Nel secondo dei templi Pacchali
Marghat che visitavamo, il tempio numero 1 della catalogazione di Krishna Deva
, a differenza del primo era sopraelevata su di una piattaforma, o jaghata, la
solita suite architettonica di ascendenze Pratihara di portico, vestibolo e santuario,
, ossia mukamandapa, antarala, garbagriha, il che ne esaltava splendidamente la solennità monumentale, in virtù anche dell imponenza
brevilinea dei pilastri antistanti, e della tensione ad essi prominente dei
bhara- putrakaa o atlanti che li sovrastavano.
E solo che ci si orientasse di
lato, risalendo oltre il corso terminale dei
kirtimukka in cui avevano fine la piattaforma, eoltre la nudità di kura, kumba , kalasa e kapota con takarikas dell’adhistana, ecco che la jangha del vestibolo e del
prasada del santuario, quest’ultimo pancha-ratha, scandito dalle proiezioni
della bhadra centrale, di due prati-rathas laterali nettamente separate e
distinte e delle karnas d'angolo, mostrava
d’acchito una mutazione sostanziale ch'era intercorsa rispetto agli antecedenti dei templi Pratihara: in ogni aggettanza e nei recessi comparivano statue, ed in duplice
ordine, cui faceva seguito una terza schiera di effigi statuarie, di
vidhyadharas danzanti, nella pattika superiore della varandika ed in tre nicchie
sovrastanti la bhadra rathika, solo che tale affoltamento era possibile in quanto
soltanto il bhadra e l’antarala
conservavano le immagini
allocate in nicchie, che assumevano per questo ancora più risalto focale, in
ragione del fatto stesso che rappresentavano le divinità di culto superiori, per quanto ne emergevano profondamente internate , come nella bhadra-rathika * quella dell’avatar
vishnuita di Narashima, mentre di tutte gli altri esseri celesti, posizionaie su piedistalli, assurgevano a rango divino solo i
dikpalas delle proiezioni dei karnas. E
dato ulteriormente eclatante, la statuarizzazione del tempio aveva comportato
una recessione estrema degli udgamas di chaityas, che facevano la loro residua comparsa solo al
di sopra delle gronde della nicchie inferiore della bhadra centrale e di quella
dell’antarala.
Di grande bellezza era il
tempietto del bhadra rathika, prominente quanto i rilievi statuari: due pilastri laterali in cui i
due vasi dell’abbondanza, o gatha-pallava, comprendevano una
bhadraka con i rilievi di due ladies attendenti o altrimenti guardiane dvarapals delle porte,
racchiudevano uno stretto portale in cui non mancavano di ricorrere la soglia
sottostante dell udumbara, effigianti due bravi leoncini ai lati della mandaraka
centrale a guisa di loto, gli stipiti in cui erano miniaturizzati le dee fluviali Yanga e Yamuna e due sakas sbozzati, mentre un
Garuda era forse l'essere oltremondano al centro del profilo superiore del latata bimba. Oltre il portale si internava il recesso
del garba-griha , al cui centro il predetto
Narashima incombeva sull' sviscerato Hiranyakashipu .
Di ritorno al portico d’accesso dalla
pradaskshina deambulatoria, magnificavano la vista i suoi splendidi pilastri,
ove i due vasi dell’abbondanza comprendevano una sfaccettatura in sedici lati
su cui ricadevano delle campane da alcuni cordoni che facevano capo ad una
ghirlanda di pushpa-mala, sovrastata da
un collare tra anuli . Il capitell, a
differenza di quelli bharani presentava il solo echino scanalato, mentre
l’abaco soggiacente era a guisa di karnika affilata.
I pilastri interni erano una
sezione di quelli esterni, ma presentavano degli dvarapas in rilievo sulle loro
sfaccettature.
Nel portale d’accesso, oltre gli
stipiti di sei bande di sakas, aveva assoluto risalto lo stagliarsi plastico
quasi a tutto tondo della Trimurti, in cui insolitamente, rispetto a Vishnu al
centro, Brama figurava alla sua sinistra,
lasciando a Shiva di guarnire il lato destro, sul loro sfondo
allineandosi , gli uni sovrastanti gli altri, i Navagrahas, le saptamatrikas e gli avatars
di Vishnu.
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