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Il Tempio shivaita di Keldhar | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’amenità
incantevole del sito, su di una prominenza tra i rivoli d’acqua d’un
fiume ombroso,
si conciliava a meraviglia con il
mio benevolo scetticismo sulla effettiva rilevanza del piccolo purana
mandi shivaita
le cui dimesse spoglie, tra le suggestive vestigia
di templi che non erano che ammassi di rovine hindu,
erano state per
giunta sbiancate anteriormente e consegnate al riguardo che poteva
avere della sua antichità la devozione locale.
Così
intentavo una sorta di amabile sfida con quelle pareti, a che mi
dimostrassero, alla mia compulsazione visiva, almeno che il purana mandir non era
in difetto dei fondamentali di un tempio Pratiratha, , almeno nelle
parti che ne restavano , il tempio essendo stato stroncato dove
avrebbe dovuto avere inizio la varandika di transizione a dun qualche
sikhara , perché vi subentrasse una sovrastruzione recente,
che faceva capo a una cuspide che per fortuna era di assai scarse
pretese.
Una sorta di affettuosa
ironia già ad una primo approccio si congedava dalla
supposizione che lo voleva finanche pancha-ratha, perché le
due presunte prati-rathas erano upabhadras della proiezione centrale,
e dunque tri-ratha era il tempietto, né di più poteva
essere.
Ma lo stesso approccio mi visualizzava che il tempio
consisteva anche dell’antarala, e che il vestibolo poteva
ostentare, di dimensioni maggiori, un ricco paramento edicolare
sovrastato da eminenti gavakshas, che lo accomunava alle proiezioni
dei karnas e del ratha centrale. La nicchia era si ribassata, ma la
rendevano compiuta una soglia inferiore che per giunta figurava
fregiata di petali di loto incisi nel bordo inferiore, due pilastri
laterali pur se ai minimi effetti, che mancavano, certo, dei rilievi
dei vasi dell’abbondanza e del badraka di raccordo, ma che in
luogo di tale elaborazione pur tuttavia erano decorosamente adorni
di due ardhapadma o semi-loto successivi, sotto un capitello mensola
che non mancava di esuberanza prominente. A conclusione superiore
dell’ architettura della nicchia, un kapota .semplice che
faceva le veci della gronda chhadya. Tale ornamentazione edicolare
era inoltre replicata sulla facciata interna dei karnas, ad
assicurare che in essi tutti i dikpalas trovassero ricetto (
albergo). E i bhadras facevano
pur anche sfoggio di un certo sfarzo, potendo esibire appunto i
piastrini protocollari di due gatha.pallavas tra una badharaka
coronata da un ardha.padma quale suo medaglione.
Il basamento
sottostante, poi, era un adhisthana di tutto punto, dal bel
risalto delle torniture circolari delle sue modanature indefettibili
di kura, kumba e kalasa, conclusa da una kapotika con takarikas di
tutto riguardo.
La cordonatura di un
ghanta mala, alle estremità opposte delle pareti, raccordava
bhadra e karnas, com’è d’uso fine nei templi
Pratihara.
Caduta così anche l ultima prevenzione in me
simulata, salutavo con gioia divertita le divinità e gli
esseri celestiali che non mancavano di comparire in ogni edicola. In
conformità con le direzioni cardinali di cui i dikpalas erano
i protettori, dopo uno dei due ganas danzanti che erano di stanza
nelle nicchie della kapili dell’antarala, assecondando il
verso della pradakshina, nei karnas essi non potevano non essere
Varuna volto a nord ovest, Vayus con il manto sollevato dal suo
essere ventoso,
cui facevano ovviamente seguito Kubera e Isana nei
karnas seguenti,
ai quali succedeva Kartikkeya nel bhadra est,
Indra
sull’elefante Airavata ed il flammeo Agni come era da
attendersi nei kharnas successivi,
un portentoso Ganesha nel bhadra
sud,
infine di prammatica Yama
e Nirriti,
ed il secondo dei gana
vestibolari , intento alle danze al suono di una vina.
Ero quindi al portale,
devozionalmente tinteggiato di azzurro e di verde
Gli stipiti potevano
quindi esibire la più usuale sequela di 5 bande ornamentali,
in tale ordine procedendo da quella più interna: saka patra
fogliare, naga-saka serpentina, saka- mithuna di 5 coppie amorose
dentro delle loro nicchie, uno stambha sakha conformi ai canoni del
pilastro ornamentato con due vasi dell’abbondanza alle
estremità, tra i quali dalle fauci di un kirtimukka,
sottostante ad un medaglione nelle fogge di un ardha-padma, o
semi-loto, una campana pendeva, attaccata a un cordone, fino a
raggiungere delle volute vegetali, prima che fosse alfine la volta di
un bahya saka terminale, defluente le volute di fogliame rampicante.
Il capitello un Kirtimukka che era parte del piedistallo d’appoggio
per una surasundari.
Nel lalata bimba della
trabeazione un irriconoscibile Garuda coglieva per la coda i
serpenti terminali del naga-sakha, a suggello di un’inimicizia
perenne nei confronti dei nagas cobra del veicolo di Vishnu,
comportando una stonatura solo presunta tale sua centralità
in un tempio shivaita, oramai avevo visto ricorrere il caso così
di frequente in quel di Shivpuri , da non considerarlo più
tale e da non farci quasi più caso. Vidhyadaras formavano il
corteo di Garuda sollevando una corona conica sul suo capo, al di
sotto dell’allineamento , ai lati, delle saptamatrika con Shiva
Virabhadra e Ganesha e dei Navagraha..
