Poco distante dai templi del gruppo 7, nella vacuità
campestre in cui si situava come il tempio più ad ovest di Kadhwaha, di lì a
poco avvistavamo il tempio Chandla, nella sua copertura piramidale a gradoni che
ne faceva un alieno remoto primordiale tra gli altri templi, il primo di tutti
quelli superstiti ad essere stato edificato in Kandwaha dai sovrani
Kachchhapagatha. Forse ai templi della sua edificazione essi non erano ancora in grado di manifestare
alcuna rivalità competitiva con i
signorii Chandella, e se la covavano
intendevano dissimularla, edificando
templi che si rifacevano al sermone rustico di quelli di provincia che come il Nag Mandir ritroviamo ancora
superstiti all interno dei territori Chandella, in località quali Mau Suhania, vicino a Dhubela, anziché
spingersi anzitempo a emulare quelli
della loro capitale religiosa, la cui ripresa forse esulava ancora dai loro
mezzi ed intenti.
Il tempio, come ci si è conservato, oltre il portichetto
assurgeva all’elevazione di un sikhara piramidale, scaglionato nelle kapotas
con takarikas di quattro pidhas. Tale inusuale sikhara verteva sulla kapota superiore, ed il recesso
piatto, di una varandika il cui bordo esterno inferiore era la gronda del
santuario. Il badhra della parete inferiore non era che
l’inquadramento sfasato di lato, rispetto al centro del jangha, di un bhadra-ratikha con udgama e tra
pilastri badhrakas. Questi ultimi
presentavano la stessa stilizzazione rudimentale dei vasi
dell’abbondanza che è ricorrente nei
territori che erano sotto la sovranità dei Chandella, ove si connotava come la
forma arcaizzante dei pilastri dei templi ch’erano sorti distanti da Khajuraho ,
o che nei templi della loro capitale religiosa conformava i pilastri secondari
, meno in vista o di reimpiego, che riprendevano la semplificazione
antinaturalistica di tale stenografia dei ghata-pallava
Tale jangha era sopraelevato con l intero tempietto sui tre corsi di una pitha,
e quindi su kura, kumba e kalasa e la kapota di una vedibhanda che non
condivideva con l’antarala. Lo sovrastava una
gronda ornamentata nella sua
parte inferiore da una cornice di ardha-ratnas,
che precedeva ilo recesso piatto e la kapota( o jadhya kumba) della
varandika,.
Ganesha, Surya e Chamunda campeggiavano nelle bhadra-ratikas, mentre nel sukanasika frontale, e già al centro della trabeazione del lalata bimba, eminente su dei profili di sakas che erano stati ridotti all’appiattimento a bhadraka della stambha-pilastro ed ai due filari ad essa laterali di fiori mandaras,- come nel tempio B del gruppo 7-, si attestava quale il Signore del tempio Shiva Nataraja.
Poco distante dai templi del gruppo 7, distaccato come il più ad ovest dei templi di Kadwaha, in assoluto isolamento nella vastità campestre, di lì a poco avvistavamo il tempio Chandla, nella sua copertura piramidale a gradoni che ne faceva un primordiale alieno remoto tra gli altri templi, il primo di tutti quelli superstiti ad essere stato edificato in Kandwaha dai sovrani Kachchapagata. Forse ai templi della sua edificazione non erano ancora in grado di manifestare alcuna rivalità competitiva con i dinasti Chandella, e se la covavano intendevano dissimularla, edificando templi che si rifacevano più al sermone rustico di quelli di provincia che potevano sorgere e che ritroviamo all interno dei territori Chandella in Mau Suhania, quali il nag Mandir, più che emulare quelli della loro capitale religiosa, la cyui edificazione forse esulava ancora da i loro mezzi ed intenti.
Il tempio, come ci si è conservato, oltre un portichetto
elevava un sikhara piramidale scaglionato nelle kapota con takarikas di quattro
pidhas , sul vimana di un santuario che
presentava per badhra l’inquadramento sfasato di lato, rispetto al centro del
jangha, di un ratikha con udgama tra pilastri
badhraka che presentano la stessa
stilizzazione rudimentale dei vasi dell’abbondanza che si ritrova nei territori
sotto la sovranità dei Chandella come una
forma arcaizzante dei pilastri dei
templi esterni a khajuraho o di quelli secondari , meno in vista o di
reimpiego dei templi della loro capitale religiosa, che ne riprendevano la
semplificazione antinaturalistica.
Tale jangha era sopraelev ato con l intero tempietto sui tre corsi di una pitha,
e su kura, kumba e kalasa di una vedibhanda che non condivideva con
l’antarala. Lo concludeva una gronda
suggellata nella sua parte inferiore da una cornice di arda-ratna, che precedeva ilo recesso piatto e la kapota
o jadhya kumba della varandika,
Ganesha, Surya e Chamunda campeggiavano nelle
bhadra-ratikas, mentre nel sukanasika
frontale, al centro della trabeazione della lalata bimba, eminente sui
profili di sakas ridotti alla’appiatimento a bhadraka della stambha e a due
filari ad essa laterali di mandara, come nel tempio B del gruppo 7, si attestava come il Signore del tempio Shiva
Nataraja.
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