martedì 15 dicembre 2020
Traduzioni in corso di varie Rabayat del poeta Sarmad
Poeta mistico- erotico iraniano di origini armena, vissuto in india e decapitato dall imperatore moghul Aurangzeb nel 1660-61,, per essere stato un seguace del fratello Dara Sikhot, che ne condivideva l eterodossia religiosa e morale.
Oh, Tu,che stai celato
dietro quel velo,
mostramiil Tuo volto,
in ansia io vago di qui
ed i là, in cerca di una tuo.. risvolto
Io voglio abbracciarti, con tutto
il mio uore; Tu quanto
a lungo, te ne starai ancora
dietro un velo?
Mostrami
Il tuo volto!
2 Ora, come sempre
stai fluttuando in un iume
di avidità
inconsapevole, come sempre
vivi addormentato
nell’oscurità,
trascorsa è giovinezza, tu ora
dimori
nell’anzianità,
e stai sonnecchiando
anziché propiziarti il giardino
dell’eternità
3
giovedì 10 dicembre 2020
Sull'esito della campagna elettorale per le Comunali 2020 25 settembre 2020
Signor Direttore,
A mio giudizio la rielezione plebiscitaria di Palazzi corrisponde in pieno, come variante comunale, al fenomeno che Ilvo Diamanti definisce come il nuovo presidenzialismo regionale, ossia all’ elezione di governatori di regione che a scapito del loro stesso partito, o movimento di appartenenza, sono diventati dei capipopolo grazie ad una o più liste civiche di appoggio, soprattutto a quella che in tutto è cosa loro, nel nostro specifico la Lista Gialla. Non è un caso che i titoli dei giornali locali abbiano parlato di rischio di uno scavalcamento del Pd da parte di questa formazione che ha raddoppiato i suoi voti, come non è un caso che le liste di supporto che non erano un’ emanazione del Sindaco siano uscite invece sbriciolate dalla competizione, vedasi innanzitutto la lista SI e dei Verdi, che ha raccolto poco più della metà dei voti di Mantova in Comune, ossia di Potere al popolo ed e-Qual, in quel di Curtatone come in precedenza di San Giorgio. In realtà è tra Pd e Lista Gialla che si è giocato il vero scontro elettorale cittadino, che nel suo trasformismo immaginifico è parso manovrato da Palazzi al fine di ridurre il partito di appartenenza in stato di soggezione al suo potere autocratico, proprio grazie allo stesso tentato scavalco ad opera di una lista di cui è il dominus assoluto. La vicenda di Giovanni Pasetti, non eletto benché fosse capogruppo e capolista del Pd, nonché suo segretario cittadino, è inquietante in tale contesto. Né c’è da meravigliarsi se così è stato, visto che l’artefice primo del plebiscito cittadino già a suo tempo rinnegò Burchiellaro, di cui era stato consigliere, per divenire assessore della Brioni e poi rinnegare bellamente la stessa e l’ intero suo passato amministrativo, al fine di ascendere immacolato di magoni ed altre frattaglie ingombranti al soglio di sindaco. Se a ciò si associa il favoritismo acquiescente dei vertici nazionali di partito, nella vicende del parco del Te, o dei sottopassi, per cui pare che siano oramai un optional o una mera formalità gli studi di fattibilità, o nella vicenda Corneliani che rischia di configurarsi come un aiuto indebito di stato, si fa impressionante come Palazzi abbia giocato tutte le sue carte per ridurre in sua mercé il Pd servendosi spregiudicatamente dello stesso Pd, al punto che oramai si permette di impartire richieste-ordine ad un proprio ministro, quale la De Micheli . L’ indizio più eclatante di tale supponibile trama può essere la stessa campagna elettorale del Signor Sindaco, dettata da un copione che cozzava in ogni suo punto cruciale con il senso tradizionale di responsabilità del Partito Democratico, per tutta la temerarietà con cui Palazzi, in uno stridio in urto con i tempi di una pandemia falcidiatrice di noi anziani, raddoppiando la posta ha riproposto i miraggi in serie di neostadi e fantaboschi e parchi principeschi, in luogo di infrastrutture sanitarie e di un debito buono, non parassitario, o si è sfrenato in un giovanilismo volto assai di più alla lecita ricerca del godimento e del divertimento che a quella di un buon lavoro per i nostri giovani, tutto uno scoppio di fuochi folli d’artificio per conquistare il voto giovanile di destra sbilanciando a tutta destra l’asse della coalizione, che per il futuro, sullo sfondo, lascia presagire il peggio quanto all’ uso dei Recovery funds da parte di siffatti soggetti politici. Con l’aggravante ulteriore, come se non bastasse, di aver ridato fiato anche alla forze del’ autonomia differenziata a discapito della necessità di coesione nazionale che richiede la ripresa post covid, e di aver accampato un sovranismo municipale assoluto sulla città quanto al Migliaretto, con tanto di raccolta di firme , il che, di anticostituzionale, ci riporta ben più indietro che non al Podestà fascista, od a quello del Medioevo, al Capitano del popolo, direi proprio. Una prospettiva almeno sconfortante in una città che in nome dell’ indiscussa buona amministrazione precedente ha plaudito anche alla panzana dell’idrovia del Mincio, benché tagliandone fuori per i turisti l intero corso Superiore da Salionze a Pozzolo, comporti tre nuove conche, un boat lift e un ponte canale, beninteso a spese degli altri. Un po’ come la riproposta del ponte dello stretto di Messina da parte di Renzi, a solo poco più di un mese dal terremoto di Amatrice.
Odorico Bergamaschi
In Replica 30 settembre 2020
Se è di me che la dottoressa Federica Pradella parla nella sua lettera alla Gazzetta del, 8 settembre , attribuendomi grande disonestà intellettuale per aver criticato per una presunta faziosità destrorsa la politica dei beni culturali della giunta Palazzi senza riconoscerne i meriti, riassumibili, a suo dire, nell’avere desunto tutto il valore commerciale possibile dai medesimi beni turisticizzandoli, mi corre l’ obbligo di replicarle che il sottoscritto ha in tasca solo la tessera del sindacato pensionati Cgil, non è affiliato ad alcuna formazione politica che lo obblighi ad anteporre ragioni partitiche o di lista a quelle intellettuali, né trae alcun utile economico da quanto medita e scrive , tanto meno da alcun mercimonio del patrimonio artistico della propria città, non di certo perché se lo possa concedere essendo ricco o di agiata famiglia. Ciò premesso, come la politica acchiappaturisti di Palazzi, si dà che anche i cinepanettoni siano di cassetta e di successo, riempiendo sale e provocando un gran ridere, ma che ridere, con viva soddisfazione di chi paga e di coloro per i quali fanno girare i besi o gli schei come li fanno circolare le motonavi nella Laguna veneta secondo Brugnaro, sindaco bis di Venezia a loro favore. Solo che se i cinepanettoni i besi li fanno circolare svilendo l’arte della commedia nella trivialità volgare dei luoghi comuni e dei doppi sensi più squallidamente scontati, per quanto siano di successo e di cassetta chi può negare ad un critico di stroncarli cinematograficamente, tanto più se cercò a suo tempo di scongiurare lo scempio. Od ostracizziamo i Mereghetti come rosiconi? Lo stesso dunque dicasi se un sindaco ha l’elevata trovata di trasformare una torre penitenziaria in un belvedere con indispensabile ascensore nel cavedio medioevale, o se per Mantova capitale culturale, un’occasione unica, la nostra pittura del Novecento con tutte le sue estasi e i suoi tormenti la si mostra a sghimbescio pur che venghino lor signori, venghino pure...O se pur di attrarre turisti ci si fa pataccari culturali vendendo il falso unicum dei falsi amanti del Valdaro, a discapito di tutti gli altri reperti del nostro Museo Archeologico, o nel Te per Eataly si spaccia una cucina mantovana di Principi e Popolo che non è più che una fandonia, concedendo nello stesso Te, alla bisogna, pur anche l ‘uso dei fornelli a dei mastri beccai austriaci. Di peggio dicasi se si accompagnano i turisti nel Palazzo Ducale lasciando loro credere di compierne una visita integrale, e comunque non ci si scusa delle ragioni pregresse dell’incompletezza del tour. In conclusione Federica Pradella si riferisce a tutto l’ incanto da lei provato nel veder dialogare Chagall con gli affreschi medioevali del Palazzo della Ragione. Il che è fantastico, perché tutto lo escludeva dell’allestimento, abbuiando gli spazi interni ridotti a container di container, sia a dispetto delle tante trifore che danno sulla piazza auspicando il contrario , che tagliando gli affreschi con fasci di luce che abbagliavano la vista di quelli inferiori e oscuravano quella dei superiori. Al di sotto gli scatoloni dell’ Electa, a suggerire la realtà di una discarica invece di visioni di elezione. Quanto poi ai frustoletti gemelli delle torricelle degli ascensori di raccordo…. Al postutto lasciando la parola a chi è di me ben maggiore in materia, a Livio Volpi Ghirardini, quanto alle genialate da Egli riscontrate in piazza Palazzi, pardon , in quella che sta oramai finendo di essere piazza Leon Battista Alberti.
In Campagna elettorale per le Comunali di Mantova 11 settembre 2020
Signor Direttore,
Davvero non capisco chi trova di uno squallore allucinante il confronto elettorale delle comunali di Mantova. In periodo di propaganda si può forse dire la verità che sia scomoda, che in tempi di smart working e di e-commerce, tanto per cominciare, ricommercializzare turisticamente Mantova è realistico come ripopolare di contadini le campagne'? Che in questi tempi di crisi epocale i trasferimenti di milioni di euro senza produrre ricchezza, o contribuirvi, per spese improduttive e non infrastrutturali, l’oramai fatidico debito cattivo di Draghi, – che so, per fantaboschi e neostadi o principeschi parchi, invece di eliporti -, è solo assecondare il declino di una società signorile di massa sempre più parassitaria e incolta nel suo snobismo turistico ? ( L Ricolfi). Un snobismo di cui i promotori sembra che non abbiano ancora inteso che senza la lunghezza della conoscenza non c’è la lunghezza della permanenza in viaggio, come è vero che “senza indirizzo e condizionalità “non ci sono sussidi che valgano, per quanta sia la qualità del lavoro assistito e la dedizione ad esso, nel ristorare o nel cucire,che possano tenere in vita imprese già fuori mercato prima della crisi, posponendo (a dopo le elezioni) il momento della verità, che poi saranno i lavoratori a pagare”Fabrizio Barca ). Solo la lista Costani a discutere di mafia ed economia mantovana, non un riflesso o un’eco di discriminazioni di genere o della nostra realtà paraschiavista, viva e vegeta come nel resto d'Italia, of course, dell’occultamento nell’evasione fiscale dello sfruttamento di rider, dei trasporti a domicilio, stranieri residenti, regolari e irregolari, come fuori dei radar è lo stesso precariato culturale delle nostre élite intellettuali sommerse, di cui, come dei neet, i nostri giovani che non studiano e non lavorano, nessuno dei maggiori contendenti fa alcuna menzione, con il proprio silenzio assenso così legittimandone lo sfruttamento paraschiavista o la marginalità di scarti. Dei massimi competitor non una parola di integrazione e di inclusione, di rinnovata umana accoglienza, parole bandite dal lessico degli sfidanti maggiori, nemmeno un loro cenno agli stranieri tra noi, almeno per riconoscere che ci hanno evitato la regressione demografica, riservando a loro il solo divenire il target di una videosorveglianza sempre più proterva, - quanto ancora efficace in tempo di mascherine?- con particolarmente accanimento della lista Gialla e di Fdi, in termini di legalità e di sicurezza mai congiunti con quelli di giustizia e solidarietà. Nulla che escluda i residenti stranieri dall’essere, come in Atene o in Sparta, i Perieci o gli Iloti di noi mantovani autoctoni. Con la differenza che invece di una democrazia partecipativa e del dibattito di commedie e tragedie, come fu in Atene, sulla loro oppressione ci si prospetta il Basso impero romano di feste su feste del regime autocratico di un uomo solo al comando, pur che per altri cinque anni ci esenti da ogni alternativa possibile nelle priorità o nelle decisioni da assumere. Come in Ibsen, per chi dissente, il destino di finire additato quale un nemicodel popolo e della propria città.
