martedì 4 agosto 2015

Pacchali Marghat 2, tempio numero 1 di krishna Deva

Nel secondo dei templi Pacchali Marghat che visitavamo, il tempio numero 1 della catalogazione di Krishna Deva , a differenza del primo era sopraelevata su di una piattaforma, o jaghata, la solita suite architettonica di ascendenze Pratihara  di portico, vestibolo e santuario,

, ossia mukamandapa, antarala, garbagriha, il che ne esaltava  splendidamente la solennità monumentale, in virtù anche dell imponenza brevilinea dei pilastri antistanti, e della tensione ad essi prominente dei bhara- putrakaa o  atlanti che li sovrastavano.
E solo che ci si orientasse di lato, risalendo  oltre il corso terminale dei kirtimukka in cui avevano  fine la piattaforma, eoltre la nudità di kura, kumba ,  kalasa e kapota con takarikas  dell’adhistana, ecco che la jangha del vestibolo e del prasada del santuario, quest’ultimo pancha-ratha, scandito dalle proiezioni della bhadra centrale, di due prati-rathas laterali nettamente separate e distinte  e delle karnas d'angolo, mostrava d’acchito una mutazione sostanziale ch'era intercorsa rispetto agli antecedenti dei templi Pratihara: in ogni aggettanza e nei recessi comparivano statue, ed in duplice ordine, cui faceva seguito una terza schiera di effigi statuarie, di vidhyadharas danzanti, nella pattika superiore della varandika ed in tre nicchie sovrastanti la bhadra rathika, solo che  tale affoltamento era possibile in quanto soltanto il bhadra  e l’antarala conservavano  le immagini   allocate in nicchie, che assumevano per questo ancora più risalto focale, in ragione del fatto stesso che rappresentavano le divinità  di culto superiori,  per quanto ne emergevano profondamente internate , come nella bhadra-rathika * quella dell’avatar vishnuita di Narashima,  mentre di tutte gli altri esseri celesti, posizionaie su piedistalli, assurgevano a rango divino solo i dikpalas  delle proiezioni dei karnas. E dato ulteriormente eclatante, la statuarizzazione del tempio aveva comportato una recessione estrema degli udgamas di chaityas,  che facevano la loro residua comparsa solo al di sopra delle gronde della nicchie inferiore della bhadra centrale e di quella dell’antarala.
Di grande bellezza era il tempietto del bhadra rathika, prominente quanto i rilievi statuari:  due pilastri laterali in cui i due vasi dell’abbondanza, o gatha-pallava, comprendevano una bhadraka con i rilievi di due ladies attendenti o altrimenti  guardiane dvarapals delle porte, racchiudevano uno stretto portale in cui non mancavano di ricorrere la soglia sottostante dell udumbara,  effigianti due bravi leoncini ai lati della mandaraka centrale a guisa di loto, gli stipiti in cui erano miniaturizzati le dee fluviali  Yanga e Yamuna e due sakas sbozzati, mentre  un Garuda era forse l'essere oltremondano al centro del profilo superiore del latata bimba. Oltre il portale si internava il recesso del garba-griha , al cui centro  il predetto Narashima incombeva sull' sviscerato Hiranyakashipu .


Di ritorno al portico d’accesso dalla pradaskshina deambulatoria, magnificavano la vista i suoi splendidi pilastri, ove i due vasi dell’abbondanza comprendevano una sfaccettatura in sedici lati su cui ricadevano delle campane da alcuni cordoni che facevano capo ad una ghirlanda di pushpa-mala,  sovrastata da un collare tra anuli . Il capitell, a differenza di quelli bharani presentava il solo echino scanalato, mentre l’abaco soggiacente era a guisa di karnika affilata.
I pilastri interni erano una sezione di quelli esterni, ma presentavano degli dvarapas in rilievo sulle loro sfaccettature.

Nel portale d’accesso, oltre gli stipiti di sei bande di sakas, aveva assoluto risalto lo stagliarsi plastico quasi a tutto tondo della Trimurti, in cui insolitamente, rispetto a Vishnu al centro, Brama figurava alla sua sinistra,  lasciando a Shiva di guarnire il lato destro, sul loro sfondo allineandosi , gli uni sovrastanti gli altri, i Navagrahas, le saptamatrikas e gli avatars di Vishnu.

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