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Una sorta di affettuosa
ironia già ad una primo approccio si congedava dalla
supposizione che lo voleva finanche pancha-ratha, perché le
due presunte prati-rathas erano upabhadras della proiezione centrale,
e dunque tri-ratha era il tempietto, né di più poteva
essere. Ma lo stesso approccio mi visualizzava che il tempio
consisteva anche dell’antarala, e che il vestibolo poteva
ostentare, di dimensioni maggiori, un ricco paramento edicolare
sovrastato da eminenti gavakshas, che lo accomunava alle proiezioni
dei karnas e del ratha centrale. La nicchia era si ribassata, ma la
rendevano compiuta una soglia inferiore che per giunta figurava
fregiata di petali di loto incisi nel bordo inferiore, due pilastri
laterali pur se ai minimi effetti, che mancavano, certo, del rilievo
dei vasi dell’abbondanza e del badraka di raccordo, ma che in
luogo di tale elaborazione pur tuttavia erano decorosamente adorni
di due ardhapadma o semi-loto successivi, sotto un capitello mensola
che non mancava di esuberanza prominente. A conclusione superiore
dell’ architettura della nicchia, un kapota .semplice che
faceva le veci della gronda chhadya. Tale ornamentazione edicolare
era inoltre replicata sulla facciata interna dei karnas, ad
assicurare che in essi tutti i dikpalas trovassero ricetto (
albergo).
E i bhadras facevano
pur anche sfoggio di un certo sfarzo, potendo esibire appunto i
piastrini protocollari di due gatha.pallavas tra una badharaka
coronata da un ardha.padma quale suo medaglione.
Il basamento
sottostante, poi, era un adhisthana di tutto punto, dal bel
risalto delle torniture circolari delle sue modanature indefettibili
di kura, kumba e kalasa, conclusa da una kapotika con takarikas di
tutto riguardo.
La cordonatura di un
ghanta mala, alle estremità opposte delle pareti, raccordava
bhadra e karnas, com’è d’uso fine nei templi
Pratihara. Caduta così anche l ultima prevenzione in me
simulata, salutavo con gioia divertita le divinità e gli
esseri celestiali che non mancavano di comparire in ogni edicola. In
conformità con le direzioni cardinali di cui i dikpalas erano
i protettori, dopo uno dei due ganas danzanti che erano di stanza
nelle nicchie della kapili dell’antarala , assecondando il
verso della pradakshina, nei karnas essi non potevano non essere
Varuna volto a nord ovest, Vayus con il manto sollevato dal suo
essere ventoso, mentre Parvati in panch-agni-tapas era insediata
nel bhadra nord, cui facevano ovviamente seguito Kubera e Isana nei
karnas seguenti, ai quali succedeva Kartikkeya nel bhadra est, Indra
sull’elefante Airavata ed il flammeo Agni come era da
attendersi nei kharna successivi, un portentoso Ganesha nel bhadra
sud, infine di prammatica Yama e Nirriti, ed il secondo dei gana
vestibolari , intento alle danze al suono di una vina.
Ero quindi al portale,
devozionalmente tinteggiato di azzurro e di verde
Le dee fluviali erano
andate distrutte di recente, se figuravano ancora esservi nei manuali
di mia consultazione, e due fantocci sacri ne avevano preso il posto
sui lati interni, ma erano sopravvissute allo scempio delle vivaci
attendenti “ chattra-darini” con una borsetta delle
offerte, due donne al seguito ed un dikpala shivaita per parte,
alle loro spalle, sorvolandoli un rishi penitenziale, dei
vidyadharas ed un’hamsa mithuna.
Gli stipiti potevano
quindi esibire la più usuale sequela di 5 bande ornamentali,
in tale ordine procedendo da quella più interna: saka patra
fogliare, naga-saka serpentina, saka- mithuna di 5 coppie amorose
dentro delle loro nicchie, uno stambha sakha conformi ai canoni del
pilastro ornamentato con due vasi dell’abbondanza alle
estremità, tra i quali dalle fauci di un kirtimukka,
sottostante ad un medaglione nelle fogge di un ardha-padma, o
semi-loto, una campana pendeva, attaccata a un cordone, fino a
raggiungere delle volute vegetali, prima che fosse alfine la volta di
un bahya saka terminale, defluente le volute di fogliame rampicante.
Il capitello un Kirtimukka che rientrava nel piedistallo d’appoggio
per una surasundari.
Nel lalata bimba della
trabeazione un irriconoscibile Garuda coglieva per la coda i
serpenti terminali del naga-sakha, a suggello di un’inimicizia
perenne nei confronti dei nagas cobra del veicolo di Vishnu,
comportando una stonatura solo presunta tale sua centralità
in un tempio shivaita, oramai avevo visto ricorrere il caso così
di frequente in quel di Shivpuri , da non considerarlo più
tale e da non farci quasi più caso. Vidhyadaras formavano il
corteo di Garuda sollevando una corona conica sul suo capo, al di
sotto dell’allineamento , ai lati, delle saptamatrika con Shiva
Virabhadra e Ganesha e dei Navagraha..
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