Qui l’estate canta un assolo
che non incanta i sensi morenti,
trasuda, in svago e piacere, una replica che non
dilacera strappi,
le voci sociali, se le ascolti,
salmodiando dei derelitti dei mari
salmodiando dei derelitti dei mari
quale sia il gusto dei pesci che se ne nutricano,
eppure non c’e vita che anche qui non vada
parlando, gridando, piangendo d’amore,
di cui tremi a che puoi fare ritorno,
ma è quella la
torba che alimenta la fiamma,
l’ardere che là
ti è dato che ti consuma
del fuoco sacro
del torbido di spasimo ed odio,
oh, tu andato,
andato,
andato del
tutto e qui rimasto,
Tayata om gate
gate parasamgate.
con il cuore
che sa ancora abbracciare
di tutto
se già si fa più che al di là di carne e di sangue
se già si fa più che
nelle visioni
d’eterno di morte rovine,
dove la linfa
di volute di foglie, l’imbeccarsi d’uccelli in cui si è mutata la pietra,
ne sono il
canto dei nuovi cieli, e terre,
cui in corso da tempo è la tua migrazione ,
e dunque verso
l India, andrai ancora salpando,
a voi ancora,
vive e morte anime amate,
ove a te siano
i resti negletti di purana mandir
"monuments of
unageing intellect,”.
vita, nascita e
morte,
in loro
perpetuandoti il ciclo,
la pioggia,
stillandoti fresca,
all' inumidita soglia che Shiva sorveglia,
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