Odorico Bergamaschi
In campagna elettorale per le Comunali di Mantova 2020 24 agosto 2020
Alla resa finale dei conti resta per me indifendibile quel che ha fatto l’ amministrazione Palazzi dei nostri beni culturali, che per le stesse opposizioni eppure parrebbe il suo operato più inattaccabile Al netto dei misfatti del Mibact, della mortificazione del Museo Archeologico quale museo territoriale e della sua annessione ad un Palazzo Ducale ancora largamente non visitabile per carenze d’organico, l’agire congiunto della giunta Palazzi, sotto l’ammanto di una politica delle appariscenze quanto mai escludente ed esclusiva nella sua dispendiosità salottiera, ha destinato una capitale mondiale dell’arte e della cultura a diventare niente di più e niente di meno che un outlet turistico, invece che la Grande Mantova che sia Distretto umanistico e tecnologico-scientifico della conoscenza, al servizio dello sviluppo dei territori provinciali. Del nostro patrimonio artistico e culturale è stato di suo interesse la sola componente che apparisse valorizzabile turisticamente, ossia quella figurativa, tralasciando il tramando della nostra tradizione filosofico-scientifica e letteraria e musicale, e quanto agli stessi beni figurativi ne ha promosso una superficiale fruizione emozionale, più che l’approfondimento conoscitivo e reinterpretativo. Così, più che a convegni, i pochi per lo più senz’atti, si è assistito ad una sarabanda pirotecnica di eventi effimeri e di mostre, queste ultime affidate alla solita Electa più che alla sudata ricerca degli studiosi locali, propagandistiche e auto promozionali, più che altro, ispirate, nei casi più alati, dal cadere a fagiolo come il suggello valoriale di determinate raccolte di collezionisti locali. Il tutto senza altre evidenti finalità guida. Così , per una Teresiana in spolvero, si è trasformata una torre penitenziaria, quella della Gabbia, in un improvvido belvedere per turisti, il Palazzo della Ragione in una Celeste Galleria del Sindaco Duca, il palazzo del Podestà in un sito dal restauro costosissimo che tuttora è inaccessibile e di cui resta ignota la destinazione, tutti i monumenti, fossero rinascimentali o rococò, sono finiti ritinteggiati nelle stesse tonalità pastoso-turistiche di ogni altro centro d’arte commercializzato, delle piazze e dei palazzi si sono privilegiate quali containers le esteriorità delle forme ammaliatrici illuminate, in vista di ogni sorta di entertainment, e per una piazzetta Alberti portata in auge sono state lasciate nell’incuria o ingombre di automobili tutte le altre piazze fuori della zona di elezione Ztl,delle quali più che l’anima evidentemente è valso il tornaconto in termini di parcheggi auto. Penso soprattutto, in tal senso, a piazza San Giovanni e Piazza d’Arco, e non solo, che avrebbero potuto costituire un nostro foro universitario. Ancora a ramengo, come i loro comitati scientifici, sono i proponenti di un Museo d’Arte Moderna e Contemporanea e di un riallestimento di un museo del Risorgimento e della Resistenza, di grande importanza civica e formativa, ma di scarso appeal per gli insights turistici del Sindaco. Né è stato espresso particolare riguardo per l’architettura e l urbanistica moderne e contemporanee, come ci dicono ampiamente le vicende della cartiera Burgo, con il Comune continuamente sotto schiaffo della proprietà Zago, o i modi in cui si vuole imporre alla città il Parco del Te, con una monumentalizzazione ridicola dell’edificio felicemente più osceno dell’arte occidentale, a discapito del passato prossimo ippico e ciclistico-calcistico della nostra città, o della salvaguardia di piazza Mozzarelli e del palazzo Longheu della Gazzetta, che insieme con il Danilo Martelli sarebbero da nascondere con una cortina d’alberi, assolutamente, alla vista degli augusti frequentatori futuri della nostra petite Versailles. E ci ripromette il peggio la rielezione del Sindaco, con il vagheggiato ammassamento delle raccolte civiche del Te e del Palazzo Ducale in un unico vano del Palazzo di San Sebastiano, dai reperti egizi e mesopotamici a quelli greco romani o islamico-mamelucchidi, siano essi pur anche del romanico o del tardo gotico locale, n totale spregio di ogni catalogazione dei reperti da parte delle stesse scuole, e di ogni illustrazione didattica dei medesimi che siano già stati realizzate in passato, ed eccellentemente, di ogni necessità di conoscenze specifiche per ogni specifica civiltà e cultura artistica, ma in assoluto omaggio al fugace dilettantismo incolto e pretenziosamente giudicante del turismo di massa che si insegue illusoriamente.
Odorico Bergamaschi
in campagna elettorale 1 22 giugno 2020
Elisoccorso per l’ ospedale Poma e ogni evenienza civile , oppure fantabosco urbano nel Migliaretto? Questa è l’alternativa che mai avrebbe dovuto porsi, tra due istanze che sono ugualmente di rigenerazione ambientale, ed a cui invece ci ha condotto la rescissione unilaterale da parte del Sindaco Palazzi delle intese già raggiunte tra Comune, Provincia, Camera di Commercio di Mantova, Regione Lombardia, Azienda ospedaliera Carlo Poma e Areu, nel 2015, forzando le cose per fini che appaiono squisitamente elettorali. Il tutto all’ insegna del motto, di un vispo colorito salviniano, “ Il Migliaretto e Mantova ai Mantovani”, ovviamente come sempre a spese degli altri, se il costo minimo preventivato del mega bosco è di 10 milioni di euro, tondi tondi. Ora, chi non vorrebbe sempre ancora più verde, sempre che non sia una fuga in avanti rispetto alla scarsa fruizione od allo scempio di quello presente? Solo che fin dall’ inizio la sdemanializzazione ed il recupero del Migliaretto sono stati sbandierati dal Medesimo Sindaco Ottimo in combinato predisposto, ed in subordine demagogico, rispetto alla realizzazione ancor più proibitiva, per i suoi elevatissimi costi , di uno stadio nuovo di zecca concomitante con la demolizione del vecchio, divenuto vecchissimo Danilo Martelli, e questo in tempi ancora di tragica emergenza sanitaria e tuttora di catastrofico lockdown, di cui è un indicatore primario la vicenda Corneliani . Invero quel che più urta e stroppia in tutta la faccenda è proprio questo rilanciare con temerarietà la posta di tutto quanto fa consenso e spettacolo, anzichè attenersi ai nuovi tempi ed alle esigenze che pongono, prima di tutto di molti più investimenti nel Welfare e nel terzo settore.
Odorico Bergamaschi
Stefano l'Occaso 30 ottobre 2020
Due almeno, di certo, sono le buone notizie recenti di arte e cultura mantovana. La prima, di cui ben scarsa è stata la risonanza in città, è l individuazione in Anversa del dipinto preparatorio dell’autoritratto di Rubens per la pala “ i Gonzaga e la Santissima Trinità in Palazzo Ducale , l’altra è la nomina alla direzione del medesimo di Stefano L’Occaso. Nessuno poteva ambire con più titoli, con più merito e credibilità a tale incarico, avendovi lavorato sul campo come ricercatore e scrittore emerito, in ogni ambito e settore. La direi un’investitura fondamentale in una città d’arte e di cultura , che è di rilevanza mondiale, ma il cui ceto politico non appare minimamente all’ altezza di del patrimonio di cui è responsabile, come evidenzia la discrasia tra l’ operato sovente eccellente della nostra società civile, delle istituzioni culturali nazionali presenti in città, di studiosi e ricercatori ed editori locali, e quello delle due giunte politiche succedutesi ai vertici comunali nell’ultimo decennio. Altri, al pari di me, si è rammaricato che manchi una committenza politica effettivamente capace, in grado come un Ludovico II od un imperatore Shah Jahan di rapportarsi con elevatezza di ingegno ad architetti e progettisti. O che disponga del senso dei propri limiti come correttivo indispensabile, aggiungerei. Ad aggravare lo stato delle cose è l’ inavvertenza in tutto il dispiegamento politico che ci rappresenta delle criticità estreme del turismo, delle negatività dell’ overtourism che resta il nocciolo duro ed il paradigma dell’ idea di città predominante, la scarsa consapevolezza di quanto, come attesta l esempio di una città d’arte isomorfa come Venezia, esso possa collidere con ciò che della cultura e dell’arte è la linfa vitale, la ripopolazione studentesca della città per il tramite soprattutto- e non solo- dell’ istituzione di nuovi corsi universitari e del potenziamento degli attuali. Così, dall’ archeologia, di cui il Museo Nazionale annesso al Ducale potrebbe e dovrebbe essere l’ hub propulsore territoriale, sino alla nostra architettura moderna e contemporanea, che in attesa della maggiore età dei settant’anni per godere di un minimo di tutele vincolanti, manca pur anche di una catalogazione che sia orientativa quanto a ciò che sia più di valore, dall’inaccessibilità residua per carenza d’organico di larga parte di Palazzo Ducale, al mancato restauro di cui necessitano parecchie opere del nostro massimo pittore di ogni tempo, Giuseppe Bazzani, il nostro patrimonio di beni culturali e civili resta più che mai esposto all’ inclemenza od all’ incuria dei tempi e dei loro spiriti animali, magari per una devastazione ulteriore dei lasciti monumentali ad opera di una cosiddetta valorizzazione turistica. A Stefano l ‘Occaso non sembrano mancare di certo fervore operoso, la necessaria autonomia intellettuale e di giudizio, e tutta la follia passionale che occorre per porre rimedio a tale stato di cose, per quanto gli compete. I più sentiti auguri di buon lavoro.
Odorico Bergamaschi
Ma noi siamo più liberi in India,” ( ottobre 2020)
“Ma noi siamo più liberi in India,”poteva dirmi Kailash alcuni giorni fa, alla fine di ottobre, quando gli anticipavo che in Italia sopraggiungeranno nuove chiusure, come già in Francia e la settimana prossima nel Regno Unito.
“Qui non si rispettano più le distanze sociali, e più ancora che per Dushera ci sarà folla per strada e nei mercati per Diwali”
“ Per questo, e con l’arrivo dell’inverno,è da pensare che il coronavirus tornerà a diffondersi anche da voi in India, come in Europa , e anche per voi ci saranno nuovi lockdown.”
La pandemia per ora in India è in aumento solo a Delhi e nel Kerala, dopo avere raggiunto il suo picco a metà settembre in tutto il subcontinente indiano , e solo in questi giorni è tornata ad occupare le prime pagine dei giornali indiani.
Tale acquiescenza non sta riflettendo solo le linee guida mediatiche del governo Modi, ma la convinzione diffusa dai bassi tassi di mortalità che il covid sia per quasi tutti i positivi poco o niente, poco più che una sosta obbligata in ospedale per la quarantena, spesso una finzione dei medici per lucrarne i proventi che traggono per ogni positivo che fanno finire in ospedale.
In tal senso è stato esemplare per Kailash il trattamento riservato al suo sodale di casta che ha un amico australiano.
“ Dopo che è risultato positivo il suo vicino di casa, Jannat è corso subito con i figli a fare un test un ospedale. I dottori hanno trovato che erano tutti e due positivi e li hanno arrestati e spediti all’’ashram dei templi jain, ma dopo quattro giorni ne era già uscito ed ora è libero in circolazione senza avere mai avuto niente”
A Kailash, a tal punto, posso solo d ripetere di non aver paura ma di seguitare ad aver cura di sé e dei nostri congiunti, talmente la tensione e l’angoscia si sono allentate in india, mentr’io re sto nel dubbio persistente su quale sia la realtà effettiva, quella della cui tragicità apocalittica non si capacita un’apprensione che si fa terrore, o un crollo di schianto che fa schiumare di rabbia e di vergogna per una pandemia che solo per la rapidità del suo diffondersi e l’addensarsi in tempi brevi dei suoi effetti patogeni è più tragica di un’epidemia stagionale Io mi appiglio a tutto per non vedere l’orizzonte residuo più abissale di quanto non appaia, resto in attesa della cavalleria in arrivo degli anticorpi mononucleari , al suo fantasmatico avviso di carica esorcizzo i lockdown imminenti, mi appunto sui soli dati dei ricoveri in terapia intensiva, non computo il novero dei morti, che per lo più potrebbero essere morti per coronavirus senza che il covid sia nemmeno una concausa patologica, seguito a non perdere di vista, nonostante i titoli di giornale in cui gli anestesisti preannunciano che dovranno tra breve decidere a chi con l’ossigeno salvare la vita e chi lasciare che muoia, che i posti di letto tutt’ora occupati in terapia intensiva solo meno di un terzo, seguito a dibattermi contro l ipocrisia di segregare e soccorrere noi vecchi come i lebbrosi di Ben Hur , senza per questo sgravarci del fardello del welfare familiare che pesa su di noi, ma niente sembra che possa scongiurare ciò che incombe e far deflettere il corso inesorabile degli eventi qui in Italia, come poi in India, sicchè non mi resta che prepararmi a tutto, e preparare are a tutto Kailash con i suoi c ingiunti, quanto Mohammad in attesa di raggiungere dopo Id la sua famiglia che l’ha preceduto a Mumbay per reperirvi lavoro.
