medesimo, si configuravano a templi per lo
stacco di un proprio sikharika elegantemente allungato, di forme tri-rathas.
Entrambi i sikharikas erano integri sino al proprio amalaka, e quello alla destra
dell' osservante aveva preservato finanche il vaso del kalasa e il vijapuraka.Nella
loro replicazione frattale, ad ambedue i sikarikas era stato pure concesso di
superare in altezza con la madhya lata il mula-manjari, ad emulazione
degli eccessi di slancio di un sikhara maggiore.
Nella spianata contigua
i tre templi residui del complesso di Surwaya, il secondo ed il terzo
affiancati a fronteggiare il primo, in differente stato
di complessità e di preservato splendore, vi erano conformi
ad una specifica tipologia dei templi Kachchhapagatha, che in
Kadwaha avevo individuato nel primo dei templi Pacchati Maghal, -il
terzo di essi secondo i criteri classificatori di Krishna Deva-,
e si
mostravano costituiti tuttora, od in passato, del santuario del garbagriha, di
vestibolo, di un portico d’entrata che era sovraornamentato con magnificenza
incantevole in ogni suo aspetto, innanzitutto nei suoi bassi pilastri
misraska, mistilinei, contraddistinti dai vasi d’abbondanza alle
estremità.
Il portale d'ingresso era magnificamente ordito di sakas,uno
di volute, un naga-saka serpentino, uno stamba-sakha a guisa di pilastro in cui
si succedevano mithunas, tra due bande ai lati di vyalas, un bayasaka di
fogliame rampicante. Le pareti laterali erano pancha-rathas, e le loro 5 proiezioni dipartivano da un usuale vedibhanda
conclusa da un kapota con takarikas. Di tali proiezioni il badhra e i
karnas d’angolo , al pari della kapili del vestibolo,
presentavano un’edicola con una gronda vistosa ch’era
sormontata da un udgama di carenature di gavakshas, il cui profilo a
guisa di frontone, o di sikharika, conferiva alle edicole dignità
templare, mentre i pratirathas ai lati della bhadra centrale erano
pilastri che assicuravano il solo supporto di un piedistallo alle surasundari che vi ostentavano quanto erano belle. Al pari dei
chhadyas delle gronde di bhadra, karnas e kapili, un madhyabhanda ad
essi allineati, che ombreggiava la vaga grazia delle surasundari,
spartiva i pratirathas in due ripiani di statue, mentre un terzo,
gremito di ghandharvas, ne inscenava la corsa lungo tutta la parete
a conclusione del jangha, prima di un varandika composta di due
kapotas con takarikas tra cui intercorreva un esiguo recesso, oltre
la quale la perdita totale della sovrastruzione non consentiva di
dire grandi cose sui sikharas d’un tempo. Quanto al rango gerarchico delle
proiezioni le cui forme erano edicolari, com’è
norma universale dei templi hindu primeggiavano su tutte i bhadras,
per aggettanza e grandeur di rathikas dei loro autentici tempietti:
i pilastrini ne echeggiavano quelli di un portico, statue laterali
ne fregiavano le pareti volte ai recessi del jangha, ed un fascio di
nicchie precedeva lo stacco del frontone dell’udgama.
Seconde di grado si attestavano le edicole delle kapili, cui quelle dei
karnas cedevano solo per la loro minore larghezza ospitante.
Il secondo dei tre
templi, che aveva conservato più integralmente degli altri la
scansione in proiezioni e l' ornamentazione delle pareti,
preservando le immagini di Shiva Andarakantaka e di Ganesha nel bhadra e nell'edicola
vestibolare dell'antarala che ricorrevano lungo la parete meridionale,
campiva
al centro della trabeazione del portale Vishnu su Garuda , tra Brahma e Shiva con le loro consorti alle estremità, mentre in
una loro disposizione intermedia erano schierati sul fondo i navaghrahas e le
sapta matrikas, sorvolati da gandharvas.
Oltre i 5 sakhas,
ai loro lati, ed anteriormente, erano non meno mirabili i pilastri del
portico, i cui gatha-pallavas inferiori erano anteceduti da
immagini di asceti shivaiti per ogni direzione esposta, incantando particolarmente
la profilatura delle scanalature del vaso superiore
dell’abbondanza, e la plasmatura scultorea degli atlanti
delle mensole superiori, tra cui erano intercalati nagas adoranti.
