Schede templari Kadwaha Tempio 1Pacchali Marghat -tempio 3 secondo Krishna Deva
Nella sua armoniosità proporzionale, il tempio di cui mi era
precluso l’accesso, appariva composto di
portico, anticamera e garbagriha, ed in elevazione ne erano rimasti
superstiti il semplice adhistana
costituito di soli kura, kumba, kalasa e di un kapotika ornamentato di takarikas, non che le pareti del jangha e la varandika,
che constava di kapota, di un fregio
recessivo di rombi diamantini, di una pattika istoriata di musici e di
danzatori, senza più che una lastra
ulteriore di copertura. Presumibilmente era triratha il sikhara del santuario,
in quanto al bhadra centrale si affiancavano due upabhadras rientranti,
con due ladies apsaras che celebravano la divinità insediata nell’edicola
del badhra, non già due pratirathas
separate, quanto lo erano invece i karnas rispetto ai quali si interponeva un
vyala rampante.
Ad eccezione degli upabhadras, in tutte le proiezioni sorgeva una edicola albergante divinità, i dikpalas quelle dei karnas, ch'era costituita da due colonnine cinte di anulari
e collari e da una grondaia nervata. Essa, a guisa di tempio, era sormontata da un
udgama sovraornamentato, che nel badhra era finanche preceduto da tre nicchie
in cui stavano insediati una divinità al centro ed ai lati musici danzanti, non che dalla simha
mala di un corso di teste leonine. o simha- mala. Una
fascia intermedia, di raccordo, con
fregi vegetali standardizzati, separava in due sezioni gli upabhadra
fiancheggiatori ed i recessi dei salilantara contigui , dove essa dava luogo a
un comparto superiore in cui danzavano vidhyadharas, nel suo seguito
riconnettendo l’apparato del jangha del santuario a quello dell antarala, ove compariva la
nicchia ulteriore di ricetto a una divinità. Essa era simile alle precedenti solo
nella foggia delle colonnine e solo sino all’altezza della tornitura del capitello, su cui si ergevano due nicchioline cubiche sormontate, quali dei microtempli , da sikhara tri-rathas. Da esse, in luogo della gronda, a protezione
superna della divinità si infletteva un torana, quanto mai flamboyant. Ai suoi
lati, funambolici oltre l’amalaka e il kalasa dei due sikharikas che
affiancavano lo stacco iniziale del torana, due gandharvas* si atteggiavano ad eseguire musica e danze.
I pilastri del
portico, su basamento identico, ma ribassato,
tra due vasi dell’abbondanza, o ghata-pallava, arcaicamente traboccanti la fluenza
tracimante di un ricco fogliame, su una sfaccettatura poligonale presentavano
campane pendule di kirtimukkas. Costoro facevano capolino tra fasci di ghirlande che facevano capo a loro volta a campanule* minute. Torniture anulari distanziavano il secondo dei ghata-pallava,
capitelli barhani con doppia scanalatura precedevano le volute fregiate di
kirtimukkas, il cui ritorno ornamentale era sancito dalla trabeazione
sovrastante.
Nelle nicchie dei badhra erani albergati Ganesha a sud,
Harihara-Hiranyagharba ad Est,
che poteva ancora apparirmi al di la della recinzione. Avessi avuto accesso all’interno, nel suo portale avrei rinvenuto secondo Krishna Deva che lo catalogava come il tempio numero 3, Shiva Kalyanasundara nella trabeazione della lalita bimba, Brahma Savitri e Laksmi-Narayana alle estremità, le serie dei Navagrahas e delle Matrikas nei recessi, gli 11 rudras nell’architrave.
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