Intanto è giunta la felice novella che Ajay ha superato anche l’esame supplementare di biologia e potrà accedere al Collegio universitario mentre Chandu può riprendere con un altro bambino l’apprendimento scolastico a casa della sua lady teacher. In precedenza mediante Whats app mi sono a lui offerto ed ha accettato lui steso che gli facessi da insegnante, inviandomi in testo on line propostogli dalla scuola di una poesia di Tagore sui bianchi gelsomini della sua infanzia. Per essere all’altezza del compito ho acquistato una stampante, onde poter fotocopiare tutte le immagini testuali che mi inviasse. Una meraviglia seguirlo mentre con le sue piccole dita percorreva ad uno ad uno i versi che tentava di leggere o delle cui parole faceva lo spelling, fino all’agnizione in Rabinbdranath del nome del poeta appena tracritto. Ho pregato forse invano Kailash che anticipasse a Chandu che cosa fossero i “jasmines”, i” ciameli “di cui avevo trovato la ricorrenza sul dizionario hindi, come invano gli ho chiesto di fare festa per il successo scolastico di Ajay portando tutti quanti i nostri figli al ristorante. Eppure Kailash lo sapeva bene che cosa fossero i ciameli, avendoli ritrovati tante volte presso le acque del talab dove quando viveva al villaggio usciva di sera a fare i bisogni.
Intanto, lontano da loro fisicamente quanto mentalmente come mai vicino al pari dei tanti che affollavano in fine settimana e le vie e i ristoranti della mia città mi sto godendo gli ultimi scampi di libertà e sto ultimando ogni possibile acquisto e provvedendo a tutto prima della chiusura che si preannuncia a giorni inevitabile, lasciando rinviati a domani solo l’invio dell’acconto ammontare mensile a destinare a Kailash, il taglio tardivo di capelli e la prenotazione per il prossimo anno della visita urologica di controllo che si profila possibile solo alla stagione dei fiori. Ogni volto che entro in un ambiente o tocco oggetti non manco di attingere all’acquasantiera del disinfettante, non mi dimentico più ad ogni uscita di indossare la maschera e di dovere per questo fare ritorno sui miei passi, come ogni donna islamica che debba provvedere e non può stare senza velarsi per quanto abbia in odio e rigetti l islamya. ho provveduto anche ad acquistare la tazza con il per farmi il cappuccino, qualora non possa più fare ritorno al bar che mi è abituale per leggere il giornale, e la nostalgia dell india e del potere rimettermi in viaggio, che si ravviva ad ogni treno di passaggio davanti casa mia, l’ho alleviata acquistando la bilancia per controllare il peso dei bagagli a una futura partenza post covid. Per mesi mi sono ritrovato in Delhi trasferendo nella scrittura di itinerari le mie avventure e i miei percorsi di viaggio nella megacity, finché la settimana scorsa tutto è finito, per cui devo riprendere lena in un secondo volume o reimmergendomi nei dintorni hindu di Gwalior. A Kailash non manco ogni giorno di telefonare, per sapere di lui e dei suoi cari, di come si ritrovi in hotel, di quanto in Khajuraho si manifesti il covid o ritorni il turismo. Ora è di ritorno all hotel Harmony, benché abbia a che fare con tre padroni per neanche tremila rupie, poco più che l’affitto di casa.” Ma io lavoro per l hotel, non per i miei tre padroni” mi sentenzia ammirevole. E non manca ogni volta di chiedermi di leggergli la prima pagina dell hIndustantimes, dove le tensioni indocinesi, i conflitti all ordine del giorno con il pakistan, in questi ultimi tempi per la loro volontà di annessione dei territori occupati del b Belucistan e di GIlgit, gli incontri della polizia con i terroristi che uccidono in Kashmir, la protesta dei contadini indiani contro le ordinanze di Modi che li lasciano in balia dei peggiori richiedenti i prodotti delle loro coltivazioni, si stemperano nella melassa immancabile delle vite dorate dei divi di Bollywood e dei giocatori di cricket, sopitosi il clamore del suicidio sospetto del giovane attore kushant Singh. Fin che la sonnolenza di Kailash, sfinito dal rinnovo e dal rinfresco di ogni stanza della casa per DIwali, non prevalga e non faccia calare tra noi due il suo benefico sipario.
rimorso
RIMORSO ( UNA MIA BREVE POESIA)
Tieni a mente,
non è più niente
quel che mi infliggesti.
E' un continuo tormento
Quel che fu invece
La mia crudeltà con te
Poesia impenitente
Poesia impenitente
Tesoro
Ascoso sotto il nuvolio
Dei tuoi capelli.
Tu non sai
che cosa ti porterei a fare nei miei tardi anni
Passa
Come la mia vita
venerdì 27 novembre 2020
Gli uomini migliorano con gli anni
Io sono consunto dai sogni,
Dal maltempo, un consunto tritone di marmo
Tra le correnti,
e tutto il giorno contemplo
la bellezza di questa donna
Come se in un libro io avessi ritrovato
Una bella immagine,
Compiaciuto di averne colmi gli occhi
E l’udito fine,
Contento almeno di essere un uomo saggio,
Poiché gli uomini migliorano con gli anni,
eppure, eppure,
E' questo un mio sogno, o la verità,?
Oh, ci fossimo incontrati
Quando io ero bruciante di giovinezza,!
Mentr’io ora divento vecchio trasognando
Dal Maltempo, Un consunto, tritone di marmo
Tra le correnti
giovedì 26 novembre 2020
Questa quieta vita che mi annoia
Questa quieta vita che mi annoia
Al telefono mi è di conforto nei tuoi sbadigli
Se ti avviano alla fine di un tuo quieto giorno ,
Dopo i dolenti anni che fummo l uno per l’altro
Il guaritore ferito di chi fu l’infettante.
Le roselline sono disfiorate ad una ad una
Nella nebbia oltre i vetri e il loro incanto,
Come di certo si sono disfatti i tuoi con i miei tratti,
In così lungo tempo, così distanti,
Ma che importa l’agonia dei volti, il loro sottrarsi,
Quando nella tua voce, tra i tuoi sbadigli
Odo intatta la tua anima nella sua felice permuta.
Chiusa la prima pagina dell hindustantimes,
la conta dei contagi, dei pregressi morti,
La schiusa che continua sorgiva
Di nuovi accenti.
martedì 24 novembre 2020
I nuovi volti ( traduzione da Yeats)
Se tu, che sei invecchiata, dovessi morire prima di me,
Né la catalpa né il tiglio tuo profumato
Più udrebbero i miei passi viventi, né io riprocederei
Dove creammo ciò che i denti spezzerà al Tempo.
Nelle vecchie stanze nuovi volti giochino pure
I raggiri che vogliono, possono le notti eccedere i giorni,
Le nostre ombre trascorrere ancora la ghiaia del tuo giardino
I vivi sembrare più ombre che le nostre ombre
Ciò che fu il giorno
Ciò che fu il giorno
I detriti dei nostri sogni.
Che, echi amammo
La visione delle nostre ombre
Versi scritti in preda allo scoraggiamento ( traduzione di Yeats)
Versi scritti in preda allo scoraggiamento
Quand’ è stata l ultima volta
Che ho mirato i grandi verdi occhi e i lunghi corpi flessuosi
Dei leopardi oscuri della luna?
Tutte le streghe selvagge, quelle nobilissime dame,
A dispetto di tutte le loro scope e le loro lacrime,
Furenti lacrime, via se ne sono andate.
Sono svaniti i sacri centauri delle montagne;
Non mi resta che il sole amareggiato;
Bandita l eroica madre luna, svanita.
Ed ora che ho raggiunto i cinquant’anni
Devo patire un timido sole.
E’ In un giorno troppo lungo a morire ch’io morirò ( una mia poesia)
E’ In un giorno troppo lungo a morire ch’io morirò
Non trovando più fiato, tra aneddoto e tragedia,
Nulla varrà a rincuorare il cuore
Di tutto troppo stanco.
N è l’elogio né il calore amico,
O la consapevolezza degli anti chiversi,
Rime d’amore un tempo
di un’anima esausta di tutto,
sia splendore di rovine
incanto di nuove carni.
i dibattiti di accese polemiche
il dibattersi di mosche in vasi senza uscita
E cesserà il battito nel rimestare cenere.
Preghiera per la vecchiaia ( traduzione da Yeats)
Mi preservi Iddio dai pensieri che gli uomini
Ruminano soltanto nella mente ;
-Chi cantaun canto che permane
Pensa nel midollo delle ossa;
Come mi preservi
Da tutto ciò che fa di un uomo un uomo saggio
E che da tutti può essere apprezzato;
che cosa son’è io da non dover sembrare
per amore del canto un impazzito?
Io prego-la parola di moda è fuori moda
E la preghiera ha nuovo corso-
Che io possa sembrare, benché io muoia vecchio,
un vecchio folle, appassionato
A un'amica che si è prodigata invano ( traduzione da Yeats)
Ora che è venuta fuori tutta la verità,
Sii riservata e accetta la sconfitta
Da ogni gola di bronzo,
Come puoi tu cimentarti,
Tu, educata all?onore, con chi quand’anche
Fosse provato che mente,
Non ne trarrebbe vergogna né in se stesso
Né agli occhi del prossimo?
Educata a più ardue cose
Che il Trionfo, distogliti
E come una corda beffarda
Su cui suonino appassionare dita
In un luogo di sassi,
Sii riservata ed esulta,
Ché di tutto quanto si conosca
è questa la cosa più difficile
Quando Elena era viva / una mia traduzione da Yeats
Quando Elena era viva
Abbiamo noi gridato di una nostra disperazione
Che per qualche affare triviale
O chiassoso,,insolente spasso
Disertassero gli uomini
La Bellezza che abbiamo estorto
Dalle ore più amare;
Eppure, avessimo noi trascorso
Tra le torri supreme dove Elena
Trascorreva con il suo giovine
ci saremmo concessi come il resto
Degli uomini e delle donne Troia
una sola parola, e di scherno.
venerdì 7 agosto 2020
di covid ed altro, in India , agosto 2020
Khajuraho oramai da settimane è stata raggiunto dal coronavirus, regolarmente è soggetta a lockdown la domenica e il sabato e durante le festività e le occasioni di raduno,intere aree del vecchio villaggio e di Sewagram sono ora zona rossa, ma con la pandemia alle soglie di casa anziché mutarsi in panico si è allentata la paura in Kailash e nei nostri congiunti, che è quanto sta avvenendo nella popolazione e nell’opinione pubblica indiana, anche se oramai sono in India più di due milioni i casi positivi accertati. L’insostenibilità del lockdown, l improponibilità di una sua replica nazionale, la presa di coscienza di quanto sia sospetto un allarmismo tremebondo che nega gli effetti benefici dei trattamenti approntati e non vede altra salus infirmorum che il vaccino delle industrie farmaceutiche, la credenza diffusa che il covid quasi sempre si risolva al più in una degenza ospedaliera, se non ci sono complicanze, o in un soprasalto di notorietà per le casate di divi o per le autorità che l’ hanno contratto, hanno alleviato la drammaticità percepita dell’ emergenza covid, la coesistenza con il coronavirus ha così preso corpo, in uno stato delle cose che pur tuttavia è pur sempre una continuazione del lockdown , giacché anche la fase attuale chì’è denominata con il termine di significato opposto, il lockout,3.0 che dovrebbe cessare il 31 agosto, ne contempla la continuazione sull’intero territorio di questo o quello Stato dell India per tutta la sua durata, come hanno decretato il Maharastra o il Tamil Nadu, o in determinati giorni critici, come ha deciso invece il Bengala. In tutto il subcontinente indiano resta prescritta la localizzazione del lockdown mediante l’ imposizione persistente di zone rosse , solo il curfew è stato ovunque revocato, consentendo nelle no containment zones che negozi e centri commerciali restino aperti sino ad ora tarda, mentre insieme con le scuole restano invece ovunque chiusi e proibiti i cinema halls, le piscine, i parchi di intrattenimento, i teatri, i bars, gli auditorium, e consimili luoghi di ritrovo.
“Social/ political/ sports/ entertainment/ academic/ cultural/ religious functions and other large congregations” shall also not be allowed “. Solo le palestre e i centri yoga possono aprire fin dal 5 agosto. Intanto seguiteranno a non poter circolare autobus e metro, e ad essere revocati fino al 12 agosto i treni che già erano stati sospesi fino al 30 giugno, treni passeggeri, espressi, suburbani, e solo i treni Rajdhani che collegano Delhi con le differenti parti del paese ed altri 100 treni, ugualmente a lunga distanza, che hanno ripreso a circolare dal 12 maggio o dal 1 giugno potranno restare in funzione. La circolazione privata in via generale è ammessa tra i vari Stati, ma è subordinata alle restrizioni che il singolo Stati, come il Tamil Nadu il Maharastra, o il Bengala, intenda far valere all’ingresso nel suo territorio.. Gli stessi voli interni seguitano a subire forti limitazioni, al punto che Kolkata fino al 31luglio è rimasta senza collegamenti con sei tra le principali città dell’India, Delhi, Mumbai, Pune, Chennai, Nagpur and Ahmedabad E quando le singole autorità locali hanno inteso allentare la morsa, l intendenza generale è intervenuta a bloccarle.
