sabato 15 agosto 2015

Il tempio Mahajamata, di Terahi

Poco oltre l’ingresso nel territorio di Terahi, l’antica Teramvi, sulla destra un sentiero sinuoso tra un’arida distesa ed asperità e ciotoli , di un ocra rossastro, recava sino al tempio Mahajamata, poco distante, erettovi in onore della dea Kali verso il 10o secolo dai Khachchhapaghata, signori di Gwalior. Era il primo che avrei visitato dei numerosi templi fatti edificare dalla dinastia nel territorio, in Terhai, come in Mahua, già Madhumati, ed in Kadambaghua, ora Kadwaha, ove ne restano ancora quindici, in differente stato di preservazione. Vi erano sorti in concomitanza con l’insediamento della setta tantrica shivaita Mattamayura, di cui altre testimonianze templari e monastiche avrei ritrovato altrove nel Madhya Pradesh, nel villaggio di Chandrei, oltre Rewa, agli inizi del distretto di Sidhi, che ne conserva un fascinoso tempio ed un monastero.

Precedeva il Mohajamata , come mi è apparso  nel suo sito delimitato da recinzioni, un torana che ai tempi della ricognizione di Krishna Deva giaceva in frantumi sparsi, ed ora splendeva magnificamente ricomposto. .
Il Mohajamata  mi si sarebbe caratterizzato come un tempio Kachchhapaghata per il suo essere costituito di portico di entrata, vestibolo, santuario secondo un ordinamento pancharatha,  un basso plinto su cui si sopraelevava, i pilastri brevilinei del portico d’entrata ornamentati con ghata pallava , ossia  i vasi dell’abbondanza di remote ascendenze Gupta, un portale con stipiti di 5 sakhas, i due ordini di statue separate da una madhyabandha che si succedevano lungo le pareti laterali, in proiezioni e recessi, un fregio di tulas o testate di sardulas, di matrice lignea, che intercorreva nella varandika sovrapposta alle proiezioni del muro del jangha, su cui si elevava il sikhara che è andato totalmente perduto e che era da supporre di media altezza, come è usuale nei templi Kadwaha, eccezion fatta per il tempio di Suhanya . ed in Kadwaha per il solo sikhara del tempio Murayat, (e pure con riserva, in quanto avrei visto il suo esplicarsi in rathas trattenerne lo slancio ascendente). Sulla padmapitha in forma di petali di loto, i pilastri esterni del portale d' ingresso  si fregiavano nella  kumbika inferiore di una nicchia, coronata di udgama, in cui era alloggiata l immagine di un gana. Il seguito era la successione che avrei rilevato come standard nei pilastri dei templi Kachchhapaghata di Kadwaha, che ad un vaso dell'abbondanza vedeva succedere in verticale una sfaccettatura in 16 lati del pilastro su cui da una ghirlanda floreale, o pushpa mala, ricadeva una campana appesa ad un cordone. Due collari, uno a fiori e spirali perlinate, precedevano il secondo ghata pallava, che forniva il proprio appoggio all'abaco a glumette floreali e all' echino scanalato di un capitello bharani, su cui era prominente una mensola di acrobatici atlanti.