Nel primo dei templi,
isolato di fronte,
l' ornamentazione scultorea dei pilastri appariva
eccelsa in ogni suo aspetto,
fossero le foglie ricadenti dei vasi
dell’abbondanza,
i cordoni di campane sulle sfaccettature, le
profilature similari a un amalaka o con rilievi di petali di loto,
od
arrotondate a cuscinetto variegato nel piede del vaso superiore.
Una profusione
straordinaria di figure di esseri celestiali disposti in cerchi od allineati in nicchie,
sorvolanti con i loro
festoni gli udgamas
sovrastanti o schierati intorno le schiuse del soffitto, le estatiche
coppie negli angoli che così a loro erano finiti riservati,
p recedevano la duplice orlatura cuspidata e nervata del corollario
del fiore di loto che dell'ornato del soffitto era la grazia più
leggiadra. Per levità di canto di pietra.
Nel portale, secondo
un’anomalia che avevo già riscontrato nei templi di
Shiva di Terahi e di Mahua, nella prima trabeazione campeggiava al
centro della Trimurti Vishnu, in luogo di Shiva,
per consentire a Garuda, cavalcatura di Vishnu, di fare l accalappiaserpenti, per la coda, dei
rettili del nagasaka degli stipiti. Ma a Shiva era riassicurata la
preminenza nella schiera superiore, in cui nelle sue sembianze di Nataraja
primeggiava tra Ganesha e Vishnu Narayana e le relative consorti,
quali figure intermediarie, rispetto a Kartikkeya e Shiva Virabhadra nelle
nicchie terminali, a dei suoi accoliti sfrenati nel suono e nella danza. Nei due allineamenti
superiori si rientrava nei ranghi, ordinati più del solito, delle divinità
femminili delle sapta-matatrikas precedute e seguite da Ganesha e
Shiva Virabhadra, dei vidyadharas sovrastanti compositi in volo. Ma che il dio Shiva
vi fosse evocato nella sua natura tremenda, non lasciava
adito a dubbi lo dvarapala orripilante cui la dea fluviale Yamuna e
la tartaruga avevano ceduto il centro della scena nella parte
inferiore dello stipite alla destra dell'osservante, ed una immagine
di Mahishauramardini che era una delle poche superstiti delle pareti
templari.
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Per accedere al monastero si doveva superare una duplice
linea di fossati e bastioni di una
fortificazione più tarda.
Intorno ad un vasto cortile aggregava stanze ed un porticato
sottostante, al riparo di spessi muri alleviati da finestre grigliate ad offrire luce. Profili
di foglie lungo gli stipiti, divinità al centro della trabeazione, sporti a
forma di testa di cavallo, le sole occorrenze ornamentali.
Sui suoi tetti, inaccessibile, si ergeva un tempio
tri-ratha, integro nel sikhara amalaka incluso.
L’ingresso del vestibolo era sovrastato da un sukanasa
e serrato da un pilastro che aggraziavano le figure
statuarie di surasundari, tra sardula di
una parasta prominente ma aggettante.
Affiancavano il portale due stambha sakhas, uno per lato, che oltre una
cornice allineata con quella del portale medesimo, si configuravano a templi per lo stacco di un proprio shikara elegantemente
allungato, triratha, integro in entrambi di amalaka, in uno pure del vaso del
kalasa e del vijapuraka.. Ad ambedue i sikarikas era stato concesso pur anche
di superare in altezza con la madhya lata il mula-manjari, ad emulazione degli
eccessi di slancio di un sikhara maggiore.