Così Arvind Kejriwal, il C. M. di Delhi ha tentato invano di sconnettere dagli ospedali gli hotels che si erano offerti per ospitare malati di covid, ed è valsa solo per un giorno o due la sua riapertura degli alberghi e dei servizi di ospitalità nella capitale indiana, la riammissione nelle strade dei venditori, degli street hawkers.
Quando Kailash le settimane scorse, prima ancora che ufficialmente Khajuraho diventasse zona di contenimento, seguitava a dirsi preoccupato, “ e’ per il lockdown”, mi chiariva, “ per il lockdown! “no trains, no tourist, no job in Khajuraho”, né ha mutato atteggiamento quando è stato accertato che erano positivi almeno cinque abitanti di Khajuraho, che quasi tutti erano rientrati da fuori, tra di essi il fratello stesso del lattaio che di casa in casa ogni mattina porta loro il latte, e sono diventate zona rossa le aree limitrofe di Sewagram, con intere parti del vecchio villaggio. Pur di non perdere un minimo di appiglio lavorativo, pur anche per metà del suo salario precedente, mentre lo stesso è il lavoro richiestogli, dal suo vecchio padrone di sempre che alle cinque del mattino vuole ritrovarlo già sveglio quando si presenta in albergo, è tornato a lavorare di notte in un hotel Harmony che resta a un centinaio di metri soltanto dalla zona di contenimento, mentre ne è al limitare la casa del suo owner che vi fa rientro ogni giorno. Riaperti i battenti, ma senza clienti.
Del resto il suo padrone obbedisce alle linee guida che si sono dati anche gli hotels five stars, dimezzando i salari dei lavoratori in servizio fin che con i treni e i turisti non torni la normalità.
Quello che seguito invano a ripetergli è di pensare alla sua salute e ai suoi cari più che all hotel del suo padrone perenne, quel che in ogni casogli ho fortunatamente trasmesso è di non avere paura ma di seguitare a fare attenzione, di tornare a usare gli igienizzanti, conservando la maschera e rispettando le distanze.
Una particolare salvaguardia ho chiesto a lui e ad Ajay, nel fare ricorso all’ insegnante che dovrà preparare Ajay all esame di recupero di biologia, assicurandosi che faccia lezioni in casa propria solo ad Ajay.
Intanto tutto costa di più, a Kailash ho dovuto anticipare anche la quota finale dell’acquisto dell’inutile appezzamento di terreno assicurandogli il quale, a mie spese suo padre si è sgravato dei propri obblighi parentali, così come a mie spese gli ha consentito di rilevare il futuro raccolto di sesamo di uno dei due terreni che lascerà in eredità ai figli, poiché sempre a mie spese sono state acquistate le sementi e i fertilizzanti.
Kailash di questo continua a profondersi con me in ringraziamenti “ Non fosse per te, di questi tempi la mia sarebbe ora una famiglia di medicanti”
Frattanto Mohammad con i genitori e la sorella ha fatto ritorno nella nativa Kanpur, confidando che il mancato o il tardivo rientro nella città dei lavoratori giornalieri, i masjdur, che per il coronavirus hanno dovuto lasciarla rientrando nei loro villaggi, offrano a lui ed al padre possibilità di lavoro negli impieghi rimasti scoperti.
E Kailash mi ha dato notizia del suicidio per impiccagione di un rickshaw wallah di nostra conoscenza, gentile e rispettoso più di ogni altro quando mi recava alla stazione ferroviaria per i miei viaggi.
E’ uno stato di cose, lontano e a me prossimo, che mi rende ancora più insostenibile l incapacità delle persone con cui per questo ho troncato i contatti virtuali, di saper convivere in Italia con un coronavirus che per quanto immutato e circolante ha perso la sua carica virale letale, disposte esse a cedere e concedere tutto , in termini di libertà e di nostri diritti, pur di pervenire a un rischio zero e a una sicurezza assoluta del tutto impossibili, sicché siamo il paese più immune d’Europa e al tempo stesso il solo ancora in stato di emergenza, la cui Presidenza del Consiglio conserva ancora i poteri speciali in via preventiva. Il tutto a vertere su un ricorso politico liturgico e non solo sanitario alla cosiddetta “mascherina” salva tutti.. La si è fatta mancare quando serviva assolutamente, imponendola solo al termine dell’ emergenza cruciale, ed è poi assurta, al di là della sua utilità reale, a totem dei nostri amministratori, che l’hanno imposta per lo più per imporsi come capaci e competenti e previdenti, in tutta la loro incapacitàe incompetenza e manifesta imprevidenza. Oramai è a colpi di mascherina, che ci si sfida,accusando di scellerataggine chi fa mostra di non usarla, che si creda o meno che serva. E occorre misurare ogni parola che si dice, guai a criticare protocolli, a sollevare il dubbio che il lockdown sia stato il crollo di una resa più che una resistenza, che abbia condannato a morte più vite di quante ne ha salvate, per il sovraffollamento contagioso di ospedali e case di cura, che ha indotto, per la clausura domestica di una convivenza letale con gli anziani e degli anziani tra loro che ha imposto, “teneteli in casa i vostri nonni” , precludendo anche alle madri con i bambini dei soli spazi sicuri, quelli a cielo aperto, non ultima la barbarie, dettata e legittimata dal terrore supremo, di negare l’assistenza ai morituri e le esequie finali, di precludere ogni forma di rito e di culto.
Finiresti tra i negazionisti e i complottisti, per quanti hanno negato e seguitano a negare che il peggio sia passato, che si siano trovati dei trattamenti efficaci, e restano in devota attesa, rinfocolati da ogni focolaio, che una seconda ondata li confermi nei loro vaticini allarmisti. Siano pur anche sindacalisti, non serve a niente ricordare loro che con i morti anche 600.000 posti di lavoro sono scomparsi, che chi è rientrato al lavoro è spesso la metà di prima che lavora per la metà, quanti ristoratori e baristi con lo smart working hanno perso i loro avventori, che imponendo un lockdown nazionale, primo paese democratico al mondo, abbiamo fatto scuola nel mondo per Paesi che non hanno il nostro Welfare e i nostri ammortizzatori sociali, appunto come l ‘ India , già a fine marzo, il 22 di quel mese Modi decretando il Janata curfew. Ieri ed oggi era invece dato di vederlo mentre in Ayodhya si prosternava nel bhoomi poojan’ e poneva la prima pietra del nuovo Rama Mandir di Ayodhya, in mondovisione, a un anno esatto dalla revoca, il5 agosto 2019, dell’ articolo 370 che garantiva uno status speciale al Jammu Khasmir , quale solo Stato dell India a maggioranza musulmana.
A Kailash ho espresso a chiare lettere come tutto questo obbedisca ai dettami dell ‘hindutva, per cui ora è più giustificato che prima il sospetto che il Bjp e Modi stiano così realizzando,punto dopo punto, il loro programma di trasformare l India in un “ Hindu Rashtra”
Durissima è stata la critica dell’OIC ( l Organizzazione per la Cooperazione Islamica) di tale tempistica devozionale ,” of the haste in starting construction of the temple amid the coronavirus disease (Covid-19) pandemic and the controversy over the Citizenship (Amendment) Act (CAA), 2019, and the National Register of Citizens (NRC), as well as measures that “demonised, dispossessed, marginalised and subjected” Muslims to targeted violence” nel contesto di “systematic human rights violations” in J&K e di un “design to change the demography” of the region.”
Il Partito del Congresso mostra invece una assoluta pavidità, a riguardo, temendo se si defila dal celebrativismo di Narendra Modi di mostrarsi troppo filoislamico , “pro-muslim”, al punto che per non lasciare l’hindutva agli integralisti hindu , come da noi il fascismo ai fascisti, l ex ministro del Madhya Pradesh e gli attivisti del Congresso che sono suoi sostenitori hanno recitato martedi 5 agosto l’ Hanuman Chalisa, l’inno devozionale del fedele compagno del Dio Rama, e che il governo congressista del vicino Chhatisgarh ha istituito tre itinerari turistici ricollegati ai mitici luoghi d’esilio del dio Rama. Come gli stranieri tra noi, e i migranti, per i nostri democratici sono divenuti innominabili, le vittime del lockdowbìn inconcepibili, invisibili i giovani need e della gig economy.
E niente rievoca la politica interna di Modi come quella del nuovo nemico aggiunto dell’India, la Turchia,che con la Malesia la sola potenza islamica che ha condannato internazionalmente la revoca dell’ articolo 370,una condanna che ha rinnovato con il Pakistan il 5 agosto , ma la cui trasformazione in moschea della Aya Sofia ha davvero tanto in comune, di nazional integralista, con l’erezione di un tempio al dio Rama sul luogo presunto della sua presunta nascita, un trionfo postumo per quanti nel 1992 vi hanno demolito impunemente la moschea di Babur. “Hai ragione ha condiviso Kailash,che pur negli scioperi e nelle proteste interne pre covid seguitava a vedere solo un disturbo della pace sociale, e che la cosa non voleva nemmeno che gliela rammentassi il giorno seguente, deprecando ,ieri sera, quanti in Khajuraho sono scesi in strada schiamazzando per i riti di fondazione del nuovo tempio in Ayodhya del Rama.
Così è confermato, Kailash, che ci sono stati dei vincitori e dei vinti in Ayodhya.”
In realtà, se la sua paura del coronavirus è scemata e il lockdown lo attanaglia come un problema solo individuale, è perché l’ossequiosità dei medi indiani a ogni rimozione dei problemi interni quando diventano insostenibili ha fatto retrocedere d’importanza la pandemia, per cui nei giorni scorsi sui network non si parlava d’altro che di Ayodhya e del suicidio sospetto del govane attore Sushant, cui potrebbe essere stato indotto dalla mafia di Bolliwood tramite la fidanzata, come in precedenza hanno dominato i network le contese di confine tra la Cina e l India, nel Ladakh, quanto al possesso della Galwan Valley, le manovre di accerchiamento politico -diplomatico della Cina alle frontiere territoriali dell India, raccordando in un’alleanza subdola le ostilità di Pakistan, Afghanistan e Nepal, che all India è tornato a disputare la valle del fiume Kalapani, ove il passo Lipulek è alla trigiunzione dei confini di India, Nepal, Cina. Il tutto miscelato con le contese di potere, nel partito del congresso del Pakistan, tra i fautori del vecchio Geloth e quelli del rampante Pilot.
Tutto questo intanto che l India affonda nelle acque delle piogge monsoniche in Mumbay e nel Mahrastra, o vi franano i ponti nell’Assam, mentre resta in secca il Madhya Prradesh del mio amico, con la sua pompa dell’acqua e il campo coltivato a sesamo. E intanto che mai, come in tali tempi di imposizioni di maschere e di social distancing, siamo stati così intimi e a conoscenza l uno del paese dell’altro, per quanto ci ha imposto un distanziamento intercontinentale che non trova una fine
“ Sento dalla tua voce che ora stai meglio” mi ha confortato ieri sera Kailash. Prima degli esiti odierni sconfortanti degli esami..
A
giovedì 6 agosto 2020
Del coronavirus ai primi di luglio
Il coronavirus ai primi di luglio
Ne riparliamo, ogni giorno, io e Kailash, di coronavirus e dati pandemici, dei focolai che risorgono i n Italia o dei sempre nuovi casi in Delhi , ma senza più pathos o allarme drammatico , né esasperazione o indignazione, come quando le schiuse del lockdown erano pregiudicate in India dai sovraffollamenti dei mercati o dalle intemperanze dei singoli nelle lunghe code che si formavano alle vendite di alcolici che riaprivano, che nemmeno le sovra tassazioni del 70% servivano a scoraggiare. “ Tanto meglio, se servono per il vaccino”
Sempre più si sono addensate all orizzonte le nuvolaglie del conflitto indo-cinese, dopo gli scontri all arma bianca nella valle del fiume Galwan, e anche se la curva del contagio ancora non decresce,e il morbo sta attanagliando ora gli stati meridionali degli Usa e dell America latina, ora che la stagione fredda sta subentrando nell’emisfero australe, allevia il senso drammatico della realtà il convincimento diffuso che in India ed in Italia il covid abbia perduto la sua virulenza letale, che tutto al più possa risolversi in un ricovero non più in terapia intensiva meno prolungato di prima.
Così giorni addietro Kailash l ho ritrovato di nuovo con la famiglia a una festa di nozze nel villaggio nativo, ove certo non ci si curava gran che di distanziamento, anche se il numero massimo dei convitati possibili, cinquanta, vi era stato approssimativamente .
Ciò che anche nelle zone verdi pesa invece in India più ancora che in Italia sono i pochi collegamenti riammessi, nella circolazione dei treni e nei voli domestici, le sospensioni di tutti gli autobus extraurbani, le limitazioni dei passeggeri consentiti, che rendono irrilevante per un ritorno al lavoro di Kailash l’apertura di tutti i monumenti, anche il Taj Mahal, il 6 luglio, dopo quella degli hotel, già ai primi di giugno, che nel frattempo sono rimasti per lo più chiusi o con lavori in corso.