Nei pilastri interni un bhadraka piatto, uno dei quali recava i resti scultorei di una terrificante Chamunda ,  fiancheggiava l'emanatività magnifica della defluenza laterale, turgida di linfe, di un vaso dell'abbondanza inferiore incontinente, sovrastandolo il traboccare fogliare del vaso dell'abbondanza superiore.
Nel portale d'accesso al garbagriha le dee fluviali e le loro attendenti, in esasperata tribhanga, erano sormontate negli stipiti da un saka centrale di mithunas, disposta tra due sakas ai lati di sardulas , mentre  precedevano le loro fasce verso l interno altre due bande , una delle quali una era un serto di fiori mandara.
Tutto al femminile il lalata bimba,  in cui secondo Krishna Deva era Vaishnavi che campeggiava al centro, sullo scheletro di uno spettro quale cavalcatura,-  come nei templi Pratihara di Barwa Sagar e della Mahadevi in Gyaraspur, o nel tempio Parshvanatha di Khajuraho,  ove come in Gyaraspur figura come Chakresvari, la sua equivalente jain,-,  tra le due divinità ai lati delle matrikas Brahmi e Maheswari, le Saptamatrikas controparti femminili di Brahma e Shiva, con una gamba tristemente sollevata in una danza  fatale: a rendere più inquietante la scena, altre matrikas  intermedie, fra le quali erano ben riconoscibili la scheletrica Chamunda e Vighnesvari, proboscidata consorte di Ganesha,  apparivano ulteriormente  intente ad un ballo di vita e di morte,
che si faceva frenesia .irrefrenabile nei danzatori e nelle danzatrici superiori, magnificamente avvinti ed assorti  irresistibilmente nella danza.
Nell' interno del garbha.griha la Dea Nera. La statua della dea Kali che vi era originariamente collocata era stata trasferita ed era ora visibile nel tempio Pratihara Kerapati o Chamunda di Mahua, mia meta che ritenevo oramai prossima.
 Ai  lati, ricettivo onorifico che solo in parte si era conservato . E di statue erano gremiti gli stessi recessi, il mini-portico e gli stipiti del miniportale del badra-ratika, quanto una banda scultorea superiore  incentrata in una nicchia,  che era stata interposta, come il diaframma di una  varandika, tra  tale santuarietto e l' udgama che ne microscopizzava la sommità templare.
la vedibhanda inferiore consistente di khura, kumba kalasa e kapotika, con takarikas,   sulla kumbha presentava delle nicchie fregiate di gavaksha, recanti ganas o fregi di rombi diamantini, così come esse erano apparse sulle kumbikas dei pilastri del portico, ed era  istoriata di una grasa-vasantapattika floreale di kirtimukkas, sovrapposta al kalasa, all'altezza delle edicole eminenti superiori del bhadra centrale e del vestibolo, che un fregio fogliare di parna-bandhas orlava di sotto. Su di essa si elevavano  le proiezioni di bhadra, pratirathas e karnas ,
che un jalaka reticolare separava dal vestibolo dell'antarala, bipartite nelle  due gallerie di statue che  le proiezioni ospitavano  in superficie e  negli stessi loro lati interni, eccettuati il bhadra e l'antarala edicolari, le nicchie dei badhra risultando evacuate, mentre le matrikas Varahi e Kaumari restavano albergate in quelle dell'antarala. Alla madhyabandha che separava le due gallerie era  originariamente annessa una gronda per ogni statua di  ogni proiezione, secondo un apparato
Nella  galleria inferiore stavano surasundaris nelle prati-rathas,  sardulas nei recessi ,  le controparti femminili dei dikpalas nei karnas,   mentre nella galleria superiore in luogo di celestiali gandharvas la maggior attrattiva del tempio, differita fino ad ora, per cause di forza maggiore descrittive, erano gli  scheletrici  spettri ignudi che scalpitavano divertiti e febbrili, concitati da un asarabanda  ultraterrena che non aveva pari  nell'animazione della vita terrena. Particolarmente  trascinanti, quelle in cui coppie di scheletrici fantasmi (kankala) o  più corporei  spiriti( pretas)    si spartivano voraci viscere e membra di cadaveri freschi, rodevano avidi le loro ossa.

























Più su, oltre la modanatura di un kapota, un corso di tulas di teste di sardulas era quanto restava della varandika di ulteriormente tremendo.
Il torana  aveva al centro della sua trabeazione superiore esteriore  Surya alla guida dei suoi sette cavalli, cui corrispondeva sul fronte opposto Vishnu, stando ai resti degli ayuda del dio.
Kartikkeya ed Indrani stavano accampate nelle edicole templari  della sommità dei pilastri sottostanti a Surya, da cui promanavano makaras verso l interno,  mentre i loro corrispettivi sul lato volto al tempio erano Chamunda e Vaishnavi. Edicole  coronate da sikharikas e nicchie ultimate da kirtimukkas, ulteriori  kirtimukkas che suggellavano vasi dell abbondanza e poi girali di foglie, oltre  madhyabandas di gandarvas e di naga in anjali, ccostuitavano la profusione dell ornamentazione inferiore degli stambha- pilastri, prima della schiusa dei capitelli e del librarsi delle modanature della bitha delle edicole superne.






Osservazioni ulteriori  nella trabeazione del torana sorprendeva la successione deliziosa di piccoli kakshasana con figure colloquianti  al loro interno, in quanto le avrei rinvenute di nuovo solo nel tempio Ghari in Kadwaha, e prima di Khajuraho ricorrono quasi solo in templi del Rajasthan quali quelli di Jaghat e Baroli.

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