Nella spianata contigua i tre templi residui del complesso di Surwaya, in
differente stato di complessità e di preservato splendore, vi erano conformi ad una specifica tipologia
,dei templi Kachchhapagatha, che in Kadwaha avevo individuato nel primo dei
templi Pacchati Maghal, il terzo secondo i criteri classificatori di Krishna
Deva, e si mostravano costituiti tuttora, od in passato, del santuario del garbagriha, di
vestibolo, di un portico d’entrata su bassi pilastri, mistilinei e
contraddistinti dai vasi d’abbondanza alle
estremità, che era sovraornamentato con
magnificenza incantevole in ogni suo
aspetto. Le pareti laterali erano pancha rathas, e le 5 proiezioni dipartivano
da un usuale vedibhanda conclusa da un kapota
con takarikas. Di tali proiezioni il badhra e i karnas d’angolo , al pari della
kapili del vestibolo , presentavano un’edicola con una gronda
vistosa ch’era sormontata da un udgama di carenature di gavakshas, il
cui profilo a guisa di frontone, o di sikharika, conferiva alle edicole dignità templare,
mentre i pratirathas ai lati della bhadra centrale erano pilastri che fornivano
il solo supporto di un piedistallo alle
surasundari che vi ostentavano quanto erano belle. Al pari dei chhadyaa delle gronde
di bhadra, karnas e kapili, un madhyabhanda ad essi allineati, che ombreggiava
la vaga grazia dele surasundari, spartiva i pratirathas in due ripiani di
statue, mentre un terzo, gremito di
ghandharvas, ne inscenava la corsa lungo
tutta la parete a conclusione del jangha, prima di un varandika composta di due kapotas con takarikas tra cui
intercorreva un esiguo recesso, oltre la
quale la perdita totale della sovrastruzione non consentiva di dire grandi cose
sui sikharas d’un tempo. Quanto al rango gerarchico delle proiezioni le cui
guise erano edicolari, com’è norma universale
dei templi hindu . primeggiavano su tutte i bhadras, per aggettanza e grandeur di rathikas dei loro
autentici tempietti: i pilastrini ne echeggiavano quelli di un portico, statue laterali ne fregiavano le
pareti volte ai recessi del jangha, ed un fascio di nicchie precedeva lo stacco del frontone
dell’udgama. Seconde di grado si
attestavano le edicole dei kapili, cui quelle dei karnas cedevano solo per
minore larghezza ospitante-
Il secondo dei tre templi, che aveva conservato più integralmente
degli altri la scansione in proiezioni e l ornamentazione delle pareti, preservando le immagini di Shiva Andarakantaka e di Ganesha nelle edicole vestibolari dell'antarala, presentava
al centro della trabeazione del portale Vishnu
su Garuda , tra Brahma e Shiva con consorte alle estremità , mentre in
disposizione intermedia erano schierati sul fondo i navaghraha e le sapta matrikas, sorvolati da gandharvas.
Oltre le 5 sakhas, ordinarie, erano mirabili ai lati e
anteriormente i pilastri del portico, i cui gatha-pallavas inferiori erano
anteceduti da dvarapalas su ogni direzione esposta, incantando particolarmente
nella profilatura delle scanalature del
vaso superiore dell’abbondanza e nella
plasmatura scultorea degli
atlanti delle mensole superiori, tra cui
erano intercalati naga adoranti..
Nel primo dei
templi, isolato di fronte, la ornamentazione
scultorea dei pilastri appariva eccelsa in ogni suo aspetto, fossero le foglie
ricadenti dei vasi dell’abbondanza, i
cordoni di campane sulle sfaccettature,le profilature similari a un amalaka , con rilievi di petali di loto e
arrotondate a cuscinetto variegato del piede del vaso superiore.
Una profusione straordinaria di figure di esseri celestiali disposti in
cerchi o allineati in nicchie, sorvolanti
con i loro estoni gli udgama
sovrastanti o schierati intorno le schiuse del soffitto, estatiche coppie negli angoli che così a loro
erano finiti riservati, precedevano la
duplice orlatura cuspidata e nervata del
corollario del fiore di loto che del soffitto era la grazia più leggiadra,. Per levità di canto
di pietra-
Nel portale, secondo un’anomalia che avevo già riscontrato
nei templi di Shiva di Terahi e **..,
nella prima trabeazione campeggiava al centro della trimurti Vishnu, in
luogo di Shiva, per consentire a Garuda, cavalcatura di Vishnu, di fare l
accalappiaserpenti dei rettili della fascia del nagasaka degli stipiti. Ma a Shiva era
riassicurata la preminenza nella schiera
superiore in cui quale Nataraja primeggiava tra Ganesha e Vishnu Narayana e relative consorti, quali figure intermediarie, rispetto a Kartikkeya e shiva Virabhadra nelle nicchie terminali, ed accoliti
sfrenati nel suono e nella danza. Nei due allineamenti superiori si rientrava nei
ranghi ordinati delle divinità femminili delle saptamatatrikas prededute e seguite da Ganesha e Shiva Virabhadra, e dei vidyadharas compositi in volo. Ma che il dio vi fosse
evocato nella sua natura tremenda, non
lasciava adito a dubbi lo dvarapala orripilante cui la dea fluviale Yamuna e la
tartaruga avevano ceduto il centro della scena nella parte inferiore dello
stipite alla destra dell osservante, una immagine di Mahisha suramardini che era una delle poche superstiti delle pareti templari.
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