Niente treni da e per Khajuraho fino al 12 agosto, confermati solo i treni Rajdhani, mail ed express che hanno ripreso a viaggiare dal 12 maggio o dal 1 giugno, niente voli interni ulteriori, prorogata fino al 31 luglio la sospensione di quelli internazionali, chi potrà giungere a visitare i templi Chandellas saranno nei prossimi giorni solo turisti indiani con le auto. E su ogni spostamento l incognita della quarantena, che rende proibitivi i viaggi a distanza che non superino la durata di un mese.
Così ogni giorno l’angoscia sua e anche mia che devo stemperare è che egli permanga senza lavoro alle dipendenze in tutto e per tutto dal mio aiuto economico, e che quand’anche il suo hotel riapra, oramai a metà luglio o in agosto, ci vorranno mesi, se non anni, perché si ripresentino turisti, perché la quarantena non faccia desistere quelli in arrivo dai paesi stranieri.
Non smette di ringraziarmi per ogni cosa che faccio o che feci per lui e i suoi cari, come quando gli ho ricirdato che è stato in concomitanza con il mio mancato arrivo in India che Mohammad si è perso e non ha acquisito la licenza del decimo anno, mentre l’anno scorso Ajay ha ottenuto la valutazione di settanta centesimi in bIologia grazie alle mie lezioni, mentre quest anno in cui il trasloco e il coronavirus ci ha tenuti distanti, Ajay rischia di non farcela agli esami del dodicesimo anno.
“ Thanks you” mi ha ringraziato a fine giugno, quando gli ho anticipato l invio dell’acconto mensile, avendo anticipato 9.000 rupie di quanto ancora gli resta da pagare per diventare proprietario del campo che gli ha assicurato il padre, al proprietario dell’apprezzamento che deve sostenere le spese delle nozze della figlia.
“ Very much” gli ho replicato, , per dirgli come aiutarlo è un piacere e una gratificazione che rendo a me stesso.
“ Noi, noi due siamo una sola persona” ha soggiunto commosso, in tutta l’altezza del suo sentire e pensare.
Mentre il manager del suo hotel resta trattenuto in Delhi dal coronavirus, vivendovi in Tuglaqabad che è un hot spot, il padre di Kailash gli ha ceduto per un anno in usufrutto uno dei suoi due campi, riservando l’altro a suo fratello Manoj, e già ieri Ajay era nel villaggi di Byathal , per procacciare per il padre le sementi di sesamo e il concime, l’urvarak, che servirà per la semina, insieme con il trattore che hanno noleggiato. Intanto nuovi pantaloni e nuove t-shirt per il nostro Chandu, poi nuovi abiti anche per Poorti, con i nuovi libri di testo, l inizio delle lezioni on line rinviato ad agosto , mentre sarà inevitabile differire ad agosto l’acquisto del nuovo smartphone per lei e papà, che eviti le dispute e i litigi continui con Chandu per spodestarlo della tirannia che esercita su quello di cui dispone.
“ Kallu ora non mi resta più niente da dirti di mio , se non che torno a scrivere a leggere e a pubblicare e-book. LO sai l ultimo bonifico, O, 02 euro di tutto il mio scrivere… Ma stamane, Kallu, ho dormito meravigliosamente”
“Invece io anche ieri sera mi sono svegliato con la testa pesante. Prima quanto hai speso per la mia operazione delle emorroidi, poi due mesi e mezzo senza poter lavorare per recuperare. Ed ora da marzo vivo solo con il tuo denaro per il coronavirus. Il mese scorso, poi, le 9.000 rupie che ho reso al proprietario del mio nuovo campo che hanno tagliato il tuo aiuto prima della fine del mese. Prima quanto mi davi mi bastava un mese e una settimana, ora lo finisco prima”.
“ kallu, ma ora stai bene, non abbiamo debiti. Ora che… Non pensare di dovermi qualcosa. Tu sei il danda, il bastone della mia vita”
“ E tu lo sei della mia”.
lunedì 22 giugno 2020
Oggi di nuovo, come da oltre un mese, parlare con Kailash è stato parlare soltanto di coronavirus, per dirmi egli dei rajas che un po’ ovunque nei villaggi dell’India,come nella sua stessa Byathal nativa, distribuiscono per strada cibo ai poveri stremati, mentre lo scimunito di casa della Gautam family che signoreggia in Khajuraho, quale proprietario del nostro negozio di handicraft non ha mancato di esigere al telefono che Kailash non tardasse a pagare anche questa mensilità.
“ Gli altri danno cibo ai poveri, ai poveri la Gautam family sa soltanto prendere il sangue”-
Agli inizi di marzo ne parlava preoccupato della mia sorte e di quella della gente della mia terra, la Lombardia, che i notiziari avevano trasfigurato al suo sentire in una terra struggente che era altrettanto terra di dolore quanto era bella. Che sgomento, mi confessava, alla vista nei servizi televisivi di tutte quelle bare accatastate e trasportate via senza alcun accompagnamento dai camion militari, della gente che si confortava a vicenda con canti e suoni, di balcone in balcone, per essere costretta a chiudersi in casa fino a chissà quando. “ In Italy the situation is very , very bad, sorry”.
I primi tempi ho cercato di sedare il suo turbamento dicendogli che il virus si accaniva sulle persone che fossero più anziane di me e con complicanze , poi inducendolo a credere, come supponevo io stesso, che fosse stato coronavirus la prostrazione estrema che mi aveva debilitato agli inizi di marzo, assonnandomi anzitempo e togliendomi ogni vigoria fisica e mentale, che altrimenti potevo ricondurre allo sfinimento, del trasloco ancora in corso, così supponendo che dunque quanto vi era di più temibile potesse essere per me già trascorso, e rassicurandolo che comunque seguitavo a respirare a pieni polmoni, il che era la cosa più importante.
Erano così finiti i tempi in cui ci confidavamo entrambi che il coronavirus era diventato nella sua realtà febbrile uno spaventacchio dei media occidentali e indiani per colpire al cuore l economia cinese. Poi non ho avuto più modo di stranirlo con gli scenari di strade deserte e di abitati chiusi in ogni negozio e ristorante ed attività od impresa, aperti soli gli ipermercati, le farmacie e le tabaccherie o edicole di giornali, di un silenzio senza animazione in cui autobus e treni mi passavano davanti casa vuoti di passeggeri, perché è diventato lo stesso scenario della stessa india, dal giorno che Narendra Modi ha indetto il coprifuoco del popolo, il Janata curfew, ed in un breve volgere di giorni ha posto tutta l India in quarantena, bloccando l intera rete ferroviaria e dei voli interni, per destinare dei vagoni dei treni isolati in aperta campagna alla cura in disparte degli infetti di coronavirus. Così parole come curfew, lockdown, spread, hot spot, per ultima la stessa hidroxyclorochin che l’America di Donald Trump ha richiesto alle autorità indiane, così difficile a pronunciare per il mio confidente amico, sono diventate al contempo il lessico corrente dei nostri discorsi.
Ora toccava a me vedere evacuate di automobili e traffico le immagini delle arterie che si dipartono da Delhi, le sue stazioni ferroviarie e gli aeroporti senza alcun viaggiatore in arrivo o in partenza, le gallerie popolate solo di piccioni di Connaught Place, l’alba che illuminava la monumentalità senza flussi di vita dell’India Gate del Rajpath. In un battibaleno terrificante, al solo diffondersi del panico e degli ordini imposti, già ai primi contagi la pandemia aveva così ridotto a una realtà fantasma il continente del mondo più animato di vita. Ed in Kailash era subentrata una paura atterrita per la sua sorte e quella dei nostri cari, che anche in me si era fatta ansia apprensiva, quando mi ha detto di alcuni turisti indiani che in Gwalior avevano accusato i sintomi del coronavirus dopo essere stati nella stessa Khajuraho. Poi tale timore si è fugato, ma si sono intanto addensati i primi sconvolgimenti indotti dal lockdown, lo spread del contagio con il rientro nelle proprie città e villaggi delle congregazioni islamiche della Tablighi Jamaat, che nonostante i divieti si erano assembrate in NIzamuddin, l enclave di Delhi, l esodo da Delhi e dalle altri megacities dei muratori migranti rimasti senza lavoro, che con mogli e piccoli per mano o sulle spalle stavano lasciando a piedi la capitale, Ahmedabad, Kolkata, per fare rientro a piedi nei loro villaggi, fossero pure nell’Uttar Pradesh, nel Bihar, nel Rajasthan, da Jaipur in marcia fino a Jabalpur, per centinaia e centinaia di chilometri, fermi anche gli autobus,con ogni tipo di trasporto, disperati a piangere per strada i rickshaw-wallah senza più guadagni, mentre nel Telangana, nel Maharastra si preannunciavano tagli dei salari del 30, del 50%. Per l’amico ed i nostri figli e la moglie non c’era verso che di stare in casa, la polizia era appostata appena svoltato il vicolo pronta a picchiare e a condurre in galera chi fosse per strada senza doversi recare dal farmacista, dal lattaio o a comperare verdure, solo per poche ore al giorno aperti i negozi di altri generi alimentari, chiuso come se fosse blindato il bazar settimanale di ortofrutta del mela-ground, non più di tre i passanti che potevano procedere distanziati. Io seguitavo a ripetere all’amico le attenzioni che dovevano avere lui, e i nostri cari, nel rispettare i distanziamenti e l’igiene delle mani e del volto, osservando le quali potevano sentirsi alquanto sicuri, e tornavo a ricordargli, come confermavano i morti di coronavirus accertati dell’India, che le vittime della pandemia erano quasi tutte assai avanti negli anni, anche se restava vero che il virus stronca tuttora persone nel fiore degli anni e in piena vigoria fisica, contagiando senza lasciare sintomi i più, che così si sono fatti portatori asintomatici del morbo. Non riuscivo però a dirgli ciò che intanto stava così crescendo dentro di me, come in tanti italiani, il senso di colpa angosciante di poter essere gli untori asintomatici degli altri, ad ogni minima disattenzione sanitaria nei nostri gesti e comportamenti, un senso di colpa che si è trasmesso agli stessi medici e infermieri e soccorritori che stavano intanto a decine e decine perdendo la vita, per il contagio che temevano o sentivano di stare trasmettendo ai propri pazienti, essendo stati lasciati a soccorrerli senza i dispositivi di sicurezza che avrebbero tutelato le loro vite, peggio, nelle case di riposo per essere stati indotti a restare in servizio benché febbricitanti o con il sintomi del coronavirus nel timore altrimenti di sguarnire i reparti, o peggio ancora per essere stati costretti a portare solo furtivamente le maschere chirurgiche pur di salvaguardare la affidabilità securitaria degli ospizi o pii alberghi in cui operavano. Ogni suo minimo malessere si faceva intanto per Kailash un possibile sintomo, che lo invitavo però a non temere più di tanto, finche non avesse perso il gusto dei sapori del cibo, o fintantoché il suo respiro, il sans, non si fosse fatto difficoltoso. Ma che gli sarebbe restato da fare in tal caso, se tutti i dottori privati non disponendo di dispositivi protettivi si erano come dati alla macchia e non ricevevano né a casa né in ambulatorio Si poteva solo ricorrere ai presidi ospedalieri, con tutta la temibilità del caso, per le infezioni di cui potevano essere un focolaio divampante. E ch’io facessi la massima attenzione, Kailash non mancava di ripetermi a sua volta. Ad ogni triste buon conto potevo solo indicargli i farmaci che si sperimentavano in occidente contro il coronavirus e che avrebbe potuto trovare anche nelle farmacie del villaggio, come quello antimalarico caduto in disuso. E che non si abbattesse, per carità, poiché la depressione e i cattivi pensieri abbattono le difese del corpo, e pensasse alla salute da tutelare degli altri nostri cari quanto provvedeva alla sua, come aveva appena fatto dicendo a Poorti di detergere lo smartphone con il disinfettante “ Forse se ho così tanta paura, è tornato a dirmi più volte, è perché la televisione non fa che parlare d’altro che di coronavirus, coronavirus, coronavirus” Le conoscenze che gli divulgavo, a chiarificazione del suo pur essere informatissimo, aggiornandomi in tempo reale sul numero dei morti in Italia, dei medici ed infermieri e soccorritori che stavano cadendo sul fronte sanitario, comunque erano di per se un lenitivo delle sue ansie, come la cognizione che la diffusione dei contagi nel Madhya Pradesh era un accerchiamento che non aveva ancora lambito i distretti circostanti ed il suo, di Panna, di Chhatarpur, di Tikamghar, anche se il morbo infuriava in Indore, e il coprifuoco era stato estero pure a Bhopal. mentre in Delhi e Mumbai erano già decine e decine gli hot spot dei focolai d’infezione, in aree rosse ove l’approvvigionamento rendeva impossibile il distanziamento, di popolazioni addensate negli slums in sessantamila dentro un solo chilometro quadrato La sola buona notizia che si accompagnava al lockdown , via via che i giorni passavano e che il numero dei contagiati e dei morti continuava in India a salire, era che le misure restrittive della circolazione e dei vari traffici avevano abbassato sotto lo stesso livello di guardia l inquinamento delle grandi città, al punto che a distanza di trent’anni erano riapparse all’ orizzonte nel Punjab le catene dell’HImalaya a 300 km di distanza, e il Gange e lo Yamuna si erano sanificati. Le campagne e le strade rimaste prive di presenze umane, le stesse città erano state intanto raggiunte dagli animali della giungla, antilopi erano state avvistate in Delhi, nel Bengala elefanti si erano sospinti nei villaggi, leopardi li avevano raggiunti, e come i cani le scimmie scorrazzavano indisturbate dappertutto, addentrandosi nei templi in cui sono rimasti i soli officianti. Che in Italia io frattanto mi dotassi di maschera, Kailash non mancava a sua volta di raccomandarmi ogni giorno, che evitassi di prendere gli autobus, per qualunque evenienza, anche se dopo che avevo dovuto fare ritorno al mio ex appartamento per svuotarlo di quanto vi era rimasto e depositare per la raccolta dei rifiuti l indifferenziato residuo, data l ignavia indomita del suo proprietario, mio ex locatario, mi era impossibile senza prendere l autobus recarmi all’agenzia monetaria dalla quale soltanto potevo inviargli il denaro che gli occorreva, poiché con la chiusura del suo hotel Kailash è rimasto senza impiego e senza salario.
Assicurargli le rupie occorrenti è stato un reale avventurarmi, nel timore di controlli e sanzioni, lungo le vie di sempre pressocchè spopolate e silenti, di cui l ho avvertito quando mi sono mosso , perché ne fosse partecipe e restasse in contatto, senza che per questo non si facesse trovare nel sonno del suo Getsemani, allorché ho dovuto contattarlo per chiedergli a quale prestanome dei titolari della sua agenzia dovessi inviare l importo.
In seguito mi sarei recato in città solo una volta ancora ,e non più, per la chiusura del gas, cui sono stato costretto perché seguitando il lockdown la company erogatrice avrebbe seguitato ad addebitarmi altri consumi esorbitanti in quote fisse e stime presunte, pur in assenza di qualsiasi mio consumo., costringendomi a uscite estemporanee anche per i moduli che mi ha inderogabilmente richiesto per ridomiciliazione e chiusura delle utenze.
Frattanto mi ero sottomesso alle mascherine chirurgiche, remissive del proprio senso di colpa, pur se sono superflue se si osservano le debite distanze e si usano dei guanti, lavandosi bene le mani con il disinfettante, e gliele avevo mostrate in whatsapp, le mascherine per lui introvabili quanto un gel che non fosse il comune Dettol. L’’epidemia era in piena ascesa in india, mentre in Italia non raggiungeva ancora il suo picco, pur se le cifre di ricoverati e di morti cominciavano a stabilizzarsi, e negli ospedali della Lombardia le camere di terapia intensiva non erano più in stato di tragica emergenza, sicché i medici potevano assicurare ad ogni ricoverato il dovuto soccorso. Diventavano così evenienze trascorse, i casi dei deceduti nelle proprie case perché avevano preferito la sorte che li destinava a morire tra le proprie mura e i propri cari, piuttosto che finire in ospedale con il rischio ugualmente di morirvi ma senza nessuno al loro capezzale e funerali ed esequie, negato ogni rito e funzione per evitare assembramenti.
Ho chiesto a Kailash se In India si fosse arrivati già a tanto, quando rispettando il contingentamento e le distanze sarebbe pur possibile, cessata l’emergenza più acuta, assicurare preci e accompagnamento: no, le autorità governative consentono tuttora a 5 parenti di vegliare il moribondo e di celebrarne la cremazione, pur che non lo tocchino ed usino un bastone per dare fuoco alla salma. I mussulmani a loro spese possono invece seppellirli sempre che usino le stesse precauzioni.
Certo, i Venerdi di preghiera degli islamici che non rinunciano a congregarsi restano un giorno di tensione e di scontri, e presso il tempio stesso della dea Durga , vicino a casa, presso il talab, la polizia ha usato la forza per disperdere i fedeli che volevano raccogliervisi in preghiera, ma Navaratri non è stata celebrata, e le donne non sono uscite in processione con il vaso di miglio per raggiungere i templi o luoghi all’aperto sacri alla Dea.
E’ stato altresì per giorni un continuo raffronto dei differenti trend del contagio, di cui il decorso della pandemia in Italia era diventato in India il termine di raffronto.
“Anche in India i contagiati saliranno di tanto, poi di tanto, e ancora più di tanto, finche anche da noi cominceranno a scendere come ancor prima da voi. Noi ora siamo nella vostra seconda fase in salita. E intanto veniva a sapere dell’ imperversare dello stesso decorso del morbo in Spagna, in Francia, negli Usa e nella New York di Donald Trump e Bill De Blasio.
Tutto ciò si è protratto finché in Italia non è iniziata la china del morbo, e Kailash ha potuto dirmi “ Sai che ho per te una buona notizia da darti? Ho appena sentito che ora i morti di coronavirus in Spagna sono più che in Italia”
Madornale certo l’amico, ma in un respiro di sollievo solidale.
E la moglie Vimala? Si è chiusa in casa chiudendosi al mondo a ogni notiziario dei morti per coronavirus.. E i nostri bambini?
Mohammad già mi era riapparso a sua volta in whatsapp, intento, sorridendomi, a fumare all’aperto non so che droga tra i suoi compagni di strada, dopo che aveva rifiutato i miei reiterati tentativi di contatto, per aver io fatto sapere al padre, attraverso Kailash, che scorrazzando e riunendosi all aperto senza premunirsi, come mi si era mostrato nei precedenti collegamenti, prima ancora che la propria la salute poneva a repentaglio quella di sua madre, che ha problemi acuti di ipertensione cronica.
“ I bambini? Poorti e Chandu? sono già pazzi almeno a metà” ha sospirato Kailash, dicendomi che Chandu straparla in continuazione.
Pazzo lui teme di diventarlo del tutto, senza avere altro da poter fare, oltre ai lavori in cucina, che starsene a letto a guardare una televisione ove si parla soltanto di coronavirus, ventiquattro ore su ventiquattro, in ognuno dei 100 e più canali indiani. Non più cinema, non più intrattenimento, non più cricket, “ only coronavirus, coronavirus, coronavirus”.
Giacché si prevede in India un lockdown di almeno 49 giorni, se non di sessanta, gli ho detto in merito quel che penso di simili misure restrittive soffocanti, all’ insegna del restate chiusi sigillati in casa e usate tutti la mascherina, una mascherina taumaturgica che è introvabile per quante ne servono, visto che le autorità sottomissive e i loro pasdaran per strada ignorano finanche che è monouso.
“ Non ha senso, io credo, impedire di uscire da soli, o con i propri bambini, a passeggio o a lavorare negli orti e nei campi, quando il coronavirus non è nell’aria aperta, ma viaggia nel nostro respiro, in ciò che sputiamo e nelle nostre secrezioni. Così la gente non ce la fa, non lo sopporta più un altro lockdown, se diventa necessario una seconda, una terza volta…”
“ Già. Così è peggio,” more bad” che essere in prigione. Almeno in prigione ci si muove in cortile, si lavora. E il gran caldo sta cominciando”.
Nella sua detenzione domiciliare, sia a viva voce che mediante messaggini whats app, il nostro piccolo Chandu è pur tuttavia riuscito a farmi pervenire in questi giorni la sua assillante richiesta di un nuovo smartphone, Me ne ha indicato la marca e il modello richiesto, con le caratteristiche tecniche ed il prezzo. Una terza volta l ‘immagine dello smartphone era associata a quelle di una t shirt e di una moto da corsa. Ho suggerito a Kailash, in un’occorrenza delle nostre telefonate di cui Chandu era in ascolto, di dirgli che lo smartphone che ambiva costava quanto il doppio del mio , e che ne era senza il papà, cui sarebbe costato più di tre mesi di lavoro. E poi, in tali circostanze, non c’era denaro in circolazione, o che potesse da me pervenire a loro, il mio versamento era rimasto infatti bloccato a Bhopal, e papà Kailash tirava avanti con un anticipo di 3.000 rupie del gestore dell’hotel.
Dopo che Kailash aveva confabulato con il nostro amore di bambino, gli ho chiesto che cosa egli avesse mai risposto “ D’accordo, quando è così può bastare solo lo smartphone”.
2
Ascoltando al telefono Kailash in tarda serata, quando in India era già mezzanotte passata,mi ritrovavo in una situazione di impazienza e di sospensione mentale, perché volevo al tempo stesso stare a sentirlo e ascoltarlo e che terminasse, per mettere quanto prima a raffronto quanto aveva da dirmi sul coronavirus, nei giorni in cui si sta passando in india ad un terzo lockdown, fino al 17 maggio, ma più allentato, eased, or relaxed, per aree di diversa pericolosità pandemica, verdi, arancione, rosse, a seconda dei titoli a proposito dell hindustantimes, con quanto delle conseguenze per l India della Pandemia e del lockdown, veniva prevedendo un articolo di giornale che ieri avevo ritrovato nel mio sito postale indiano, e che raccoglieva in un approfondimento tutte le istanze del governo politico centrale della situazione. Con la sorpresa di trovarle già riassunte nello stato d’animo in cui avevo lasciato il mio amico, senza schiarimenti o precorri menti dei piani governativi che in quel documento andassero oltre “ Tempo tre, quattro mesi e sono sicuro che non più tardi di agosto o in America, o in Italia, in Russia, in Cina,o in Gran Bretagna, avranno trovato il vaccino”. Per Kailash, per il popolo e le autorità indiane è impossibile non crederci, dato che altrimenti si prospetta una tragedia collettiva tale, che in retrospettiva riconsiderare il lockdown apparirebbe un sollievo. In un paese di oltre un miliardo e trecento milioni di persone finora sono stati effettuati test su poco più di 770.000 individui, e dunque, anche se tuttora i morti accertati per coronavirus non risultano essere tuttora più di 1.000 , che attendibilità hanno in sé , tali cifre, rispetto a quanto può accadere anche a seguito della sola ripresa dei viaggi in autobus, in treno, in aereo da un capo all’altro delll India, al seguito inarrestabile dei lavoratori migranti che rimasti per il lockdown senza lavoro e senza mezzi di sostentamento nelle grandi metropoli, seguitano ancora a piedi il cammino verso il villaggio nativo, pur anche a migliaia di chilometri di distanza, con i familiari appresso e il loro carico di suppellettili. “ Kailash, a quanto pare secondo l’articolo che ho ripreso, i majdur non sono decine di migliaia, ma decine di milioni, 4,5 crore, si pensa, come mi confermava di ritenere anch’egli che ne fosse il novero possibile.” Se devo morire , dicono, voglio morire nel mio villaggio,con i miei familiari, dove sono nato, non in una città dove non sono niente”
Certo è bene che i governi degli stati abbiano ora provveduto a mettere a disposizione treni per il loro ritorno “ Ma io penso, mi diceva Kailash, a che cosa può succedere al loro rientro nei loro villaggi, in ognuno dei quali possono portare l epidemia.”
Era di ieri l’aggiornamento sui sadhu che erano rientrati nel Punjab per conto proprio, i 47 infetti del giorno prima erano già diventati 17O, come Kailash mi aveva riferito con precisione informata. Ed è ancora nella memoria nazionale lo spread del coronavirus apportato dal ritorno da Nizamiddun in città e villaggi dei mussulmani Tablighi, dopo che essere rimasti riuniti anche dopo la proclamazione del” janata curfew”, il coprifuoco nazionale.
Quello che avrei appurato solo più tardi , completando la lettura dell’articolo sui piani di governo, è che i migranti possono andare incontro anziché all’accoglienza solidale al rifiuto di accogliergli dei loro villaggi, le notizie infatti corrono dovunque, e le immagini dei morti per coronavirus in Italia, in Spagna, in Gran Bretagna, e in America hanno impressionato anche la gente dei villaggi indiani. Dove la notizia della pandemia non era giunta per il tramite dei media, hanno provveduto degli attivisti politici a diffonderla, come nel caso della signora Danasari Anasuya., ex guerrigliera maoista, amnistiata dopo aver deposto le armi nel 1994, e divenuta in seguito avvocato e rappresentante per il Partito del congresso degli elettori della circoscrizione di Mugul, nel Talangana. Di ritorno in Mugul si era resa conto al bazar, dalle narrazioni di alcuni giovani adivasi , di quanto gli indigeni che vivevano nei villaggi delle foreste dove il fiume Godavari segna il confine tra il Talangana e il Chattisgarh, avessero bisogno di ogni bene essenziale, di prima necessità, da che i mercati in cui lo comperavano erano stati chiusi o ne scarseggiavano, ed era stato impedito a loro di raggiungere altri villaggi. E di tale stato di cose non sapevano il perché. Così, whitout ifs and buts, senza se e senza ma, Anusya si era avventurata nella foresta in autobus,in jeep, in bicicletta, su carri da buoi, per recare soccorso di viveri e di cognizioni senza scorte di sorta, perché sapeva bene, lei che era di origine tribale, che altrimenti gli adivasi avrebbero temuto il suo arrivo e non l’avrebbero avvicinata. In realtà dapprima l’avevano snobbata, poi quando ha cominciato a far capire loro come stavano le cose, l’hanno presa sul serio e hanno assimilato le norme di distanziamento e di protezione del volto e degli organi respiratori.
Buona cosa, davvero, per il mio amico, che sapeva bene , in virtù di VImala, quanto fosse stato difficile per lei acquisire il senso del pericolo del coronavirus, e come le siano occorse emozioni impressionanti.
“ Ora anche Vimala teme davvero il coronavirus, mi ha detto a inizio settimana, dopo che per giorni e giorni l ha ignorato. E’ stato quando ha sentito dai notiziari che un giovane del Madhya Pradesh al quale dall ospedale hanno riconsegnato a casa il cadavere del padre morto di coronavirus, si è rifiutato di appiccargli il fuoco con un ramo, e ha lasciato che fosse la polizia a farlo. “ Perché, mi ha chiesto Vimala “ “Perché anche il corpo morto del padre può infettarlo e farlo morire”. Si è allora veramente spaventata , mi ha soggiunto evocandone con la voce il moto di orrore con cui si è ritratta” e da allora sulla cosa e sulla realtà pandemica è calato il silenzio dello spavento.
Kailash invece che di gente del villaggio che si rifiutava di accogliere i migranti, sapeva di attacchi ai soldati e ai dottori, di contagiati che si denudavano per oltraggiare dottoresse in visita, che tentavano la fuga dagli edifici riservati ai malati di coronavirus, delle forme estreme di rifiuto di ogni misura sanitaria. Era questo il caso di un masjdur, di un muratore di rientro a Damoh da Jabalpur, un hot spot, che alla imposizione della quarantena aveva preferito il suicidio impiccandosi a un albero.
Erano i casi estremi di una resistenza diffusa a lockdown e curfew di un popolo che per quanto schivo nella dimostrazione di affetti e sentimenti, almeno nella sua componente hindu, fisicizza, ravvicina ed assembra ogni altra manifestazione di vita, e sulla cui renitenza al distanziamento, sulla cui disponibilità a viaggiare anche col fiato dell uno addosso a quello dell’altro piuttosto che rinunciare a partire per i grandi pellegrinaggi o le occasioni di ritrovarsi in famiglia, come per diwali o il rakshabandan, io e Kailash ci eravamo profusi in ironie malevole.
A kailash avevo prefigurato come in autobus si sarebbe dovuto viaggiare lasciando libero un posto ogni due, dei tre di ogni fila, senza più passeggeri in piedi.
“ Davvero? Really? E più facile in India che viaggino in tre al posto di due, che due al posto di tre”
E i conducenti di autobus che stipavano i passeggeri fino all inverosimile anche tra le porte e sul tetto? Era facile prevedere che dove ci fosse l alternativa del treno questa se ne sarebbe avvantaggiata. Ciò che a Kailash restava difficile immaginare erano invece le mie lacrime di nostalgia, e di rimpianto, in quei giorni, dei tanti assembramenti strizzanti, snervanti e soffocanti, contro i quali in india mi erano inferocito tanto quando mi era toccato di viverli, ributtato all indietro dalle fiumane di gente che discendeva dai metro su cui dovevo rinunciare di salire, schiacciato contro i muri di lato all’accesso ai festeggiamenti del Republic Day in presenza di Obama.
3 I maggio 1 giugno In India, tra aperture e richiusure,
un mio scritto personale
In India oramai è tutto un susseguirsi di fasi di apertura, sulla falsa riga di quelle italiane e occidentali già entrate in vigore , sebbene la pandemia non abbia ancora raggiunto il suo picco: la sua crescita costante tuttavia non è esponenziale, sicché le esigenze della salvaguardia del paese possono ora avere più udienza rispetto a quelle della salvaguardia della vita, per riprendere nella sua mutata declinazione'jaan bhi jahaan bhi' l’originario mantra di Narendra Modi, 'jaan hai to jahaan hai”. Mentre nelle zone rosse seguita il lockdown più rigido, che in Mumbay e nel Maharastraè stato prolungato fino al 30 giugno, e resta in vigore il coprifuoco dalle sette di sera alle sette del mattino, nelle zone verdi e arancione negozi di generi vari hanno aperto progressivamente un po’ tutti, già dai primi di maggio, dopo che erano rimasti aperti solo quelli di frutta e verdura, del latte e le farmacie nei tempi del lockdown più duro, i barbieri stessi , come già i lattai e gli acquaioli e i fruttivendoli, si erano ingegnati a recarsi a domicilio secondo le nuove norme sanitarie, di casa in casa cambiando le lame e facendosi dare in uso asciugamani e teli delle diverse famiglie, e dalla seconda metà del mese sono ripresi i viaggi ferroviari e i voli interni, sia pure con gradualità, con forti limitazioni e continue cancellazioni, originate dalla diffusione della pandemia ad opera di viaggiatori indiani di rientro in India, o dei migrant workers, i masjdur, e i pellegrini, di ritorno ai loro villaggi e siti residenziali. Così sono stati riattivati dapprima i collegamenti ferroviari tra le grandi città, poi duecento treno espresso, non gà i treni più turbolenti, i passengers trains, con general tcket, dopo che i milioni di lavoratori migranti di ritorno alle campagne dalle città in cui non avevano più soldi né lavoro, né chi intendesse ancora alloggiarli, solo dai primi di maggio hanno avuto a disposizione i Shramik trains per fare rientro, in alternativa al procedere a piedi con donne, vecchi e piccoli appresso per migliaia di chilometri, o ai viaggi clandestini su camion che figuravano adibiti al trasporto di mercanzie, dovendo cambiare il treno che li trasportava, di stato in stato, di cui come in Italia tra le nostre regioni sono stati ripristinati i confini securitari, con continuo disagio e tormento dei lavoratori migranti che vi venivano fermati e come tratti in arresto. I voli , compresi quelli delle linee private sono ripresi soli in parte, per le forti resistenze delle città e degli Stati occidentali dell India più esposti alla globalizzazione pandemica, Mumbay, Kolkata, Chennai, il Punjab ed il Gujarat, il che ha dato luogo, per le cancellazioni, al sovraffollarsi agli sportelli di chi prenotava le ripartenze e di chi chiedeva rimborsi, ingenerando lunghissime code alla stazione ferroviaria di New Delhi. Con tali immagini di una sconsolante consuetudine in India, contrastavano quelle dell’agio con cui si conformavano alla nuova normalità securitaria i passeggeri dei voli aerei all’ arrivo agli aeroporti, in sala d’attesa, o all imbarco, mentre gli addetti protetti da uno scudo facciale ne sanificavano i bagagli, puntavano loro alla fronte il termo scanner, stavano a disposizione ai banconi alimentari, e un cartello con una croce rossa che sbarrava il sedile intermedio nelle file dei posti a sedere delle waiting halls, li distanziava a destra o a sinistra, il tutto secondo un copione che è un ricalco con poche varianti di quelli dei protocolli occidentali . Tali immagini sono ora prevalenti rispetto a quelle dei majdur, dei migrant workers che sino alla settimana scorsa occupavano le prime pagine e i loro servizi di cronaca e fotografici, con la visione del loro esodo in marcia lungo le strade dell India, in sciarpa o in maschera, le notizie dei gravi incidenti loro occorsi, in Maharastra dove 16 di essi, l otto maggio, sono stati travolti da un treno merci presso lo stazione di Aurangabad, essi viaggiando lungo i binari delle ferrovie, di giorno o di notte, perché sono il tracciato più breve e sicuro del cammino che avrebbe dovuto ricondurli a casa, o nel distretto di Auraiya in Uttar Praadesh, il sedici maggio, dove 24 di loro sono rimasti vittime dello scontro tra due camion che li trasportavano, dei quali uno era parcheggiato in un roadside cafe. Era stata già archiviata anche la vicenda di Jyoti Kumari , la ragazzina quindicenne che per oltre mille duecento chilometri, da Delhi al Bihar, ha ricondotto a casa in bicicletta il padre infermo che non era in grado di salire sui treni Shramik. Ma da due settimane a far si che nonostante le relaxation sia un tormento la continuazione dei confinamenti è il caldo che si è fatto torrido nel centro nord dell india, rendendo opprimente la calura domestica Anche per questo kailash era tutto contento di dirmi che l’otto giugno, riapriranno luoghi di culto e monumentali, bar, ristoranti, ed hotels, compreso il suo, alla buon’ ora, mentre solo a luglio ricominceranno le scuole, rispetto a tale data venendo anticipati solo gli esami della dodicesima classe in cui è coinvolto Ajay, nelle prove fondamentali di chimica e di biologia. Kailash è ora in attesa delle “guidelines” , stato per stato, anche se grazie ai canali di informazione televisivi poteva già anticiparmene qualche norma. Tutti i potenziali ospiti di un hotel per soggiornarvi dovranno dimostrare di avere effettuato il download, su un loro smartphone, della app di google aarogya-setu, in sanscrito “un ponte per la salute”, che consente la notifica dei possibili contatti con individui positivi al coronavirus, e dei rischi di restare contagiati nell’area in cui ci si ritrova, ed all ingresso, almeno dei principali hotels, essi dovranno essere preliminarmente termoscannerizzati. Ovviamente inservienti e addetti alla reception dovranno essere muniti di maschere chirurgiche e di sciarpe, chi serve ai tavoli di guanti. Le necessità della ripresa anche nella mente del mio amico, come negli animi della generalità della popolazione indiana a quanto mi è dato di supporre, hanno alleviato la paura della pandemia e sollecitato coraggio e spirito di ripresa, al punto che in attesa che riapra l hotel Grace il mio amico si è lasciato richiamare in servizio di notte all hotel Harmony dall’insistenza al telefono dei suoi proprietari. Kailash ne va fiero, perchè è a lui che si sono rivolti, benché li abbia lasciati mesi or sono per l' hotel accanto, non al fratello Manoj, o a chi altri, a lui che sempre in passato ha lasciato di sua iniziativa i propri padroni, senza farsi cacciare mai da nessuno, solo che il pianto dei proprietari dell hotel sulle proprie disgrazie per il lockdown, è stato il lasciapassare di un’offerta indecente, che ha scandalizzato e indignato la stessa VImala. La sua riassunzione è stata pattuita per solo 3.000 rupie, in luogo delle 5.000 che Kailash già vi guadagnava, pur con ogni decurtazione di sorta, prima di finire di esservi il servitore di almeno tre padroni, riservando a lui fidatissimo, padre di famiglia oramai ultraquarantenne, ciò che sdegnerebbe anche un ragazzo o un giovine di strada di Khajuraho che sia senza lavoro.
Ma per un verso il lavoro lo libera dalle difficoltà di restare tutto il giorno in famiglia presso dei figli che non rispondono all’appello, che hanno la mentalità di rampolli ricchi in una famiglia talmente povera, per un altro è in gioco tutta la nobiltà della sua anima servile, così affine alla mia.
E così Kailash si fa campione o cavia delle presumibili nuove forme di ingaggio in India della manodopera informale e privata, o anche pubblica.: l’assumerne la metà, per la metà.
Scritto aggiuntivo, in tarda notte
.A tutt’oggi, fino a sera, credevo che in India come in Italia, tanto più in Khajuraho, la vicenda pandemica stesse volgendo alla sua conclusione. IL dottor Zangrillo del San Raffaele asseriva categoricamente in una trssmissione televisiva< pomeridiana che il coronavirus non esiste più clinicamente, nella graduatoria mondiale l India si colloca al XVII posto per casi riscontrati di affetti da coronavirus, e apensavo già di sollecitare Kailash a chiedere al manager in Delhi del Hotel Grace se l otto giugno fosse già pronto a riaprirlo, ma quanto stasera aveva egli da dirmi sommuoveva ogni conforto consolatorio. Avevo presente il chai wallah del negozietto di te presso l hotel Bundela dove c’è in Khajuraho la pompa di petrolio? No, faceva lo stesso, e dunque.? Rientrando da fuori, da una grande città con molte zone rosse,- Kailash non sapeva dirmi quale fosse-, né aveva saputo dirglielo Mohammad giornalista, - è stato messo in quarantena, e i test hanno accertato che è positivo. L intera Khajuraho è stata dichiarata zona rossa, per tre giorni vi è stato reinstaurato il coprifuoco, l intero bazar è stato blindato, restano aperti come nella fase iniziale del lockdown solo le farmacie e i negozi che vendono il latte, dalle sette di sera alle sette del mattino è fatto divieto di uscire di casa, i poliziotti si sono aggirati dovunque ordinando di restarvi. Poi si vedrà, ma l otto giugno appare impossibile che ristoranti ed alberghi e monumenti e templi possano riaprire., tanto più che i casi di coronavirus con il rientro dei lavoratori giornalieri migranti si manifestano in vari luoghi nel distretto, nella capitale Chhatarpur come nella remota Vyas Badora, o in un villaggio vicino a Bijawar. Niente di più probabile , a tal punto, concordavo con Kailash, che gli accertamenti , fatti sul serio, scoprano altri casi asintomatici di positivi al coronavirus, ma a Kailash ho ricordato i numeri ufficiali, per quel che conclamano, non più di 6.000 morti accertati su oltre 180.000 casi riscontrati, una letalità certo non elevata, indizio che forse in India, come in Italia, il coronavirus ha perso la sua carica virulenta. In casa hanno comunque abbastanza cibo per almeno i tre giorni di ferreo lockdown. In un simile frangente evocare altre calamità incombenti in india poteva alleviare l’angoscia, e gli chiedevo che ne sapesse dell invasione di locuste. L’amico mi diceva che erano calate dall Iran e dal Pakistan, foriero anche in questo di sventure per l India,- ironizzavo-, e che dopo avere invaso l intero Rajastan, avevano fatto la loro comparsa anche in Chhatarpur, nei cui pressi un intero albero ne è stato sommerso. “ Ma anche loro raggiungeranno Khajuraho , l'altro giorno ne ho vista una nel cortile, rossa e marrone”. Anche gli otto indiani che erano morti fulminati nel Bihar, erano il richiamo ferale di quanto è appena accaduto nei pressi di Khajuraho, in Beni Gangi, dove durante un impetuoso temporale, durato non più di un quarto d’ora, in settimana è rimasto folgorato il figlio più giovane a me davvero caro, nella sua impertinenza, del gestore del bar dei miei ritrovi con Mohammad, il Madhur cafe. Basta così
Un mio scritto personale
In India oramai è tutto un susseguirsi di fasi di apertura, sulla falsa riga di quelle italiane e occidentali già entrate in vigore , sebbene la pandemia non abbia ancora raggiunto il suo picco: la sua crescita costante tuttavia non è esponenziale, sicché le esigenze della salvaguardia del paese possono ora avere più udienza rispetto a quelle della salvaguardia della vita, per riprendere nella sua mutata declinazione'jaan bhi jahaan bhi' l’originario mantra di Narendra Modi, 'jaan hai to jahaan hai”. Mentre nelle zone rosse seguita il lockdown più rigido, che in Mumbay e nel Maharastraè stato prolungato fino al 30 giugno, e resta in vigore il coprifuoco dalle sette di sera alle sette del mattino, nelle zone verdi e arancione negozi di generi vari hanno aperto progressivamente un po’ tutti, già dai primi di maggio, dopo che erano rimasti aperti solo quelli di frutta e verdura, del latte e le farmacie nei tempi del lockdown più duro, i barbieri stessi , come già i lattai e gli acquaioli e i fruttivendoli, si erano ingegnati a recarsi a domicilio secondo le nuove norme sanitarie, di casa in casa cambiando le lame e facendosi dare in uso asciugamani e teli delle diverse famiglie, e dalla seconda metà del mese sono ripresi i viaggi ferroviari e i voli interni, sia pure con gradualità, con forti limitazioni e continue cancellazioni, originate dalla diffusione della pandemia ad opera di viaggiatori indiani di rientro in India, o dei migrant workers, i masjdur, e i pellegrini, di ritorno ai loro villaggi e siti residenziali. Così sono stati riattivati dapprima i collegamenti ferroviari tra le grandi città, poi duecento treno espresso, non gà i treni più turbolenti, i passengers trains, con general tcket, dopo che i milioni di lavoratori migranti di ritorno alle campagne dalle città in cui non avevano più soldi né lavoro, né chi intendesse ancora alloggiarli, solo dai primi di maggio hanno avuto a disposizione i Shramik trains per fare rientro, in alternativa al procedere a piedi con donne, vecchi e piccoli appresso per migliaia di chilometri, o ai viaggi clandestini su camion che figuravano adibiti al trasporto di mercanzie, dovendo cambiare il treno che li trasportava, di stato in stato, di cui come in Italia tra le nostre regioni sono stati ripristinati i confini securitari, con continuo disagio e tormento dei lavoratori migranti che vi venivano fermati e come tratti in arresto. I voli , compresi quelli delle linee private sono ripresi soli in parte, per le forti resistenze delle città e degli Stati occidentali dell India più esposti alla globalizzazione pandemica, Mumbay, Kolkata, Chennai, il Punjab ed il Gujarat, il che ha dato luogo, per le cancellazioni, al sovraffollarsi agli sportelli di chi prenotava le ripartenze e di chi chiedeva rimborsi, ingenerando lunghissime code alla stazione ferroviaria di New Delhi. Con tali immagini di una sconsolante consuetudine in India, contrastavano quelle dell’agio con cui si conformavano alla nuova normalità securitaria i passeggeri dei voli aerei all’ arrivo agli aeroporti, in sala d’attesa, o all imbarco, mentre gli addetti protetti da uno scudo facciale ne sanificavano i bagagli, puntavano loro alla fronte il termo scanner, stavano a disposizione ai banconi alimentari, e un cartello con una croce rossa che sbarrava il sedile intermedio nelle file dei posti a sedere delle waiting halls, li distanziava a destra o a sinistra, il tutto secondo un copione che è un ricalco con poche varianti di quelli dei protocolli occidentali . Tali immagini sono ora prevalenti rispetto a quelle dei majdur, dei migrant workers che sino alla settimana scorsa occupavano le prime pagine e i loro servizi di cronaca e fotografici, con la visione del loro esodo in marcia lungo le strade dell India, in sciarpa o in maschera, le notizie dei gravi incidenti loro occorsi, in Maharastra dove 16 di essi, l otto maggio, sono stati travolti da un treno merci presso lo stazione di Aurangabad, essi viaggiando lungo i binari delle ferrovie, di giorno o di notte, perché sono il tracciato più breve e sicuro del cammino che avrebbe dovuto ricondurli a casa, o nel distretto di Auraiya in Uttar Praadesh, il sedici maggio, dove 24 di loro sono rimasti vittime dello scontro tra due camion che li trasportavano, dei quali uno era parcheggiato in un roadside cafe. Era stata già archiviata anche la vicenda di Jyoti Kumari , la ragazzina quindicenne che per oltre mille duecento chilometri, da Delhi al Bihar, ha ricondotto a casa in bicicletta il padre infermo che non era in grado di salire sui treni Shramik. Ma da due settimane a far si che nonostante le relaxation sia un tormento la continuazione dei confinamenti è il caldo che si è fatto torrido nel centro nord dell india, rendendo opprimente la calura domestica Anche per questo kailash era tutto contento di dirmi che l’otto giugno, riapriranno luoghi di culto e monumentali, bar, ristoranti, ed hotels, compreso il suo, alla buon’ ora, mentre solo a luglio ricominceranno le scuole, rispetto a tale data venendo anticipati solo gli esami della dodicesima classe in cui è coinvolto Ajay, nelle prove fondamentali di chimica e di biologia. Kailash è ora in attesa delle “guidelines” , stato per stato, anche se grazie ai canali di informazione televisivi poteva già anticiparmene qualche norma. Tutti i potenziali ospiti di un hotel per soggiornarvi dovranno dimostrare di avere effettuato il download, su un loro smartphone, della app di google aarogya-setu, in sanscrito “un ponte per la salute”, che consente la notifica dei possibili contatti con individui positivi al coronavirus, e dei rischi di restare contagiati nell’area in cui ci si ritrova, ed all ingresso, almeno dei principali hotels, essi dovranno essere preliminarmente termoscannerizzati. Ovviamente inservienti e addetti alla reception dovranno essere muniti di maschere chirurgiche e di sciarpe, chi serve ai tavoli di guanti. Le necessità della ripresa anche nella mente del mio amico, come negli animi della generalità della popolazione indiana a quanto mi è dato di supporre, hanno alleviato la paura della pandemia e sollecitato coraggio e spirito di ripresa, al punto che in attesa che riapra l hotel Grace il mio amico si è lasciato richiamare in servizio di notte all hotel Harmony dall’insistenza al telefono dei suoi proprietari. Kailash ne va fiero, perchè è a lui che si sono rivolti, benché li abbia lasciati mesi or sono per l' hotel accanto, non al fratello Manoj, o a chi altri, a lui che sempre in passato ha lasciato di sua iniziativa i propri padroni, senza farsi cacciare mai da nessuno, solo che il pianto dei proprietari dell hotel sulle proprie disgrazie per il lockdown, è stato il lasciapassare di un’offerta indecente, che ha scandalizzato e indignato la stessa VImala. La sua riassunzione è stata pattuita per solo 3.000 rupie, in luogo delle 5.000 che Kailash già vi guadagnava, pur con ogni decurtazione di sorta, prima di finire di esservi il servitore di almeno tre padroni, riservando a lui fidatissimo, padre di famiglia oramai ultraquarantenne, ciò che sdegnerebbe anche un ragazzo o un giovine di strada di Khajuraho che sia senza lavoro.
Ma per un verso il lavoro lo libera dalle difficoltà di restare tutto il giorno in famiglia presso dei figli che non rispondono all’appello, che hanno la mentalità di rampolli ricchi in una famiglia talmente povera, per un altro è in gioco tutta la nobiltà della sua anima servile, così affine alla mia.
E così Kailash si fa campione o cavia delle presumibili nuove forme di ingaggio in India della manodopera informale e privata, o anche pubblica.: l’assumerne la metà, per la metà.
Scritto aggiuntivo, in tarda notte
.A tutt’oggi, fino a sera, credevo che in India come in Italia, tanto più in Khajuraho, la vicenda pandemica stesse volgendo alla sua conclusione. IL dottor Zangrillo del San Raffaele asseriva categoricamente in una trasmissione televisiva< pomeridiana che il coronavirus non esiste più clinicamente, nella graduatoria mondiale l India si colloca al XVII posto per casi riscontrati di affetti da coronavirus, e apensavo già di sollecitare Kailash a chiedere al manager in Delhi del Hotel Grace se l otto giugno fosse già pronto a riaprirlo, ma quanto stasera aveva egli da dirmi sommuoveva ogni conforto consolatorio. Avevo presente il chai wallah del negozietto di te presso l hotel Bundela dove c’è in Khajuraho la pompa di petrolio? No, faceva lo stesso, e dunque.? Rientrando da fuori, da una grande città con molte zone rosse,- Kailash non sapeva dirmi quale fosse-, né aveva saputo dirglielo Mohammad giornalista, - è stato messo in quarantena, e i test hanno accertato che è positivo. L intera Khajuraho è stata dichiarata zona rossa, per tre giorni vi è stato reinstaurato il coprifuoco, l intero bazar è stato blindato, restano aperti come nella fase iniziale del lockdown solo le farmacie e i negozi che vendono il latte, dalle sette di sera alle sette del mattino è fatto divieto di uscire di casa, i poliziotti si sono aggirati dovunque ordinando di restarvi. Poi si vedrà, ma l otto giugno appare impossibile che ristoranti ed alberghi e monumenti e templi possano riaprire., tanto più che i casi di coronavirus con il rientro dei lavoratori giornalieri migranti si manifestano in vari luoghi nel distretto, nella capitale Chhatarpur come nella remota Vyas Badora, o in un villaggio vicino a Bijawar. Niente di più probabile , a tal punto, concordavo con Kailash, che gli accertamenti , fatti sul serio, scoprano altri casi asintomatici di positivi al coronavirus, ma a Kailash ho ricordato i numeri ufficiali, per quel che conclamano, non più di 6.000 morti accertati su oltre 180.000 casi riscontrati, una letalità certo non elevata, indizio che forse in India, come in Italia, il coronavirus ha perso la sua carica virulenta. In casa hanno comunque abbastanza cibo per almeno i tre giorni di ferreo lockdown. In un simile frangente evocare altre calamità incombenti in india poteva alleviare l’angoscia, e gli chiedevo che ne sapesse dell invasione di locuste. L’amico mi diceva che erano calate dall Iran e dal Pakistan, foriero anche in questo di sventure per l India,- ironizzavo-, e che dopo avere invaso l intero Rajastan, avevano fatto la loro comparsa anche in Chhatarpur, nei cui pressi un intero albero ne è stato sommerso. “ Ma anche loro raggiungeranno Khajuraho , l'altro giorno ne ho vista una nel cortile, rossa e marrone”. Anche gli otto indiani che erano morti fulminati nel Bihar, erano il richiamo ferale di quanto è appena accaduto nei pressi di Khajuraho, in Beni Gangi, dove durante un impetuoso temporale, durato non più di un quarto d’ora, in settimana è rimasto folgorato il figlio più giovane a me davvero caro, nella sua impertinenza, del gestore del bar dei miei ritrovi con Mohammad, il Madhur cafe. Basta così.
Iscriviti a:
Post (Atom)